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c'e' l'arroganza del potere alla radice dei problemi di oggi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

c'e' l'arroganza del potere alla radice dei problemi di oggi

Messaggioda pagheca il 22/06/2009, 17:48

Quando vedo quelle auto scortate che dentro roma mi sorpassano a sirene spiegate imponendomi di farmi da parte, oppure abbagliando sull'autostrada mentre viaggiano al di sopra dei limiti consentiti, e dietro si cela un volto sconosciuto, forse qualche sottosegretario o qualche parlamentare, mi viene da pensare se e' vero che c'e' questa eisgenza di sicurezza per queste persone tutto sommato secondarie (tante, tantissime, visto che questa scenetta in Italia, almeno a Roma, si ripete continuamente) che li costringe a vivere questa vita appartata, a folle velocita', a una velocita' superiore a quella di tante altre persone che svolgono ruoli fondamentali per l'Italia.

Il fatto e' che queste scene io le ho viste in un solo Paese. Certo, non ho vissuto in TUTTI i paesi del pianeta, ma in quelli dove ho vissuto o sono stato per lavoro almeno piu' di un mese (circa 15, in tutti i continenti) ho visto, ho letto, o mi e' stato raccontato di membri del governo e parlamentari in giro tranquillamente per strada, senza quel condazzo permanente di brutti ceffi, modello primario d'ospedale (altro fenomeno tutto italiano, tra l'altro), che affollano le fotografie di qualsiasi misconosciuto nel nostro paese. Anche queste foto di ragazzotte che affollano le cronache di oggi mi lasciano perplesso. Perche' tutte questa mania della foto accanto al personaggio importante? Perche' questa continua ricerca del personaggio famoso? Da dove provengono i "bagni di folla" con migliaia di sudditi plaudenti? Ricordo ancora il primo ministro Australiano uscire da un grande palazzo con la moglie, da soli, e nessuno delle persone intorno ad importunarlo o anche a girarsi. Grazie a questo atteggiamento servile dei cittadini e' chiaro che chiunque riesca a ritagliarsi un momento di notorieta' al telegiornale creda di essere diventato il padrone del mondo. Come diceva - mi sembra - Toto' se metti in testa un cappello da posteggiatore in Italia quello crede di essere diventato un generale. Io mi chiedo perche'. Mi sembra che questa ossessione per la notorieta', per le regole speciali, per le macchine che sfrecciano a sirene spiegate, per tutto quell'ammasso di eccezioni e benefici per i politici che hanno annegato il nostro Paese, sia aumentata sempre piu' a dismisura e coinvolga tra l'altro destra e sinistra che ci si sono ormai abituati. Uscite da soli quando andate per strada, rifiutate la foto insieme allo sconosciuto come se foste il grande soprano, rifiutate di essere importunati e rivendicate il vostro essere normali. Leggevo che a Ciampino esiste un ingresso a parte per i parlamentari. E perche'? Rifiutatevi di usufruirne. Svegliatevi prima la mattina se non volete perdere l'aereo e fatevi vedere al check-in come tutti. Perche' il vostro tempo e' piu' prezioso di quello di un chirurgo che deve completare un'operazione importante o di un Nobel che deve andare a un congresso? Perche' si occupa del bene comune e non del privato? Infatti si e' visto a cosa e' servito costuire questo mondo a parte che e' stato creato per voi! Rifiutate di mangiare alla "bouvette", un privilegio borbonico che non ha eguali ovunque nel mondo civilizzato, e andate a prendervi un panino a prezzo di mercato al baretto sotto al parlamento. Richiedera' un po' di tempo, ma scoprirete che faccia ha la gente normale.

