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Elezioni in Iran

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 18/06/2009, 14:01

A quanto pare il regime di Teheran non ha ancora imparato ad usare Photoshop. Tra i blog di tecnologia, tra cui BoingBoing, si fa sempre più concreto il sospetto che una foto apparsa sul quotidiano iraniano Keyhannews, e raffigurante una manifestazione a supporto del leader conservatore Ahmadinejad, sia stata modificata per aggiungere pubblico nelle retrovie ed aumentare così la percezione di popolarità dell'attuale governo in carica. L'uso poco attento dei software di fotoritocco non è però una novità nel paese asiatico. L'anno scorso avevano fatto il giro del mondo le foto del lancio di alcuni missili che dai tre originali erano improvvisamente diventati quattro grazie a un poco raffinato uso del copia e incolla (di MAURO MUNAFO')
www.repubblica.it
http://www.repubblica.it/2006/05/galler ... jad/1.html
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La telecamera sotto il chador

Messaggioda franz il 18/06/2009, 18:10

http://tv.repubblica.it/dossier/iran/la ... 4031?video
Tra gli intervistati ne manca uno.
Franz
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Analisi da Tehran

Messaggioda franz il 19/06/2009, 8:57

da http://www.noisefromamerika.org

Abbiamo ricevuto e pubblichiamo la seguente analisi, opera di un lettore la cui identità, per ovvie ragioni, preferiamo mantenere anonima.

Un ringraziamento ad ilenia per la traduzione, che abbiamo leggermente modificato.

Versione originale (anche inglese) su http://www.noisefromamerika.org/index.p ... ehran#body



Il 12 Giugno 2009 il popolo iraniano ha votato nei seggi elettorali di tutto il mondo per eleggere il proprio decimo presidente. L'affluenza alle urne è stata un assoluto record.

Quando arriva - qualche ora dopo la chiusura dei seggi - il risultato ufficiale risulta scioccante per tutti. Anche per il leader supremo Sayed Ali Khemenei che lo definì "un miracolo di Dio". Più di 39 milioni di persone hanno votato, e il presidente in carica Mahamoud Ahmadi Nejad ha vinto le elezioni con il 63% dei voti (24.5 milioni di voti). Subito dopo l'annuncio ufficiale dei risultati, lo sfidante Mir Hossein Mousavi ha sollevato la questione dei brogli elettorali e questo ha portato il paese a disordini senza precedenti a partire da sabato scorso. Gli eventi che si sono succeduti all'indomani delle elezioni sono veramente storici e cambieranno quasi certamente il futuro dell'Iran, in un modo o nell'altro. Cercherò qui di riassumere quello che sta succedendo ed illustrare il mio punto di vista.

Cos'è scioccante e perché è scioccante?

L'affluenza dell'85% dei votanti ha ribaltato ogni previsione elettorale. La più alta partecipazione precedente (pari al 79%) avvenne nel 1997 e portò all'elezione del riformista Mohammad Khatami. Le più ottimistiche previsioni davano una pertecipazione alle urne del 70%. Per questo l'affluenza alle urne è risultata scioccante.

Un altro numero sorprendete è che 24 milioni e mezzo di persone abbiano votato per Ahmadi Nejad. Anche questa cifra supera le più ottimistiche previsioni. Rispetto al tasso di partecipazione, il numero è sorprendentemente alto, come spiego immediatamente.

Il mistero si fa più fitto se mettiamo insieme questi due numeri. Ahmadi Nejad quest'anno ha vinto col 63% dei voti. Perché questo numero è poco credibile? Confrontiamo i numeri con le elezioni del 2005. In quell'anno, l'affluenza alle urne fu del 62%, e lui vinse con 17 milioni di voti, circa il 63%. Ciò significa che, se i numeri sono esatti, le persone che hanno scelto di partecipare alle elezioni di quest'anno e che non avevano partecipato nel 2005 hanno votato Ahmadi Nejad nella stessa percentuale, 63%, di coloro che votarono nel 2005. Questo non può essere vero. Perché? La risposta è: demografia.

I votanti di Ahmadi Nejad provengono da due gruppi: gli ultraconservatori e la gente delle aree rurali e delle periferie. La partecipazione di questi gruppi alle votazioni non è cambiata significativamente rispetto al 2005. Questi gruppi hanno sempre votato e sempre voteranno per i candidati conservatori. Gli "swing voters" vengono dalla classe media colta che vive nelle città. Queste persone o stanno a casa oppure votano per i riformisti. Così quando la partecipazione aumenta, aumenta anche il voto verso i candidati riformisti.

Nel 2009, 12 milioni di persone in più (rispetto al 2005) sono andate a votare. Basandosi sulla demografia dei nuovi votanti e sui risultati elettorali precedenti, io credo che Ahmadi Nejad non possa aver vinto più del 40% fra i nuovi elettori. Questo significa che, assumendo sia ruscito a mantenere i 17 milioni di elettori del 2005, il miglior risultato che si sarebbe potuto aspettare non superava i 22 milioni (che sarebbero bastati comunque per una sua vittoria).

D'altra parte, Ahmadi Nejad ha perso consensi durate le due ultime settimane di campagna elettorale. I dibattiti televisivi non hanno giocato a suo favore. Inoltre, in queste settimane molte persone, hanno cambiato idea e hanno deciso di andare a votare. Molti di loro non avevano mai votato negli ultimi trent'anni.

Basandosi su questi numeri e sull'ipotesi che l'alto tasso di affluenza alle urne favorisce i riformisti, la gente è scioccata nel vedere Ahmadi Nejad uscire fuori dalle elezioni vittorioso con tali proporzioni. Agli occhi dell'elettore medio (specialmente nelle grandi città) questo può voler dire solo una cosa: c'è qualcosa che non quadra.

Dove sono le pistole fumanti?

