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Guzzanti e la "mignottocrazia"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda franz il 05/08/2009, 19:48

L'ex parlamentare del Pdl tira in ballo le intercettazioni dell'inchiesta di Napoli
"Berlusconi ha un atteggiamento puttaniero che mina il rispetto della donna"

Paolo Guzzanti attacca il Cavaliere:
"Che disgusto per i suoi comportamenti"

La smentita del Quirinale: "Insinuazioni del tutto prive di fondamento"
di MATTEO TONELLI

ROMA - "E' un gran porco". L'ex senatore del Pdl Paolo Guzzanti non usa metafore per giudicare i comportamenti privati di Berlusconi. "E' una persona che ha corrotto la femminilità italiana schiudendo carriere impensabili a ragazze carine che hanno imparato solo quanto sia importante darla alla persona giusta al momento giusto - scrive sul suo blog Guzzanti - sollecitate in questo anche dalle madri, quando necessario". E tra verbali mai pubblicati e "disgustosi contenuti" l'ex parlamentare del Pdl tira in ballo anche il capo dello Stato le cui sollecitazioni avrebbero impedito la pubblicazione delle intercettazioni.

In serata le dichiarazioni di Guzzanti diventano il caso del giorno, interviene perfino il Quirinale. "E' assolutamente priva di fondamento l'insinuazione, riferita dal sen. Paolo Guzzanti, secondo la quale il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avrebbe sollecitato non si sa quali direttori di giornali a non pubblicare taluni atti giudiziari che sarebbero in loro possesso".

Ghedini, avvocato di Berlusconi, giudica di "nessuna importanza" la vicenda: "Quelle intercettazioni sono state distrutte". Ma sorvola sulle critiche di Guzzanti, suo ex compagno di partito.

Le accuse di Guzzanti. Al parlamentare, padre dei comici Sabina e Corrado, un tempo esponente di primo piano del Polo ed ex vicedirettore del Giornale, si deve l'invenzione del termine "mignottocrazia". Lo usò al culmine dello scontro con il ministro Mara Carfagna quandò puntò il dito contro le presunte "nomine di scambio". Dove la merce di scambio sconfinava nel pettegolezzo sessuale. Da allora Guzzanti non ha smesso di attaccare il premier su questo tema. Sul quell'atteggiamento "puttaniero" che "corrompe la gioventù e mina il rispetto della donna". Il suo blog nel pomeriggio è andato in tilt da troppi accessi e non risultava raggiungibile. Ma il sito dell'Espresso ha registrato tutti i contenuti.

Mesi fa, intervistato da Repubblica.it, Guzzanti non si nascose dietro le parole: "Siamo in presenza di un capo di governo che è circondato da pettegolezzi a sfondo sessuale. E questo è un danno per il Paese. Non faccio processi sommari, ma Berlusconi ha fatto della sua sessualità un evento politico e su questo, dicono anche alcuni del suo partito, prima o poi potrebbe inciampare". E oggi sferra un nuovo affondo contro il Cavaliere. Tirando in ballo le intercettazioni sull'inchiesta di Napoli (poi distrutte) che conterrebbero dialoghi a sfondo esplicitamente sessuale che hanno il Cavaliere come protagonista assoluto. Dialoghi di cui molto si è parlato ma che non sono mai diventati pubblici.

"Un famoso direttore...". Guzzanti, invece, riferisce di voci "attendibili" che affermerebbero come "un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più) i verbali che tutti i direttori di giornale hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano". Si tratterebbe delle ormai famose intercettazioni napoletane "in cui persone che ora ricoprono cariche altissime si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere, anche se purtroppo sono sulla bocca di coloro che hanno letto i verbali. Io ne conosco almeno tre".

"Dettagli disgustosi". A questo punto Guzzanti entra nel dettaglio. Sollecitato da un lettore racconta di cose assolutamente disgustose": "Rapporti anali non graditi, ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino, discussioni sul prossimo set, consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio". Dicendosi disponibile a raccontare tutto ad un magistrato: "A cui direi da chi ho avuto queste relazioni e chi fosse il giornalista che ha fornito il materiale in lettura". E la sua battaglia contro l'uomo "che odia le donne" continua.

(5 agosto 2009)
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda lucameni il 05/08/2009, 20:57

Temo che Guzzanti P. soffra di labirintite con tutto questo anda e rianda.
Come temo che tacciare B. di "porco" lo renda ancor più mito per gli aspiranti porci che non riescono a porcheggiare e che non comprendono la superattività pecoreccia di nonno papi: espressione di narcisismo esasperato piuttosto che autentico amore per il sesso.
E poi è paradossale che ci si svegli ora per difendere la verginità (nelle orecchie) di qualche fanciulla e non si sia fatto nulla per difendere le istituzioni dello Stato dal loro uso per fini privati: il che mi pare uno stupro ben più grave.

