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IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda franz il 10/06/2009, 11:42

IL COMMENTO
IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»
PIERO OSTELLINO

Agiudicare dai commenti dei diretti interessati, le elezioni amministrative italiane le hanno vinte tutti, salvo – nel giudizio di ciascuno di loro – il pregiudizio che le ha perse l’avversario. Le ha vinte il Partito Democratico, che si consola (?) di aver perso oltre quattro milioni di voti con la constatazione di aver «tenuto» rispetto alle previsioni che lo davano in rotta. Della serie: prendo per buona la voce che scenderò sotto una certa percentuale; poi, a elezioni avvenute, se avrò ottenuto una percentuale superiore vuol dire che ho vinto, anche se ho perso. Le ha vinte il Popolo della Libertà – che di voti ne ha persi oltre due milioni – ma che si consola (?) a sua volta perché ne ha persi meno del PD. Qui, la serie è alla rovescia: metto in giro la voce che vincerò con una certa percentuale; poi, a elezioni avvenute, se avrò ottenuto una percentuale inferiore, ma superiore al mio avversario, avrò vinto lo stesso.

Ora, che il PDL abbia vinto le elezioni non ci piove, ma, allora, bisogna distinguere fra voto «virtuale» – i sondaggi e le previsioni della vigilia – e voto «reale», i risultati usciti dalle urne, e attenersi solo a questi ultimi senza abbandonarsi al confronto fra ciò che sarebbe dovuto essere e ciò che è stato perché discutere del sesso degli angeli non ha alcun senso. I soli che possono dire di aver vinto sul serio sono la Lega di Bossi, l’Italia dei Valori di Di Pietro e, nel suo piccolo, l’Unione Democratica di Centro di Casini. Ma si tratta di aggiustamenti all’interno dei due schieramenti che non cambiano il quadro politico, ma solo gli equilibri interni a maggioranza di Governo e minoranza di opposizione.

In realtà, se si guarda ai numeri reali, non alle percentuali, si scopre che hanno perso tutti, anche quelli che, fatti i conti, hanno vinto. Karl

Marx, che, se non proprio di elezioni, di cose del mondo se ne intendeva, sosteneva che bisogna sempre tenere d’occhio i sommovimenti della società (ciò che lui chiamava «la struttura») – i soli che dessero la temperatura degli umori del popolo in una prospettiva rivoluzionaria – invece che il potere («la sovrastruttura»), i rapporti di forza fra i potentati del momento. Se si applica la regola marxiana all’esito delle elezioni amministrative, oltre che di quelle per l’Europa, si scopre che «il popolo è in marcia» e che la politica segue nelle retrovie.

L’astensionismo è in aumento. Non è momentaneo disinteresse, contingente disaffezione. È un partito. Che non rifiuta la Politica, ma fa politica nel solo modo che, ormai, è consentito al popolo sovrano di fare. È in crisi la democrazia rappresentativa. Lo aveva già intravisto Benjamin Constant agli inizi dell’Ottocento, nei «Principi di politica» (1806), analizzando gli esiti della Grande Rivoluzione del 1789; lo aveva paventato Alexis de Tocqueville, dopo il viaggio negli Stati Uniti, nella «Democrazia in America» (1835). Una parte crescente del popolo ritiene che i suoi rappresentanti (i politici) lo abbiano spogliato della propria sovranità, che non si limitino a «esercitare» il potere di governare – che rimane formalmente del popolo – ma governino ignorandone la sovranità e le domande. Non siamo alla vigilia di una rivoluzione di quelle che scoppiavano nell’Ottocento e nei primi del Novecento, ma, forse, e non è necessariamente un male, siamo entrati in una nuova fase rivoluzionaria. Apro una parentesi sulle elezioni europee per chiarire il concetto.

La stragrande maggioranza degli europei – che si è astenuta ancor più degli italiani – non ha ancora capito che cosa sia, e che cosa faccia, l’Europa; gode volentieri, senza neppure accorgersene, dei benefici che essa offre – caduta delle frontiere fra un Paese e l’altro, moneta unica che facilita gli scambi e la libertà di movimento, stabilità finanziaria – e soffre, contemporaneamente, di tutto ciò che essa percepisce come un «sistematico abuso della Ragione», quello stesso abuso che ha generato i mostri del XX secolo: vocazione tecnocratica, pianificatoria, dirigista. Non sa se l’Europa convenga o no; se sia al servizio della gente o se la gente sia al suo servizio. Nessuno lo dice; non perché sia difficile dirlo, bensì perché – questo pensano molti europei – prevale la retorica di maniera, l’europeismo di facciata, sulle «dure repliche della storia» (le sconfitte di un processo realmente federalista), sul «senso comune» (la realtà come è, non come si vorrebbe che fosse) e, forse, perché neppure conviene prendere atto che l’ «Europa dei popoli» non è nata e, al suo posto, c’è un compromesso fra quella dei Governi e l’eurocrazia di Bruxelles.