Ricordo una volta di avere volato tempo fa accanto a una tizia che lavora in televisione (non ricordo - giuro - chi fosse). La notai perche' mentre l'aereo stava ancora rollando all'arrivo a Linate, questa donna si alzo', prese il suo bagliaio dalla cappelliera e si avvio' all'uscita, tra i sorrisi convinti del personale di bordo che invece costringeva - per motivi di sicurezza, sia chiaro, non per divertimento - tutti gli altri a stare seduti. Quando ero in Italia mi e' successo piu' di una volta che il volo partisse in ritardo perche' un politico (di infimo livello, in un caso il leghista Maroni, uno di quelli del Roma Ladrona, per intenderci) doveva prendere quel volo. Tutto questo e' diventato intollerabile, e' un punto cruciale della democrazia. E' da li' che deriva l'indifferenza per comportamenti (come quelli del PdC di cui si parla sui giornali) che farebbero accapponare la pelle in qualsiasi democrazia compiuta.

So beninteso (li ho visti con i miei occhi) che certi politici non si comportano affatto cosi'. Fanno le file come gli altri, li incontri al supermercato, non usufruiscono di corridoi preferenziali. Per parte nostra dobbiamo imparare a distinguere queste persone dal resto. Ma voi fate la vostra parte.

Anche questa ossessione per la sicurezza richiede una profonda riflessione: ma siamo sicuri che ce ne sia bisogno? E se ce n'e' bisogno, perche' proprio in Italia? Eppure non siamo gli unici ad avere problemi, strade affollate, a combattere in paesi stranieri, ad avere vissuto il dramma delle bombe. La sicurezza puo' essere comprensibile se c'e' emergenza, ma se diventa la norma, ci si dovrebbe domandare perche'. Tutto questo deve avere un limite, deve finire, ha una data di scadenza.

Qui in UK anche la polizia non parcheggia in divieto di sosta. In Australia i poliziotti in bicicletta facevano la fila dietro le macchine ai semafori. Il principale rappresentante dell'opposizione e futuro probabile PM va al lavoro in bicicletta, di norma. Anche il sindaco di Londra gira in bicicletta. Perche' in Italia anche alla semplice polizia deve essere consentito di avere questo atteggiamento arrogante, da paese sudamericano (e anche qui, fino a un certo punto: in Cile la Polizia e' estremamente rispettosa e corretta, oggi). Non sto parlando dei comportamenti in situazioni critiche, per le quali anche qui vi sono problemi, ma del normale rapporto col cittadino in condizioni normali. Perche' non si insegna ai nuovi poliziotti che un atteggiamento cortese nei confronti della cittadinanza e' il punto di partenza per costruire un clima di collaborazione? Perche' ogni volta che visito Roma devo ritrovare tutte queste auto blu con qualche faccia da farabutto parcheggiate disordinatamente dove agli altri non e' consentito nemmeno transitare?

Dario, ci sei? Voi tutti che state sempre dalla parte opposta del podio, ci sentite? Ci vedete? Che cosa intendete fare per questo? Risponderete mai a queste domande? Avete perso la lingua? Un messaggio, dico uno. Basta non andare ad una festa o ad una cena che trovereste improvvisamente il tempo di mandare un modesto messaggio, forse di scuse, forse di promesse. Meglio di niente.

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Re: c'e' l'arroganza del potere alla radice dei problemi di oggi

Messaggioda Loredana Poncini il 22/06/2009, 17:58

Temo proprio che Dario non ci legga... Come evidenzia Franz nel forum da cui ha preso l'avvio questo, noi non siamo che un cinquantamilionesimo dei potenziali elettori e (aggiungo io) Loro si autoeleggono a dirigenti fra Loro, concedendoci di mettere in lista una Debora come contentino... :mrgreen:
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Re: c'e' l'arroganza del potere alla radice dei problemi di oggi

