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Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda mariok il 31/07/2009, 9:49

Escort, le deputate Pd all'attacco "Berlusconi riferisca alla Camera" da repubblica.it

Le iniziative tese a portare in parlamento i comportamenti "sessuali" di Berlusconi mi lasciano perplesso.

E' un possibile boomerang che può esporre tra l'altro al sospetto, adombrato per esempio da Antonio Macaluso sul corriere ( L'analisi - Scossa pugliese per Pd e alleati), che esse siano il tentativo di controbilanciare le indagini in corso sui partiti di centro-sinistra a Bari.

Altra questione sono gli eventuali abusi di potere o altri reati commessi nella vicenda o le censure televisive, le pressioni e le minacce rivolte ai giornali che assolvono al compito di informare sull'argomento l'opinione pubblica, fatti che vanno denunciati con forza in tutte le sedi. Che poi mi sembra essere stata la linea tenuta giustamente da Franceschini durante la campagna elettorale.
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Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda pagheca il 31/07/2009, 16:23

per ogni iniziativa presa (o non presa) si puo' trovare una buona motivazione per sostenere che non era opportuna (o che lo sarebbe stata). Il problema forse e' che la politica di un partito va valutata nel suo complesso. La singola iniziativa di per se non cambia molto e presto andra' dimenticata, ma l'opposizione e' tenuta a opporsi con durezza ad atti di prepotenza o abuso da parte della maggioranza di governo.

Bisogna anche cercare di rapportarsi a casi analoghi che pero' non ci hanno coinvolto emotivamente come questo. Il caso Clinton-Lewinsky e' esemplare e mentre alcuni di noi (me compreso) vedevano un certo moralismo bacchettone nei media e nell'opinione pubblica americana, e' vero che l'unico atteggiamento corretto da parte del parlamento e della corte di giustizia USA era che non si poteva lasciare perdere in base a ragionamenti di opportunita' elettorale.

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Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda Manuela il 31/07/2009, 18:10

Sono del tutto d'accordo con lucameni. Non trovo affatto che i comportamenti "privati" di un capo del governo non siano importanti. Al contrario: un premier che paga prostitute dimostra di considerare le donne merci da comprare.
Sono certa che qualcuno obietterà che è questione di mercato, c'è chi vende e chi compra. Ma se chi compra è il premier, che rappresenta il mio paese, e anche me, credo di avere il diritto di censurarlo. Credo di poter avanzare la pretesa che un premier che considera le donne merci da comprare si dimetta. E' quello che dovrebbe chiedere a gran voce tutta l'opposizione, invece di fare ridicoli ordini del giorno dove si "vincolano" gli uomini pubblici a comportamenti morali: questo è davvero moralismo, poiché i comportamenti morali (o anche solo corretti) non dovrebbero aver bisogno di essere imposti con un odg, dovrebbero essere censurati dall'opinione pubblica. Cosa che capita in qualsiasi paese civile.
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Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda mariok il 01/08/2009, 9:16

Niente da dire sul giudizio durissimo che un'opposizione seria deve dare su un un premier che paga prostitute dimostrando di considerare le donne merci da comprare.

Ma il punto è quello di come lo si porta in parlamento e con quali motivazioni.

Nel caso Clinton-Lewinsky il parlamento USA si focalizzò sul fatto che il presidente aveva mentito, non su una generica condotta immorale.

E' giusto chiedere le dimissioni del premier, ma per specifiche contestazioni relative al suo comportamento pubblico (come appunto quello di mentire ripetutamente, minacciare i giornali, evocare inesistenti complotti, esporre a rischio la sicurezza dello stato per effetto delle sue frequentazioni con faccendieri e potenziali ricattatori. ecc.) ma non semplicemente perchè, chiedo scusa per il termine, "va a puttane".
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La campagna d'autunno del Cavaliere azzoppato

