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La Chiesa e Berlusconi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La Chiesa e Berlusconi

Messaggioda matthelm il 28/07/2009, 15:21

28 Luglio 2009
Il direttore di "Avvenire" Boffo risponde

Niente «silenzi di convenienza», parole appropriate

Caro Direttore,
è da un po’ di giorni che sento tanta amarezza nel mio animo, amarezza che a volte sfocia in rabbia. Sono un sacerdote e vostro abbonato da tanti anni, ma da sempre compero quotidianamente il giornale Avvenire. Vi ringrazio di tutto quello che fate perché si combatta e non ci si adatti alla cultura corrente, di massa, di profondo egoismo e di banalità sconcertante che si estende e domina cuori e menti di tanti giovani. Vi ringrazio delle vostre battaglie su tantissimi temi. Ma sono deluso dal vostro atteggiamento circa quello che da settimane riempie alcuni giornali: la vita privata del presidente del Consiglio. Quale spazzatura, quale disgusto, quale miseria. Aveva ragione la moglie dicendo «Aiutatelo, è ammalato». E lui ora non nega lo squallore, ma lo indica come performance, come capacità, come virtù… Afferma: «Non sono un santo e gli italiani mi vogliono così». Ma quale falsità! Tanta è la mia sofferenza per il vostro atteggiamento di silenzio, di attesa di verifiche certe,, di… come il Tg! Ma perché non una parola chiara su quello squallore? Perché anche i Vescovi non sono così chiari e precisi come su tanti altri temi di morale? Perché, senza condannare il peccatore, non si dice quasi nulla di questo peccato d’immoralità? E lui se ne fa un vanto! Quanta sofferenza, quanta amarezza nel vedervi così quasi servili, così poco decisi e precisi a condannare una moralità così squallida che purtroppo inficia menti e cuori di tante persone, di tanti giovani. Dov’è la parola chiara, precisa, puntuale che condanna? E questo atteggiamento di prudenza (che io definisco di convenienza), non c’è solo su atteggiamenti di morale sessuale ma anche del dovere di accoglienza delle persone che fuggono dall’inferno e chiedono aiuto. Dov’è la tolleranza cristiana? Né sul suo giornale né nelle parole di tanti Vescovi c’è stata una condanna precisa, chiara, evangelica. Solo il mio vescovo , il cardinale Dionigi Tettamanzi e i Vescovi lombardi sono stati precisi sul dovere dell’accogliere. E li ringrazio di cuore. Ma non certamente la Cei né il quotidiano Avvenire. C’è tanta amarezza in me. Grazie dell’ospitalità per questo sfogo e grazie se risponderà e pubblicherà.
don Angelo Gornati, Limbiate

Risposta del Direttore:
Caro don Angelo, la sua lettera è giunta sul mio tavolo lo stesso giorno in cui un grande quotidiano nazionale titolava in prima pagina: «Berlusconi, spuntano altre ragazze / e il giornale dei vescovi lo attacca». E anche ieri lo stesso giornale è tornato ad argomentare con solerzia ancora in prima pagina e sempre a partire da ciò che su Avvenire era stato pubblicato. Lei mi dice che è sgomento per il nostro silenzio, mentre altri, prendendo al volo le nostre parole, ci fanno addirittura gridare. A chi devo credere? Per come sono fatto, credo a lei, e cerco di capire che cosa mi vuol dire. Non mi costa farlo, e non mi costa immaginare che cosa passa per la mente dei nostri preti in una stagione in cui la scena pubblica offre spettacoli niente affatto confortanti. Sono loro in trincea e più di tutti sanno quanto costa rappresentare alla gente le esigenze della vita cristiana. Eppure, proprio perché mi immedesimo nella sua delusione, don Angelo, non posso rinunciare a dirle come vedo le cose. E cioè che Avvenire non è stato zitto. Ha parlato sul tema a più riprese: con un fondo di Rossana Sisti, con un secondo fondo di Gianfranco Marcelli, con un terzo intervento di Piero Chinellato, infine con una mia risposta collettiva ad alcune lettere, che è il testo da cui ha attinto Repubblica per fare il titolo di cui dicevo. Vede, per i media nazionali la posizione di Avvenire è inequivocabile, glielo posso assicurare. E lo stesso mi sento di dire per i nostri Vescovi: sia il presidente cardinal Bagnasco sia il segretario generale monsignor Crociata hanno colto le occasioni pastorali che si sono presentate per prendere posizione in modo netto sul piano dei contenuti come della prassi. Chiunque è stato raggiunto dai loro interventi ha capito quello che si doveva capire: alla comunità cristiana tocca tenere alto il contenuto della fede, e non cedere a compromessi. Avvenire ha dato puntualmente conto di entrambe le loro prese di posizione. Per questo, pur con tutto il garbo possibile, non me la sento di accogliere la sua accusa di «convenienza». Non solo mi sembra ingenerosa, ma anche ingiusta. Provi a immaginare che cosa avrebbe fatto lei se nel Comune in cui opera si fosse presentata una situazione moralmente critica come quella nazionale. Avrebbe parlato chiaro, da prete, o avrebbe organizzato la dissidenza? Immagino che avrebbe fatto fino in fondo il prete. Che è, se ci pensa bene, esattamente la linea seguita dai Vescovi. Quanto agli immigrati, lei loda il pronunciamento dell’episcopato lombardo e ringrazia il suo arcivescovo, il cardinale Tettamanzi. E fa bene. Se, poi, avesse tenuto presente quanto il presidente della Cei aveva articolatamente detto a proposito della politica migratoria in occasione dell’assemblea generale dei Vescovi, non avrebbe colto divaricazioni. La cultura è naturalmente la stessa e anche l’approccio pastorale alla questione è il medesimo. Avvenire è stato zitto anche su questa tematica? Davvero difficile da sostenere e da dimostrare. Forse non s’è pronunciato in termini 'da scomunica' verso quanti operano in direzione opposta all’accoglienza. Ma lei crede che le parole grosse aiutino a convincere chi condivide e asseconda certe battaglie della Lega? Si sbaglia, don Angelo. Noi, rispetto ai problemi che pone l’immigrazione, dobbiamo parlare e muoverci in maniera da non perdere per strada la nostra gente, e non regalarla a posizioni culturali di chiusura. Dobbiamo invece con lucidità e lungimiranza continuare a tessere quello spirito comunitario che, per natura sua, è anche e necessariamente inclusivo. La saluto.
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Re: La Chiesa e Berlusconi