La verità è che nessuno lo sa. Non è ancora chiaro a nessuno quale sia la verità, perché nessuno è in grado di trovare prove evidenti di imbroglio. Intanto il Ministro degli Interni, incaricato delle elezioni, ha rifiutato di pubblicare i risultati dettagliati dei distretti. Anche se lo facesse, questo non aiuterebbe il governo, la cui credibilità è seriamente danneggiata: qualsiasi numero che venga prodotto a supporto dei risultati ufficiali viene immediatamente tacciato come falso.

D'altra parte, il partito di Mousavi obietta che i suoi rappresentanti non sono stati presenti allo spoglio delle schede (il Ministro degli Interni contesta quest'affermazione). Questo significa che hanno ben poco da mostrare per supportare le forti accuse che stanno facendo. La cosa migliore che possano fare è sollevare domande e chiedere indagini. Una di queste ha a che fare con il comportamento della minoranza Azeri (Mousavi è un Azeri). Storicamente, il popolo degli Azeri ha sempre votato sproporzionatamente per i candidati Azeri. Quest'anno, tuttavia, Mousavi ha vinto nelle province Azeri con un margine notevolmente ridotto (tra il 52% e il 51%).

Un altro punto che viene sollevato è che in alcuni posti il numero dei voti eccede il numero dei votanti di addirittura il 40%. Secondo il Ministro degli Interni, questo è dovuto al fatto che molte persone potrebbero esser tornate dall'estero al loro paese per votare.

Infine, la più pesante accusa uscita dal partito di Mousavi è l'accusa di golpe. Nella prima conferenza stampa di venerdì notte egli ha dichiarato di essere il vincitore, e che ogni altro risultato ufficiale fosse da considerarsi fraudolento. Ha anche chiesto alla gente di uscire per strada e rimanervi finchè non verrà detta la verità. Questa è la prima volta, in trent'anni, che una persona facente parte del gruppo dirigente abbia invitato apertamente il popolo alla resistenza civile.

Praticamente, Mousavi ha dichiarato che qualche elemento all'interno del sistema di potere è rimasto sorpreso ed insoddisfatto dei risultati ed ha deciso di cambiarli durante la notte. Ciò che ha fatto in modo che la gente gli credesse è stato un annuncio delle Guardie Rivoluzionarie, apparso il giovedì (il giorno dopo delle elezioni) nel quale veniva dichiarato che non sarebbe stata tollerata una "rivoluzione colorata". Hanno anche annunciato un "servizio di sicurezza" a Tehran per sabato (in pratica: un avviso alla popolazione che le forze armate sarebbero scese in strada per dimostrare il proprio potere). Hanno anche disabilitato il sistema di invio di SMS e staccato i segnali telefonici a partire da venerdì mattina. Suona un po' come se l'avessero preparata.

Questi sono i fatti significativi. Mousavi ha fatto una mossa incisiva, ed ha portato milioni di persone in strada. Ha messo la sua vita, e la stabilità del regime al quale è fedele da sempre, in pericolo. Deve per forza sapere qualcosa. Apparentemente sembra non avere prove evidenti di imbroglio. Ma deve avere per forza qualcosa in mano per fomentare questi moti. Ma nessuno sa cos'è.

Il sistema politico in Iran è molto complicato. Anche le dinamiche in atto tra i giocatori chiave di questa partita sono molto complicate. Molte dispute negli ultimi trent'ani sono state risolte a porte chiuse. Questa è la prima volta che un disaccordo tra le fazioni del regime sfocia in strada e viene ripreso dai media di tutto il mondo. Questo rende molta gente del regime estremamente nervosa.

Cosa succederà?

A dispetto delle proteste contro i risultati ufficiali di sabato, il leader [religioso NdR] si è congratulato col vincitore, e con ciò ha confermato il risultato. Anche se più tardi ha chiesto al Consiglio dei Guardiani di considerare le proteste, ha anche menzionato che, dal suo punto di vista, queste sono state delle elezioni oneste. Il supporto del leader [religioso NdR] ed il fatto che il governo ignori e reprima le proteste hanno effettivamente eliminato la possibilità di una risoluzione pacifica della disputa all'interno del sistema politico iraniano esistente.

In una conferenza stampa Ahmadi Nejad ha dichiarato che l'Iran è "lo stato più stabile del mondo". Temo che, stavolta, non abbia fatto centro con il suo giudizio. L'Iran era un paese stabile fino a sabato. Ma la cattiva gestione delle elezioni e le dispute conseguenti hanno cambiato tutto per sempre. Centinaia di migliaia di persone sono in strada ogni giorno. La Basji Milita ha attaccato fisicamente gli studenti in molte università. Da domenica, almeno 15 persone sono state risultate morte (7 di loro sono studenti attaccati nel proprio dormitorio). Tutto ciò di fronte agli occhi del mondo. Potete immaginare quale effetto faccia vedere i giocatori di calcio mostrare la loro solidarietà alla popolazione che protesta indossando dei bracciali verdi in una competizione internazionale (e rischiando così la loro futura carriera). Questo significa che la protesta ha raggiunto anche i viziati bambini ricchi del nord di Tehran.

