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TRE QUESITI REFERENDARI

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda Robyn il 12/06/2009, 20:25

Questa legge elettorale praticamente stà praticamente succhiando voti a Berlusconi da parte della Lega.Non sarebbero arrivate le leggi contro gli immigrati o il salario territorializzato se il Pdl non fosse stato alleato della lega.Ma Berlusconi purtroppo se lo merita perche non ha mai voluto un sistema elettorale serio.La legge che uscirebbe dal referendum sarebbe ancora più dannosa perche se da un lato permetterebbe la governabilta sul fronte destro della politica,non la permetterebbe sul fronte sinistro.Il miglior siostema elettorale è sistema elettorale francese perche permetterebbe maggioranze omogenee che poi sono un solo partito in grado di governare.Ci sarebbe la leggittimazione al secondo
turno a differenza del turno secco.Cioè collegi uninominali con turno di ballottaggio.Se ci facciamo caso viviamo un pò la situazione di quella che fù la terza repubblica francese che con l'abbandono dell'uninominale ricadde presto nei giochi e nei vecchi equilibri politici Ciao Robyn
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Referendum, antidoto ai troppi partiti

Messaggioda franz il 13/06/2009, 17:00

Gli italiani saranno chiamati il 21 giugno a votare per un referendum che propone di modificare la legge elettorale in vigore. Come risulta dai sondaggi, tanti italiani sono ancora disinformati, non sanno nulla dei quesiti referendari. E, inoltre, una gran parte delle forze politiche li incita alla astensione. Anche in queste sfavorevoli circostanze è però giusto continuare a discuterne.

La mia prima osservazione è che diversi criti­ci del referendum hanno avanzato una obiezio­ne che non sembra leale. Hanno sostenuto che quello che uscirebbe da una vittoria dei «sì» nel referendum non sarebbe comunque un buon si­stema elettorale. L'obiezione non mi pare leale perché in Italia non esiste l'istituto del referen­dum propositivo. Non si può dunque sottoporre al voto popolare il sistema elettorale che si prefe­risce (io, per esempio, preferisco di gran lunga i sistemi elettorali maggioritari, con collegi uni­nominali). Col referendum abrogativo si può so­lo incidere su leggi esistenti. Il referendum ten­ta semplicemente di migliorare quella che in tanti giudichiamo una pessima legge elettorale. Non può fare nulla di più. Per onestà nei con­fronti dei lettori devo precisare che mentre scri­vo questo articolo mi trovo in flagrante conflitto di interessi. Faccio parte del comitato promoto­re del referendum e certamente intendo difen­dere, insieme al referendum, la coerenza e la va­lidità della mia scelta.

Che cosa intendevano (intendevamo) fare i proponenti del referendum, soprattutto con il quesito più importante, quello che chiede di spostare dalla coalizione di partiti alla singola lista il premio di maggioranza? Intendevano (in­tendevamo) contrastare l'aspetto più grave e pe­ricoloso della legge elettorale in vigore: il fatto che essa non contiene alcun anticorpo contro la frammentazione partitica (e ricordo che fra tutti i pericoli che può correre una democrazia quelli che vengono da un eccesso di frammentazione partitica sono di gran lunga i più gravi). Ma, si obietterà: alle ultime elezioni, nonostante la leg­ge in vigore, la frammentazione partitica è stata drasticamente ridotta. E’ vero ma la causa è sta­ta esclusivamente una decisione politica: la scel­ta di Walter Veltroni di sbarazzarsi dell'antica co­alizione di centrosinistra e di puntare sul «parti­to a vocazione maggioritaria».

Fu quella decisione che, ricompattando la si­nistra (anche se non del tutto: Veltroni commi­se poi il gravissimo errore di allearsi con Di Pie­tro), obbligò anche la destra a un analogo ricom­pattamento (con la nascita del Popolo della Li­bertà). Ma ora Veltroni è fuori gioco e anche il partito a vocazione maggioritaria è stato messo in soffitta.

Alle prossime elezioni il Partito democratico tornerà, presumibilmente, a una più tradiziona­le politica delle alleanze (ed è plausibile che, per diretta conseguenza, si manifestino tendenze di­sgregative anche a destra). La legge elettorale in vigore tornerà allora a sviluppare le sue letali tossine, alimenterà di nuovo la frammentazione partitica. Se non si fa qualcosa (e l'unico «qual­cosa » possibile è, al momento, il referendum) il sistema politico italiano sarà di nuovo tra pochi anni, come è stato negli ultimi decenni (fino al 2008), il più frammentato dell'Europa occidenta­le.