L’esempio delle europee vale, pari pari, anche per l’esito delle consultazioni sul piano delle politiche nazionali e su quello della amministrative italiane. Con la sola eccezione della Grecia e della Slovenia, i partiti socialisti, o genericamente collettivisti, statalisti, dirigisti, keynesiani, escono sconfitti dalle elezioni. Eppure, classe politica, intellettuali, media, avevano attribuito, fino al giorno prima, al libero mercato la crisi economica e invocato più Stato; che, poi, nella percezione della gente, che già ne soffre gli eccessi, vorrebbe dire più spesa pubblica, più sprechi, più parassitismo, più privilegi per la classe politica, più tasse. Che fra la protezione pubblica dello Stato e la libertà del mercato sarebbe scoppiata una contraddizione insanabile lo aveva teorizzato, già a metà dell’Ottocento, Frederic Bastiat, in tutta una serie di pamphlet polemici in difesa della libera concorrenza e contro lo statalismo. Il popolo, ora, si è rivelato più saggio dei suoi governanti, pur non avendo mai letto Constant, Tocqueville, Bastiat, che ne avevano intravisto il comportamento, il che fa ancora più onore a questi grandi del pensiero liberale la cui rilettura farebbe un gran bene alla classe politica di ogni Paese.

Un’ultima annotazione sulle elezioni amministrative italiane. Il forte astensionismo ha certamente danneggiato i due partiti maggiori, il Popolo della Libertà, il Partito democratico, più che quelli minori che, forse, ne hanno addirittura avuto giovamento. Ma ha danneggiato, probabilmente, più il PDL di Berlusconi che il PD di Franceschini. La Sicilia ha fatto registrare la più alta percentuale di astenuti, rispetto al resto dell’Italia; quasi venti punti di differenza fra la media nazionale e quella siciliana. Ora, è opinione diffusa, fra gli osservatori più smaliziati di cose italiane, che questo risultato confermi il postulato che, in fondo, a decidere dell’esito delle elezioni nazionali in Italia sia sempre, direttamente o indirettamente, la mafia siciliana. Come? Facilitando la vittoria – con i voti che essa controlla – di un partito piuttosto che di un altro, oppure semplicemente danneggiandone uno, pur consentendogli di vincere ugualmente le elezioni. Come? Con l’astensionismo «comandato».

Non ci sono evidenze empiriche che suffraghino la tesi, ma è indubbio che il Popolo della Libertà, senza l’astensionismo siciliano, avrebbe guadagnato almeno, se non di più, due punti in percentuale e si sarebbe avvicinato a quel trionfo che lo stesso Berlusconi aveva previsto alla vigilia. In conclusione: in generale, il popolo è stato più saggio dei suoi governanti, disertando le urne per protestare contro la spogliazione della propria sovranità. In questo caso, Humphrey Bogart direbbe: «È la democrazia, bellezza». Ma, sempre che la tesi del peso della mafia sulle elezioni sia vera, ha anche mostrato, con il caso siciliano, qual è la sua intrinseca debolezza: che sono sempre le «avanguardie» – intellettuali (come sosteneva Mosca), rivoluzionarie (come sosteneva Lenin), criminali (come vuole la tradizione in Sicilia e, di riflesso, in Italia) – a guidarlo e a fare la storia (in quest’ultimo caso, inutile dirlo, con la S minuscola).

Piero Ostellino,
Corriere del Ticino
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda trilogy il 10/06/2009, 13:02

franz ha scritto:IL COMMENTO
IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»
PIERO OSTELLINO


(..)La Sicilia ha fatto registrare la più alta percentuale di astenuti, rispetto al resto dell’Italia; quasi venti punti di differenza fra la media nazionale e quella siciliana. Ora, è opinione diffusa, fra gli osservatori più smaliziati di cose italiane, che questo risultato confermi il postulato che, in fondo, a decidere dell’esito delle elezioni nazionali in Italia sia sempre, direttamente o indirettamente, la mafia siciliana. Come? Facilitando la vittoria – con i voti che essa controlla – di un partito piuttosto che di un altro, oppure semplicemente danneggiandone uno, pur consentendogli di vincere ugualmente le elezioni. Come? Con l’astensionismo «comandato». (..)
Non ci sono evidenze empiriche che suffraghino la tesi, ma è indubbio che il Popolo della Libertà, senza l’astensionismo siciliano, avrebbe guadagnato almeno, se non di più, due punti in percentuale e si sarebbe avvicinato a quel trionfo che lo stesso Berlusconi aveva previsto alla vigilia.
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Corriere del Ticino


Infattti il messaggio è arrivato forte e chiaro. Appena scrutinate le schede hanno messo il voto di fiducia sul decreto intercettazioni.
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda lucameni il 10/06/2009, 14:03

Quello Ostellino non ce lo ricorderà mai.
Al più potrà prenderne spunto per riaffermare il "giustizialismo" di chi non vuole una riforma del genere (ogni persona in possesso di nozioni giuridiche, di un minimobuon senso e in buona fede - non sempre gli avvocati - sa di cosa parlo).
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda ranvit il 10/06/2009, 15:07

Dietrologie....