Dal mio punto di vista la preghiera del prossimo venerdì [domani, NdR] sarà l'evento chiave da osservare. Il leader supremo sarà lo speaker nella preghiera del venerdì. Mousavi e Karroubi (l'altro candidato riformista) hanno chiesto ai loro sostenitori di manifestare durante la preghiera, e di fare in modo che il leader ascolti la loro voce direttamente. Ciò che il leader [religioso, NdR] avrà da dire e il modo in cui lo dirà determinerà la direzione che seguiranno gli eventi. Ad ogni modo qualcuno dovrà piegarsi ed accettare seri compromessi, altrimenti correrà ancora sangue. Qualsiasi cosa ne venga fuori, l'Iran è cambiato per sempre. Ahmadi Nejad ne è responsabile, paradossalmente.
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Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 19/06/2009, 13:41

12:10 "Non siamo come la Georgia, interferenze inaccettabili"

"Alcuni pesei occidentali hanno pensato l'Iran fosse come la Georgia. I nostri nemici hanno pensato di fare con noi come hanno fatto con quel paese", ha dichiarato Khamenei, criticando in particolar modo l'atteggiamento tenuto da Stati Uniti e Gran Bretagna
12:00 "L'opposizione responsabile delle violenze" secondo Khamenei

L'ayatollah Khamenei ha avvertito che l'opposizone sarà ritenuta responsabile delle violenze legate alle proteste contro i risultati delle elezioni presidenziali
11:53 "Obama ambiguo nei confronti dell'Iran"

Per Khamenei il presidente Usa avrebbe avuto un atteggiamento "ambiguo" riguardo all'Iran "prima mostrandosi aperto a un confronto, e poi esprimento preoccupazione sull'andamento delle elezioni"
11:46 L'ayatollah "Basta con le manifestazioni"

Bisogna "mettere fine" alle manifestazioni nelle strade, "se i manifestanti pensano che con questi raduni possano imporre quello che vogliono alle autorità dello Stato si sbagliano", ha ammonito Khamenei nel corso del suo sermone all'università di Teheran

11:44 "Risolvere dubbi seguendo la legge, riconteggio di alcune sezioni"

"Se ci sono dubbi sull'esito del voto" ha dichiarato Khamenei "la questione va seguita in base alla legge. Per questo ho ordinato il riconteggio di voti di alcune sezioni elettorali come chiesto da alcuni candidati"
11:42 "Forse irregolarità nel voto, ma Ahmadinejad ha vinto comunque"

"Forse c'è stata qualche irregolarità" alle presidenziali del 12 giugno, ha detto Khamenei "ma il margine della vittoria è stato ampissimo". Ahmadinejad ha vinto "con 11 milioni di voti di margine, un vantaggio non falsificabile"
11:40 "Le accuse di corruzione vengono dai sionisti"

Secondo l'ayatollah Khamenei "Se anche c'è stato qualche caso di corruzione amministrativa ed economica in Iran, il nostro regime è il più pulito al mondo. Queste accuse vengono dai sionisti e dico che le accuse di corruzione al nostro paese sono false. Vengono accusate persone senza prove"
11:38 Khamenei conferma la rielezione di Ahmadinejad

La guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha confermato che il presidente Mahmoud Ahmadinejad è stato rieletto con 24,5 milioni di voti.

11:30 "Chi parla di brogli è nemico del paese"

Nel suo sermone Kahmeni ha detto anche che "I nemici del paese hanno detto che le elezioni erano truccate per arrecare danno al sistema vigente"
11:27 Khamenei "Rafsanjiani non era corrotto"

L'ayatollah ha difeso Hashemi Rafsanjiani, ex presidente della repubblica e vicino al candidato sconfitto Moussavi, dall'accusa di corruzione rivoltagli durante la campagna elettorale dal presidente Mahmud Ahmadinejad. "Lo conosco da 52
anni e non ho mai avuto notizia di suoi arricchimenti illeciti".
11:26 "Mi sento vicino alle posizioni di Ahmadinejad"

Ali Khamenei ha dichiarato il suo supporto ad Ahmadinejad, dicendo di sentirsi più vicino alle posizioni del presidente che a quelle di Hashemi Rafsanjiani, ex presidente della repubblica.
11:20 Khamenei "False le accuse contro Ahmadinejad"

Per l'ayatollah "Sono da condannare quelli che affermano che Ahmadinejad avrebbe mentito durante la campagna per la rielezione"
11:10 Rezai "Affluenza al 140% in alcune circoscrizioni"

Il candidato conservatore alla presidenza iraniana, Mohsen Rezai, arrivato terzo alle presidenziali del 12 giugno, ha denunciato delle irregolaritaà nel voto, affermando che in alcune circoscrizioni l'affluenza ha raggiunto il 140%. E' quanto riporta il sito internet Tabnak. "Dico delle banilità o bisogna indgare?" ha aggiunto Rezai

11:05 Onu "preoccupati per alto numero di arresti"

Mentre è in corso il sermone dell'ayatollah Khamenei, l'alto commissario delle Nazioni Unite rer i diritti dell'uomo, Navi Pillay, ha espresso la propria inquietudine per il "crescente numero di arresti, forse condotti fuori da un quadro legale" in Iran e ha "elogiato la condotta assolutamente pacifica e dignitosa di coloro che hanno partecipato alle grandi manifestazioni" di Teheran
11:01 "Voto serio e trasparente"

Per l'ayatollah "I dibattiti che ci sono stati dimostrano che il voto è stato trasparente, che c'è stato un confrontro pubblico tra i candidati"
10:59 "La decisione finale è stata del popolo"

"Anche se posso essere in disaccordo con alcuni aspetti dei programmi dei candidati" ha detto Khamenei "alla fine la decisione è spettata al popolo, come succede nelle democrazie. L'immagine data dai media stranieri è distorta"
10:57 "I media hanno voluto far credere che ci fosse disaccordo"

La colpa dei disordini secondo Khamenei sarebbe anche dei media stranieri, che "hanno voluto far credere che tra i candidati ci fossero grandi differenze e dispute, mentre fanno tutti parte dell'estabilishment islamico". "Certo, ognuno ha piani e progetti diversi, ma sono tutte persone che appartengono all'estabilishment iraniano"
10:51 Khamenei "Rivolte scatenate dai nostri nemici"

"I nostri nemici volevano disordini e rivolte, ma il nostro paese non vuole destabilizzare l'estabilishment. Loro volevano creare panico e caos nelle nostre coscienze, ma l'Iran con l'affluenza al voto ha dimostrato la sua forza e la sua fiducia"
10:49 "Elezioni simbolo della "democrazie religiosa"

