La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Elezioni in Iran

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 12/06/2009, 22:30

Il candidato moderato annuncia di aver vinto con un ampio margine
Poco dopo l'agenzia ufficiale Irna assegna la vittoria al presidente uscente

Presidenziali Iran, affluenza record ai seggi
Moussavi e Ahmadinejad: scontro sui risultati

A un quinto dei voti contati, avanti il capo dello Stato in carica
col 69 per cento dei consensi contro il 28 dello sfidante

TEHERAN - Affluenza massiccia, senza precedenti, e lunghe code alle urne per le elezioni presidenziali di oggi in Iran. Tanto che la chiusura dei seggi è stata più volte rinviata. E le operazioni di voto non si erano ancora concluse quando il candidato moderato Mir Hossein Moussavi ha rivendicato la vittoria al primo turno sul presidente uscente, l'ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad: "Secondo le informazioni ricevute dalle province e da Teheran sono il vincitore delle elezioni con un sostanziale margine", ha detto l'ex premier in una conferenza stampa a Teheran, aggiungendo che molti elettori "non hanno potuto votare nonostante il prolungamento di 4 ore dell'orario di chiusura dei seggi". Poco dopo la replica di Ahmadinejad, affidata all'agenzia ufficiale Irna che ha dato notizia della vittoria del presidente uscente. Intanto lo scrutinio prosegue: in serata, con il 20 per cento dei voti contati, il ministero dell'interno ha reso noto che il presidente uscente Ahmadinejad è in testa con il 69 per cento dei consensi, seguito da Mir Hossein Mussavi con il 28 per cento.

Affluenza record. Fin dalle prime ore, lunghe file di uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale si sono formate, sotto il sole, davanti alle scuole e alla moschee dove si vota. Secondo le stime del ministero dell'Interno, a fine giornata (la chiusura dei seggi è stata più volte rinviata per smaltire le file) l'affluenza potrebbe attestarsi oltre il 70%, avvicindandosi al record dell'80% di votanti registrato nel 1997, quando il riformista Mohammad Khatami trionfò nelle presidenziali.

E proprio ricordando questo precedente, gli analisti avevano pronosticato che l'alta partecipazione avrebbe favorito il moderato Moussavi, già alla vigilia il più accreditato sfidante dell'ultraconservatore Ahmadinejad. Nelle elezioni degli ultimi 12 anni, infatti, il successo di riformisti e moderati è sempre stato direttamente proporzionale all'affluenza alle urne.

Gli schieramenti. Dopo una campagna elettorale segnata da tensioni e attacchi anche personali fra i candidati, oggi la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, dopo aver deposto la sua scheda nell'urna, ha fatto appello alla popolazione perché "dia prova di calma e impedisca che si creino problemi nei seggi". Dal canto suo Ahmadinejad, che ha aspettato in coda 40 minuti con gli altri elettori, si è detto certo che il popolo farà una scelta "chiara, ferma e rivoluzionaria". Moussavi ha invece lamentato che ai suoi rappresentanti non è stato consentito di assistere alle operazioni di voto in alcuni seggi e ha chiesto alle autorità preposte di "sorvegliare bene le urne". Un accenno ai timori di brogli più volte espressi negli ultimi giorni dai suoi sostenitori.

I risultati ufficiali sono attesi nelle 24 ore successive la chiusura dei seggi. Se nessuno dei candidati ottiene il 50 per cento più uno dei voti, è previsto un secondo turno per il 19 giugno. In caso di sconfitta Ahmadinejad sarà il primo presidente uscente a non essere rieletto.

I sondaggi condotti prima del voto indicavano una lotta a due tra il presidente in carica (sostenuto non senza perplessità da Khamenei) e Moussavi (che dalla sua ha altri ayatollah e l'altra figura chiave negli equilibri politici del paese, l'ex presidente Rafsanjani). Apparivano deboli le chance di un'affermazione degli altri due candidati: l'ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l'ex capo storico dei pasdaran Mohsen Rezai.

Giallo sms. La giornata è stata caratterizzata anche dal misterioso blocco dei messaggi di testo sui telefonini. Moussavi ha accusato il provider telefonico iraniano (statale) di bloccare volutamente le comunicazioni. "Hanno chiuso gli sms. E' contro la legge. Non siamo in una situazione di emergenza. E' una situazione bellissima con un'ampia partecipazione di tutti e senza nessun rischio per la sicurezza. Nessuno deve temere il libero flusso delle informazioni", ha detto il candidato riformista al seggio dove ha votato. Gli sms sono un sistema di comunicazione molto usato in Iran, particolarmente fra i giovani che costituiscono il principale bacino elettorale dei riformatori.

Obama. Il presidente Usa ha commentato positivamente le notizie sull'affluenza massiccia alle urne. "Siamo contenti di vedere che in Iran ci sia ciò che appare come un forte dibattito. Pensiamo che un cambiamento nei rapporti con gli Stati Uniti sia possibile, le elezioni per gli iraniani rappresentano un'opportunità di decidere". E ha aggiunto: "Non è importante chi vincerà, già il clima che si è creato in campagna elettorale significa molto".

