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Financial Times : Berlusconi "un pericolo per l'Italia"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Financial Times : Berlusconi "un pericolo per l'Italia"

Messaggioda lucameni il 29/05/2009, 14:48

A proposito di popolarità.


<<"Berlusconi: "Sono più popolare di Obama!" - Falso! "Ecco cosa abbiamo scoperto..."

Come sicuramente ricorderete, qualche settimana fa a Napoli, il premier Berlusconi illustrava ai giornalisti presenti all’uscita del Teatro San Carlo di Napoli il suo indice di popolarità: «I sondaggi che ho io mi danno il 75,1% di consensi, mentre Obama è al 59%. Quindi il mio è un record assoluto» (Per intenderci, si parla di popolarità e apprezzamento dei leader politici e non di intenzioni di voto).
15 Maggio 2009 ---- Ora, nessuno mette in dubbio che tanti italiani apprezzino l’operato del premier per diverse “ragioni”, ma è quantomeno legittimo chiedersi dove sono quei sondaggi e chi li ha fatti. E’ come se quei numeri fossero caduti dal cielo o fossero stati trovati sotto ad un arcobaleno. Che si tratti veramente di sondaggi di sua proprietà e quindi, quantomeno opinabili? Oppure si tratta di un sondaggio di una società del suo gruppo? Non ci è dato saperlo. Quello che è certo è che i media italiani non si sono preoccupati troppo di verificare questo dato, limitandosi - come al solito - a riportare solamente le parole del premier e a farle commentare dai suoi adulatori e dai suoi oppositori. Ma noi abbiamo voluto verificare, e siamo andati a cercare dei sondaggi internazionali, svolti cioè in paesi avanzati e dall’informazione non “parzialmente libera” come recentemente è stata classificata quella italiana.

Tra gli istituti leader mondiali nella sondaggistica c’è senza dubbio la 'Harris Interactive' (1). Vi proponiamo dunque un recente sondaggio di questo istituto di ricerca. E’ un sondaggio che misura la popolarità dei più’ importanti leader mondiali, commissionato a 'Harris Interactive' dall’emittente televisiva francese 'France 24' e dall’'International Herald Tribune', quotidiano venduto in più di 180 paesi. Il sondaggio, che successivamente è stato pubblicato anche su altri autorevoli quotidiani, è stato effettuato su un campione di 6.538 persone (età 16-64) in Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti e in Italia, tra il 25 febbraio e il 3 marzo.

Ecco dunque gli indici di popolarità dei principali leader mondiali (media dei sei paesi):

1. Obama 80%
2. Dalai Lama 74%
3. Merkel 51%
4. Blair 48%
5. Sarkozy 40%
6. Ratzinger (Papa Benedetto XVI) 39%
7. Brown 36%
8. Zapatero 35%
9. Ban Ki-Moon 33%
10. Barroso 30%
11. Lula 25%
12. Berlusconi 17%
13. Fidel Castro 16%
14. Putin 16%
15. Chavez 14%
16. Mednev 10%
17. Hu Hintao 9%
18. Al-Assad (Siria) 8%
19. Ahmadinejad 6%

Nella relazione finale si legge:
«Obama è di gran lunga il leader più’ popolare in Europa e negli Stati Uniti. Nessun altro leader al mondo può vantare una popolarità minimamente paragonabile alla sua».

Non pare ci siano dubbi: Obama è “di gran lunga”, “by far”, il più popolare al mondo. Per la Harris Interactive la differenza di popolarità tra Obama e Berlusconi è veramente abissale e incolmabile: 80% di apprezzamento per Obama contro solo il 17% per Berlusconi. Obama è primo, Berlusconi solo dodicesimo su diciannove. Vista l’enorme differenza tra le cifre fornite dalla Harris Interactive e quelle dichiarate da Berlusconi, non sembra ci siano dei dubbi. Una delle due è falsa.

Continua il documento di Harris Interactive:
«A livello europeo, la Merkel è la più popolare e Berlusconi il meno popolare».

La Merkel infatti, con il suo 51% di apprezzamento, vanta ben 34 punti percentuali in più’ di Berlusconi. E’ interessante inoltre notare come a livello internazionale i politici meno “amati” di Berlusconi siano soltanto dittatori o figure controverse: Fidel Castro, Putin, Chavez, Mednev, Hu Hintao, Al-Assad e Ahmedinejad.