Come sempre quando si ragiona di sistemi elettorali le critiche più serie e argomentate alla proposta referendaria sono state avanzate da Giovanni Sartori. Sartori fa due obiezioni. La pri­ma: con il sistema elettorale che uscirebbe dal referendum un partito che raggiungesse, ponia­mo, solo il trenta per cento dei voti potrebbe ag­giudicarsi il premio di maggioranza conquistan­do la maggioranza assoluta dei seggi. La secon­da: poiché il premio di maggioranza va alla lista più votata la legge verrebbe aggirata con la for­mazione di liste-arlecchino formate da tanti par­titi che si metterebbero insieme solo per conqui­stare il premio di maggioranza e si dividerebbe­ro di nuovo il giorno dopo le elezioni.

Si tratta di obiezioni serie ma mi permetto di fare due osservazioni. La prima è che, certamente, è in teoria possibile che un partito con solo il trenta per cento dei voti conquisti il premio di maggio­ranza e quindi la maggioranza assoluta dei seg­gi. Però, questo è vero anche nel caso dei siste­mi maggioritari: nulla vieta, in teoria, che un partito si aggiudichi la maggioranza dei collegi (e quindi la maggioranza dei seggi) ottenendo però, su scala nazionale, un numero di voti limi­tato. In un sistema maggioritario ciò può accade­re se nei collegi sono presenti molti partiti. Più in generale, nei sistemi maggioritari, è quasi sempre la minoranza elettorale più forte che si aggiudica la maggioranza dei seggi.

In pratica, però, non credo che se si votasse con il sistema elettorale che uscirebbe dal refe­rendum correremmo questo rischio: gli elettori sarebbero portati a concentrare i loro voti sulle due formazioni più forti (è l'effetto del cosiddet­to «voto utile» o strategico). Mi azzardo addirit­tura a fare una previsione: se si votasse con il sistema elettorale proposto dal referendum ci sarebbe un duello all'ultimo voto fra Popolo del­la Libertà e Partito democratico, e il partito che fra i due uscisse perdente supererebbe comun­que la soglia del quaranta per cento dei voti (per effetto, appunto, del «voto utile»).

E vengo al problema delle liste-arlecchino. Sartori ha ragione: molti piccoli partiti si aggre­gherebbero al carro dei due partiti più grandi. Però, la loro libertà d'azione dopo il voto verreb­be compromessa. Una cosa, per un piccolo parti­to, è disporre di un proprio simbolo e di autono­mo finanziamento pubblico. Una cosa completa­mente diversa è rinunciare al simbolo (e, con es­so, a un rapporto diretto, non mediato, col pro­prio elettorato) e dover per giunta fare i conti, per la spartizione dei finanziamenti, con il grup­po dirigente del grande partito a cui ci si è aggre­gati. Non credo che, dopo le elezioni, quei picco­li partiti disporrebbero ancora di molta libertà d'azione. Se così non fosse, d'altra parte, perché mai la Lega dovrebbe essere, come è, così feroce­mente contraria al referendum? E perché mai Di Pietro (oggi politicamente molto più forte ri­spetto a quando vennero raccolte le firme del referendum) si sarebbe ora schierato per il «no» dopo avere sostenuto per tanto tempo il «sì»?

I nemici di Berlusconi temono che, con il nuo­vo sistema, egli possa rafforzarsi ulteriormente. Osservo che è sbagliato giudicare i sistemi elet­torali alla luce di preoccupazioni politiche con­tingenti. Prima o poi, Berlusconi dovrà comun­que lasciare il campo. Invece, il rischio, esaspe­rato dall'attuale legge elettorale, di un'eccessiva frammentazione partitica peserà a lungo su di noi. Se non riusciremo, con il referendum, ad aiutare la classe politica a porvi rimedio.