Nonostante tutto Corrado Guzzanti mi diverte di più.
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda mariok il 06/08/2009, 0:18

«Una vicenda che non merita alcuna attenzione né alcun commento», afferma il parlamentare Niccolò Ghedini, deputato Pdl e legale di Berlusconi. «Ricordo che i nastri che erano custoditi a Roma e poi distrutti su ordine della magistratura, non sono mai stati ascoltati né trascritti - spiega Ghedini -. La stessa magistratura napoletana giudicò tali bobine non pertinenti alla inchiesta poi trasmessa per competenza nella Capitale. Non si capisce come Guzzanti possa averli ascoltati, visto che neppure gli stessi magistrati li hanno mai ascoltati né trascritti. Insomma è una vicenda che si commenta da sola e io non voglio farlo».


Questo Ghedini è veramente eccezionale. Come avrebbero fatto i magistrati a giudicare quelle intercettazioni "non pertinenti" senza averle mai ascoltate?

Guzzanti effettivamente non dice nulla di nuovo. Solo chi non voleva capire poteva pensare che quelle intercettazioni non ci fossero e non scottassero tanto da indurre il governo ad intervenire per decreto legge (poi trasformato in disegno di legge, con la patetica giustificazione che si era trattato di un refuso tipografico: "dl" al psto di "ddl").

Anche secondo Ghedini i nastri c'erano, ma "non sono mai stati ascoltati nè trascritti", cioè è come se non ci fossero! :o :o
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda pinopic1 il 06/08/2009, 11:33

lucameni ha scritto:E poi è paradossale che ci si svegli ora per difendere la verginità (nelle orecchie) di qualche fanciulla e non si sia fatto nulla per difendere le istituzioni dello Stato dal loro uso per fini privati: il che mi pare uno stupro ben più grave.

Nonostante tutto Corrado Guzzanti mi diverte di più.


Corrado e Sabina sono certamente più divertenti e più coerenti. Però Paolo non si è svegliato adesso. Ha da almeno un anno lasciato il partito e il gruppo parlamentare ed ha spiegato le sue motivazioni ben prima che scoppiasse il caso Escort. E' stato lui il primo a parlare di "mignottocrazia" anche in una intervista a RED Tv prima che si sapesse di Noemi, Daddario e quant'altro.
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda mariok il 06/08/2009, 12:21

Nel ricordare chi è Paolo Guzzanti, non dimentichiamoci della commissione Mitrokhin e delle diffamazioni su Prodi.
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda franz il 06/08/2009, 13:01

mariok ha scritto:Nel ricordare chi è Paolo Guzzanti, non dimentichiamoci della commissione Mitrokhin e delle diffamazioni su Prodi.

Esatto. Poi si è visto scavalcare dagli (delle) esponenti della mignottocrazia ed ora fa come la famosa volpe della favola di esopo con l'uva. In termini psicologici significa sostenere di non aver mai desiderato vincere, oppure lo si fa disprezzando il premio che non è stato ottenuto. In entrambi i casi si abbandonano i tentativi infruttuosi e si cerca una giustificazione (razionalizzazione). Simpatico che questa razionalizzazione porti ad una critica alla "mignottocrazia".

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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda mariok il 06/08/2009, 13:34

Scrive oggi Concita De Gregorio su l'Unità:

Su una cosa almeno Paolo Guzzanti stavolta ha ragione: lo sapevano tutti. I nastri delle celebri intercettazioni telefoniche (mai pubblicate) tra signorine poi diventate ministro sono stati sui tavoli delle scrivanie delle redazioni, dei ministeri, degli uffici parlamentari il tempo necessario - poco, ma sufficiente - ad essere letti, fotocopiati, spediti in allegato per e-mail a decine di persone, e da queste decine a centinaia perché ciascuno ha un paio di amici con cui condividere. È come la storia delle farfalline disegnate da Lui, delle cene di quaranta ragazze ogni venerdì, del via vai di sconosciute in auto blu a palazzo Grazioli. Lo sapevano tutti, non lo diceva nessuno. Tutti si fa per dire, certo. Tutti quelli che hanno accesso alle carte. Milioni di italiani no e tra questi milioni coloro che vedono solo la tv non l'avrebbero saputo mai (la televisione, come vi diciamo oltre, è Cosa Sua). Ci sono i giornali, però, sebbene pochissimi, a raccontare. C'è il passa parola. Io le intercettazioni di cui parla Guzzanti le ho viste e poco importava allora che il fido Ghedini dicesse che non esistevano, poco importa che dica adesso, smentendo se stesso, che sono state distrutte. Non erano «rilevanti penalmente», certo, ma esistevano eccome e pensandoci col senno di poi avrebbero potuto dare indicazioni certe sulla composizione definitiva del governo. Le protagoniste dei dialoghi siedono tutte in Consiglio dei ministri.


