Ma a voi vi sembra normale?

[pinopic1]

Parlare di scorciatoie implica l'esistenza di una strada maestra. Ma in tante realtà la strada maestra non esiste. Non esiste la competizione. Nessuno ha organizzato nessuna competizione. E' come presentarsi in campo senza che ci sia il campionato. Ma non c'è neanche il campo.
Insomma Pagheca e Franz, se voi partecipate ad un concorso per un incarico alla regione Sicilia senza raccomandazione, lo perdete. Se partecipate ad una gara per un appalto da parte del pubblico, la perdete. Potete anche essere i campioni del mondo nella vostra professione, ma non passate.
Certo, se avete i titoli potete esercitare la libera professione da avvocati, commercialisti, architetti... E infatti ce ne sono di questi professionisti in Sicilia e se ne esportano anche tantissimi.
Potete aprire un esercizio commerciale, una bottega artigiana (ma anche qui non sono sicuro che vi diano la licenza senza problemi).
Ma senza avere rapporti con il pubblico.

[pagheca]

giusto. E allora?
pagheca

[ranvit]

Che si vada all'estero a vivere e lavorare per tante ragioni è assolutamente legittimo.
Mio fratello vive in Lussemburgo da ormai 25 anni, guadagna molto e ci sta bene.
Ma che da quelle postazioni si vogliano "dare lezioni" a chi resta in Italia mi sembra a dir poco deplorevole.
Semmai è vero il contrario...
Se si vogliono davvero combattere le ingiustizie italiane, si resta in Italia non si fugge all'estero!

Vittorio

[pagheca]

Si, capisco e per tante cose che hai detto in interventi precedenti sono d'accordo con te, ma siccome mi hai citato come se io stessi negando che in italia c'e' un problema di legalita', di regole e di raccomandazioni, vorrei sapere a cosa ti riferisci. Forse mi hai franteso?

Tra l'altro guarda, la mia opinione e' che se io devo sacrificarmi per qualcosa, mi sacrifico per la Tanzania, per il Congo, per l'Argentina, non per un paese che ha avuto una storia del genere, ha un livello di ricchezza simile a quello dei paesi piu' ricchi al mondo, ha un livello di sviluppo economico totale, e lo ha saputo buttare a mare cosi'.

Ricordati inoltre che la scelta di andarsene e' spesso una scelta difficile e rischiosa. Io ho rinunciato a un posto fisso all'Universita' di Roma per contratti a termine, per vagare da un continente all'altro, per guadagnarmi decentemente il pane, per poter fare il mio lavoro, quindi non accetto lezioni da nessuno.

pagheca

[ranvit]

Non mi pare di averti citato....e comunque non sei l'unico...

Per il resto, ho già detto che si puo' andare all'estero per mille legittime ragioni...ma certo non per criticare chi resta.

Vittorio

[pagheca]

hai ragione e ti devo delle scuse. Nella sequenza ho letto PinoPic per ranvit e ho unito il tono dei 2 interventi che invece sono completamente separati.

Potrei anche cancellare il mio intervento ma preferisco appellarmi alla fretta...

pagheca

[ranvit]

Nessun problema.

[pinopic1]

giusto. E allora?
pagheca

Dimenticavo di dire che se scegli di fare l'imprenditore molto probabilmente dovrai pagare il pizzo.
E allora? E allora la soluzione di questi problemi potrebbe venire con la rivoluzione ma non è più di moda. La legalità uno si aspetterebbe che fosse lo stato a imporla. Ma se il problema viene proprio dallo stato che si fa?
Ah... io sono andato via appena laureato, ma non me la sento di dire a chi è rimasto "andate via pure voi".

PS: ho appena risposto nel PDNetwork ad uno che aveva scritto "almeno la famiglia Mastella un pezzo di pane lo da...". Contrapponeva Mastella ad altri politici del PD.
Mastella però è stato parlamentare e ministro più volte, la moglie presidente dell'assemblea regionale... lo stato insomma.