Messaggioda pagheca il 28/07/2009, 16:43

attenzione, comunque, perche' i motivi di critica dei religiosi e quelli dei laici nei confronti del PdC possono essere estremamente diversi fra loro anche se ad un'analisi superficiale possono sembrare analoghi e funzionali ad una destabilizzazione del Governo di SB.

Non vorrei che il plauso nei confronti di certe critiche di religiosi e del Vaticano si rivolti verso di noi (laici) il giorno in cui diventa una campagna contro certe liberta' sessuali acquisite nei nostri giorni.

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Re: La Chiesa e Berlusconi

Messaggioda matthelm il 28/07/2009, 17:22

Boffo non è un religioso è un credente laico, grazie, comunque, per averci messo all'erta... ma guarda un po'.
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Re: La Chiesa e Berlusconi

Messaggioda pagheca il 28/07/2009, 17:50

matthelm ha scritto:Boffo non è un religioso è un credente laico, grazie, comunque, per averci messo all'erta... ma guarda un po'.


Matthelm, non capisco questo tuo sentirti attaccato ogni volta che uno rimarca il confine tra laicita' e religiosita'. Nessuno nega a te, all'Avvenire o a chiunque altro di ispirarsi alla propria fede per fondare la propria morale. Basta che si lasci anche a chi non crede la stessa liberta' e non si pensi di averne l'esclusiva, della morale. Non vedo niente di offensivo nel sostenere che i motivi che possono spingere a criticare un certo comportamento da parte di un religioso e da parte di un laico possono essere e anzi sono diversi. Anzi, dovreste essere per primi voi Cattolici se mi permetti a chiedere che non si sfrutti la fede quando serve, per poi buttarla a mare quando ha svolto la sua funzione politica. Ma evidentemente sei disposto a svendere quello in cui dici di credere pur di mantenere il tuo spazietto nella gestione dell'opinione pubblica.

Quello che dico e' che bisogna distinguere le falsita' dette dal premier, il pericolo di essere ricattato, l'uso di proprieta' e fondi dello stato per questioni personali, l'illegalita' di certi comportamenti rispetto alle leggi dello Stato, dal diritto ad andare a letto con chi ci pare, se maggiorenne e consenziente, che si applica anche al Sig. Berlusconi Silvio, fino a prova contraria. Naturalmente costui se ne approfitta ed e' certamente inopportuno in certi comportamenti, visto il ruolo pubblico che ha. Rimane il fatto che mentre la Chiesa condanna la promiscuita' sessuale, l'avere rapporti fuori dal matrimonio, etc., tutto questo secondo un laico deve rimanere parte della sfera privata. Non vorrei che con la scusa della morale fatta a SB, funzionale al tentativo di aizzare l'opinione pubblica contro di lui, non si soffi sul fuoco di certe critiche a liberta' personali conquistate da tempo. E' un discorso molto complesso, perche' e' chiaro che per una persona che ha una funzione pubblica valgono (almeno secondo molti) regole piu' restrittive di quelle che valgono per il privato cittadino. Ma proprio per questo bisogna stare molto attenti a non lasciarsi convincere da un certo moralismo. In fondo quello che dico e' il classico: date a Cesare quel che e' di Cesare.

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Re: La Chiesa e Berlusconi

Messaggioda matthelm il 28/07/2009, 18:28

Pagheca, pagheca perché mi perseguiti?

Eh sì, questa filippica me la sono proprio cercata.
Invece di farti riflettere sul tuo superfluo, posso?, commento ho osato mettere in discussione il tuo “magistero laico”.

Io non mi sento attaccato, magari sei tu che vieni colto in fallo.

Perché dire quel che hai scritto è veramente da sottolineare.
In altro contesto ne avresti detto di tutti i colori a questa chiesa che per un piatto di lenticchie non parla contro il Berlusca. Ora che anche la sua parte più sospettabile finalmente dice cose chiare e precise ti senti di sottolineare di stare attenti di non dare credito ad una forza che un domani su temi etici può dire cose su cui non si è d’accordo!

E concludi con la solita frase del dare a Cesare… che non c’entra niente in questo contesto.

Allora fattene una ragione, io nel mio piccolo sempre interverrò per dire come la penso, salvo censura.

Spero poi che la chiesa possa sempre dire quello che pensa anche se io o tu non siamo d’accordo nel merito. Questo per essere coerenti e da buoni laici, credenti o no.

Poi se siamo d'accordo e diciamolo, coraggio! Non fa male!
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