Messaggioda franz il 01/08/2009, 10:31

La campagna d'autunno del Cavaliere azzoppato
di GIUSEPPE D'AVANZO

Il Cavaliere, per levarsi dai guai degli scandali politici e sessuali in cui s'è cacciato da solo, ci ha provato - prima - con una comunicazione sovrabbondante, ipertrofica. Televisione, interviste, maquillage familiare con foto a colori del Figlio Marito Padre Nonno così amorevole, così italiano. Non ha funzionato. Le menzogne erano così assordanti che gli sono scoppiate in mano. Cilecca. Dunque, cambio di marcia e di strategia. Il flusso verbale, le patetiche e quotidiane battute sulle minorenni, le grottesche vanterie da "santo puttaniere" sono state archiviate e sostituite dal silenzio, autoimposto e imposto. Gioco comodo perché, come ha scritto il Financial Times ieri, "Berlusconi guida un regime costruito sul suo impero mediatico che include il controllo delle televisioni nella quasi totalità e di buona parte della stampa scritta. Anche la Rai, la tv di Stato, ha evitato di seguire in maniera adeguata il caso di Patrizia D'Addario sul suo canale principale". Ora anche la strategia del silenzio appare inadeguata. E' utile a nascondere all'opinione pubblica domestica quanto siano disonorevoli le sue condotte private e vulnerabile il suo agire pubblico.
Oscura la catastrofe della sua reputazione all'estero, che finisce col travolgere anche la credibilità del Paese tutto intero, ma non muta di un'acca uno stato delle cose che - Berlusconi sa - peggiorerà in autunno.

Ecco perché, prima di dileguarsi per una decina di giorni chi lo sa dove e chi lo sa perché, il premier sta organizzando truppe, generali e piani per la "campagna di autunno". Oggi la crisi di Berlusconi la si può ricostruire così: il capo del governo, nell'Occidente euroamericano, è un'anatra zoppa. L'establishment internazionale attende la sua uscita di scena, prima o poi. Nel cortile di casa non va meglio, nonostante l'opposizione se ne stia in un angolo a guardarsi l'ombelico. I comportamenti di Berlusconi hanno pregiudicato molto seriamente la sua influenza nel mondo cattolico e i buoni rapporti con le gerarchie ecclesiastiche. Anche il Papa ha mostrato di condividere le severe critiche dell'Avvenire e dei vescovi piovute sul capo del premier.

In autunno, questa scena può diventare ancora più avversa di quanto lo sia oggi. Cominciamo dall'economia reale. È vero, ci sono micro-segnali di ripresa, ma come spiegano osservatori e protagonisti, "si stanno accumulando gli effetti di una recessione lunga e i prossimi mesi saranno inevitabilmente critici" (Corrado Passera). Molte piccole imprese, a settembre, saranno scomparse e con loro decine di migliaia di posti di lavoro. Dal punto di vista personale, per Berlusconi, non va meglio. In settembre, le inchieste di Bari su prostituzione e droga che vedono imputato Gianpaolo Tarantini, il giovane amico del presidente, potrebbero trovare una prima discovery. Potrebbero essere rese pubbliche le conversazioni tra il Cavaliere e il suo ruffiano (anche dieci al giorno). La Consulta potrebbe dichiarare incostituzionale la legge che lo rende immune e consegnarlo di nuovo ai giudici di Milano per la corruzione del testimone David Mills. La nuova legge sulle intercettazioni potrebbe svelare agli italiani come il capo del governo svenda la sicurezza di tutti per proteggere se stesso e i traffici del ceto dirigente legando le mani alla magistratura e imbavagliando la stampa.

Il tableau giustifica le preoccupazioni del Cavaliere. Come scrive Slavoj Zizek, Berlusconi avrà anche "la maschera da pagliaccio" ma solo per nascondere "un potere spietatamente efficiente" (London Review of Books e Internazionale, 24 luglio). È l'efficienza di una macchina di potere che il premier vuole mettere a punto prima dell'autunno. A cominciare da quel segmento che, nella sua avventura politica, è sempre stato decisivo, vitale: la comunicazione. È tutto quel che gli serve, in fondo. Con una comunicazione manipolata e truccata, Berlusconi elimina la verità effettuale delle cose (la crisi economica, l'immobilismo del governo); incuba le paure del Paese ("immigrati", "complotto eversivo", "comunisti"); trasforma l'ordinario in "miracolo" e ogni difficoltà o stallo in "emergenza nazionale"; sommerge il Paese di parole inutili e immagini ludiche; tiene gli italiani in uno stato di minorità che impedisce loro di andare, con qualche spirito critico e consapevolezza, oltre le emozioni e l'immaginazione. È questa difesa mediatica, è questo "miracolismo mediatico" che il capo del governo, protetto dal suo conflitto di interessi, vuole consolidare, rendere aggressivo e dominante, più di quanto oggi non lo sia, in attesa di isolare e colpire i suoi avversari o i non conformi con leggi ah hoc, manovre di potere, e magari le mosse di burocrazie sottomesse (Murdoch è soltanto il primo della lista degli "ostili", selezionata nelle riunioni segrete di questi giorni).