E allora si partecipa alla politica cercando di cambiare i partiti, il partito democratico in particolare, cercando di farne lo strumento per cambiare questa realtà. Ma se si pensa che il materiale umano sul quale dovrebbe agire la politica è inesorabilmente marcio (gente del sud), è inutile discuterne.

[franz]

Non mi pare di averti citato....e comunque non sei l'unico...

Per il resto, ho già detto che si puo' andare all'estero per mille legittime ragioni...ma certo non per criticare chi resta.

Vittorio

Non è che si va all'estero per poi poter criticare chi resta.
Si va all'estero per mille legittime ragioni, come dici.
E poi - come tutti - chi è all'estero e chi no, puo' criticare (spero) il malcostume italico.
O pensi che chi è all'estero non sia autorizzato?

Il problema è che chi vive in Italia (non tutti ma moltissimi) è immerso nella anormalità e la considera ormai la norma, o come minimo inevitavile. E moltissimi ci razzolano pure loro (vuoi per non fare la figura del fesso o per guadagnarci).
Chi vive da un po' all'estero, potendo comparare realtà diverse e vedendo inoltre come è stato relativamente facile adeguarsi a realtà diverse e funzionanti (e migliori) è portato come minimo a dare consigli e criticare chi non vuole cambiare "perché è cosÌ". Possiamo almeno criticare la rassegnazione?

cavoli, ci sono persone come rostagno, tano grasso che si sono ribellati. Tanto di cappello.
Se una sistema è insostenibile, ci si ribella.
Se uno non si ribella e si adegua al malcostume, bene io lo critico.

Grazie,
Franz

[pierodm]

Davvero, non capisco quello che vogliono dire Pagheca e Franz.
Pino cerca di rappresentare una situazione, non di giustificarla.

Con tutto il rispetto dovuto, io non sopporto più questi atteggiamenti che da qualche anno sono sopravvenuti, da Alici Emigranti nei Paesi delle Meraviglie, che sono come quelli che fanno i biscotti con i biscotti: se volete la buona politica, fate della buona politica, se non vi piace la corruzione e il clientelismo, smettetela di corrompere e di questuare.
Come se fosse una bella scoperta. Come se non ci avessimo già pensato. Come se a queste vette di acutezza non fossimo capaci di arrivarci da soli, non dico oggi, ma da quando avevamo quindici anni.

Curiosamente, poi, si scopre che queste Alici Sapienti sono assolutamente fataliste e dispostissime ad affermare che "così va il mondo" di fronte alle nequizie che affliggono anche i Paesi delle Meraviglie, sebbene in misura e in forma diversa dall'Italia - o, in alternativa, dispostissime a "storicizzare" i fenomeni, invece di fare del moralismo.
Una questione, quest'ultima, analoga a quella che sottolineavo quando si parlava del "socialismo": le nefandezze commesse in certi paesi, in certi sistemi socio-politici sono dovute all'Imperfezione Umana e al Peccato Originale, quelle che si verificano negli stati a regime socialista sono dovute al socialismo, al marxismo, etc etc.

Si tratta di una questione di sistema, ossia di storia. Un sistema, una storia si formano - e si deformano - col tempo.
Ci vuole tempo, e non ci sono scorciatoie. La storia passata non si può cambiare: riscriverla può essere confortante, ma non serve.
Quello che è stato rubato alla "infanzia di una nazione" è diventato ricchezza di altre nazioni, e lo stesso vale per parti diverse di una stessa nazione.
Ci sono parti di mondo che hanno assorbito per secoli, e nei secoli, la ricchezza di altre: La Roma imperiale per prima, che aveva uno splendido sistema di funzionari all'Annona, fin quando dalla Sicilia e dall'Africa arrivavano a Ostia le navi cariche di grano.
Se vogliamo mettere nel conto questo genere di problemi - anche questo genere, almeno - forse ne caviamo fuori qualcosa.