Secondo Khamenei l'elezione è atata "un terremoto per i nostri nemici, una festa per i nostri sostenitori". Il voto è stato "una grande opportunità" perchè "ha mostrato cos'è la democrazia religiosa" a dispetto di molte democrazie straniere "che non credono che la spiritualità possa muoversi di pari passo con la politica"
10:45 Khamenei "Mai così compatti dal 1979"

"Mai, dal 1979, si era visto un risultato tanto omogeneo per l'elezione di un presidente", ha detto l'ayatollah riferendosi alla rivoluzione
10:42 Khamenei parla delle elezioni

"Il mio apprezzamento al popolo iraniano: avete raggiunto un grande risultato, perchè la partecipazione è stata molto alta, che dimostra la grande solidità della nazione, come succede nelle grandi democrazie del mondo" ha detto Kahmanei
10:37 "La nazione deve mostrarsi vittoriosa"

"Bisogna che la nazione si mostri vittoriosa contro il nemico verso l'esterno" ha detto l'ayatollah Khamenei
10:32 Khamenei "Fiducia nella nazione"

"Sono fiducioso che la nazione riuscirà a raggiungere gli obiettivi di pace che ci siamo prefissati". E aggiunge che "Le manifestazioni, gli incidenti, sono cose che succedono anche altrove, che sono successe anche qui, ma noi dobbiamo perseguire la pace senza dimenticare i pilatri del nostro credo"
10:30 "Incidenti avrebbero potuto portare a problemi più gravi"

"Gli incidenti avrebbero potuto portare a conseguenze gravi, ma l'Iran è come una nave che riesce a rimanere al suo approdo stabile e tranquilla" ha detto Khamenei tra le incitazioni della folla
10:27 Khamenei "Non creiamo situazioni di panico"

"La nostra società ha bisogno di calma, non creiamo situazioni di panico" esorta l'ayatollah Khamenei, ribadendo che "bisogna seguire la fede, la preghiera ci può dare l'illuminazione per comprendere"
10:24 Ahmadinejad in prima fila

Ad ascoltare Khamenei, seduto in prima fila, c'è anche Ahmadinejad
10:23 "Situazione delicata, uniti nella fede"

Khamenei esorta i fedeli a "rimanere uniti nella fede islamica" in una "situazione difficile, dove emergono forze contrastranti"
10:21 L'ayatollah invita alla pace in nome di Allah

Davanti a una folla imponente l'ayatollah ha iniziato a parlare, invitando i fedeli alla pace.
10:13 Decine di migliaia davanti all'università per ascoltare Khamenei

Manifesti inneggianti ad Ahmadinejad e slogan antioccidentali fuori dall'università di Teheran. Mentre dalla città santa di Qom (a 150 km da Teheran) è partita una marcia di mebri del clero e comuni cittadini in sostegno a Khamenei
10:09 La stampa araba: "La rivoluzione islamica divora se stessa"

Molti i commenti della stampa araba sulla situazione in Iran, e tanti prevedono scontri violenti alla preghiera di oggi, visto che si prevede una massiccia affluenza dei Basij, i miliziani islamici fedeli ad Ahmadinejad
09:59 Sermone di Khamenei atteso per le 10.30

L'ayatollah Khamenei terrà il suo sermone intorno alle 10.30 (ora italiana). E' molto raro che sia l'autorità massima a pronunciare il sermone. Ci si aspetta dunque che colga l'occasione per inviare un messaggio alla nazione su quelli che potrebbero essere gli sviluppi della situazione
09:53 Annullato raduno dell'opposizione per timore di scontri

Era prevista per oggi una nuova manifestazione pacifica della protesta,vicino all'università di Tehera, per ascoltare il sermone di Khamenei. L'iniziativa è però stata revocata per evitare scontri con le milizie islamiche, che hanno annunciato una massiccia presenza all'evento
09:48 Candele nere all'università mentre si aspetta Khamenei

Molte candele nere sono stete accese davanti all'università di teheran per ricordare gli studenti uccisi durante gli scontri dei giorni scorsi. Grande attesa per ilsermone del venerdì dell'ayatollah Khamenei, a cui spetta l'ultima parola su tutte le questioni del paese

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In fiamme il quartier generale di Ahmadinejad

Messaggioda franz il 20/06/2009, 17:03

16:35 In fiamme il quartier generale di Ahmadinejad

Il quartier generale di Mahmoud Ahmadinejad è in fiamme. Secondo alcuni testimoni, ad appiccare il fuoco sarebbero stati i sostenitori di Mir Hossein Moussavi. Intanto, la polizia ha sparato alcuni colpi in aria per disperdere i manifestanti che si sono radunati nella zona meridionale di Teheran. In piazza vi sarebbero anche i sostenitori di Ahmadinejad.
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Battaglia a teheran: 10 morti

Messaggioda franz il 21/06/2009, 11:57

Ma dove sono i pacifisti europei?
Tutti distratti?




la rivolta contro il regime portata avanti dai riformisti di mousavi
Teheran: ancora scontri, decine di morti
La Cnn: almeno 19 vittime. Ma la tv di stato replica: 10 vittime, bruciata una moschea


TEHERAN (IRAN) - Non si ferma la violenza in Iran dopo i probabili brogli che hanno sancito il trionfo del presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad nelle recente elezioni presidenziali a dispetto di quello che avrebbe dovuto essere il vincitore, vale a dire il riformista, Mir Hossein Mousavi. E da sabato ormai è scontro aperto tra i sostenitori di Mousavi e il regime, dato che la Guida suprema della teocrazia iraniana l'ayatollah Kamenei si è schierato venerdì ufficialmente con il vincitore, vale a dire Ahmadinejad.

BAGNO DI SANGUE - La prima manifestazione non autorizzata verificatasi a Teheran sabato si è conclusa con un bagno di sangue. La tv Usa Cnn parla di almeno 19 morti, ma riporta voci raccolte da testimoni che ne hanno parlato sui siti internet di social network, che parlano anche di 150 morti e centinaia di feriti. Senza contare il morto e tre feriti a seguito dell'attentato provocato da un kamikaze che si sarebbe fatto esplodere nell'ala nord del mausoleo dell'ayatollah Khomeini, alla periferia meridionale di Teheran.