(12 giugno 2009)
www,repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 12/06/2009, 22:31

La speranza nelle notti di Teheran

Nei quadri astratti di Mir-Hussein Mousavi, candidato riformatore alle elezioni presidenziali, si coglie un intreccio di tradizione e modernità, di retroguardia e innovazione. Gli stessi elementi, forse, che potrebbero contraddistinguere il suo Iran se questo pittore e architetto che aveva abbandonato la politica dopo la morte di Khomeini riuscisse nell’impresa di battere il presidente Mahmoud Ahmadinejad, l’uomo che vuole cancellare Israele dalla carta geografica.

A Mousavi, nonostante il suo discutibile passato, si sono affidati i giovani che hanno dipinto di verde le notti di Teheran. Trasformando in una grande novità politica, di partecipazione e di fantasia, la difficile campagna elettorale in un Paese che se non è una dittatura «non è certamente nemmeno una democrazia», come ammette Fareed Zakaria dopo avere spiegato che «tutto quello che si sa sull’Iran è sbagliato, o è almeno più complicato di quello che si pensa».

La mobilitazione per questo poco carismatico ex primo ministro e per sua moglie — che vuole difendere, accanto al marito, i diritti calpestati delle donne iraniane — non deve essere stata un fenomeno marginale se i Pasdaran hanno sentito il bisogno di annunciare che stroncheranno qualsiasi tentativo di provocare con il voto una «rivoluzione di velluto». «I falchi non andranno tranquillamente all’opposizione se il loro candidato perderà», avverte preoccupato il transfuga Mohsen Sazegara, uno dei fondatori delle Guardie della rivoluzione, fatto arrestare nel 2003 dalla Guida Suprema, l’Ayatollah Khamenei.

L’Iran è complicato, ma proprio per questo va evitata la più pericolosa delle semplificazioni: tutti i candidati sono uguali, non c’è nessuna speranza. Gli scambi di accuse tra Mousavi e Ahmadinejad non sono stati certamente un gioco delle parti. E molte cose, intanto, sono diverse da quei giorni di quattro anni fa in cui il semisconosciuto ex sindaco di Teheran, ultraconservatore religioso, avviava con l’imprevista vittoria nelle presidenziali la sua aggressiva e incendiaria leadership.

Forse non è completamente vero che, come scrive Roger Cohen, «il radicalismo nella Casa Bianca di Bush ha alimentato il radicalismo iraniano». Il radicalismo del presidente Ahmadinejad è sembrato spesso alimentarsi da solo, riuscendo a estendere il proprio raggio d’azione in molti altri luoghi, primi fra tutti Gaza e il Libano. Ma è sicuramente vero che Obama, con le sue aperture, ha messo in difficoltà perfino il coriaceo regime di Teheran. E in questo quadro, i margini per avviare processi di cambiamento sono sicuramente più ampi.

Il compito della diplomazia internazionale è oggi comunque quello di salvare l’Iran, qualunque sia il risultato delle elezioni. Salvare l’Iran vuol dire in primo luogo arrivare ad un accordo serio sul nucleare, tenendo contro che i margini tra la realizzazione di un programma civile, difeso anche da Mousavi, e la capacità di dotarsi di un arma atomica sono molto ravvicinati. Una sconfitta di Ahmadinejad aprirebbe opzioni diverse, nonostante la complessità del sistema di potere della teocrazia iraniana. Il finale è aperto, come in un film di Abbas Kiarostami.

Paolo Lepri
12 giugno 2009
www.corriere.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 13/06/2009, 9:24

Denunce di irregolarità nel voto. Lo staff dello sconfitto: il popolo non accetterà
Ahmadinejad trionfa al primo turno
Mousavi non ci sta e denuncia brogli

Definiti i risultati delle elezioni presidenziali iraniane. Il candidato moderato si appella all'ayatollah Khamenei

MILANO - Il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad esce vincitore già al primo turno delle elezioni presidenziali iraniane e spazza via le speranze dei moderati che puntavano su Mir Hossein Mousavi. Con l'81 per cento delle schede scrutinate, Ahmadinejad viene confermato con quasi il 65 per cento delle preferenze, mentre il leader riformista deve accontentarsi del 32 per cento. Molto più indietro l'ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezai, con il 2 per cento e ancora più staccato l'ex presidente della Camera (Majlis) Mehdi Karroubi con meno dello 0,9 per cento. Secondo la Commissione Elettorale presso il ministero dell'Interno il presidente uscente ha raccolto 19.761.433 voti mentre l'ex premier ne ha ottenuti 9.541.056.

L'APPELLO ALL'AYATOLLAH - Mousavi ha denunciato brogli e annunciato ricorso al supremo leader iraniano, Alì Khamenei.L'esponente moderato ha inviato una lettera all'ayatollah. La notizia è stata data al canale in persiano della Bbc da Said Shariati, un portavoce dello stesso Mousavi, il quale ha affermato che i risultati sono «totalmente contrari alle notizie raccolte ieri» dallo staff del candidato moderato. «Anche se lui accetta questi risultati, non li accetteranno i suoi sostenitori», ha aggiunto Shariati, senza precisare il contenuto della lettera alla Guida. Shariati ha detto che in questo momento Mousavi è in riunione con i suoi consiglieri per discutere i prossimi passi da adottare. Il portavoce del candidato moderato ha aggiunto che ieri due uffici elettorali di Mousavi a Teheran sono stati attaccati da uomini in borghese che hanno lanciato gas lacrimogeni e usato manganelli.


