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Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

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Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

Messaggioda ranvit il 27/04/2009, 9:50

Da repubblica.it di oggi :

Marcegaglia: "Non siamo più in un precipizio, ma l'occupazione peggiorerà
Sarà un anno nero con un recupero nella seconda metà. Gli ammortizzatori hanno retto"
"La crisi frena, guardiamo avanti nuove pensioni, via le province"
I sindacati hanno dato prova di grande responsabilità, anche la Fiom
di ROBERTO MANIA

ROMA - Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, ha trascorso gli ultimi sei mesi in trincea, schierata con le migliaia di piccoli imprenditori, di fatto il "nocciolo duro" della sua associazione, a combattere contro il congelamento del credito da parte dei banchieri e contro la cautela del nostro governo a mettere in campo risorse "vere", come disse. Ora Marcegaglia lancia le sue proposte per il dopo recessione e chiede le riforme.

Perché dopo aver disegnato scenari nerissimi, la Confindustria si è iscritta al partito degli ottimisti, tra i quali ci sono Berlusconi e Tremonti?
"Premesso che fare previsioni in questo contesto è molto difficile, le ricordo che il nostro Centro studi stima per il 2009 una caduta del Pil del 3,5 per cento. Dunque il 2009 sarà un anno assolutamente nero, ma quel dato sconta già un miglioramento nella seconda metà dell'anno".

Quando prevedete la ripresa?
"Fino a qualche mese sembravamo in un precipizio senza fine. Ora sappiamo che abbiamo toccato il fondo, ma non si può certo ancora parlare di ripresa. I miglioramenti si cominceranno a vedere nella seconda metà dell'anno. Resto convinta che per tornare ai livelli del 2007 ci vorranno dai due ai tre anni. Oggi ci sono diversi segnali non negativi destinati a rafforzarsi nei prossimi mesi. Negli Stati Uniti si prevede una ripresa già entro la fine di quest'anno, la Cina sembrerebbe a un passo da una ripresa vigorosa, la fiducia degli imprenditori tedeschi è in leggera risalita. E anche da noi la caduta dell'export si è arrestata".

Anche per l'occupazione il peggio è alle nostre spalle?
"No. L'occupazione reagisce con mesi di ritardo. Per questo da qui a fine anno prevediamo un peggioramento della situazione occupazionale".

Teme il rischio che scoppino tensioni sociali come è successo in Francia e in Gran Bretagna?
"Devo dire che i nostri tanto bistrattati ammortizzatori sociali hanno retto bene di fronte alla crisi. La cassa integrazione ordinaria si è dimostrata utilissima, i correttivi introdotti dal governo sono stati adeguati, la cassa in deroga soprattutto per le piccole imprese è importante. Credo e spero che gli otto miliardi stanziati dal governo siano sufficienti a evitare conflitti sociali. È giusto anche dare atto al senso di responsabilità con cui nelle aziende e a livello locale i sindacati hanno gestito la crisi".

Anche la Fiom e la Cgil?
"La Cgil e la Fiom si stanno comportando bene, pure nelle aree considerate più calde: da Brescia a Reggio Emilia".

Sarà lo Stato-capitalista a portarci fuori dalla recessione?
"Pensare che sia lo Stato a guidare la ripresa dell'economia sarebbe un tragico errore".

Berlusconi e Tremonti sostengono che l'Italia che uscirà dalla crisi sarà più forte. Lei è d'accordo?
"No. Usciremo più forti solo se sapremo utilizzare la crisi per fare le riforme strutturali che vengono sempre rinviate. Altrimenti rischiamo di uscire dalla crisi esattamente nella posizione di prima. E non era una buona posizione".

Quali sono le riforme da fare?
"Sono quelle della pubblica amministrazione, della liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali dove sta crescendo l'occupazione da parte della politica, della previdenza, della sanità. E ancora: aboliamo le Province che non servono a niente come tanti altri enti inutili".

Perché il governo che ha un così largo consenso evita di aprire questi capitoli?
"Perché sono materie ad alto tasso di impopolarità".

Considera insufficiente anche l'azione del ministro Brunetta?
"Ha impostato un lavoro serio ma ora bisogna velocizzare la fase della realizzazione".

Cosa propone per le pensioni e per la sanità?
"Di alzare l'età pensionabile e, sul fronte sanitario, di tagliare gli sprechi".

