Stafano, forse non te ne rendi conto, ma così dicendo giustifichi i monopoli economici che sono presenti nel nostro Paese e, di conseguenza, tutte le sopraffazioni che essi esercitano sui liberi individui.
E' grazie allo strapotere della politica degli ultimi 50 anni e all'inefficenza della politica di oggi che colossi fanno il bello e cattivo tempo in Italia senza timori e costrizioni.
E' grazie allo strapotere della politica che oggi i ciattadini italiani onesti che pagano le tasse devono supportare il peso di Alitalia. In un vero sistema di mercato non sarebbe stato il Governo a decidere come doveva essere venduta Alitalia, semmai sarebbero stati i soci e il cda dell'azienda.
E' grazie allo strapotere della politica che tutt'ora siano sempre i contribuenti a supportare di tasca loro i continui crolli di FIAT.
A questo punto mi si dirà che senza FIAT si perderebbero moltissimi posti di lavoro, ma io ribatto che se le cose fossero andate come dovevano andare, ovvero se FIAT fosse stata venduta quando era giusto venderla cioè qualche decennio fa, senza che lo Stato intervenisse in suo aiuto, ora il sistema italia sarebbe molto più competitivo e vi sarebbero molti più posti di lavoro qualificati e qualificanti per italiani e stranieri. Questo lo affermo perchè di macchine la popolazione ne ha effettivamente bisogno e al posto di FIAT sarebbe arrivato qualcun'altro di più competitivo.
Metterla giù così è ovviamente approssimativo. L'interazione fra milioni di individui non può essere spiegata in poche righe, ma è importante capire che più si gessa questa interazione in stereotipi, ovvero in governance schematiche (ad es: aiuti di stato), meno il sistema ne guadagna.
In un mondo che tende a globalizzarsi soprattutto dal punto di vista delle informazioni, costruire gessature che neghino l'accesso al mercato e quindi l'accesso alle conoscenze, vuol dire minare dalle fondamenta lo sviluppo sociale della Nazione e quindi indebolire il lavoro stesso.
In Italia abbiamo la tendenda di nascondere la testa sotto la sabbia per non curarci dei problemi degli altri, non sapendo che i problemi degli altri sono anche problemi nostri. Questo sistema economico, costruito da potentati, baronie, mafie e monopolisti mina lo sviluppo stesso della Nazione. Esso è il classico esempio di quello che la politica non deve fare, cioè andare oltre la linea di equilibrio che si deve instaurare con l'economia. In tali termini invece che creare sviluppo e ricchezza la politica crea arretratezza e ogni sua misura per potere dare un ordine alle cose crea solo altri problemi.
Nella legislatura dal 96 al 2001 a causa della mancanza di lavoro, causata proprio dalla eccessiva presenza della politica e dei gruppi di potere che la comandavano sulla scena economica italiana, il Governo Prodi prese la decisione di creare i contratti co.co.co.
Dal 1997 ad oggi, grazie sempre all'interazione della politica sull'economia, il contratto cococo diviene cocopro e investe milioni di persone creando un assetto di precariato insostenibile.
Se ci fosse stato un diverso equilibrio fra politica ed economia molto probanilmente si sarebbe giunti ad una maggiore flessibilizzazione del lavoro, ma su una base di forza fra le due parti, con la conseguenza di poter rivendicare maggiori diritti, e non da una sola.
In questo attuale status il giovane che vuole entrare nel mondo del lavoro deve lavorare per un certo periodo di tempo senza percepire alcun stipendio, poi come cocopro e se fortunato come dipendetente a tempo indeterminato. Se non è fortunato, come succede per moltissime persone, è obbligato a rimbalzare fra una collaborazione e l'atra...
Mi fermo qui e non parlo dell'incidenza di questo assetto sugli stipendi di tutti i lavoratori, compresi quelli con rapporto di lavoro subordinato.
Forse è molto più importante che ci sia un equilibrio fra economia e politica piuttosto che un soverchiamento di una sull'atra. Un equilibrio dinamico i cui confini non sono netti e definiti ma in continuo mutamento.
Gabrive
Stefano'62 ha scritto:Io sono d'accordo con la gran parte di quello che scrive Franz,ma dato che si dibatteva sulla centralità del lavoro o invece del concetto di sviluppo,ho il dubbio che ci sia differenza sul significato di fondo.
Franz dice che la politica non deve governare tutto,nello specifico l'economia,piuttosto deve regolamentare,e dato quello che intende per governare sono d'accordo.
Infatti io dico che la politica deve governare l'economia ponendo regolamenti nel senso che secondo me anche una pur blanda regolamentazione resta di fatto un condizionamento dell'economia,che poi sia un governo effettivo e dirigista o invece solo un vago controllo è un altro discorso.
Accantoniamo le interpretazioni sui termini governare o regolamentare e concentriamoci sui concetti.
Quando io dico che la politica che pone regolamenti di fatto governa l'economia non mi riferisco al fatto che prende il timone,ma al fatto innegabile e auspicabile che la politica (nel nome del popolo sovrano) si ponga al di sopra dell'economia (e di altro).
Se non lo facesse vorrebbe dire che c'è qualcosa,nello specifico l'economia,che si pone al di sopra del popolo visto come insieme di singoli liberi individui;una cosa che può influire sui rapporti tra i componenti della società minacciando di fatto l'equilibrio del gruppo e pregiudicando la possibilità di raggiungere gli obiettivi per cui il gruppo stesso si è formato.
Mi sembra innegabile che nel mondo dominano i gruppi economici più potenti,che lo fanno a volte con l'avallo della politica se non condizionandola espressamente,che lo fanno causando un infinità di danni,tra i quali miseria (per gli altri),morte e distruzione (sempre per gli altri).
E questo perchè ci si ostina a dare il primato allo sviluppo ipoteticamente possibile tramite il loro operato,invece che all'uomo di cui l'economia dovrebbe essere serva.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.