13 giugno 2009
www.corriere.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 13/06/2009, 21:44

IRAN: BLACKOUT CELLULARI E FACEBOOK A TEHERAN

Cellulari spenti e facebook bloccato a Teheran. Secondo quanto riferito dal corrispondente dell'agenzia France Presse poco dopo l'inizio dell'intervento tv del presidente Mahmoud Ahmadibnejad alle 22 locali (le 19,30 in Italia) nella capitale si e' verificato un totale blackout delle reti dei due operatori di telefonia cellulare iraniani. Lo stesso destino e' toccato alla rete sociale facebook. Entrambi gli strumenti sono stati usati negli ultimi giorni come sistema di comunicazione privilegiato dagli oppositori di Ahmadinejad per cocordinare la campagna e organizzare manifestazioni di protesta.
http://www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 14/06/2009, 9:52

Tra i fermati nella notte anche il fratello dell'ex presidente Mohammed Khatami
Teheran, cento riformisti arrestati
Dubbi sulla sorte di Mousavi

Tafferugli per le strade della capitale dopo la vittoria di Ahmadinejad. Attacchi della polizia e reazione della folla

MILANO - Almeno cento riformisti iraniani sono stati arrestati nella notte tra sabato e domenica. Tra loro vi è anche il fratello dell'ex presidente Mohammed Khatami. Lo ha dichiarato Mohammed Ali Abtahi, che fa parte del gruppo dei riformisti. «Sono stati portati via dalle loro case nella notte», ha detto Abtahi, aggiungendo di aspettarsi che nelle prossime ore vengano effettuati altri arresti. Sabato a Teheran ci sono state scene di guerriglia urbana, tre persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite nei violenti scontri tra polizia e manifestanti scoppiati dopo la diffusione dei risultati elettorali che hanno sancito la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad. A scendere in piazza i sostenitori di Mir Hossein Mousavi, il grande sconfitto di queste elezioni, il vero rivale di Ahmadinejad che aveva fatto sperare in un Iran meno conservatore. L'ex premier moderato ha denunciato «numerose ed evidenti irregolarità» nel voto, annunciando che non si arrenderà alla «tirannia».

CITTA' BLINDATA - Teheran è stata messa a ferro e fuoco: cassonetti sono stati dati alle fiamme dai dimostranti, mentre la polizia sta cercando di disperdere le manifestazioni (vietate dal regime) con il lancio di lacrimogeni e cariche. Diversi sono i feriti e le persone fermate dagli agenti in tenuta anti-sommossa. Teheran in serata è rimasta isoalata dal resto del paese, «con le linee interurbane di telefonia disattivate». Solo nella mattina di domenica i telefonini sono tornati a funzionare.

TENTATO LINCIAGGIO - Il nostro inviato a Teheran, Andrea Nicastro, ha documentato in diretta uno degli assalti dei poliziotti motociclisti, armati di manganello, contro la folla dei dimostranti. Nel video si assiste all'arrivo degli agenti, uno dei quali resta separato dai compagni e viene circondato dalla folla che tenta di linciarlo, mentre la sua motocicletta viene data alle fiamme.
www.corriere.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

In Iran il vero sconfitto è Obama

Messaggioda franz il 14/06/2009, 10:44

Il presidente Usa sperava di avere come interlocutore una persona diversa da Ahmadinejad

La speranza di una primavera iraniana è durata poco, quanto durano i sogni. E la vittoria di Mah­moud Ahmadinejad, malgrado la delusione e l’inedi­ta protesta antibrogli dei giovani di Teheran, promet­te ora di modificare in profondità l’infuocato panora­ma mediorientale. Per cominciare è opportuno, ora che conosciamo il nome del vincitore, identificare quel­lo del vero perdente. Che non si chiama Hossein Mousavi, bensì Barack Obama. Il presi­dente statunitense, con una scelta a nostro avviso giusta do­po il troppo tempo perso dal­l’incomunicabilità bushiana, ha offerto a Teheran un dialo­go senza precondizioni finaliz­zato al superamento della que­stione nucleare. Il messaggio è stato indirizzato al presidente in carica Ahmadinejad e alla «guida suprema» Khamenei. Ma è evidente che la Casa Bian­ca, pur facendo attenzione a non interferire nella vicenda elettorale iraniana, sperava che dalle urne uscisse un segno di discontinuità.

Sperava di avere per contro­parte una persona diversa da Ahmadinejad, magari dura, ma­gari anch’essa favorevole al pro­getto nucleare, ma non mac­chiata dalla negazione dell’Olo­causto e dalle minacce all’esi­stenza dello Stato di Israele. Una persona con la quale fosse più agevole, anche e soprattut­to sul fronte interno america­no, avviare il negoziato appena messo in cantiere. Ora questa speranza è svanita, e se anche Ahmadinejad fosse colto da un improvviso soprassalto di mo­derazione (il che non è probabi­le) il confronto politico con lui appare destinato ad avere vita difficilissima. Così, reale o truccato che sia, il verdetto elettorale iraniano ha le potenzialità necessarie per mettere in crisi il più ambi­zioso e il più coraggioso dei progetti espressi dalla nuova politica estera di Washington.