LOTTA MEDIATICA - Ma lo scontro in Iran avviene non solo nelle piazze anche per il controllo dell'informazione. Dopo che il regime ha cacciato ufficialmente i cronisti stranieri le notizie arrivano con difficoltà. L'opposizione si affida al web, blog, siti e social network. Il regime replica con la propaganda di Stato affidandosi a tv, giornali e radio da lui controllate. Smentendo però diverse volte se stesso.

L'INCENDIO - Ecco dunque che da Teheran la tv di Stato manda prima la notizia che un numero imprecisato di persone sono morte sabato a Teheran per l'incendio di una moschea appiccato da «rivoltosi» nel corso proprio della manifestazione dell'opposizione. L'emittente ha anche mostrato immagini dell'edificio in fiamme. Poco dopo però arriva la smentita: nessun morto nell'incendio della moschea.
Secondo sempre la tv di stato iraniana inizialmente erano solo 13 le persone uccise negli scontri tra la polizia e quelli che vengono definiti gruppi terroristici. Cifra poi ridotta a 10 morti e un centinaio di feriti.

21 giugno 2009
http://www.corriere.it



IL COMMENTO
Quel desiderio di democrazia
di BERNARDO VALLI

Il potere clericale iraniano esce malconcio, e macchiato di sangue, dal voto espresso proprio nell'anno in cui è appena stato celebrato il trentesimo anniversario della Repubblica islamica. Le imponenti, appassionate manifestazioni nel centro di Teheran hanno inevitabilmente ricordato quelle che, altrettanto imponenti e appassionate, nel 1978 e '79, vibrarono un colpo fatale alla monarchia dei Pahlevi e decisero l'avvento della teocrazia incarnata dall'ayatollah Khomeini.

Questa volta le manifestazioni denunciano come una truffa il risultato elettorale, e quindi sono rivolte contro coloro che nel regime clericale si sono resi colpevoli dell'inganno. Trent'anni fa le forze armate imperiali si decomposero, o si dichiararono neutrali, e lo scià restò indifeso di fronte alla rivolta popolare, e se ne dovette andare. Adesso il regime investito dalle proteste di massa dispone invece di milizie armate, almeno per ora decise nei loro interventi repressivi. Mentre i manifestanti sono disarmati.

Nella settimana, tra il 12 e il 19 giugno, e ancora nella giornata di ieri, gli slogan dei manifestanti non sembravano diretti contro la Repubblica islamica in quanto tale. La folla scandiva spesso Allah akbar (Dio è il più grande), parole annuncianti la "chiamata alla preghiera", e scritte sulla bandiera iraniana. Ma al tempo stesso, chiedendo il rispetto del voto che pensano sia stato truccato, i manifestanti rivendicano il diritto alla democrazia. Al di là delle pratiche quotidiane, e degli intimi convincimenti, la religione musulmana sciita è integrata all'identità nazionale iraniana. Ed è quindi nel quadro dei suoi principi fondamentali che vengono denunciati gli abusi del potere clericale, o di una parte di esso, poiché anche i riformatori appartengono alla vecchia guardia della rivoluzione islamica. Tutto questo rivela una profonda divisione all'interno del regime. Le manifestazioni sembrano rispecchiare quella lotta intestina. Anche se le aspirazioni dei giovani, e in generale della società inurbata che si è modernizzata negli ultimi decenni, esprimono il genuino desiderio di democrazia.

Un desiderio che non può lasciarci indifferenti. La democrazia non si addice a una repubblica teocratica, la quale è di per sé un'evidente contraddizione. Una contraddizione che trent'anni dopo diventa esplosiva.
E' in quanto responsabile degli abusi elettorali che l'ayatollah Ali Khamenei, la Guida suprema, massima autorità del potere clericale, vede il suo prestigio seriamente intaccato. Se non proprio a pezzi. In quanto a Mahmud Ahmadinejad, solennemente riconfermato capo dell'esecutivo dallo stesso Khamenei, si può dire che egli esce dalla vittoria elettorale come un presidente contestato da milioni di iraniani, insomma come un presidente dimezzato, perché su di lui continuerà a pesare il sospetto che la sua carica sia basata su una truffa.

Fondato o meno, quel sospetto non impedirà a Khamenei e ad Ahmadinejad di esercitare il potere e di rappresentare l'Iran nei rapporti con il resto del mondo.
Nell'attesa di imprevedibili conseguenze, dovute alle lotte in corso al vertice del regime, la Guida suprema e il Presidente della Repubblica saranno gli interlocutori indiretti o diretti della superpotenza che ha teso la mano alla Repubblica islamica e che attende una risposta nei prossimi mesi, prima della fine dell'anno, stando a quello che ha fatto capire Barack Obama.

Nonostante i rimproveri dei neocon, nostalgici del linguaggio in vigore durante la presidenza di Bush jr, Barack Obama ha seguito la situazione iraniana con giusta severità. Non si è risparmiato, in più occasioni, nell'esprimere simpatia e solidarietà ai manifestanti di Teheran, senza tuttavia ricorrere agli anatemi un tempo lanciati con generosità dalla Casa Bianca contro la Repubblica islamica. Nessuno, nella Washington ufficiale, l'ha definita "asse del male". E Barack Obama si è ben guardato dal prendere posizione in favore di uno dei candidati. Se l'avesse fatto sarebbe stato accusato di interferenza e comunque non avrebbe contribuito al successo del prescelto, poiché il suo intervento avrebbe urtato l'orgoglio e il nazionalismo degli iraniani. Ha invece fatto sapere che il futuro, eventuale interlocutore degli Stati Uniti sarà quello eletto dal popolo.