Berlusconi ha solo un punto di gradimento in più di Fidel Castro. Dal sondaggio emerge anche un altro dato interessante: il gradimento di Berlusconi è buono tra i telespettatori-elettori italiani (38%) ma decisamente più inferiore in Europa e negli Stati Uniti: 16% negli USA e in Spagna, 13% in Inghilterra, 12% in Germania e addirittura solo il 7% in Francia. Infatti, tra tutti i leader occidentali, Berlusconi è quello con la più grande differenza tra la popolarità interna (38%) e quella media tra i sei paesi (17%), ben 21 punti percentuali di differenza. E’ lecito concludere, anche se ognuno può trarre le sue conclusioni, che probabilmente il possesso di molti media italiani giochi fortemente a suo favore nel mantenere i suoi consensi elevati.

Difatti la Harris International non lascia spazio a dubbi, scrivendo chiaramente:
«La grande differenza tra la popolarità del Primo Ministro Berlusconi in Italia rispetto agli altri paesi è sicuramente il riflesso del suo controllo sulla gran parte dei media italiani».

Analizzando solo il campione statunitense, il gradimento di Berlusconi da novembre a aprile è diminuito di 4 punti (dal 20 al 16%), forse per via della tanto criticata dichiarazione infelice riguardo al colore della pelle di Obama.

Ma il gradimento di Berlusconi da novembre a aprile è diminuito in tutti i campioni parziali: in Gran Bretagna dal 16 al 13% (forse per aver fatto innervosire l’autorevole regina d’Inghilterra); in Spagna dal 20 al 16%; in Germania dal 14 al 12% (forse per via della gaffe fatta con la Merkel); in Francia dal 9 al 7%. Appare dunque opinabile anche un’altra frase spesso pubblicizzata su diversi giornali della famiglia Berlsuconi, secondo i quali «Con Berlusconi, l’apprezzamento del nostro paese all’estero è aumentato».

I dati della Harris Interactive dimostrano il contrario: Berlusconi all’estero gode di una popolarità decisamente bassa. Persino in Italia, dove è noto il potere mediatico del premier, la sua popolarità è diminuita dal 43 al 38%. Sarebbe interessante conoscere la sua percentuale di popolarità in Finlandia, dove un partito candidato alle europee ha perfino lanciato uno slogan inequivocabile: «votateci, fermeremo Berlusconi».

Visto che da anni in Italia i sondaggi hanno assunto una discreta importanza, ci auguriamo che in futuro ne venga fatto un uso più appropriato, più corretto e non meramente propagandistico. Se lo scopo non è quello di fare campagna elettorale ma di fare informazione (vera), allora andrebbero diffusi non solo i sondaggi “privati” o di istituti di ricerca in qualche modo collegati a Berlusconi o a gruppi politici e industriali italiani, ma anche quelli di importanti e indipendenti compagnie internazionali, in quanto assolutamente non sospettabili di mancanza di professionalità o vera e propria faziosità. Ancora una volta la colpa della mala-informazione è dei media italiani e di un’opposizione letargica.

(1) - Fonte: 'Harris Interactive' "
>>
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Financial Times : Berlusconi "un pericolo per l'Italia"

Messaggioda Iafran il 29/05/2009, 17:02

Paolo65 ha scritto:Il pericolo non è Berlusconi ,che a suo modo ha messo su un CD che sta governando il paese,ma tutto il resto della politica, della maggioranza e della opposizione.

Nessuno pare in grado di formulare una proposta politica attendibile per guidare domani il paese.

Il CD si sfalderà come neve al sole alla fine di Berlsuconi ed il CS,il PD in particolare, non sarà in grado di affrontare la sfida che verrà.

Il pericolo vero è questo vuoto politico enorme,che sarà il vero lascito grave del dopo Berlusconi.

A suo modo è un leader che è stato capace di mettere su una maggioranza, gli altri, tutti, sono delle mezze tacche senza leadership e senza idee politiche.

Sono considerazioni amare.
Ancora una volta gli elettori del CS che si recheranno alle urne si affideranno a “qualcosa” che dovrà pur venire.
Io voterò e correrò tutti i rischi connessi ad una scelta personale poco coinvolta e poco coinvolgente: mi guarderò bene, infatti, di “attivarmi” per come ho fatto finora.