Perdenti sono anche, in pie­no contrasto con la soddisfazio­ne di Hamas e di Hezbollah, gli Stati arabi sunniti. Dall’Egitto all’Arabia Saudita costoro non hanno mai nascosto i loro timo­ri verso la crescente potenza e influenza dell’Iran sciita, e nel­la loro ottica un cambio della guardia a Teheran sarebbe sta­to, se non una polizza di assicu­razione, almeno un forte moti­vo di sollievo. Con Ahmadi­nejad confermato, invece, le pa­ure sono destinate a crescere soprattutto nella cruciale area del Golfo. E non si può esclude­re che esse si traducano in una catastrofica quanto incontrolla­bile proliferazione nucleare.

Poi c’è Israele. Comprensibil­mente preoccupato dalle impli­cazioni minacciose del respon­so di Teheran, ma non sconfit­to. Tutt’altro. Gerusalemme ha sempre considerato il dialogo con Teheran una pericolosa opera­zione di facciata. Non ha mai creduto che un progetto nazio­nale strategico come quello nu­cleare potesse dipendere dalla personalità del presidente ira­niano. Non ha mai pensato che si tratti di un programma civile e pacifico, come sostiene an­che Ahmadinejad. Ha invece sempre insistito sul fatto che la minaccia iraniana, intollerabi­le per Israele, riguarda il mon­do intero. Ha messo in conto una certa tensione con il gran­de alleato americano pur di af­fermare che la questione irania­na viene prima di quella palesti­nese e che Teheran va fermata per tempo, con ogni mezzo ne­cessario.

Ebbene, la conferma di Mah­moud Ahmadinejad sembra fat­ta su misura per rafforzare le ar­gomentazioni israeliane pro­prio mentre indebolisce quelle di Obama. Anche nell’ipotesi futuribile ma non irrealistica di un ricorso alla forza contro le centrali iraniane, Israele potrà contare sulla complicità ogget­tiva che più gli serve: quella di Ahmadinejad e della sua conti­nuamente ribadita strategia della tensione. Quali seguiti avrà in Iran la protesta senza paura delle po­polazioni urbane meno disere­date? Cosa resterà della stagio­ne polemica e dunque liberta­ria che la società iraniana ha co­nosciuto durante la campagna elettorale? Fino a che punto l’uomo forte Alì Khamenei vor­rà tener a freno Ahmadinejad o imporgli una linea diversa? So­no, questi, interrogativi ai qua­li da domani bisognerà cercare risposta. Quel che sappiamo sin da oggi è che le urne irania­ne, invece di avvicinare una prospettiva di pace, l’hanno al­lontanata.

Franco Venturini
14 giugno 2009
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Hanno ucciso la Repubblica islamica

Messaggioda franz il 14/06/2009, 10:55

Cassonetti in fiamme al ministero degli Interni, colpi di pistola a piazza Vanak
I giovani aspettano una parola dal loro leader, ma il "vinciktore negato" invita alla calma

Nelle strade tra spari e manganelli
"Hanno ucciso la Repubblica islamica"

Tanta menzogna è intollerabile, fino al pomeriggio si è sperato che un colloquio fra lo sfidante
e la Guida suprema, l'ayatollah Khamenei, riportasse indietro gli orologi e la verità al suo posto
di VANNA VANNUCCINI

TEHERAN - "Questo sarà ricordato come il giorno in cui la Repubblica islamica è morta, perché la volontà popolare è stata brutalmente confiscata". Vicino alla sede del comitato elettorale di Moussavi, il candidato che fino a ieri sera tutti erano sicuri avesse vinto perché tutti sapevano di averlo votato, un signore mi apre rapidamente il portone.

Subito lo richiude per offrirmi riparo contro una squadra di sgherri in motocicletta che fanno un carosello per la via Mirhad divertendosi a buttare la gente contro il muro. Molti giovani erano venuti qui venerdì sera per festeggiare, dopo l'annuncio di Moussavi di essere "definitivamente il vincitore" delle elezioni, una cosa che del resto era chiara a tutti. Ma verso mezzanotte, inopinatamente, l'agenzia Irna aveva annunciato il primo dato parziale che dava la vittoria a Ahmadinejad, e da quel momento era cominciata un'ascesa inarrestabile che si è conclusa nel pomeriggio di ieri con la comunicazione da parte del Ministero dell'Interno dei risultati finali: un grandioso 62,6 per Ahmadinejad, 33,7 Moussavi, e due per cento complessivo per gli altri due sfidanti, l'hojatoleslam riformista Karroubi e l'ex comandante dei pasdaran Mohsen Rezai.

"Oggi è una giornata di lutto" ha detto Karroubi. Rabbia, dolore, umiliazione per essere stati così sfacciatamente presi in giro, vergogna per le parole del Leader Supremo che ha definito "benedizione divina", e perfino "una festa" l'elezione di Ahmadinejad: il giorno dopo Teheran vive ore di angoscia. Tanta menzogna è intollerabile. Fino al pomeriggio la gente aveva sperato che un colloquio annunciato di Moussavi e Rafsanjani con Khamenei riportasse indietro gli orologi e la verità al suo posto. Ma la dichiarazione del Leader nel pomeriggio hanno ucciso ogni speranza.

