mariok ha scritto:lucameni ha scritto:Il motivo del contendere sta solo nell'opportunità di dare un significato politico appunto all'iniziativa dell'UAAR (che va avanti da anni).
Come ho scritto sopra: non mi pare sia il caso di pronunciarsi sulla striscia, tanto più se non la si conosce. E certo andrebbe valutata giusto dal lato del cattivo gusto o eventuale umorismo, non per altro.
A me almeno l'idea della vignetta sullo sbattezzo non fa nè caldo nè freddo.
Trovrei soltanto autolesionista -e qui il discorso cambia-pensare di usare la polemica UAAR per replicare a B.
Così mi è parso di cogliere dagli interventi di alcuni forumisti in vena di polemica anticattolica.
Forse mi sono sbagliato, ma poi mi sono sentito in dovere di replicare ad affermazioni che ho trovato certo poco coerenti con una presunta laicità intesa come tolleranza.
Tutto qui.
Concordo pienamente, soprattutto quando affermi che "Il motivo del contendere sta solo nell'opportunità di dare un significato politico appunto all'iniziativa dell'UAAR (che va avanti da anni)".
Ma proprio per questo, non ritieni quanto meno inopportuna l'iniziativa della Binetti e degli altri firmatari della lettera, non perchè esprimono il loro disappunto e la loro critica all'Unità, ma perchè tirano in ballo in questa questione il PD e la sua discussione congressuale, fino ad esprimere in modo a dir poco allusivo (un pò mafiosetto?) "una profonda perplessita' sul rapporto che c'e' tra questo giornale e il Pd, attuale e futuro..."? dando così appunto un significato politico all'iniziativa dell'UAAR ed alle strisce dell'Unità?
Se qualcuno dello stesso PD, e spero che ciò non accada, cadrà nella trappola e si esprimerà giustamente in difesa della libertà di pensiero e di satira, non si correrà il rischio di aprire su questi temi un'ulteriore
querelle, che al pari delle altre viene puntualmente innescata, guarda caso, da qualche dichiarazione della Binetti?
E' vero si può discutere sull'opportunità e io stesso, non avendo letto la striscia, non mi sarei accodato.
Il problema che sollevavo però è un altro e spero che leggendo i miei interventi sopra si sia colto.
Io ho avuto un'educazione cattolica e a differenza di altri come reazione non ne avuto un rigetto.
Ad oggi non so se sono un cattolico adulto o ragazzino, ma sicuramente ho assorbito alcuni "valori" che ritengo cristiani, pur non essendo un praticante specchiato o un uomo coerente fino in fondo. Altrimenti sarei un La Pira e ci sarebbe poco da discutere.
Però ho le mie idee e i miei valori, che mi rendo conto essere minoranza in questa società.
E' sicuramente un paradosso: una Chiesa che ha dei privilegi che, legittimamente possono irritare, in una società appunto che è sempre più scristianizzata. La cosa si vede ovviamente non tanto per le chiese vuote ma per la distanza tra il definirsi cattolici (non solo il nostro PDC) e i comportamenti. E le idee.
Detto questo, bisogna capire come un cattolico, seppur all'acqua di rose ma con dei suoi valori (vedi argomenti "eticamente sensbili") può esprimersi: se solo andando a messa la domenica e poi imponendosi il silenzio in tutti gli altri giorni della settimana, oppure se può comunque dire la sua. Certamente con la consapevolezza poi di ricevere repliche a tono.
Il probema - irrisolto e probabilmente irrisolvibile - è che sugli stessi temi la maggior parte dei cittadini ha approccio diverso dal mio (nostro), nonostante magari la diatriba non stia tanto sul mantenere o meno una legge ma nel considerare etica o meno una scelta.
Appunto, un problema irrisolvibile se non con una estrema tolleranza (e laicità): insomma foriero di inevitabili polemiche, che a ben guardare si replicano identiche da sempre.
Prendiamone atto.
Diverso discorso e meno accettabile, dal mio punto di vista, non è semmai la polemica inerente le scelte degli individui o argomenti appunto "eticamente sensibili", ma è la pretesa, ammantata di laicità (quale?), che il cattolico in quanto tale sia silente, non possa dire la sua.
E' ovvio che se questo dire la sua significa costrizione di un ateo-laico la cosa sia foriera di incazzatura, ma è altrettanto ovvio che una speculare pretesa, quanto meno ad una personale censura, non possa essere gradita.
Qualche reazione piccata verrà pur fuori, no?
Tanto più se, come è successo e succede, definirsi cattolici, pur nel 2009, vuol dire sentirsi rispondere che dobbiamo pensare all'Inquisizione, alle vittime del Vaticano etc etc.
Ripeto: sono classe '68 e in 40 anni non ho condannato a morte nessuno e non ho mandato nessuno sul rogo, come non penso l'abbiano fatto altri miei conoscenti con le mie "idee stravaganti".
Convivere in una società scristianizzata, e tanto più infastidita dai richiami cattolici, è difficile sia per un laico che per un cattolico e penso occorra molta testa per non stare incazzati dalla mattina alla sera.
Ma questo dovrebbe essere meno complicato proprio per un laico che si dice essere portatore di una sana idea di laicità.
Invece da quanto leggo non pare sia sempre così, almeno nel vedere come il cattolico in quanto tale (ma poi quale cattolico e quale laico?) viene descritto. Isterico come minimo.
Magari è questo che infastidisce, alcune pretese, certo caricaturalismo, i continui riferimenti alle crociate e all'inquisizione della Controriforma, come se il cattolico ne fosse responsabile per una sorta di responsabilità oggettiva.
In questo non ci vedo una dimostrazione di laicità, ma solo di stupidità.
Non so se ho reso.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)