Dove sono le persone, gli organismi, le segreterie politiche che possono dare garanzia sui nostri parlamentari eletti? Con quale entusiasmo i cittadini si recheranno alle urne?

Voglio sperare, tanto, che i cittadini smentiscano queste premesse, proprio per spingere la nostra classe politica a riprendere un cammino faticosamente iniziato e con molta facilità interrotto per il “fare personalistico” di alcuni personaggi, da biasimare apertamente.

Se gli elettori “delusi”, per Franceschini, devono rimboccarsi le maniche per cambiare il partito, ai nostri maggiori rappresentanti è concesso il libero arbitrio?
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Il Nyt: "Decadente alla Satyricon" l'Italia"

Messaggioda ranvit il 29/05/2009, 18:07

Da repubblica.it :

Il caso Noemi e le "dieci domande" di Repubblica sui media Usa
E in Europa la vicenda diventa oggetto di cronaca ormai quotidiana
Il Nyt: "Decadente alla Satyricon"
Time: "L'Italia è Berlusconistan"


ROMA - La vicenda dei rapporti tra il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e la giovane napoletana Noemi Letizia, e il crescendo di contraddizioni cui si riferiscono le dieci domande di Repubblica ancora senza risposta, continuano a interessare la stampa internazionale in Europa e negli Stati Uniti.

"Le scappatelle del primo ministro alla fine fanno sollevare qualche sopracciglio", titola il New York Times, che dedica alla vicenda una dettagliata ricostruzione e nota: "Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non somigli sempre più alla decadenza imperiale del Satyricon di Fellini".

Il settimanale americano Time titola: "Berlusconi e la ragazza. Niente di piccante, grazie". L'articolo di Jeff Israely, a lungo corrispondente da Roma, è graffiante: parla dell'Italia come del "Berlusconistan" e in cui i critici "riescono in qualche modo ad andare in tv, sostenendo che il 72enne maestro dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie che in realtà potrebbe portare alla sua fine politica".

Il quotidiano conservatore francese Le Figaro parla dell'"affaire Noemi" e sottolinea che "Berlusconi ha l'arte di complicarsi la vita".

Il britannico Guardian dà alla vicenda una lettura "interna": "Per capire quanto sia in difficoltà Berlusconi - titola il giornale - basta il fatto che persino i Blair stanno prendendo le distanze da lui". Cherie parlò "rapita" del viaggio con Tony in Sardegna nel 2004 ospiti del Cavaliere. "Ma allora era allora": quando la ex first lady è intervenuta questa settimana su quel viaggio, lo ha fatto "prendendo in giro la bandana indossata per coprire quello che lei insiste fosse un trapianto di capelli (nonostante il suo rifiuto di ammetterlo)". E ancora: "Nessuno lo accusa di alcun rapporto sessuale improprio, e non ci sono basi per sostenerlo. Ma come avviene in molti scandali che coinvolgono uomini e donne politici, il punto non è quel che Berlusconi ha fatto, ma se stia o meno dicendo la verità. L'opposizione sostiene che chi mente sulla sua vita privata non può governare".

Continuano a occuparsi della vicenda altri grandi quotidiani europei. El Pais torna oggi con una corrispondenza: "Convertito in un caso globale dalle proprie contraddizioni (ha mentito ripetutamente sulla vicenda), il caso Noemi coinvolge ogni giorno nuove persone". E Libération: "Fiat tenta di acquisire Opel, l'economia italiana soffre la crisi, ma a dieci giorni dalle elezioni europee, l'Italia non ne ha che per papounet. Il velo di misteri e sospetti intorno alla relazione tra Berlusconi e la giovane che gli ha dato questo soprannome, si impone al centro delle discussioni, delle polemiche e ormai della politica".

Infine l'americano Christian Science Monitor: "Con l'Italia che si prepara a ospitare il summit G8 Berlusconi nel mirino di uno scandalo personale". E il giornale commenta: "Nel mezzo di una crisi economica, l'Italia sembra occuparsi più del presunto affaire del primo ministro con una teenager che del summit di luglio".

(29 maggio 2009)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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