Ho visto delle ragazze piangere, e non solo per essere state colpite dai manganelli della polizia. Teheran era un'altra stamattina. Una città dopo un colpo di Stato. Poliziotti dappertutto, cittadini perfettamente consapevoli dell'immensa frode elettorale di cui sono vittime e spaventati: non vada avanti, mi fermavano, lei è straniera, non si rende conto di che gente è, questi non fanno differenza se uno è giornalista, ne ho appena visto uno che strappava di mano a un cameraman il permesso stampa. "Oggi le regole sono cambiate", mi ha bloccato un poliziotto, "anche chi ha il permesso non può passare".

Mentre i giovani sulla via Mirhad gridavano "Bugiardi! Bugiardi!", è partita la polizia speciale in motocicletta. Sembrava di essere tornati al 18 Tir. Quel 9 luglio del 1999 che segnò il primo atto di un'offensiva che mirava a schiacciare ogni possibilità di cambiamento. Le stesse facce da killer di allora, occhi spiritati da cocainomani, energumeni reclutati tra la peggiore canaglia, che picchiano con odio, per il piacere di picchiare. Anche una interprete che lavora con i giornalisti italiani (in questi giorni col TG3) è stata buttata a terra da una manganellata. In quel 18 Tir ebbe inizio un piano di lungo periodo che vede oggi il suo compimento: un piano che mirava a far fuori quella parte della vecchia guardia rivoluzionaria considerata troppo incline all'economia di mercato e a vedere l'Islam come qualcosa di spirituale separato dalla politica; e a sostituirla con un gruppo di radicali militarizzati per i quali l'Islam è un'ideologia rivoluzionaria per la difesa dei diseredati e della nazione, contro ogni riconciliazione con l'Occidente.

Non a caso si era sentito dire nei giorni scorsi che l'Ayatollah Mezbah-Yazdi, il tutore di Ahmadinejad che di quel piano è l'architetto, aveva emesso una fatwa che benediva la fabbricazione di voti a favore del presidente. Nessuno ci aveva fatto veramente caso perché tutti tendono a sottovalutare Ahmadinejad: "Doktòr, vatti a far curare", era scritto sui cartelli dei giovani quando la polizia, fin all'altro ieri, li lasciava manifestare allegramente per le strade. Era stata questa allegria e questa speranza a portare alle urne l'85 per cento degli iraniani, un assoluto record. Ignari che i voti potevano venire preparati in anticipo, per essere portati al momento giusto nel posto giusto. "Dopo tutte le cose positive che Khamenei aveva detto su Ahmadinejad, avremmo dovuto capire: la Guida suprema non sta volentieri dalla parte dei perdenti", dice il signore che mi ha aperto il portone mentre aspetto di poter uscire. La sera prima, dopo che era stata annunciato il primo dato parziale a favore di Ahmadinejad, aveva visto passare un gruppo di basiji che urlavano: "24 milioni di voti! 24 milioni! Già sapevano il risultato. Un risultato identico mi era stato anticipato la settimana scorsa un fedelissimo di Ahmadinejad, giornalista dell'agenzia radicale Fars, che quattro anni fa era stato il primo a scommettere sull'allora sconosciuto presidente.

La polizia ha vietato le manifestazioni, chiuso per due giorni le università, annullato le sessioni di esami in corso. Ma anche ieri sera qualche migliaio di giovani si è riunito in diversi punti della via Valiasr, che era stata il luogo preferito delle dimostrazioni pre-elettorali: "Moussavi, recupera i nostri voti! Ahmadinejad, sei il più ladro di tutti perché rubi i voti del popolo!". Dal ministero degli Interni saliva un fumo nero di cassonetti dati alle fiamme. Colpi d'arma da fuoco sono echeggiati a piazza Vanak. La polizia dice di aver arrestato dieci persone. I giovani aspettano una parola da Moussavi. Ma il vincitore negato non ha potuto far altro che invitare alla calma.

(14 giugno 2009)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Il colpo di mano del regime di Teheran

Messaggioda franz il 14/06/2009, 12:17

Il colpo di mano
del regime di Teheran
di BERNARDO VALLI

Le elezioni iraniane, ritmate da dibattiti vivaci, appassionati, animate da una partecipazione popolare spontanea, insolita in un regime autoritario, si sono concluse con un voto che assomiglia a un colpo di mano. Se non proprio a un "colpo di Stato", come dicono i manifestanti riversatisi nelle piazze di Teheran per denunciare i risultati ufficiali. I quali danno il conservatore Mahmud Ahmadinejad riconfermato alla presidenza della Repubblica, già al primo turno (con più del 63 % dei suffragi).

Nella notte di venerdì, il riformatore Mir Hussein Moussavi (al quale viene attribuito un modesto, umiliante quoziente, sotto il 34%), basandosi sui dati in suo possesso, si era dichiarato vincente. Ne era convinto. Poteva giurarlo.

Per lui e per i suoi sostenitori l'esito dello scrutinio reso pubblico nel mattino "è un tradimento del voto popolare". Il risultato ufficiale può essere stato truccato, corretto, gonfiato, per impedire anzitutto un ballottaggio che avrebbe tenuto il paese in una pericolosa agitazione ancora per parecchi giorni. La situazione, creata dalle manifestazioni in cui si invocava più libertà, più democrazia, poteva sfuggire di mano. Ma non è escluso che gli scrutatori abbiano soltanto reso più vistoso il successo di Ahmadinejad. La cui riconferma sarebbe stata comunque garantita dal sostegno delle classi meno abbienti, relegate nell'Iran profondo, isolato rispetto a una società sempre più moderna e raccolta nei centri urbani, e dalla mobilitazione del potente e numeroso apparato religioso e militare (dalle moschee, ai Guardiani della Rivoluzione, alle milizie Basiji, ai servizi segreti, responsabili della morale islamica).

