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8 Luglio : visto come è andata???

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda ranvit il 11/07/2008, 10:59

>Quanto all'opposizione, sembra ormai chiaro che un amministratore unico del PD dello spessore politico di Veltroni non ce la può fare e che bisogna rimescolare le carte.
E un'altra cosa mi sembra chiara: tutto quello che é accaduto in Italia in questi ultimi anni é un disastro favorito dall'ondata maggioritaria; ricordo bene quello che anni fa dicevi a proposito del proporzionale, avevi ragione. Sono convinto che il sistema tedesco sia per noi l'ultima spiaggia.<

Condivido tutto quanto dice Gualtieri PRIMA di questa chiusura.

Ne hanno già detto Guido e Franz.

Comunque anche un sistema elettorale alla tedesca non sarebbe male....in fin dei conti è per metà maggioritario.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda incrociatore il 11/07/2008, 11:11

ranvit ha scritto:...Comunque anche un sistema elettorale alla tedesca non sarebbe male....in fin dei conti è per metà maggioritario...

a 'sto punto qualsiasi cosa sarebbe meglio della "porcata"... sollevo però la questione che qui si rischia di far diventare questo argomento un "contenitore" per l'universo mondo... forse è meglio discutere di riforme elettorali in forum preposti...
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Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda guidoparietti il 11/07/2008, 11:29

ranvit ha scritto:Comunque anche un sistema elettorale alla tedesca non sarebbe male....in fin dei conti è per metà maggioritario.

Questo non è del tutto vero, il complesso sistema tedesco prevede che metà dei seggi siano assegnati sulla base dei risultati di collegi uninominali ma soltanto nel caso in cui un partito vinca più collegi di quanto non sia la percentuale assegnatagli nel proporzionale funziona in modo effettivamente maggioritario e quindi soltanto per quella parte eventualmente eccedente. Se invece, poniamo, un partito vince il 50% dei collegi (pari quindi al 25% dei seggi, dato che i collegi sono pari alla metà dei seggi totali) e prende il 34% dei voti i risultati dell'uninominale servono soltanto a determinare l'ordine degli eletti e solo per quel 25% di seggi. Naturalmente i partiti che non vincono collegi ma superano cmq il 5% partecipano alla spartizione dei seggi (sulle liste bloccate) su un piano di parità, quindi normalmente c'è pochissimo di maggioritario.
Solo nel caso, abbastanza improbabile, in cui un partito vinca talmente tanti collegi da superare la sua percentuale di voti (cioè ad esempio se un partito con il 24% vincesse il 98% dei collegi (24,5% dei seggi) allora il sistema funzionerebbe come un maggioritario. Altro caso, più probabile ma numericamente molto poco rilevante, è quando una forza locale non ottiene la percentuale per avere diritto a seggi ma vince uno o più collegi avendo quindi comunque diritto a dei rappresentanti in parlamento. Per cui, i casi in cui il meccanismo uninominale maggioritario è rilevante sono o quasi impossibili o poco rilevanti.
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Io difendo quel palco

Messaggioda franz il 11/07/2008, 12:09

Io difendo quel palco
Marco Travaglio

Caro Direttore,
quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose - le più gravi - dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su You Tube e sui siti di vari giornali, ma non vi ho ritrovato ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali.

Nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. È stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio). Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanze e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.

Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo «Stupid White Man» (pubblicato in Italia da Mondadori...), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la «sala orale». In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film «Pulp Fiction» in «Peuple fiction», irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di «antibushismo», di «anticlintonismo», di «antichirachismo», di «insulti alla Casa Bianca» o di «vilipendio all’Eliseo». Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale. Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano «insulti». Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che «a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto», compreso il via libera al lodo Alfano che crea una «banda dei quattro» con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla Regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi. Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’«aggravante razziale» e dunque incostituzionale, punendo ­ per lo stesso reato - gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei «insultato» anche lui, e che «non è la prima volta».

Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena; per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi ­ come dice Furio Colombo ­ «confonde il dialogo con i suoi monologhi». Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. È la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.

Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, su l’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal “Riformatorio” financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il Clarin, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: «pompini», naturalmente di Stato. Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano «vergogna» non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una «paràbasi», cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino? Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perché la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra «che vince», Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: «Chi se ne frega del lodo Alfano»). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita.