Il Cavaliere militarizza subito il fronte della comunicazione, quindi. Via Mario Giordano, il povero direttore del Giornale assoggettato quanto basta, ma senza alcun peso specifico. Che arrivi Vittorio Feltri da Libero, un "peso massimo". Che Clemente Mimun, direttore del Tg5, si adegui alla bisogna e all'esempio di Augusto Minzolini, direttore del Tg1. E se non se la sente, che lasci la seggiola a Maurizio Belpietro, quello sì che sa il fatto suo quando si tratta di menar le mani che poi a Panorama si troverà un altro "picchiatore" per dirigerlo. È con questo "pacchetto di mischia" (Minzolini, Feltri, Belpietro, Mimun) che il capo del governo vuole "militarizzare" la comunicazione e deformare il racconto della realtà.

Può farlo certo in casa sua in assenza di una legge sul conflitto di interessi, ma è legittimo che lo faccia anche in quella casa di tutti che è il servizio pubblico radiotelevisivo? Può farlo senza che gli organi di garanzia tecnici, politici e istituzionali muovano un ciglio e trovino la forza di profferire parola? Sappiamo che Paolo Garimberti è in Viale Mazzini come "presidente di garanzia", meno si comprende che cosa e chi stia garantendo. Non certo il telespettatore italiano che non ha saputo nulla e nulla saprà di quanto in Italia e all'estero accade al capo del governo. Sappiamo naturalmente che esiste una "Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi", presieduta da Sergio Zavoli, meno si può dire del suo lavoro di vigilanza, ieri passiva dinanzi alla lottizzazione, oggi taciturna e impotente dinanzi alla "militarizzazione" della Rai.

Siamo così oltre il livello di guardia per un'ordinata democrazia che forse anche il presidente della Repubblica dovrebbe guardare in questi affari. A meno di non volersi rassegnare, già dall'autunno, a quella che appare a Mario Perniola la migliore definizione di comunicazione: a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing, "una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa niente" (Macbeth).

(1 agosto 2009)
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Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda franz il 01/08/2009, 11:14

Paolo65 ha scritto:Fa bene Bersani a lasciar perdere. Sapere che Berlusconi abbia una vita sessuale "movimentata" e fuori dal matrimonio ha poco interesse,ed inoltre è una carta politica che non ha portato e non porterà alcun vantaggio.

Ed allora,perchè ritirare fuori questa storia?

Paolo

Ecco una serie di spiegazioni economiche, piu' o meno dal titolo "le escort le paghiamo tutte noi, con le nostre tasse".
Che ovviamente non negano o escludono le altre motivazioni morali già discusse.

da http://www.noisefromamerika.org/
Divertimenti Privati, Pubblici Oneri (The Sultan of Swing)
di Paolo Manasse, 30 Luglio 2009
Quando è il Primo Ministro a frequentare le escort, il costo per i contribuenti rischia di essere un po' salato, oltre mezzo miliardo di euro.
Le recenti polemiche sulla condotta privata del Primo Ministro non hanno messo a fuoco con sufficiente chiarezza un aspetto importante che riguarda tutti i cittadini: quello economico. Le vicende personali del Premier comportano infatti oneri pubblici di entità considerevole, a diversi livelli.

Innanzitutto, vi sono i costi diretti degli intrattenimenti, peraltro noti: gli onorari delle prestazioni, i costi di trasporto degli invitati alle feste e così via. A questi vanno sommate, se venissero accertate dall’ inchiesta pugliese, le somme elargite a mo’ di compenso, agli imprenditori della sanità coinvolti.