Ahmadinejad ha avuto, in sostanza, il voto decisivo della Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, che esercita un potere assoluto o un'influenza indiscussa su quel mondo. Il suo voto, in senso lato, è quello che conta in un regime teocratico, basato sul " primato dei teologi", interpreti della sharia. La Guida suprema è la massima autorità collocata al di sopra della società politica, in tutte le sue espressioni, dal governo al Parlamento. Khamenei ha definito "una vera festa" la rielezione di Ahmadinejad. Un modo come un altro per annunciare la fine della festa elettorale, e il ritorno alla realtà, all'ordine: a un paese governato dall'uomo che ai suoi occhi è il più fedele interprete dei principi della Repubblica islamica in questa fase politica interna e internazionale. Ed è quindi con lui che gli iraniani e il resto del mondo, compresa l'America di Barack Obama, incluso l'Israele di Benjamin Netanyahu, avranno a che fare. In sostanza Khamenei ha fatto sapere che nulla è cambiato, poiché lui, la Guida suprema, e i vari interpreti delle leggi islamiche, continueranno a prendere le vere decisioni. Al momento Ahmadinejad è il suo strumento preferito.

Per Khamenei, e le forze clericali più conservatrici, la vittoria di Moussavi avrebbe impegnato l'Iran in riforme destinate a creare instabilità all'interno. E questo proprio nel momento in cui la Repubblica islamica deve reagire alla mano tesa di Barack Obama, e offrire al mondo sospettoso, ostile, l'immagine di una nazione compatta. E non troppo condiscendente, altrimenti la Repubblica islamica perderebbe la propria identità. Una visione teologica, dogmatica, venata d'orgoglio e di nazionalismo, può essere l'opposto di una visione razionale. Slitta facilmente nel fanatismo e in un indecifrabile tumulto mentale.

L'avvento di Moussavi alla presidenza della Repubblica poteva apparire come un segno di debolezza, anche se il candidato riformatore è un deciso nazionalista. La riconferma di Ahmadinejad dà un segnale opposto. Significa la continuità. La fermezza, giudicata indispensabile, all'avvio di un eventuale negoziato. Anche se nel secondo mandato il rozzo, antisemita presidente dovrà dosare o rinunciare ai suoi attacchi all'America e a Israele. Dovrà adeguarsi alle direttive della Guida suprema, cui spetta di gestire i rapporti internazionali. Insomma Ahmadinejad numero 2 dovrebbe essere più presentabile di Ahmadinejad numero 1. Quel che è in gioco, nei prossimi mesi, è il destino della Repubblica islamica: non tanto la sua sopravvivenza, ma il suo ulteriore isolamento, appesantito dal rischio di più gravi sanzioni. Né si possono escludere azioni militari contro i suoi centri nucleari. Ma il potere clericale è come colto da un crampo: esita a socchiudere le porte, e ad allentare i controlli su una società che dà evidenti segni di impazienza.

Tenendo conto della natura del regime iraniano, Barack Obama si è ben guardato dall'interferire nella campagna elettorale. Non a caso, appena conosciuto il risultato, i primi commenti di Washington sono stati estremamente prudenti. La mano americana resta aperta, e vale sempre la proposta di un "nuovo inizio" lanciata da Obama al mondo islamico. Non importa chi sia stato eletto a Teheran.

Ma è evidente che la permanenza di Ahmadinejad a capo dell'esecutivo, sia pure in una posizione subalterna a Khamenei, cambia molte cose. Allunga i tempi e rischia di ridurre lo spazio dell'azione diplomatica americana. Mette in allarme i governi sunniti, dall'Arabia Saudita all'Egitto, preoccupati di un Iran sciita dotato di un'energia nucleare, che domani potrebbe essere militare, e quindi tentati di fare altrettanto. Ridimensiona la speranza americana di una sollecita collaborazione iraniana nel conflitto afghano, contro i talebani, sunniti fanatici. Ringagliardisce gli hezbollah libanesi appena sconfitti alle elezioni. E dà fiato all'ala intransigente di Hamas in Palestina. Almeno per il momento, il voto di Teheran non allarga gli spiragli dischiusi in Medio Oriente dal discorso rivolto da Barack Obama all'Islam.

Per la sua immagine e il suo passato, Ahmadinejad resta l'interlocutore meno gradito. E meno affidabile in un negoziato che deve affrontare un problema cruciale, quale è il nucleare. Il fatto che Khamenei l'abbia scelto non è di buon auspicio. E' difficile negarlo, pur considerando le recondite intenzioni della Guida suprema.