La Sicilia è sempre stata cosi....con qualsiasi governo!

Il Ddl sulle intercettazioni sarebbe comunque stato blindato. E, nel merito, resto convinto che qualcosa andava fatta. Non è concepibile che si "ascoltino" le persone prima ancora di avere elementi per ipotizzare reati. Come ha detto anche Napolitano proprio ieri è bene che molti Pm si diano una calmata...

Vittorio
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda lucameni il 10/06/2009, 19:16

"Non è concepibile che si "ascoltino" le persone prima ancora di avere elementi per ipotizzare reati"

Perchè la preoccupazione di chi ha imbastito quella roba incredibile è stata forse quella di proteggere la privacy dei poveri cristi?
Avere una giustizia che funzioni non va a vantaggio di tutti noi?
O forse la nostra priorità è impedire che si puniscano i reati dei cosidetti "colletti bianchi"?
Premesso che proprio intercettando per reati "minori" sono stati scoperti reati ancora più gravi (i fatti non mentono).
Premesso che c'hanno raccontato la favola della lesione della privacy quando non c'era più il segreto istruttorio.
Premesso che secondo questi difensori dei diritti (loro) tutti noi cittadini non dovremmo più avere alcun elemento per sapere se chi abbiamo votato o potremo votare è implicato in qualcosa di losco.
Premesso che Alfano ha diffuso dati e cifre semplicemente false.
.......... andando nel merito del DDL balza agli occhi che le priorità sono ben altre.
Poi possiamo raccontarci tutte le favole che vogliamo, ma la realtà, se la si vuole conoscere, è un'altra.



(una volta tanto, malgrado provenga da una conventicola con molte colpe, hanno fatto una sintesi chiara di cosa ci aspetta: http://www.associazionemagistrati.it/pu ... 0giu09.pdf)
Ultima modifica di lucameni il 10/06/2009, 19:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda ranvit il 10/06/2009, 19:42

Sicuramente le intenzioni di Mr B. non sono le migliori....

Cio' non toglie che in linea generale un freno alle intercettazioni e soprattutto agli abusi....siamo tutti costantemente intercettati e spesso, troppo spesso, si finisce sui giornali ad opera degli stessi magistrati....era diventato sacrosanto.

Sarebbe bene che i magistrati sviluppassero altre forme di indagine e soprattutto che si dessero una regolata nel migliorare la giustizia....per quanto in loro potere....per esempio lavorando di piu'.

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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda pinopic1 il 10/06/2009, 22:14

Va bene.
Intanto segnalo che per il PD in Sicilia sono stati eletti
BORSELLINO RITA voti 229.981
CROCETTA ROSARIO (ex sindaco di GELA) voti 150.368

Posso testimoniare che conosco in Sicilia parecchie persone che si sono astenute senza aver preso ordini dalla mafia.
Questa mia affermazione nulla toglie al fatto che in Sicilia la mafia può controllare molti voti. Ma ci si astiene anche spontaneamente molto facilmente.

(Non sono d'accordo con Ranvit sulla legge contro le intercettazioni)
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda pinopic1 il 11/06/2009, 11:25

Indagini sul tesoro di Ciancimino
Vizzini si dimette dall'Antimafia
Il senatore Pdl è indagato per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra con altri tre parlamentari siciliani, i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola e il deputato dell'Udc Saverio Romano
Il presidente della commissione affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini ha annunciatole sue dimissioni da membro della commissione Antimafia dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo con l'accusa di concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra nell'ambito dell'inchiesta sul 'tesoro' di Vito Ciancimino, ex sindaco morto nel 2002 dopo essere stato condannato per mafia. Insieme a Vizzini sono indagati con la stessa accusa altri tre parlamentari siciliani: i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola, e il deputato dell'Udc e segretario regionale del partito in Sicilia, Saverio Romano. I quattro saranno interrogati martedì prossimo dai magistrati della Dda.

L’inchiesta scaturisce da dichiarazioni di Massimo Ciancimo, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, già condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi di carcere per riciclaggio dei soldi del padre, che da qualche mese rende dichiarazioni ai pm palermitani Antonio Ingroia e Nino Di Matteo.