Più importanti sono però i costi di reputazione. Quando il comportamento privato di chi ha responsabilità istituzionali contraddice valori pubblicamente professati, e perciò viola il patto di fiducia con i cittadini, il prestigio delle istituzioni viene appannato (come insegna l’esperienza del caso Clinton - Lewinsky). In tempi di crisi, tale discredito può incidere in modo molto negativo sulla coesione nazionale (perché dovrei accettare sacrifici quando il Premier se la spassa?), e acuire la conflittualità ed i costi sociali della recessione. Inoltre, esso può minare l’autorevolezza del paese nei consessi internazionali, inibendo la difesa degli interessi economici, strategici e militari della nazione. Le conseguenze economiche di tale calo di prestigio sono verosimilmente elevate, ma difficili da stimare.

Esistono poi altri oneri indiretti di credibilità, sempre a carico dei contribuenti, potenzialmente molto cospicui. Infatti se peggiora il giudizio dei mercati finanziari sull’idoneità del Primo Ministro a ricoprire efficacemente il suo ruolo, e se per questa ragione sorgono dubbi sulla coesione e sulla stabilità del suo governo, si deteriora anche il giudizio sulla solvibilità dello Stato: il risultato è che potrebbero aumentare gli interessi sul debito pubblico. Poiché questo ha recentemente superato i 1,750 miliardi di euro, anche un modesto incremento dei rendimenti comporterebbe ingenti costi per l’erario.

Ma come valutare la (possibile) entità di questo effetto “Berlusconi” sugli spread dei titoli di stato? Nell’esercizio seguente si è provato a calcolarlo sulla base della curiosità suscitata dalle vicende del Premier, misurata dall’intensità con la quale, dall’inizio dell’anno, sono state compiute ricerche su Google contenenti alcune parole chiave: Berlusconi, Noemi, Veronica Lario, Tarantini, Topolanek, Palazzo Grazioli, Villa Certosa, D’Addario, Domande Repubblica. Google Trends permette di ottenere tali informazioni su base settimanale1. Nell’esercizio si è tenuto conto del fatto che i tassi di rendimento italiani risentono dell’andamento dei mercati internazionali, e che questi hanno recentemente manifestato una forte tendenza al ribasso.

I risultati di questo esercizio vanno considerati con grande cautela, poiché verosimilmente risentono di errori nella misurazione della variabile “scandalo” (non tutte le recenti ricerche per “Berlusconi” hanno ha che fare con gli scandali), del numero limitato di osservazioni disponibili (29 osservazioni settimanali, dal 22/12/2008 al 23/7/2009), e della possibilità di una correlazione “spuria” (se, ad esempio gli studenti con capelli lunghi hanno voti migliori di quelli con i capelli corti, non necessariamente tagliandosi i capelli si riesce a migliorare il voto).

Ciò detto, i dati suggeriscono l’esistenza di una relazione positiva e statisticamente significativa tra il rendimento settimanale del debito pubblico a 10 anni (sulle ordinate nel grafico) e l’intensità di ricerca per “Berlusconi” (sulle ascisse).

Prese alla lettera, le stime suggeriscono che se l’aumento dei tassi di interesse attribuibile alla recente curiosità per il Primo Ministro dovesse estendersi all’intera struttura delle scadenze e quindi riguardare l’intero stock di debito in circolazione, l’onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato sarebbe di almeno 593 milioni di euro, poco più della metà dei fondi stanziati per la ricostruzione dell’Abruzzo nel 20095.

Pur con le ricordate precauzioni, la domanda sorge spontanea: può il Paese permettersi un Presidente del Consiglio che rischia di essere così “caro”?


Puo' soprattutto un paese indebitato come il nostro, permettersi queste spese?
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la nuova strategia: ...

Messaggioda franz il 01/08/2009, 20:13

1) D'Addario show a Parigi:
Berlusconi: "Querela? Chiedete a Ghedini"

2) Berlusconi: "Pirlo? Chiedete a Galliani"

3) ... Scudo? Chiedete a Tremonti!

4) ... Passante di Mestre? Chiedete a Bossi o a Galan!

5) .... Ponte sullo Stretto? Chiedete a Lombardo!

6) .... Nucleare? Chiedete a Scaiola!

... ma lui, tra un massaggio e l'altro, che ci sta a fare?

Franz
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Re: la nuova strategia: ...

Messaggioda pianogrande il 01/08/2009, 23:30

franz ha scritto:1) D'Addario show a Parigi:
Berlusconi: "Querela? Chiedete a Ghedini"

2) Berlusconi: "Pirlo? Chiedete a Galliani"

3) ... Scudo? Chiedete a Tremonti!