Adesso si possono avanzare seri dubbi sull'autenticità dell'elezione di Ahmadinejad. E tuttavia non si deve dimenticare che ci sono sempre stati dei dubbi sui riti democratici nella Repubblica islamica. Sussistevano anche prima dell'apertura diplomatica americana. La quale non viene certo agevolata da quel che è accaduto e potrebbe ancora accadere a Teheran. Essa rischia di essere ritardata da imprevedibili avvenimenti interni alla Repubblica islamica; e, se quegli avvenimenti fossero ancora più sanguinosi di quelli verificatisi finora, dal modo in cui le opinioni pubbliche democratiche li valuteranno. Ma la questione iraniana è al centro di un'operazione da cui dipendono sia il successo o meno in politica estera del presidente americano, sia i futuri rapporti tra il mondo musulmano e l'Occidente. Né si deve dimenticare il capitolo della proliferazione delle armi nucleari. L'operazione abbraccia direttamente l'area geopolitica più critica del pianeta. Un'area che va dalla Palestina all'Afghanistan. Dal Pakistan all'Iraq. E' difficile archiviarla.

Per quanto coinvolti nelle lotte intestine, né Khamenei né Ahmadinejad ignorano il rischio di isolamento che corre la loro Repubblica islamica. Il primo è noto per il suo virulento anti-americanismo; il secondo è celebre per le provocazioni antisemite e anti occidentali. Ma nel discorso di venerdì, nel quale ha minacciato "un bagno di sangue" se le manifestazioni continueranno, e ha confermato l'elezione di Ahmadinejad, l'ayatollah Khamenei è stato persino patetico quando ha indicato l'Inghilterra come il nemico numero uno dell'Iran. Doveva puntare il dito contro qualche paese occidentale, e ha scelto, a sorpresa, il Regno Unito. Cosi ha tenuto fuori gli Stati Uniti. E ha evitato di sbattere la porta in faccia a Barack Obama. Anche Ahmadinejad, nel suo primo discorso, ha evitato le solite provocazioni. Neppure lui ha chiuso la porta.

(21 giugno 2009)
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La morte di Neda in diretta mondiale

Messaggioda franz il 21/06/2009, 17:45

Notizie in diretta da "Rivolta in Iran" http://giagro.wordpress.com/
la strada dove È accaduta la tragedia È stata intitolata a lei
La morte di Neda in diretta mondiale
E lei è già un simbolo della resistenza

Sabato su YouTube è stato pubblicato un video che la ritrae mentre perde molto sangue, colpita alla testa

TEHERAN - Il video, sconvolgente, ha fatto il giro del mondo: si vede una ragazza a terra, colpita a morte in una strada di Teheran. I presenti provano a farle un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, ma lei continua a perdere molto sangue. La scena è stata filmata e il video pubblicato su YouTube.

SIMBOLO - Una delle poche testimonianze dirette di quanto accade in Iran, dopo che ai giornalisti stranieri è stato impedito di seguire le manifestazioni. Lei si chiamava Neda ed è già un simbolo dell'opposizione al regime: il suo nome compare in diversi siti internet e social network. «Ricordiamo Neda! Uccisa in Iran!», «Neda è morta con gli occhi aperti, facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi», «Neda non ti dimenticheremo, non sarai morta invano»: sono alcuni dei messaggi comparsi su Twitter. Secondo un post pubblicato sul sito di opposizione Loftan.org, la strada dove la ragazza sarebbe stata uccisa, via Amirabad, è stata ribattezzata dai contestatori «via Neda». Il video che la mostra ferita alla testa e priva di sensi è visibile su YouTube digitando le parole «Neda iranian girl».


21 giugno 2009
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PS: ripeto ..... ma dove sono i pacifisti?
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Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 22/06/2009, 8:16

Fassino, responsabile Esteri del partito, chiede una presa di posizione forte
"I ragazzi e le ragazze di Teheran non possono e non debbono essere lasciati soli"

Iran, appello del Pd al nostro governo
"Condanni fermamente la repressione"


ROMA - La drammatica situazione iraniana - le manifestazioni di piazza degli oppositori, gli scontri che si trasformano in veri e propri bagni di sangue - scuotono anche la politica italiana. L'allarme più forte arriva da Piero Fassino, responsabile esteri del Pd, che invoca una presa di posizione forte, da parte del nostro governo. Ecco le sue parole: "Chiediamo con forza all'esecutivo italiano di trasmettere alle autorità iraniane la ferma condanna della repressione in atto, e di agire in tutte le sedi europee ed internazionali in questa direzione".

"L'Italia e l'Europa - aggiunge Fassino - non assistano insensibili al dramma che si sta consumando in Iran. Occorre fermare l'azione repressiva che già molte vittime innocenti ha provocato. I ragazzi e le ragazze di Teheran non possono e non debbono essere lasciati soli".

Sempre sul fronte Pd, solidarietà al popolo iraniano è espressa oggi da Walter Veltroni: "L'appello dei manifestanti in Iran a non lasciarli soli credo che debba essere raccolto anche nel nostro Paese, che ha una meravigliosa tradizione di solidarietà con tutti i popoli impegnati a lottare per la libertà. Sarebbe bello se se tutte le forze del centrosinistra e democratiche promuovessero insieme una mobilitazione e una manifestazione, perchè sia garantito a chiunque e in ogni parte del mondo il diritto a protestare pacificamente".

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Teheran - La polizia spara

Messaggioda ranvit il 24/06/2009, 18:20

Le notizie dai social network: nuove manifestazioni, la polizia disperde i manifestanti
Moussavi rilancia le accuse. Khamenei: "Non cederemo alle pressioni"
Teheran, torna la protesta
I blogger: "La polizia spara"
Arrestati 25 giornalisti e dipendenti del giornale Kalemeh Sabz

TEHERAN - In Iran continuano le iniziative dei candidati sconfitti alle elezioni del 12 giugno. L'ayatollah Ali Khamenei rinnova la sfida all'opposizione interna e alla comunità internazionale assicurando che la Repubblica islamica non cederà alle pressioni. Il governo vieta i raduni previsti per domani per commemorare i manifestanti uccisi. Le notizie che arrivano dai blogger: l'opposizione torna in piazza, e la polizia spara.