Pubblicato il: 10.07.08
Modificato il: 10.07.08 alle ore 13.42
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Re: Io difendo quel palco

Messaggioda franz il 11/07/2008, 12:13

franz ha scritto:Io difendo quel palco
Marco Travaglio

Caro Direttore,
quando tutta la stampa


Qui invece il parere opposto di Nanni Moretti:

Lo sfogo di Nanni Moretti dopo la manifestazione di martedì scorso
"Sono avvilito: nel 2002 facevamo politica, non antipolitica come ora"

"Che disastro in piazza Navona
sporcata la storia dei girotondi"

di SIMONA POLI

FIESOLE - C'è una sola parola secondo Nanni Moretti per sintetizzare quello che è successo in Piazza Navona: "disastro". Lui che nel 2002 ha guidato i girotondi contro Berlusconi non perdona agli "irresponsabili organizzatori" della manifestazione romana di tre giorni fa di aver "sporcato tutto" e "oscurato con gli interventi di Grillo e della Guzzanti gli obiettivi dell'evento e persino la stagione dei movimenti del 2002, che era un'altra cosa. Noi", spiega il regista del Caimano che ieri a Fiesole riceveva il premio "Maestri del cinema", "facevamo politica e non antipolitica. Eravamo associazioni di persone nate fuori dai partiti che però volevano dare una delega ai partiti della sinistra che erano ancora sotto choc per la sconfitta del maggio 2001. Questa è la verità, anche se di noi alcuni giornali hanno fatto una caricatura, io stesso sono stato rappresentato così e pazienza".

Ma quello che è successo martedì scorso è qualcosa di peggiore, l'immagine che ne viene fuori fa a pezzi quel che resta del sogno di quei giorni. "Sono davvero molto avvilito", confessa Moretti, "e mi dispiace che in questo disastro sia stata coinvolta una persona come Rita Borsellino. È' stato ascoltando il suo discorso per radio che ho deciso di affacciarmi in piazza l'altro giorno, pur non avendo aderito all'iniziativa come mi era stato chiesto. Ma quando sono arrivato ha subito attaccato a parlare Beppe Grillo e sono andato via immediatamente. Sarei anche curioso di capire come abbia reagito la gente di fronte a quelle banalità offensive. Come si fa ad invitare Grillo, che ha insultato tutto e tutti allo stesso modo, "topo gigio, psiconano" ma cos'è? Devo ridere, che roba è?".

Scuote la testa Moretti e continua il pubblico sfogo. "Quando si fanno queste cose bisogna saper distinguere, tra l'altro due dei tre organizzatori li conosco bene, sono frastornato. E non bisogna trovare scuse o alibi nella non tempestività con la quale in queste settimane si è mosso o non si è mosso il Pd". A Veltroni il regista non si sente di dare consigli, piuttosto preferisce sottolineare come la sinistra stia vivendo "un periodo piuttosto intenso di autodistruttività".

Si vedono, fa notare, "esponenti del Pd che escono dal partito e poi vanno nei Socialisti e lo spazio rimasto vuoto a sinistra del Partito democratico non viene riempito da niente e da nessuno". Il giudizio comunque non è tenero, anche se Moretti oggi parla a bassa voce invece di urlare dal palco di una piazza affollata. "Manca un progetto politico e mancano anche le persone e la generosità", dice.

"Con quell'intervento che dette il via alla mia imprevista avventura politica io, nel migliore dei casi, non avevo niente da guadagnare. E se allora ho avuto ragione oggi sono ancora più dispiaciuto. Allora il germe dell'autodistruttività non c'era, io non ho mai avuto il mito dell'elettorato buono contrapposto ai vertici cattivi dei partiti. Quei girotondi erano rivolti a tutti i cittadini e mi piace pensare che con noi sfilasse anche qualche elettore di destra. Per cinque volte abbiamo avuto un candidato premier proprietario di tre televisioni, questo non succede in nessuna democrazia europea, però chi come me ogni tanto prova a ricordarlo viene considerato noioso, ripetitivo, dicono che di queste cose agli elettori non importa niente, perché in Italia purtroppo manca un'opinione pubblica. Delle condanne di Previti e Dell'Utri lo stesso, non interessa capire più di tanto, un ragazzo cresciuto in questi anni trova normale che il capo del governo abbia le tv e noto che ormai c'è una certa rassegnazione anche sull'ipotesi che questa persona possa diventare presidente della Repubblica, il che mi pare davvero un po' eccessivo".

Moretti sta lavorando alla sceneggiatura del suo prossimo film. "È presto per parlarne", taglia corto, "ma non sarà il Caimano due". Chissà.