Angelo Panebianco
13 giugno 2009
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda lucameni il 13/06/2009, 18:14

Noto, tra le altre cose, che Panebianco (tra l'altro uno dei volponi favorevoli alla riforma costituzione del Polo targata 2005) è sempre preoccupato di un PD che faccia opposizione e sappia alzare la voce.
A suo dire, anche se non lo esplicita nell'articolo, non è liberale e riformista.
Preoccupazioni che si esplicitano appunto anche nel campo della riforma elettorale, a quanto pare.
Mi piacque molto l'osservazione di noto e crudelissimo giustizialista proprio su Panebianco: “Spazia con la stessa incompetenza su tutti gli argomenti dello scibile umano”.
Da quanto leggo si è raffinato nella confezione delle sue tesi, ma quanto a credibilità siamo al punto di prima.
E' molto bravo a criticare il prossimo sull'uso dei "se", salvo usarli lui stesso e prospettando come al solito un'italia che è solo nella sua testa.
Spero solo che la sinistra, così brava a farsi del male, non persista ancora nel vizio, sempre aupicato da personaggi in malafede come Panebianco (l'alternativa è considerarli irrimediabilmente ciucci).
Temo però sia speranza vana.
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda franz il 13/06/2009, 20:24

lucameni ha scritto:Noto, tra le altre cose, che Panebianco (tra l'altro uno dei volponi favorevoli alla riforma costituzione del Polo targata 2005) è sempre preoccupato di un PD che faccia opposizione e sappia alzare la voce.

Pace sua. Io invece sono preoccupato di un PD che NON sappia governare. Da solo o con altri.

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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda lucameni il 13/06/2009, 20:58

Bè di questo sono preoccupato pure io.
Anzi è la mia vera preoccupazione, altrimenti non sarei sempre tanto incazzato.
Ovviamente non condivido l'approccio di chi vorrebbe di fatto un PD che governi come il PDL o, nelle vesti di opposizione, faccia da scendiletto al governo berlusconiano.
Purtroppo la situazione italiana non è certo come quella della GB e certi paragoni non ci stanno proprio.
Prendiamo atto delle tante anomalie italiane, opposizione compresa, e vediamo di cambiare registro; non certo inventarci l'Italia fasulla che questi editorialisti ci raccontano. Pontificando.
Sperem.
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda pinopic1 il 13/06/2009, 21:10

mah. La legge porcellum fa schifo. L'unica possibilità per cambiarla è che ci sia qualcuno a volerla cambiare oltre al PD e all'UDC. Il Sì al referendum potrebbe costringere la Lega ad accettare di cambiarla. In ogni caso oggi la Lega fa più paura di Berlusconi, quindi meglio che vinca da solo. Oggi come oggi la presenza della Lega al governo non ha attenuato i pericoli per la democrazia; li ha accentuati. Il gioco del "io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me" tra Lega e Berlusconi è un meccanismo diabolico. Meglio che governi da solo se proprio non riusciamo a batterlo.
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda pierodm il 14/06/2009, 0:52

Non vedo conflitto d'interessi in franz, nè nel fatto specifico che difenda il referendum che ha contribuito a promuovere.

Io voterò NO - NO - SI' - sì a quello delle candidature multiple.

Ma ragioniamo.
Le obiezioni di Sartori sono le stesse di noi tutti che intendiamo votare NO.
Mi sembrano obiezioni decisive, ossia qualcosa di più che semplicemente ragionevoli: decisive in punta di teoria, ma soprattutto sul piano pratico.

La contro-obiezione di Franz mi sembra debole, e anzi offre il fianco ad una critica che già si faceva al momento di discutere sul sistema maggioritario in se stesso: ha il pregio, insomma, di ricondurre il problema alle radici, ossia alla scelta di sistema.
Dice infatti Franz: Si tratta di obiezioni serie ma mi permetto di fare due osservazioni. La prima è che, certamente, è in teoria possibile che un partito con solo il trenta per cento dei voti conquisti il premio di maggio­ranza e quindi la maggioranza assoluta dei seg­gi. Però, questo è vero anche nel caso dei siste­mi maggioritari: ... Più in generale, nei sistemi maggioritari, è quasi sempre la minoranza elettorale più forte che si aggiudica la maggioranza dei seggi.