La reazione israeliana, come era prevedibile, è stata meno cauta di quella americana. La rielezione di Ahmadinejad rafforza la posizione di Benjamin Netanyahu, secondo la quale la questione nucleare iraniana è il principale problema mediorientale, di gran lunga più urgente della questione palestinese. Nel discorso che dovrebbe pronunciare oggi, in risposta ai propositi tenuti da Obama, il primo ministro israeliano potrà presentare il risultato elettorale iraniano come un valido motivo per dare la precedenza alla minaccia nucleare di Teheran, e trascurare l'obiettivo di uno Stato palestinese, indicato con fermezza dal presidente americano. Il ministro degli Esteri, il falco Lieberman, si è affrettato a dire che le ambizioni atomiche iraniane restano, chiunque sia il presidente eletto. I piani militari tesi a preparare un'operazione contro le centrali nucleari della Repubblica islamica non rischiano di essere archiviati.

(14 giugno 2009)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 15/06/2009, 20:54

Proibita la manifestazione di piazza del candidato sconfitto, ma la folla sfida il divieto
Le forze di polizia aprono il fuoco seminando il panico tra la gente

Iran, spari sui manifestanti: "Un morto"
Moussavi: "Pronto per nuove elezioni"

Khamenei ha ricevuto l'ex premier, invitandolo ad "agire con calma
seguendo le vie legali". E ordina un'inchiesta sui brogli
Immagine
La folla alla manifestazione a sostegno di Moussavi a Teheran

TEHERAN - E' di almeno un morto e di diversi feriti il primo bilancio della sparatoria che ha seminato il panico alla manifestazione di protesta dell'opposizione, a Teheran, contro i contestati risultati delle elezioni presidenziali che hanno dato la vittoria al presidente Mahmoud Ahmadinejad. Milizie filogovernative hanno aperto il fuoco sulla folla, imponente: in piazza sono scesi centinaia di migliaia di sostenitori del candidato sconfitto, il moderato Mir Hossein Moussavi, che, parlando ai suoi, oggi si è detto "pronto a partecipare ad una nuova elezione", per misurarsi nuovamente con Ahmadinejad.

E in serata, secondo testimoni citati dall'agenzia Reuters, si sono uditi spari anche nei quartieri settentrionali di Velenjak, Jordan e Darous.

La manifestazione. Uno, forse due milioni di persone, hanno sfidato le autorità e sfilato per le strade. Indossando il colore verde della campagna di Moussavi, brandendo la sua fotografia. Era atteso anche l'ex presidente riformista, Mohammad Khatami, che chiede nuove elezioni. Per strada sono scesi giovani e persone di mezza età, uomini e donne. Partiti da piazza Enqelab, hanno occupato la via Azadi in direzione della piazza omonima. Uno dei luoghi principali delle manifestazioni contro lo scià durante la rivoluzione del 1979. Secondo Amnesty, sabato scorso erano già stati arrestati 170 oppositori, tra cui personaggi di spicco, accusati di fomentare la protesta.

Le iniziative di Khamenei. Moussavi, sconfitto da Ahmadinejad alle elezioni presidenziali, è stato ricevuto ieri sera dalla suprema guida iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, che lo ha invitato ad "agire con calma, seguendo le vie legali". Khamenei ha ordinato al potente Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione di aprire una inchiesta su eventuali brogli. Moussavi ieri aveva presentato un ricorso allo stesso Consiglio, considerato il pilastro della teocrazia iraniana: "Ma non sono ottimista sull'esito", ha dichiarato oggi.

L'appello di Ban Ki Moon. Dal segretario generale dell'Onu è arrivato un appello affinché la "vera volontà del popolo iraniano sia pienamente rispettata", alla luce delle contestazioni del risultato elettorale da parte dell'opposizione. Il numero uno delle Nazioni Unite ha aggiunto che aspetta di vedere il risultato dell'inchiesta sui risultati elettorali dopo le accuse di irregolarità nel voto.

Casa Bianca preoccupata. Washington ha espresso la sua "preoccupazione" sulla regolarità delle elezioni. E il dipartimento di Stato è "profondamente turbato" dalle notizie delle violenze seguite al voto.

Le reazioni europee. Francia e Germania hanno convocato i rispettivi ambasciatori in Iran. Il presidente Nicolas Sarkozy si è detto "molto preoccupato" per la situazione, e ha condannato "le violenze contro i manifestanti". Il premier britannico Gordon Brown ha detto che Teheran dovrà rispondere a "seri interrogativi" relativi alle elezioni.

Frattini: Resta l'invito al G8 di Trieste. Il ministro degli Esteri ha ribadito oggi che l'Italia "mantiene l'invito all'Iran" al G8 esteri di Trieste su Afghanistan e Pakistan, nonostante ciò che sta succedendo nel paese dopo le elezioni presidenziali. "L'Europa ha espresso una posizione chiara che noi italiani rispettiamo: è necessaria una verifica dei voti delle presidenziali e la fine delle violenze nelle strade. Ma la stabilizzazione in Afghanistan e Pakistan è e resta una grande priorità, quindi manteniamo l'invito all'Iran".

Media stranieri ostacolati. Le forze di sicurezza impediscono alle televisioni straniere di riprendere le immagini degli incidenti. Due giornalisti della televisione pubblica olandese sono stati arrestati ieri perché filmavano gli scontri, sempre ieri due belgi sono stati fermati per lo stesso motivo. Le tv tedesche Zdf e Ard hanno lamentato che ai loro inviati è stato impedito di lavorare. Una troupe spagnola dell Tve è stata invitata a lasciare il Paese, e la Bbc ha denunciato l'oscuramento del suo segnale. Il giornale di Moussavi, Kalameh Sabz, è stato messo al bando.