Ma allora perchè tutti diedero addosso a Grillo ed a Sabina Guzzanti quando portarono in piazza ciò che "tutti sapevano"?

Perchè ci si è scandalizzai quando Grillo ha affermato che in parlamento ci sono anche "alcune mignotte"?

E perchè oggi, sia pure in ritardo, nessuno (inclusa la sig.ra De Gregorio) trova il coraggio di dire con chiarezza quello che sa e ha visto, con tanto di nomi e cognomi?
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda pinopic1 il 06/08/2009, 17:17

Perché dice "lo sapevano tutti, non lo diceva nessuno?". Perché parla al passato? Forse oggi lo dicono? No, continuano a non dirlo.
Solo Repubblica dice alcune cose dopo la lettera di Veronica. Gli altri giornali si limitano a riportare ciò che scrive Repubblica citando prudentemente la fonte; alcuni attaccano Repubblica per ciò che scrive.
Tutti sanno e tutti continuano a non dire. E non si tratta di avventure pecorecce. Si tratta di stabilire in che modo avviene la selezione del personale per importanti ruoli istituzionali e di responsabilità in enti pubblici tra i quali il servizio pubblico televisivo.
E' un problema di una gravità immensa per le sue ricadute sulla credibilità del paese, delle istituzioni, dello Stato tout court. E tutti sanno e nessuno parla. E molti insinuano che chi parla si occupi di questioni pecorecce invece di pensare alle cose serie. E naturalmente non si deve fare politica con l'antiberlusconismo, mi raccomando!
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda ranvit il 06/08/2009, 18:02

dall'Unità.it :

«Reato di mercimonio di pubbliche funzioni» di Cesare Buquicchio

«Le intercettazioni di cui parla il senatore Paolo Guzzanti dovrebbero avere rilevanza penale». La competenza giuridica sicuramente non manca a Luigi De Magistris, magistrato ed europarlamentare dell'Italia dei Valori, che si sofferma sul nuovo capitolo del “sexgate” che coinvolge Silvio Berlusconi, tornato alla ribalta dopo le dichiarazioni dell'ex collega di partito Guzzanti.

«Si tratta dell'articolo 319 del codice penale: “Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio” - spiega De Magistris -. Un reato punito con la reclusione da due a cinque anni per chi fa mercimonio delle pubbliche funzioni, cioè, chi viola i suoi doveri in cambio di una utilità indebita».

Sarebbe il caso del presidente del consiglio?
«Non spetta a me stabilire se questo è il caso, spetterebbe alla magistratura competente, ma per esperienza personale posso dire che si tratta di una forma di corruzione molto diffusa. Dopo gli scandali di Tangentopoli in questa fattispecie ricadono sempre meno i funzionari pubblici che “intascano” mazzette o tangenti. La corruzione pubblica si è adeguata e sono aumentate le “precauzioni” di chi corrompe e di chi si fa corrompere».

Per esempio?
«Ottenere favori in cambio di una nomina, di un incarico per un familiare, dell'inserimento in un consiglio d'amministrazione, della assunzione di un parente, è una forma di corruzione molto più difficile da provare... Ecco perché sono indispensabili le intercettazioni».

Dunque, la fretta del centrodestra nell'approvare la legge per limitare le intercettazioni nasce da quei fatti secondo lei?
«Sono convinto che sia stato il tentativo di mettere sotto un “ombrello” il presidente del consiglio. Le prime dichiarazioni in tema di riforma delle intercettazioni arrivarono subito dopo le prime rivelazioni dell'inchiesta di Napoli sul caso Saccà-Berlusconi. Questo è un fatto».

Ma la rilevanza penale sussiste anche nel caso di conversazioni tra soggetti “terzi” rispetto al fatto?
«Per provare il reato di corruzione anche quel tipo di intercettazioni sono utili. Un problema diverso è l'utilizzabilità dei nastri. In quel caso, a mio avviso, le intercettazioni furono archiviate e distrutte un po' troppo frettolosamente dai magistrati competenti, anche di fronte a materiali che riguardavano non solo la politica, ma anche la pubblica informazione e la Rai».