Un'ottima esposizione delle ragioni per cui molti - tra i quali, nel mio piccolo, io - non acconsentono alla logica maggioritaria, a prescindere dalle varie forme elettorali alle quali può dare luogo, e a prescindere dai vantaggi in termini di governabilità che consentirebbe.
Dietro al sistema elettorale, infatti, c'è un più generale sistema socio-politico: là dove questo sistema ha un elevato tasso di fluidità l'eventuale eccesso incongruo di potere di questa "minoranza relativa" è assai meno rischioso (a medio termine) di quanto non lo sia in sistemi che tendono a cristallizzarsi nello status quo - pur rimanendo rischiosi nel breve periodo, se non esistono antidoti e bilanciamenti istituzionali, e forse anche se questi esistono.

Altra obiezone di Franz è che non è giusto fare calcoli di bottega, nel momento di immaginare un sistema e di fissare regole.
In via purissimamente teorica questo è vero: non è giusto. Ma la pura teoria si applica in una situazione altrettanto teorica.
La politica, invece, è fatta di considerazioni legate al tempo e al luogo: non tenere conto della "realtà" è una follia, concetto questo che non vale soltanto per definire utopica una visione del mondo in cui deve trionfare la giustizia e la fratellanza universale.
In Italia è ampiamente provato che esiste una larga, solida, tenace maggioranza di destra, e che si tratta di una destra nient'affatto liberal-democratica, ma di una destra confusamente fascistoide e qualunquista.
Una maggioranza destinata a influenzare direttamente o indirettamente qualunque geometria politica.
Perché mai la sinistra o anche i cosiddetti moderati centristi dovrebbero agevolare l'influenza determinante di questa destra?
Sul piano teorico, però, di cui parlavo prima, nemmeno una sinistra che artificiosamente prendesse un premio incongruo di maggioranza mi sembrerebbe lodevolmente rassicurante: come direbbe Pannella, la partitocrazia andrebbe comunque a nozze, senza nemmeno la necessità di fare spartizioni.

L'ipotesi virtuosa di Franz - che tutto prenda miracolosamente una buona piega - è appunto un'ipotesi, che si basa sull'allineamento planetario di diverse eventualità, nessuna delle quali appare particolarmente probabile. Possibile, questo sì, ma non probabile.
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda franz il 14/06/2009, 9:08

pierodm ha scritto:Non vedo conflitto d'interessi in franz, nè nel fatto specifico che ....
La contro-obiezione di Franz mi sembra debole, ....
Dice infatti Franz: Si tratta di obiezioni serie ma ....
Altra obiezone di Franz è che non è giusto fare ...
L'ipotesi virtuosa di Franz - che tutto prenda ...

C'è probabilmente un equivoco di fondo. Il testo, postato da me, è di Panebianco, sul corriere della sera.
Il fatto che io posto un articolo non significa che lo condivida totalmente ma solo che lo ritengo utile per farci discutere sulle varie ipotesi prospettate.
Ciao,
Franz
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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda franz il 14/06/2009, 9:26

lucameni ha scritto:Bè di questo sono preoccupato pure io.
....
Purtroppo la situazione italiana non è certo come quella della GB e certi paragoni non ci stanno proprio.
Prendiamo atto delle tante anomalie italiane, opposizione compresa, e vediamo di cambiare registro; non certo inventarci l'Italia fasulla che questi editorialisti ci raccontano. Pontificando.
Sperem.

Ovvio che la situazione italiana non è quella inglese ma come vogliamo cambiarla?
Non credo che l'opzione "bacchetta magica" sia valida. E nemmeno quella "sperem".
In un contesto democratoco e di stato di diritto (res publicae) la realtà di una società la si modifica cambiando le regole.
Quindi non possiamo dire che non possiamo cambiare la regole perché la nostra è diversa, ma dobbiamo rendere diversa la nostra realtà cambiando le regole. Faccio un solo esempio: come è cambiata la realtà comunale italiana con l'adozione della elezione diretta del sindaco, con meccanismo del doppio turno? Tantissimo. Io lo vedo visitando piccoli comuni (soprattutto i medio piccoli) che in questi 15 anni sono diventati quasi irriconoscibili, sotto la guida di sindaci e di giunte finalmente stabili e non piu' ostaggio dei giochini miseri di tanti voltagabbana.
Sono le regole del gioco che, cambiate, inducono un diverso comportamento politico.
Ovviamente bisogna sapere quali regole cambiare e come farlo ma il concetto è, in prima lettura, abbastanza semplice:
si tratta di intuire quale comportamento vogliamo far emergere e studiare regole che producano quell'esito.