Non le pare una contraddizione che il presidente della Confindustria chieda un aumento dell'età pensionabile quando le imprese stanno ricorrendo a forme di prepensionamenti?
"È vero. Ma una volta superata la crisi il problema si porrà identico. Si deve cominciare a ragionare sul dopo".

La Confindustria ha proposto sgravi fiscali per le aziende che reinvestiranno gli utili. Con un debito alle stelle e un deficit in progressiva crescita come pensa che si finanzierà una misura di questo tipo?
"In buona parte, nel breve-medio periodo, si autofinanzierà. Ripeto: dobbiamo pensare al dopo crisi in un mondo dove non ci sarà più un eccesso di credito".

Tremonti proporrà al prossimo G8 l'idea di una nuova Bretton Woods per riscrivere le regole dell'economia mondiale. È d'accordo?
"Sono contraria a un eccesso di regolazione. Il problema non è avere più regole, bensì regole migliori per coprire i "buchi" che hanno portato alla crisi della finanza".

(27 aprile 2009)

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Ecco, guardiamo avanti! Le riforme strutturali bisogna farle adesso!

Si puo' discutere se eliminare le province o le regioni, ma facciamo qualcosa!

E il Pd, dopo aver fatto bene su terremoto e 25 Aprile, che dice?

Vittorio
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Re: Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

Messaggioda franz il 27/04/2009, 10:08

Mi pare che ci sia un eccessivo ottimismo sul dopo crisi.
Anche io ritengo che il grosso della fase recessiva stia passando.
Ma non per questo sono finiti i problemi. Anzi. Ogni crisi puo' avere un colpo di coda.

Il rischio grosso che vedo è che l'economia si surriscaldi velocemente per riprendere le posizioni perdute.
Poiché le autorità monetarie nazionali USA e UE hanno immesso grandi quantità di moneta per alleviare la crisi, quantità ora drenata dalle banche che non si fidano a dar fuori questo denaro, il grosso rischio è quello di una veloce spirale inflazionistica appena la crisi sarà finita e la moneta sarà a disposizione di tutti. L'inflazione ridurrebbe l'impatto delle misure di rilancio; chi aumenta i prezzi intercetterà subito una grande massa di moneta; questo induce altri ad aumentare i prezzi. Grande massa monetaria immessa + aumento dei prezzi = inflazione. Questo indurrà le valute a svalutarsi e renderà care le importazioni (materia prima ed energia) aggiungendo una ulteriore spinta all'aumento dei prezzi.
Se vogliamo guardare avanti è a questo che dobbiamo guardare.
Auspico che Marcegaglia invece di parlare della abolizione delle province pensi ad attuare sistemi di controllo dei prezzi nelle sue industrie per evitare possibili spirali inflattive.

Franz
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Re: Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

Messaggioda franz il 27/04/2009, 11:30

L'ottimismo ora viene anche frenato dalle notizie sulla peste suina.
Già casi meno virulenti come la SARS avevano depresso i mercati gli scorsi anni. Non solo i titoli delle compagnie aeree.
Oggi a parte alcune industrie farmaceutiche, titolari dei brevetti dei pochi farmaci che funzionano (in attesa di un vaccino) tutti i titoli azionari sono in calo.

Ciao,
Franz
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Re: Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

Messaggioda ranvit il 27/04/2009, 11:39

Da repubblica.it :

27 Apr 2009 Se ci attende un futuro giapponese

Le previsioni del Fondo monetario internazionale condannano l’Europa ad una uscita dalla crisi in stile nipponico: una ripresa tardiva e finta, senza crescita. Una bonaccia in cui tutti i nostri mali diventerebbero cronici, insolubili: dal debito pubblico alla crisi previdenziale, dal precariato alle tensioni sociali. Lo scenario del Fmi è a doppio taglio. E’ cautamente positivo nel prometterci che nel 2010 arriverà la ripresa mondiale, grazie alla Cina e anche agli Stati Uniti.

Ma le previsioni dell’organismo di Washington sono preoccupanti per l’Europa e in particolare per l’Italia: nel 2010 saremo ancora in retromarcia, usciremo dalla recessione più tardi degli altri, e col rischio di insabbiarci nella crescita zero. Cioè appunto lo scenario già vissuto dal Giappone dopo la sua lunga depressione-deflazione degli anni 90, seguita da un ristagno.