Sono fatti destinati ad aprire una crisi politica?
«Io non mi auguro che un governo o un modello politico cada per delle iniziative giudiziarie. Auspico che il centrosinistra, unito, sia capace di costruire una alternativa politica basata sulla moralità della sua classe dirigente (superando anche i casi di opacità di questi anni e di questi ultimi giorni) e sulla costruzione di un modello culturale alternativo. Alternativo non solo al berlusconismo, ma anche allo svilimento dei valori che ha contagiato anche una parte della sinistra».

06 agosto 2009
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Guzzanti e la "mignottocrazia"

Messaggioda mariok il 07/08/2009, 10:53

6 agosto 2009, in Peter Gomez
Notizie & pettegolezzi


Tra tutte le reazioni alle (presunte) rivelazioni di Paolo Guzzanti sull'esatto contenuto delle intercettazioni a sfondo sessuale riguardanti Silvio Berlusconi e le sue amiche, distrutte a inizio anno dalla magistratura, le più singolari sono quelle dell'onorevole avvocato Niccolò Ghedini.

Come è noto, mercoledì 5 agosto, il senatore Guzzanti ha - di fatto - avanzato di nuovo l'ipotesi che nel governo vi siano donne nominate ministro solo perché andavano a letto con il premier. E, dopo aver aggiunto altri particolari boccacceschi sulle chiacchierate registrate durante l'indagine napoletana sul caso Saccà, ha detto che le intercettazioni sono in mano a un celebre direttore di giornale. Tanto che le trascrizioni sarebbero state mostrate dal direttore in questione ad almeno tre parlamentari del Pdl.

Bene, di fronte a tutto questo, Ghedini che fa? Cita in giudizio Guzzanti? Lo sfida a duello per lavare col sangue l'onore del suo principale Berlusconi? Smentisce che incisioni del genere possano essere mai esistite? No. Ghedini sorride e dice: «Questa è una vicenda che non merita nessuna attenzione né alcun commento». Poi ricorda che «quei nastri, custoditi a Roma e distrutti per ordine della magistratura, non sono mai stati ascoltati né trascritti. Visto che gli stessi giudici di Napoli li considerarono irrilevanti. Non si capisce dunque come Guzzanti o altri possano averli ascoltati».

Le parole di Ghedini vanno analizzate con cura. Dimostrano, come di fronte alla valanga di fango (totalmente auto-prodotto) che sta investendo il presidente del Consiglio, persino i suoi collaboratori più fidati non sappiano più che pesci pigliare.

Vediamo perché: 1) La mancata trascrizione ufficiale dei nastri non è di per sé una garanzia di segretezza. Anche la celebre intercettazione tra Fassino e Consorte ("Allora siamo padroni di una banca") non era stata né trascritta né depositata, eppure fu egualmente pubblicata proprio da "Il Giornale" della famiglia Berlusconi. 2) Porre l'accento sul fatto che le intercettazioni di cui parla Guzzanti siano state distrutte perché considerate irrilevanti dalla magistratura è senza senso. Se davvero il premier avesse avuto una relazione con una donna poi nominata ministro, questo non è un reato, ma un episodio politicamente rilevante. Tanto rilevante da mettere in forse la durata dell'esecutivo. 3) Perché i magistrati possano aver ritenuto le conversazioni non importanti per la loro inchiesta devono per forza averle prima ascoltate, così come hanno fatto almeno una mezza dozzina di investigatori.

Ghedini, insomma, come gli accade sempre più spesso da quando la cronaca della vita del governo Berlusconi si è trasformata nella sceneggiatura di un film con Alvaro Vitali, straparla (vi ricordate la definizione "utilizzatore finale"?). E con lui lo fanno più o meno tutti i pretoriani del Cavaliere. Non per niente, il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, per difendere il capo dall'attacco del suo ex compagno di partito, è arrivato a dire: «Nella vita come in politica lo stile è tutto. Purtroppo Guzzanti lo ha smarrito completamente». Una frase, che visti i tempi e le abitudini del premier, anche Bondi deve per forza essersi pentito di aver pronunciato.

L'esecutivo, insomma, è in stato confusionale. A farlo sbandare non servono più le notizie (come quelle pubblicate sul caso D'Addario). Bastano invece i pettegolezzi. Perché, è bene ricordarlo, quello che si racconta sulle intercettazioni distrutte - in assenza di prove, trascrizioni, o testimonianze dirette - resta un pettegolezzo. Ma, forse, è proprio per questo che un Paolo Guzzanti testimone in un aula di tribunale, magari in una causa per diffamazione, non sembra volerlo nessuno.
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