(11 luglio 2008)
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Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda louisebonzoni il 12/07/2008, 9:03

Gisella è la presidente dell’associazione bresciana di L&G (Libertà & Giustizia).

Louise Bonzoni

Micromega ha aperto un forum per discutere di come è andata la manifestazione di Roma dell’8 luglio, io ho inviato questo contributo, saluti Gisella



E' vero, si parla del dito e non della luna, lo scandalo è il parlamento asservito, i farisei sepolcri imbiancati si stracciano le vesti, non vedono la trave ma la pagliuzza, ma questo non mi impedisce dal dissentire da alcuni interventi di piazza Navona. Quando si partecipa ad una manifestazione si deve tener conto della varie sensibilità presenti per evitare che ci si spacchi. Non ho condiviso i contenuti della Guzzanti nè perchè dovesse essere sul palco ( preferisco altri maestri quando devo pensare), non condivido affatto Grillo, il cui intervento francamente mi ha annoiato e che trovo pieno di contraddizioni; avrei preferito che anche Travaglio , che stimo molto e che abbiamo non una sola volta ospitato a Brescia, perchè voce del giornalismo indipendente, non facesse riferimento a Napolitano. Non importa se condivisibile quanto detto, in questo momento bisogna trovare mediazione anche sulle parole con cui ci si unisce. A Brescia lo abbiamo fatto, il presidio che abbiamo organizzato con gli amici di B. Grillo e il Comitato antimafia ha visto parole d'ordine rigorosamente contro Berlusconi e a difesa della democrazia in pericolo, avevamo concordato nessun riferimento al Quirinale e al Pd. Il che è avvenuto correttamente. Nonostante questo qualche contraccolpo come effetto - Roma lo abbiamo però sentito anche noi al nostro interno, non vorrei questo impedisse collaborazioni in futuro se non a prezzo di rotture nel nostro circolo. Credo che dobbiamo stare attenti ad evitare spaccature, il che non ha niente a che fare con l'essere fermi. La lettera di Umberto Eco e le parole di Barbara Spinelli erano fermissime, unificanti e chiarissime, questo era il senso della manifestazione, così noi lo abbiamo vissuto, il resto ha creato difficoltà. Abbiamo inviato un appello come circolo di Brescia a Napolitano contro le leggi vergogna e abbiamo raccolto 500 firme ( poche in assolute e tante per noi) da cittadini comuni che possono avere sensibilità diverse. Da anni il nostro circolo oragnizza iniziative pubbliche sui temi della legalità, lavoro faticoso e umile, ma penso importante, in cui siamo fermi ma in cui cerchiamo di trovare i punti che uniscono.
Per questo ritengo sia stato grandementeb inopportuno l'intervento della Guzzanti, al di là delle opinioni personali di ciascuno di noi su ministre e papa; per quanto riguarda poi Grillo invitarlo a parlare è sempre un rischio, ne valeva la pena? Cordiali saluti Gisella Bottoli, coordinatrice L&G di Bresci
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Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda matthelm il 12/07/2008, 12:50

Se posso... ecco quì la sintesi mirabile di come dire tutto e il contrario di tutto, un colpo al cerchio ed uno alla botte.

La domanda è : la prossima volta farete qualche valutazione in più prima di organizzare queste clamorose manifestazioni-autolesioniste?
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L'attacco di Europa e le buone ragioni della Democrazia

Messaggioda Sandra Zampa il 12/07/2008, 14:02

Vi segnalo questo articolo, pubblicato da L'Unità di oggi a pagina 26.


L'ATTACCO DI EUROPA E LE BUONE RAGIONI DELLA DEMOCRAZIA

Caro direttore, cari colleghi e amici dell`Unità,
l`attacco di Europa al vostro storico e bel giornale è, ahimè, un segno dei brutti tempi che nel centro sinistra attraversiamo.

Mancanza di rispetto di persone e culture, individualismi esasperati, incapacità di ascoltare e di capire le ragioni degli altri, autoreferenzialità, hanno segnato, anzi ferito, la nostra storia di questi recenti anni.

Di questa guerra "fratricida" sono molte le vittime. Ma ciò che non mi è chiaro è quali siano le finalità di tanto spreco di energie. Di volta in volta si fornisce una spiegazione: far largo a una nuova e più fresca generazione (come se fosse un bene in sè), innovare sul fronte dei valori e della cultura (come se il nuovo non dovesse avere radici), distinguere e prendere le distanze (perchè noi sì che la sappiamo lunga!).