Quella crisi nipponica oggi viene riscoperta dagli esperti internazionali perché molte delle sue cause originarie (bolle speculative e banche malate) prefigurarono 20 anni fa i meccanismi all’opera nello choc globale del 2008. Ma anche il dopo-crisi di Tokyo è istruttivo: afflitto da alto debito pubblico e un invecchiamento demografico record, anche dopo essere “guarito” dalla deflazione-depressione acuta, il Giappone non ha più ritrovato il cammino di una crescita vigorosa.

E’ lo spettro che il Fmi ci fa apparire con le previsioni sull’Europa. La ripresa del 2010 secondo l’organismo di Washington sarà soprattutto una vicenda cinese e americana.

In Europa l’asse Merkel-Sarkozy ha rifiutato piani di rilancio concertati, e le manovre di spesa pubblica aggiuntiva sono nettamente inferiori allo sforzo sino-americano. Il risultato, stando alle proiezioni del Fmi, è allarmante. Nel 2010 per il Vecchio continente si ridurrà semplicemente la velocità di de-crescita. Una ripresa autentica per noi non è in vista neppure l’anno prossimo. E quando ci sarà potrebbe essere asfittica, a velocità minima.

Evitare la trappola giapponese diventa la sfida per gli europei. Tanto più che in concomitanza con lo scenario del Fmi, un dato clamoroso è giunto proprio da Tokyo: la prima bilancia commerciale in deficit da un trentennio. Un evento inaudito, per chi ricorda quale formidabile macchina da guerra è stata per decenni l’industria esportatrice del Sol Levante. Molto prima che in Estremo Oriente brillasse la nuova stella della Cina, era stato il Giappone a inaugurare la serie dei miracoli asiatici. Con una spiccata vocazione all’export, il made in Japan aveva invaso il mercato degli Stati Uniti generando immensi squilibri bilaterali: forti avanzi commerciali nipponici, deficit commerciali Usa.

La recessione ha scardinato quel modello. Per la prima volta dallo choc energetico degli anni 70, nell’anno fiscale 2008-2009 (chiuso a marzo) il Giappone ha segnato un deficit estero per 725 miliardi di yen. Non accadeva dal 1980, un anno ancora segnato dall’eredità di due choc petroliferi che avevano penalizzato duramente il Sol Levante.

Anche l’odierno deficit è figlio di un duplice choc, concentrato però nello spazio breve di un solo anno: il 2008 ha visto un primo semestre di iperinflazione delle materie prime (che hanno rincarato per i giapponesi il costo delle importazioni) e un secondo semestre in cui il crollo della domanda occidentale ha dato colpi tremendi a Toyota e Nissan, Sony e Panasonic, i pilastri dell’export.

Ma il naufragio del modello giapponese era stato preparato molto prima. Le sue premesse risalgono all’incapacità della classe dirigente di Tokyo di capire la deflazione-depressione degli anni Novanta. La loro lentezza nell’affondare il bisturi dentro un sistema bancario disastrato; la timidezza delle misure per il rilancio dei consumi interni; il rifiuto dell’immigrazione come rimedio alla denatalità. Sono tutti sintomi oggi presenti anche in Europa

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Franz mi pare che ci sia qualcuno che la pensa all'opposto di te .

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Re: Marcegaglia : la crisi frena, guardiamo avanti

Messaggioda franz il 27/04/2009, 13:13

ranvit ha scritto:Franz mi pare che ci sia qualcuno che la pensa all'opposto di te .

Mi pare del tutto normale ed auspicabile.
Ed in fondo molti governi sarebbero contenti dell'inflazione, perché è un metodo molto comodo per disfarsi del debito pubblico che loro stessi hanno generato o del debito privato che hanno sostenuto.

Riassumendo:
Crisi a fine rapida, con impennata inflazionistica?
Molto probabile nei paesi come gli USA che hanno incrementato moltissimo la massa monetaria e che si sono indebitati per far fronte alla crisi.
Meno probabile nei paesi UE che sono stati piu' cauti nella spesa e nell'aumento di massa monetaria.
Qui da noi pero' la crisi, dice l'articolo, rischia di durare di piu'.

Come andrà a finre? Vedremo!
Ritengo sia ottimo avere due strade diverse da comparare.
Fra 5 anni faremo le somme.

Cioa,
Franz
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