4) ... Passante di Mestre? Chiedete a Bossi o a Galan!

5) .... Ponte sullo Stretto? Chiedete a Lombardo!

6) .... Nucleare? Chiedete a Scaiola!

... ma lui, tra un massaggio e l'altro, che ci sta a fare?

Franz


Il suo sporco interesse ci sta a fare.
E dimostra alle folle osannanti quanto glie ne freghi di tutto il resto.
Il vero problema è che le folle sono osannanti non perché non si rendano conto di questo ma perché si identificano con questo figuro ed al suo posto farebbero la stessa cosa.
La domanda è quanto ci costa Berlusconi?
No!
La domanda è quanto ci costa essere italiani.
Cambiare il capo del governo è teoricamente (e tecnicamente) possibile.
Cambiare milioni di teste che hanno la sua stessa visione della vita e della società potrebbe risultare un po' più arduo.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Escort, scontro Pd- Pdl sulle mozioni

Messaggioda mariok il 02/08/2009, 8:18

L'ultimo post ci riporta ancora una volta alla famosa questione dell'uovo e la gallina.

La domanda che si ripropone è se è nato prima Berlusconi ed il berlusconismo che, disponendo di enormi mezzi finanziari e mediatici, ha finito con il corrompere la coscienza di milioni di persone creando appunto folle osannanti che identificano se stesse e l'intero paese con i disvalori sui quali si fonda il suo potere.

O se invece Berlusconi sia semplicemente l'espressione di un degrado prima di tutto morale e culturale preesistente e che ne costituisce quindi la causa a monte.

Ebbe a dire Romano Prodi, in un evidente momento di amarezza per le difficoltà che incontrava nell'ardua opera di risanamento, non solo finanziario, che stava faticosamente cercando di portare avanti, che tutto sommato il popolo italiano non è tanto diverso e migliore della classe politica che lo rappresenta.

Pur comprendendo le ragioni che lo portavano ad una tale affermazione, va detto che essa è profondamente sbagliata e contiene un errore di valutazione cruciale per il futuro della politica e della stessa vita di questo paese.

Il dato che si ignora e che si sottovaluta è che le "folle osannanti" sono in gran parte l'espressione della capacità di egemonia politica e culturale che gruppi di intellettuali e forze di vario tipo riescono ad esercitare nella società.

Sono processi complessi e di difficile definizione, che riguardano non solo la capacità di una classe dirigente di elaborare una vision e di comunicarla alla gente, ma anche un insieme di messaggi non detti e non scritti che passano attraverso l'esempio dei comportamenti, la capacità di entrare in sintonia con il sentire collettivo e di dare scosse anche emotive che sono spesso il presupposto per prese di coscienza e per l'emergere di volontà di cambiamento.

E credo che qui il problema ci riporti alla crisi della sinistra, che con la fine del "sogno" di una possibile società basata su principi alternativi, definitivamente naufragato con il tragico epilogo del socialismo reale ed il contestuale trionfo di modelli basati esclusivamente sull'arricchimento personale e sul cosiddetto successo negli affari di vario tipo, è rimasta sostanzialmente muta anche quando si è illusa di parlare alla gente riversando fiumi di parole ormai prive di senso o almeno tali nella percezione comune.

Sono convinto, insieme a molti, che il berlusconismo sopravviverà a Berlusconi, anche se ciò non significa che esso non debba essere combattuto colpo su colpo a livello anche personale e che per convenienza tattica sia meglio in molte circostanze "lasciar perdere e parlare d'altro".

I contenuti ed i modi di una ripresa della capacità egemonica di visioni alternative a quelle attualmente dominanti sono tutti ancora davanti a noi e richiederebbero discussioni ed analisi lunghe e complesse.

Quello che mi sembra un dato certo e sconsolante è che lungo questa strada stiamo procedendo con almeno quindici anni di ritardo, come è dimostrato per esempio, tra le tante cose, dal fatto che oggi, nell'anno di grazia 2009, alcuni nostri "leader" come Walter Veltroni, evidentemente risvegliatisi da un sonno profondo, ritengono di essere ancora nel 1994 e presentano molto opportunamente un incisivo progetto di legge sul conflitto di interesse riguardante il premier ed i membri dell'esecutivo.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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