Da studiosa e appassionata di storia, mi ripeto che, appunto, la storia ha i suoi tempi. Ma la storia non perdona: errori, vittorie e responsabilità vengono alla luce infallibilmente. In questa vicenda di piazza Navona l`Unita` ha, giustamente, saputo tenere un filo con tanti e tanti nostri elettori o anche`simpatizzanti`traditi da qualche comportamento.

Ma soprattutto ha saputo cogliere e`salvare` il valore delle ragioni ideali che l`hanno ispirata. Dunque, ha fatto bene.

E lo dico doppiamente convinta delle mie parole visto che, a causa della presenza di Grillo, con il suo inevitabile messaggio qualunquista, ho rinunciato ad andarci. Ma con molto dispiacere per i tanti `amici` che non ho potuto incontrare su quella piazza.

E poichè il direttore dell`Unità, Antonio Padellaro, chiede oggi se non c`è nel Pd chi abbia qualcosa da dire, rispondo: sono con voi, pienamente solidale.

Resistete, resistiamo, recuperando spirito unitario nella certezza delle buone ragioni della democrazia.

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Re: 8 Luglio : visto come è andata???

Messaggioda matthelm il 12/07/2008, 17:11

Sandra Zampa ha scritto:Vi segnalo questo articolo, pubblicato da L'Unità di oggi a pagina 26.


L'ATTACCO DI EUROPA E LE BUONE RAGIONI DELLA DEMOCRAZIA

Caro direttore, cari colleghi e amici dell`Unità,
l`attacco di Europa al vostro storico e bel giornale è, ahimè, un segno dei brutti tempi che nel centro sinistra attraversiamo.

Mancanza di rispetto di persone e culture, individualismi esasperati, incapacità di ascoltare e di capire le ragioni degli altri, autoreferenzialità, hanno segnato, anzi ferito, la nostra storia di questi recenti anni.

Di questa guerra "fratricida" sono molte le vittime. Ma ciò che non mi è chiaro è quali siano le finalità di tanto spreco di energie. Di volta in volta si fornisce una spiegazione: far largo a una nuova e più fresca generazione (come se fosse un bene in sè), innovare sul fronte dei valori e della cultura (come se il nuovo non dovesse avere radici), distinguere e prendere le distanze (perchè noi sì che la sappiamo lunga!).

Da studiosa e appassionata di storia, mi ripeto che, appunto, la storia ha i suoi tempi. Ma la storia non perdona: errori, vittorie e responsabilità vengono alla luce infallibilmente. In questa vicenda di piazza Navona l`Unita` ha, giustamente, saputo tenere un filo con tanti e tanti nostri elettori o anche`simpatizzanti`traditi da qualche comportamento.

Ma soprattutto ha saputo cogliere e`salvare` il valore delle ragioni ideali che l`hanno ispirata. Dunque, ha fatto bene.

E lo dico doppiamente convinta delle mie parole visto che, a causa della presenza di Grillo, con il suo inevitabile messaggio qualunquista, ho rinunciato ad andarci. Ma con molto dispiacere per i tanti `amici` che non ho potuto incontrare su quella piazza.

E poichè il direttore dell`Unità, Antonio Padellaro, chiede oggi se non c`è nel Pd chi abbia qualcosa da dire, rispondo: sono con voi, pienamente solidale.

Resistete, resistiamo, recuperando spirito unitario nella certezza delle buone ragioni della democrazia.

Sandra Zampa


Era questo l'articolo di Europa a cui ti riferivi? Altrimenti quale.
Perché se così fosse non saprei su cosa non essere d'accordo.

