da pierodm il 23/05/2009, 2:01
I sondaggi non sono una stronzata, presi in sé.
Se, per esempio, io fossi uno interessato a "lanciare" qualcosa - un prodotto, un servizio, etc - concerterei con un'azienda esperta un sondaggio, confidando che mi dia utili indicazioni.
Ma si tratta di casi con un preciso obiettivo, intorno al quale è necessario comunque far ruotare le domande giuste: avendo io un interesse ben determinato e "privato" saprei come concertare nel modo migliore le domande per avere risposte inequivoche.
Nella maggior parte dei casi, invece, ho molti dubbi che la procedura sia corretta: anzi, personalmente ho constatato di non saper rispondere alle domande di molti sondaggi o di questionari compilati con quella metodologia, perfino in materie sulle quali ho idee consolidate e molte informazioni, o si tratta di questioni legate alla mia indole e ai miei gusti (come in certi "giochi" psicologici presenti nelle riviste, d'estate, per determinare se sei un "buon amico" o un "partner affidabile", etc).
In molti casi, infatti, le domande sono ambigue, in altri basate su una classificazione banale, o semplicemente mal poste, o tali da indurre per forza ad una determinata risposta per esclusione automatica di alternative.
Se, per esempio, mi si chiedesse in un sondaggio: "Ritieni che Berlusconi abbia grandi capacità comunicative?", il mio primo pensiero sarebbe: no, penso che sia un impiastro, logorroico, banale, noioso e megalomane.
Ma la mia risposta sarebbe: sì, evidentemente, visto che riesce a piacere a tanta gente e a mettere in bocca a tanta gente le stesse identiche parole che lui usa.
Questo perché, pur nella sua ambiguità, la domanda lascia intendere che non desidera conoscere i miei gusti, ma la mia opinione sulle capacità comunicative di B. presso l'elettorato.
C'è naturalmente, chi invece risponde secondo il primo pensiero, cioè che è un impiastro, ma in definitiva le due interpretazioni finscono per mescolarsi nei risultati finali.
La domanda sul "barcone" è un po' simile: innanzi tutto quello che è stato respinto è un insieme di persone, anzi sono proprio persone, più che un "barcone".
Sembra una sottigliezza, ma nella comunicazione non lo è.
Bisogna poi vedere se e come la domanda fosse inserita in una serie di domande, e in che modo queste fossero orientate.
Per esempio, se il contesto vertesse sul concetto di "illegalità" e di "clandestinità" molti di noi - anche qui, anche chi di noi crede nella società multietnica e nellaccoglienza più larga - a stretto rigore di termini sarebbe portato a condannare qualunque entrata "illegale": salvo che su questa "illegalità" tanto ci sarebbe da discutere e da distinguere.
Io non sto nemmeno considerando il caso di un sondaggio fatto in malafede e capzioso, ma parlo soltanto della difficoltà di ridurre a questionario una materia complessa e controversa.
A tutto questo bisogna aggiungere un fattore di estrema importanza, del quale avete già parlato in molti: il target, nel nostro caso la pubblica opinione alla quale viene rivolto il sondaggio.
Non è solo questione di cultura e informazione, come puro fatto intimo e individuale.
C'è infatti l'elemento "clima diffuso", che in materie come queste ha un'estrema importanza, dato che si cerca di contabilizzare un'opinione che non nasce spontaneamente dall'esperienza personale di ciascuno, ma nasce da un cumulo di "contenuti" indiretti - televisione, dibattiti, articoli, foto, pregiudizi, propaganda, etc.
In definitiva, a me sembra che su questo genere di materie, un sondaggio ben fatto non serva tanto a misurare idee e preferenze "reali", ma invece la forza e la consistenza del "clima diffuso", ovvero di ciò che contribuisce a crearlo, compresa l'efficacia e il linguaggio della propaganda.
In ultimo vorrei far notare che la sinistra è destinata a veder sempre più crescere le percentuali di coloro che, pur dischiarandosi dell'area, sono favorevoli alle più stravaganti posizioni socio-politiche.
Non si tratta di un sintomo di "libertà di pensiero", ma di "assenza di pensiero", a mano a mano che si fanno più labili e indeterminati i confini ideali e ideologici che danno un significato a "l'essere di sinistra" o più semplicemente al "riconoscersi nel PD" o in un altro qualunque partito della sinistra.
Quella "informazione" di cui alcuni di voi ha giustamente parlato, infatti, non è mai stata e mai poteva essere soltanto quella derivante dai telegiornali, ma era e dovrebbe essere "cultura", ossia qualcosa che nasce sia dall'esperienza diretta e personale, sia da una visione della parte di mondo che "sta al di là dei confini del paesello", sia dalla memoria storica e da una serie di idee-guida (sia pure flessibili) che aiutino ad orientarsi tra la massa delle pure informazioni quotidiane.
Quando un partito, o meglio un'area politica, non è connotata da tali elementi, chi "vota" per quel partito o si dichiara appartenente a quell'area, puà avere le idee più diverse momento per momento, e cambiarle ad ogni giro di vento, ad ogni cambiamento del "clima diffuso".