Khamenei: "Non cederemo". Il regime non ha intenzione di cedere "in alcun modo" alle pressioni internazionali. "Tutti devono rispettare la legge. Il sistema islamico e il popolo non accetteranno ad alcun costo l'uso della forza", ha sottolineato Khamenei all'indomani, fral'altro, delle parole di condanna pronunciate dal presidente americano Barack Obama. Il ministro dell'Interno Sadeq Mahsouli accusa Washington: i "rivoltosi", afferma, sono finanziati dalla Cia e dal gruppo d'opposizione in esilio dei mujaheddin del popolo iraniano, oltre che manovrati dal "regime sionista".

Lo scontro con la Gran Bretagna. In questo clima, dopo la reciproca espulsione di alcuni diplomatici, l'Iran "sta studiando" la possibilità di ridurre il livello delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, le cui autorità sono accusate da Teheran di aver avuto un ruolo nelle proteste e nei disordini seguiti al voto.

La repressione. Il ministero dell'Interno non ha concesso l'autorizzazione per raduni di protesta che dovessero essere tenuti domani in segno di lutto in Iran per commemorare i manifestanti uccisi nei giorni scorsi.

Le notizie dai blogger. Tramite il web, e in particolare su Twitter e Facebook, da Teheran arrivano notizie di violenze da parte delle forze di sicurezza. Alcuni raccontano di agenti di polizia che prendono a bastonate i manifestanti. Altri lanciano allarmi più precisi: "La polizia spara". E ancora: "Tutti gli ospedali sono circondati dalla milizia per controllare perché la gente ci entra, se per ferita da arma da fuoco o da manganello. Ti arrestano e ti picchiano".

Arrestati 25 giornalisti. Tra gli altri sono finiti in manette 25 giornalisti e dipendenti di Kalemeh Sabz, giornale di Moussavi autorizzato poco prima delle presidenziali e proibito dopo il contestato scrutinio.

La morte di Neda. Dopo aver sostenuto per giorni che le foto e i filmati erano fabbricati ad arte, per la prima volta la polizia iraniana ha ammesso che è stata effettivamente uccisa da un proiettile Neda Agha-Soltan, la giovane divenuta, dopo la morte, simbolo della protesta. Secondo alcuni testimoni, ad aprire il fuoco sulla folla sarebbe stato un uomo non ancora identificato, ma non un agente delle forze di sicurezza.

Le accuse dell'opposizione. Uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Queste le accuse contenute in un comunicato di tre pagine pubblicato sul sito di Moussavi. Nel testo, il "Comitato per la protezione dei voti" chiede la creazione di una "commissione", "accettabile per tutte le parti in causa", che operi "per esaminare tutta la procedura elettorale". Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente Mahmud Ahmadinejad.

Ufficiale: "L'Iran non sarà al G8". Il ministro Mottaki ha confermato che non sarà domani alla riunione allargata dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste sull'Afghanistan e il Pakistan. L'assenza del rappresentante della Repubblica islamica era stata già annunciata lunedì dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini.

(24 giugno 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Teheran - E' un massacro

Messaggioda ranvit il 24/06/2009, 18:48

Dal corriere.it ore 18 :

manifestanti radunati vicino al parlamento. Frattini: «notizie orribili, l'iran è un problema»
Teheran, nuovi scontri. «Morti e feriti»
Un testimone: «E' un massacro»
Arrestati 25 tra giornalisti e dipendenti di un quotidiano pro-Mousavi. La denuncia: «Urne già piene di voti»

Nuove tensioni e altri feriti a Teheran. Forse anche morti. Secondo quanto ha riferito la Cnn, le forze di sicurezza iraniane hanno aperto il fuoco sui manifestanti radunati fuori dal Parlamento per protestare contro i brogli che hanno assegnato la vittoria nelle ultime elezioni presidenziali al presidente uscente Ahmadinejad. «È un genocidio, un massacro, questo è Hitler», ha detto una donna intervistata dal network americano. Le milizie «hanno cominciato a colpire chiunque, alcuni sono stati gettati da un ponte», ha aggiunto la donna. Secondo alcuni blog, nella piazza del Parlamento le milizie usano anche le asce per disperdere la folla. Elicotteri militari sorvolano piazza Enghelab, teatro degli scontri di sabato, e furgoni blindati proseguono su via Azadi. Sopra, vi sono installate mitragliatrici. Due persone sarebbero state colpite dal fuoco in via Jomhori.

REPRESSIONE SENZA PRECEDENTI - Gli oppositori al regime (4mila secondo una fonte) si sono radunati in piazza Baharestan, vicino alla sede del Parlamento, e si sono scontrati con la polizia. La tv Al Arabiya riferisce che probabilmente ci sono dei feriti, mentre altre fonti citate dal quotidiano britannico Guardian parlano di una ragazza colpita con un'arma da fuoco. Secondo alcuni blogger ci sarebbero già tre o quattro morti, tra cui appunto la ragazza. Su Twitter si legge che le milizie Basiji stanno colpendo i manifestanti come mai era successo nelle precedenti proteste. «Teheran oggi è un inferno» scrive un utente.
Sul sito della Cnn si riporta che «forze di sicurezza colpiscono con bastoni e con armi da fuoco i dimostranti che hanno provato a radunarsi in una piazza di Teheran per continuare le proteste». La Cnn cita un testimone secondo il quale le forze di sicurezza picchiano la gente «come animali». Secondo la tv americana almeno altre due fonti parlando di «selvaggia violenza» da parte delle forze dell'ordine contro i dimostranti. «Ci stavano aspettando - ha detto un testimone citato dalla Cnn - Avevano armi e le tenute antisommossa. È stato come cadere in una trappola per topi. Ho visto molta gente con braccia, gambe e teste rotte. Sangue dappertutto e gas lacrimogeni come in guerra». Secondo la fonte «500 vandali» armati di bastoni sono saltati fuori da una moschea ed hanno attaccato la gente nella piazza.