(15 giugno 2009)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 16/06/2009, 8:44

IL REPORTAGE. Tra la grande folla che ieri ha manifestato a Teheran
Niente slogan contro il presidente rieletto Ahmadinejad, solo "Dio è grande"

"Allah u Abkar, pregate per noi"
Poi gli spari contro il fiume umano

di VANNA VANNUCCINI

TEHERAN - "Pregate per noi" dicevano i manifestanti. Tutta Teheran è scesa per le strade ieri pomeriggio. Non più solo i giovani, che durante la campagna elettorale ballando e cantando sembravano voler cogliere soprattutto l'occasione per fare un po' di festa.
Ieri c'erano tutti: i professionisti con i loro abiti da ufficio, i commercianti del bazar che hanno chiuso le loro botteghe, donne vestite di nero, donne con foulard verdi, coppie di anziani che intonano anche loro commossi "Allah u Akbar", Dio è grande, che era stata la parola d'ordine della rivoluzione del 1979. Anche se loro, a quel tempo, stavano dall'altra parte.

Tensione altissima, facce serie. Ci vuole coraggio, a scendere per le strade presidiate dalla polizia, contro uno Stato che cerca con estrema brutalità di fermare la protesta. Dappertutto circolano agenti dei servizi segreti, riconoscibili solo quando tirano fuori le loro radio ricetrasmittenti, nei vicoli sono pronti all'assalto gruppi di basiji in motocicletta (le milizie del governo, ndr) che fino a qualche ora fa hanno picchiato a sangue i dimostranti, sono entrati nelle Case dello studente spaccando finestre e computer, e che hanno perfino fatto irruzione in un ospedale per arrestare i feriti. Anche ieri sera ci sono stati spari, e in piazza Azadì c'è stato un morto.

In mattinata, davanti al Tribunale della Rivoluzione
, sulla via 15 Khirad, si erano dati appuntamento i genitori di qualche centinaio di giovani arrestati dalla polizia o portati via dai basiiji, per chiedere notizie dei propri figli, ma sono stati dispersi a colpi di manganello. "Picchiatemi pure ma fatemi vedere mio figlio!" ha implorato una donna.

Moussavi, il vincitore a cui è stata negata la vittoria, aveva chiesto alle autorità l'autorizzazione per la manifestazione, che gli è stata negata. Ma la gente è scesa in piazza lo stesso, con il coraggio della disperazione. Ormai è sempre più sottile il confine tra la rabbia per il voto truccato e la voglia di dire basta a un regime che con incredibile arroganza ha tradito il principio più sacro della rivoluzione, rispettare la voce del popolo. Non l'avevano mai fatto così spudoratamente. "E' come se avessero preso dieci milioni di voti di Moussavi e trasferiti a Ahmadinejad" dice Said Leylaz, ex sottosegretario agli Interni nel governo Khatami. "Si sono accreditati la vittoria ma a un prezzo molto alto, quello della perdita totale di credibilità".

I dimostranti sfilano in silenzio
. Niente slogan, niente parole contro Ahmadinejad. Solo Allah u Akbar, Dio è grande. Davanti alla polizia battono le mani, o gridano "Abbiamo bisogno del vostro appoggio". C'è il timore di cadere nella trappola dei provocatori, che già si sono messi all'opera. Due macchine si fanno largo tra la folla, una è un fuoristrada circondato da uno stuolo di guardie del corpo e scoppia un grande applauso. E' arrivato Moussavi. "Siamo pronti a partecipare a nuove elezioni" dice parlando con un megafono alla folla. "Il voto del popolo è molto più importante delle persone dei candidati". "Andremo fino in fondo con la protesta" assicura la moglie, Zahra Rahnavard, che ha avuto un ruolo importante nella campagna elettorale del marito. Anche Karroubi, l'altro candidato riformatore, è venuto alla manifestazione. Ci sono anche diversi mullah.

L'ayatollah Khamenei ha fatto una prima concessione. Due giorni fa aveva dato con grande rapidità il proprio imprimatur ai risultati annunciati dal ministero degli Interni, affermando che la vittoria di Ahmadinejad avrebbe portato al paese "sviluppo, sicurezza, e felicità". Ora, dopo un colloquio con Moussavi , il Leader Supremo ha ordinato al Consiglio dei Guardiani un'inchiesta sulle accuse di brogli presentate dai candidati sconfitti. Khamenei ha ammonito però che chi si oppone al risultato potrà farlo unicamente attraverso le vie legali: "Tutti devono mantenere la calma. Anche in passato vi erano stati candidati scontenti del risultato, ma hanno agito per le vie legali. Anche questa volta occorre procedere così".
Le sue parole sono state trasmesse dalla televisione di Stato, che così ha fatto per la prima volta menzione delle accuse di brogli e delle proteste, alle quali in tutti questi giorni non aveva mai fatto alcun accenno. Ma questo apparente venire incontro ai dimostranti non è bastato alla gente. E ancora a tarda notte, dopo la manifestazione, in ogni casa, in ogni quartiere di questa immensa capitale risuonava da tutte le parti il grido: Allah u Akbar! Un grido in difesa della libertà, della democrazia, ma anche dell'islam e della rivoluzione che sono stati traditi.

(16 giugno 2009)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Prossimo

Torna a Temi caldi nel mondo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti

cron