Ciancimino avrebbe rivelato di avere utilizzato somme di un conto corrente svizzero riconducibile al padre per pagare politici che avrebbero facilitato l'aggiudicazione di appalti per la concessione del gas ad una impresa di cui il padre era socio occulto. Di questi pagamenti si sarebbe occupato il tributarista Gianni Lapis, condannato anche lui nel processo per riciclaggio. Il denaro prelevato dal conto svizzero da un altro imputato condannato, l'avvocato romano Giorgio Ghiron, sarebbe stato distribuito a Vizzini e, attraverso Cintola, a Romano e Cuffaro.

Secondo l'accusa il denaro proveniente da un conto svizzero in cui affluiva parte del tesoro illecito di Vito Ciancimino, veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l'aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell'isola.

A riscontro delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, ci sarebbero parziali ammissioni del tributarista Lapis, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche che per essere contestate ai senatori indagati, dovranno prima essere trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione.
(11 giugno 2009)

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Stante che i dati raccontati da Alfano & Co. sono falsi, essere eventualmente intercettato sotto il controllo della magistratura lo considero una tutela nei miei confronti.
Con le tecnologie moderne possiamo essere spiati tutti i giorni da chiunque senza autorizzazione e senza tutela legale.
Siamo già spiati dalle telecamere mentre giriamo per la città, i nostri dati personali e il nostro traffico telefonico è conosciuto dai dipendenti della Telecom, ci facciamo volontariamente spiare da Facebook e mettiamo a disposizione di chi lo gestisce una quantità di dati che autorizziamo a usare per fini commerciali (chat inclusa), ci facciamo spiare dal nostro provider Internet. Siamo spiati con le e-mail che ci arrivano. Siamo spiati dai virus annidati nel nostro computer.
I satelliti possono guardare dentro casa nostra. Gogle Hearth e Virgilio map forniscono a chiunque possa essere interessato le coordinate esatte del nostro domicilio con relativa fotografia.
E viviamo nel terrore di essere intercettati nell'ambito di una indagine della magistratura?

Ma avete letto il regolamento di Facebook? Io sì eppure ci sto e ci rimango e a maggior ragione non ho nessun timore ad essere intercettato da un magistrato (ipotesi peraltro remotissima).
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda ranvit il 11/06/2009, 11:47

A parte il fatto che una cosa è dare i propri dati (spesso fasulli...) al web e un'altra essere ascoltato mentre parli al telefono dove semmai, io lo faccio spesso, si dicono cose al solo scopo di "stanare" l'altro.

A parte cio' dicevo io non vivo " nel terrore di essere intercettati nell'ambito di una indagine della magistratura", ma nel terrore di cosa mi puo' combinare un magistrato...che ricordo essere un uomo, con tutti i suoi pregi e difetti!

E per mia esperienza personale (per fortuna niente di grave) non mi fido affatto del singolo magistrato spesso, troppo spesso, arrogante e vanaglorioso per i privilegi che ha (come del resto i politici).....e questo solo per parlare dei difetti meno gravi.

Certo che diminuiscono le "armi" della magistratura per contrastare il crimine....ma la tecnica di "buttare le reti nella speranza di acchiappare un pesce" ascoltando tutti e tanto (poi non ci sono nemmeno periti a sufficienza per trascrivere tutto quanto si è registrato....vedi caso in Puglia dove si sono scarcerati non so quanti sospetti mafiosi perchè in due anni non si era riusciti a completare le trascrizioni) non è assolutamente condivisibile.

Non so come funziona negli altri Paesi, ma da quello che ho letto fin'ora del DDL non mi sembra tanto male : la possibilità c'è eccome di intercettare, solo un po' piu' "collegiale" e per un periodo di tempo limitato........

Vittorio
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Re: IL PESO DELL’ASTENSIONISMO «COMANDATO»

Messaggioda lucameni il 11/06/2009, 12:15

Ovvero uno dei tanti metodi, a cominciare dalla nostra procedura accusatoria "all'italiana", affinchè tutto si blocchi e i processi non giungano a conclusione. E magari manco inizino.
Della serie: invece di imputare questi obrobri alle leggi imbastite furbescamente da lorsignori, imputiamoli a chi queste legge le deve applicare.
Geniale.
I politici più o meno offrono al cittadino questa prospettiva: noi facciamo quello che ci pare e ci evitiamo i processi ma in compenso, visto che tanto la giustizia non funziona, sarete al riparo anche voi nel caso facciate qualche marachella.
E difatti a molti, senza confessarlo, questo andazzo piace, mascherandolo per "difesa dei diritti".
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