Messaggioda mauri il 22/06/2009, 19:59

perchè siamo italiani, senza senso civico e sempre pronti a fregare il prossimo sia per derubarlo che per arrampicarci socialmente
siamo servi che appena prendiamo il potere diventiamo anche peggio del padrone che continua a comandarci
sono cose che sono nel ns dna, impossibile cambiare e a maggior ragione impossibile oggi che abbiamo eletto il principe dei furbi, puttanieri, ladri, truffatori e perchè lo abbiamo eletto?
perchè lui rappresenta quello che gli italiani vogliono essere, padrone ricco, famoso, potente e la sua corte aspira a prendere il suo posto, certo non siamo tutti così ma sicuramente in minoranza
sbaglio? mauri
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Re: c'e' l'arroganza del potere alla radice dei problemi di oggi

Messaggioda pierodm il 22/06/2009, 21:22

Se il messaggio di Pagheca fosse uno spartito musicale, mi affiancherei a lui per cantarlo all'unisono.
Da romano, che ha passato ore e ore nelle strde del centro, e - fatalità - ad aspettare l'autobus numero 56 o il 58 a Largo Chigi, cioè a poche decine di metri da Montecitorio, ho elaborato tutta una vastissima gamma di insulti e d'invettive per quei ceffi da galera dei body-guard e quelle auto blu.
Ricordo come una perla quella volta che una Lancia Thema blu ministeriale passò sfrecciando a tutta callara davanti a noi tutti che aspettavamo alla fermata, e mentre la seguivamo con gli occhi la vedemmo infrociare miseramente contro un carro attrezzi che sbucava da una viuzza laterale: poco ci mancò che si levasse un applauso da tutti noi, ebbri di maligna soddisfazione - anche perché l'autista del carro attrezzi era grande, grosso e con una faccia da tagliagole, con la tuta unta, in canottiera, e due braccia grosse come tronchi, e facemmo in tempo a vederlo scendere incazzatissimo.
Io, nel mio piccolo, qualche sfizietto me lo sono tolto.
Per esempio, portando a passeggio il cane nelle vicinanze dell'incrocio tra via Salaria e via Po, dovevo sempre fare una deviazione a causa dell'auto dei poliziotti messi a guardia del portone dove abitava G. B., anche quando il sindacalista era ormai un notabile fuori corso. In prossimità dell'auto, rallentavo il passo e lasciavo che il cane facesse come minimo un paio di pisciatine sulla ruota, meglio ancora sul parafango, e, se capivo che avesse l'esigenza di fare di più, mollavo leggermente il guinzaglio in modo da farlo deporre il più vicino possibile allo sportello da cui sarebbe sceso il poliziotto.

Io sinceramente non so perché qui succede tutto questo, o meglio da dove nasce tutto l'insieme che Pagheca descrive così bene: certo, le norme e i privilegi che queste consentono si potrebbero sanare con una gagliarda battaglia riformatrice, ma mi sembra di riscontrare nelle parole di Pagheca - giustamente - un richiamo a qualcosa di più che i soli privilegi, ossia ad un costume, ad un vizio nazionale che prende mille forme diverse, non tutte istituzionali.
Dev'essere legata, la faccenda, ai secoli di servitù, non solo alle gerarchie di un notabilato fellone e irresponsabile, ma a poteri stranieri che hanno agito come truppe d'occupazione.
Ma in tempi più recenti la questione credo che si leghi al progressivo svuotamento di contenuto del lavoro, della politica e delle varie dimensioni della vita sociale, facendo sì che questo "vuoto di senso" si riempisse di compensazioni fatte di orpelli, di privilegi infantili, di oggettiva arroganza.
Per esmpio, sappiamo bene che, quando si lavora a qualcosa che ci appassiona e ci affatica, andare a prendere un caffè al bar all'angolo è molto più piacevole che farlo ad una bouvette "privata". Quando invece non si lavora e non si fatica la bouvette appare come una continuità, in una forma di progressiva sclerosi della sensibilità, del bisogno di "distrazione": il caffè della bouvette è solo un sollievo corporeo, ma non dello spirito ovvero del bisogno di "varietà" ambientale e umana.
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