Francamente io leggendo i quesiti non ci capisco un tubo e sono quindi costretto a fidarmi di chi mi dice che facendo quella modifica succedono determinate cose. Le modifiche che io farei non sono certo quelle: ci vuole ben altro per rendere virtuso il sistema politico italiano. Tuttavia quelle modifiche mi sembrano andare pallidamente nella direzione giusta.
Senza altri cambiamenti non serviranno a nulla ma almeno è un segnale.

A mio avviso la riforma da fare è un potere esecutivo eletto direttamente, con sistema maggioritario (con primarie) ed un legislativo eletto con un proporzionale puro, senza premi e senza soglie di sbarramento. Il tutto in un contesto nettamente federalistico. Per farlo pero' bisogna riscrivere buona parte della Costituzione. E questa è una utopia. Siamo quindi costretti ad accettare qualsiasi modifica delle porcate varie che oggi regolano la nostra democrazia.

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Re: TRE QUESITI REFERENDARI

Messaggioda pagheca il 14/06/2009, 10:03

Io non ho votato. Perche' mi rifiuto d'ora innanzi di votare per qualcosa che per essere compresa necessita delle spiegazioni di qualcun altro, sottoponendomi al rischio di essere strumentalizzato, e lo fa tradendo sicuramente lo spirito del dettato costituzionale. Questa e' una nota che ho pubblicato su facebook e su un paio di altri blogs.
________________
Passate le elezioni, occupiamoci finalmente di roba forte.

Dunque: i 3 quesiti referendari di domenica (titoli e sottotitoli inclusi) ammontano a 2.862 parole, 16.017 caratteri (escludendo spazi etc.) e occupano 5 cartelle e mezzo. Per leggerli (3 parole al sec) ci vogliono circa 16 minuti. Contengono frasi sconclusionate, incomprensibili se non si conosce l'intero testo di legge. A quanto pare la loro comprensione richiede un consumo di fosforo equivalente a quello di 1.524 Sudoku, 13 partite di scacchi, 31.201 di briscola a squadre e alla visione di oltre un trilione di puntate di Big Brothers.

I costituzionalisti, quando hanno immaginato l'istituzione del "referendum abrogativo parziale", caso unico in tutto il globo terracqueo, vorrei ricordare, probabilmente intendevano permettere quesiti in cui si abrogavano parti intere di una legge, non un meccanismo perverso attraverso il quale, con l'uso sapiente del tratto di penna, si puo' trasformare una cosa in una completamente diversa (un referendum abrogativo in cui viene cancellata la parola "non" puo' trasformare un concetto nel suo esatto opposto, piuttosto che abrogarlo). Il sistema porta a domande completamente surreali, in cui abbondano paragrafi del tipo "art. 14-bis, comma 4, limitatamente alle parole “1, 2 e”; ('e' che??? mi domando io). Se la logica fosse ancora di moda penso che roba di questo genere sarebbe considerata l'output di un vecchio computer andato in malora, e infatti quando ho mostrato le schede ricevute dal Consolato ad alcuni amici britannici si sono rifiutati di credere che si trattasse di roba vera.

Personalmente non votero' per questi referendum e per qualunque cosa che richieda il noleggio a ore di un Costituzionalista, di un Ingegnere Aerospaziale (casomai dovesse succedere) o di un Matematico di Princeton. Ho appeso le schede ricevute dal Consolato in una cornice in soggiorno e quando qualcuno mi chiede "What? Don't you miss Italy???" (Cosa? L'Italia non ti manca???) glieli leggo per intero.

Forse l'unico referendum che varrebbe la pena di votare sarebbe quello abrogativo dell'istituto del referendum abrogativo parziale. O almeno bisognerebbe proporre l'abrogazione della possibilita' di proporre referendum il cui testo e' piu' lungo di un SMS. Cosi' almeno si potrebbe votare direttamente su Twitter...

Riporto il testo completo dei 3 quesiti nel seguito, per coloro che si troveranno tra le mani questo monster linguistico-sintattico solo domenica, sperando di non fare esplodere con cio' i server di FB:
Ultima modifica di pagheca il 14/06/2009, 10:07, modificato 2 volte in totale.
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