Cara Unità, devi cambiare anche tu

Nella settimana che ha preceduto piazza Navona, Europa ha subìto senza reagire un paio di “trattamenti” di quelli che Marco Travaglio riserva a chi ha una visione del mondo diversa dalla sua (per capirci, noi non partiamo dal presupposto che qualsiasi essere umano sia un potenziale mascalzone che deve provare ogni giorno di non esserlo). Due o tre frasette sprezzanti, di quelle che ne fanno l’idolo delle rag a z z i n e della sinistra indig n a t a .
Pubblicate sull’Unità, che ogni giorno paga in spazio tipografico il pegno a quello che è diventato il suo editorialista di punta, l’uomo simbolo della “rinascita” del giornale fondato da Antonio Gramsci.
Non sappiamo nulla di come cambierà il giornale ora edito da Renato Soru. Pensiamo però di poter dire, in aperta amicizia e cordiale dissenso, che con questa linea politica ed editoriale è ora di farla finita. Anche l’Unità è arrivata in fondo alla strada senza uscita imboccata tanto tempo fa.
Ha prima contrastato e poi subìto malvolentieri la nascita del Pd, ci si è adattata, ha provato a darne la rappresentazione più continuista possibile, ne ha invocato e in parte ottenuto il sostegno. Ha tenuto tutti i piedi in tutte le scarpe disponibili: recensioni e articoli di Veltroni, ma anche Ferrero, Mussi, i girotondi, i comici, Grillo nonostante le sputasse addosso, Flores, Pancho Pardi e tanto tanto Di Pietro.
Ora le cose insieme non si tengono più. Ieri Antonio Padellaro titolava l’editoriale “Peccato”.
E l’Unità ricordava i giornali della sinistra extraparlamentare che negli anni ’70 puntualmente, dopo ogni corteo finito a pistolettate per colpa dell’Autonomia, si rammaricavano per l’occasione persa dal movimento per colpa di pochi. La storia ha spiegato che l’errore era dei tanti che offrivano la piazza ai pochi, e non importa quanto fosse giusto denunciare (anche allora, quante analogie...) il moderatismo del Pci e la debole opposizione al “regime democristiano”.
Oggi fortunatamente le pistole tacciono e ci sono solo i comici a sparare idiozie, ma il senso è lo stesso.
Piazza Navona non è un incidente, un danno collaterale, bensì l’approdo logico e coerente del tipo di opposizione che anche l’Unità ha coltivato e proposto ai propri lettori. Furio Colombo sarà rammaricato per la caduta di stile e l’infortunio politico, ma la piazza appariva invece entusiasta delle volgarità della Guzzanti.
E le cronache del giornale, editoriale a parte, erano rapite dalla passione dei manifestanti. Tutti insieme hanno regalato a Berlusconi il suo momento migliore da settimane.
L’Unità degli anni ’70, anzi l’Unità di sempre prima di oggi, avrebbe saputo scegliere fra l’estremismo parolaio e incendiario, e le responsabilità di un grande partito di governo.
Ora, nella libertà di un giornale ormai appartenente a un editore privato, c’è di nuovo una scelta da fare.
Si può decidere di rimanere con la piazza che si è cercata, voluta, educata e costruita in quel modo. Oppure recuperare un senso di sé più consono al nome che si porta e soprattutto alla difficile marcia che attende l’opposizione riformista e i tanti militanti e lettori che non vanno né illusi, né blanditi, né sviati, né confusi.
A chiunque tocchi questa scelta e questo lavoro – non è una questione di persone – auguri di cuore perché l’Unità conta molto e merita tanto. Merita di più.
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Re: 8 Luglio : L'ATTACCO DI EUROPA

Messaggioda mario il 12/07/2008, 22:48

Se continuiamo così del Partito Democratico e del Centrosinistra rimarranno solo macerie.
E’ necessario tornare sui nostri passi per ritrovare l’unità persa.
Ed e’ alle primarie che dobbiamo tornare.
Lì è iniziato il casino. Quelle non sono state vere primarie. Ma solo un rito per consacrare una leadership decisa a tavolino.
E’ inutile che ci nascondiamo dietro un dito. E’ lì che è stato commesso l’errore. Ed è da lì che dobbiamo ripartire.
Non faccio riferimento al nome del vincitore ma al come Veltroni ha scelto di vincere
Bisogna rifare le primarie come si deve. Con tanti veri candidati e senza furbate.
Discuteremo per un anno. Ci saranno confronti veri. Ritroveremo il gusto del confronto e la vera democrazia. Nella speranza che vinca chi meglio saprà interpretare le nostre istanze.
Chi cercherà di truccare le carte dovrà essere espulso senza esitazione.
Può darsi che rivincerà Veltroni ed allora sarà vera investitura. A condizione che non sia lui l’unico candidato dell’area ex DS. Si candidino contemporaneamente, Lui, Dalema, Bersani, Rutelli, Letta ecc. ma anche Di Pietro, Pannella, ma soprattutto nomi nuovi.
Si offra a Parisi non la candidatura a leader ma il ruolo di garante delle regole.
Non vedo alternativa.
mario
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Iscritto il: 21/06/2008, 13:47

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