PIAZZA NEL SANGUE - Secondo diverse testimonianze apparse sui social network, la piazza è piena di sangue e la polizia ha effettuato altri numerosi arresti. Poco prima era stata annunciata la chiusura della stazione del metrò vicino al Parlamento, proprio per evitare che i manifestanti raggiungessero piazza Baharestan. Per giovedì l'opposizione ha proclamato una manifestazione in memoria delle vittime ma il ministero dell'Interno ha nuovamente negato l'autorizzazione per raduni in segno di lutto, come aveva fatto dopo la morte di Neda Soltani. L'ayatollah Ali Khamenei ha detto che tutti «devono rispettare la legge» e che «né le istituzioni né il Paese cederanno dinanzi alle pressioni, per nessun motivo».

FRATTINI - Quelle che giungono da Teheran, riguardo a spari sui manifestanti, «sono notizie orribili che noi condanniamo perchè screditano le autorità iraniane e rendono l'Iran davvero un problema per la comunità internazionale» ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, oggi a Stoccolma, commentando quanto sta accadendo in queste ore in Iran.

«NON SAREMO AL G8» - Le parole di Frattini arrivano al termine di una giornata in cui si è intensificato il braccio di ferro diplomatico tra la comunità internazionale e l'Iran che ha fatto sapere che non parteciperà al G8 di Trieste. Dopo l'ultimatum di Frattini, che aveva chiesto una risposta entro lunedì (senza ottenerla), da Teheran arriva la conferma del ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki: «Non prevedo di andare in Italia». L'invito per la conferenza di giovedì sull'Afghanistan era partito mesi fa, ma Teheran non ha mai dato una risposta. Frattini ha dichiarato che, vista l'incertezza sull'esito del voto e la violenta repressione delle manifestazioni, «a Trieste non si sarebbe potuto fare finta di niente». Ma il ministro degli Esteri ha espresso dispiacere per l'assenza del Paese: «L'Iran non si isoli dalla comunità internazionale e confermi in qualche modo di voler essere un attore costruttivo, almeno per quanto riguarda la stabilizzazione della regione tra Pakistan e Afghanistan - ha detto Frattini -. Ha perso l'occasione di dare un proprio contributo positivo». L’Italia continuerà comunque a sostenere la politica del presidente americano Barack Obama, «della mano tesa, ma nel quadro di un impegno serio dell'Iran per fermare il programma nucleare».


«CONDANNARE VIOLAZIONI DIRITTI» - I diplomatici occidentali considerano il meeting del 25-27 giugno una rara occasione per le nazioni del gruppo degli Otto di sedersi attorno a un tavolo con le potenze della regione, come l'Iran, per discutere di obiettivi comuni sull'Afghanistan e il Pakistan. Il ministro Frattini ha detto che l'Italia chiederà agli altri Paesi del G8 di condannare le violazioni dei diritti fondamentali in Iran, dove alla repressione dei manifestanti contro il risultato delle elezioni si è aggiunta l'espulsione di massa di giornalisti. E lo scontro tra Teheran e Londra si acuisce ulteriormente: il ministro Mottaki ha detto che il governo «sta studiando» la possibilità di ridurre il livello delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna. Martedì due diplomatici inglesi sono stati espulsi dall'Iran e la Gran Bretagna ha risposto con un identico provvedimento. Mottaki ha accusato Londra di avere ordito un complotto contro le elezioni presidenziali del 12 giugno e di avere avuto un ruolo nelle proteste e nei disordini che ne sono seguiti. Accuse respinte dal premier Gordon Brown, che le ha definite «completamente prive di fondamento». L'Iran ha inoltre accusato gli Stati Uniti e in particolare la Cia di dare soldi a chi protesta.


ARRESTATI ALTRI GIORNALISTI - Sul fronte degli arresti, la France Press ha raccolto la denuncia di un giornalista del quotidiano Kalemeh Sabz, che appoggia Mousavi: 25 suoi colleghi sono stati incarcerati. «Sono cinque o sei membri del personale amministrativo, gli altri sono giornalisti. Sono stati arrestati lunedì» ha detto Alireza Beheshti, aggiungendo che «gli agenti non hanno esibito un mandato». Cinque donne sarebbero state rilasciate martedì sera. Il giornale Kalemeh era stato autorizzato poco prima dell'elezione presidenziale ed è stato invece proibito dopo lo scrutinio.

«URNE GIÀ PIENE DI VOTI» - Mousavi ha pubblicato sul suo internet un comunicato di tre pagine in cui vengono concretizzate le denunce di brogli nello scrutinio delle elezioni del 12 giugno. Il leader riformista parla di uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti. Il Comitato per la protezione dei voti chiede dunque la creazione di una commissione, «accettabile per tutte le parti in causa», che esamini la procedura elettorale. Il documento denuncia «l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato», il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. «La sera delle elezioni sono state stampate schede senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del Paese» si legge ancora nel comunicato, che denuncia la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero «2,5 volte superiore» a quello dei seggi, «cosa che può favorire brogli». Viene denunciata inoltre l'interruzione del servizio di sms. Infine Mousavi avanza «seri dubbi» sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa per l'assenza dei rappresentanti di lista.

REZAI RITIRA IL RICORSO - Ha invece deciso di ritirare il ricorso l'ex candidato conservatore Mohsen Rezai. «La situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni» ha detto Rezai, criticando «il poco tempo accordato dalle autorità per esaminare i ricorsi», nonostante il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione abbia annunciato una proroga di cinque giorni.




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