da pierodm il 23/03/2009, 3:30
Avendo chiesto gentile risposta, cercharò di essere adeguatamente gentile nella mia a Matt.
Uno.
Per quanto ci metta buona volontà, non riesco a trovare le risposte che cerco nell'esame del dibattito pregresso.
Trovo, questo sì, le "mie" risposte, ma quanto a questo riesco a cavare sangue anche da una rapa - su questi argomenti e altri simili - e quindi la cosa non fa testo.
Due.
Matt parla in nome di un "noi", rispetto alla sinistra: mi sarà sfuggito, ma mi chiedo "voi chi?"
E quali sono i problemi "ancora irrisolti" della sinistra interna al PD?
Vorrei far notare, inoltre, che il peso della sinistra dentro il PD non è semplicemente "non secondario", ma nettamente prevalente - almeno fino a quando gli elettori assommano ad una doppia cifra significativa.
Se l'idea che sintetizza l'intero ragionamento di Matt è quella che dentro il PD non debba rimanere traccia di "sinistra", tanto vale dirlo chiaramente, senza attorcigliarsi in complicate argomentazioni sulle obsolescenze.
Tre.
Non mi è del tutto chiaro che cosa signiìfichi "essere annesso", ma a palmi concordo sul fatto che non sia una cosa gradevole per chiunque subisca l'avance e chiunque sia colui che cerca di "annettere".
Ma, nel momento in cui "si confluisce", in nome della costruzione di qualcosa, almeno bisogna cercare di convivere e di rispettare i convenuti: io non ci credo a questa possibilità, specialmente avendo coscienza di chi sono i convenuti e da dove, e infatti non confluisco. Il problema esiste per chi ci crede, e per chi non ha ben chiaro che si tratta di un partito di centro-sinistra, e non di una riedizione della DC o una variante dell'UDC: chi pretende di riscrivere ad usum la storia della sinistra, e chi non sopporta niente delle idee, dei linguaggi, dei miti, dei colori, sapori e dolori della sinistra, tanto vale che lasci perdere, o in alternativa abbia almeno la compiacenza di pensare che forse i suoi compagni di viaggio che da lì provengono non sono tutti scemi, e che non lo erano nemmeno cinque, dieci, venti o trent'anni fa.
Quattro.
Concordo con Matt sul fatto che i punti di contrasto siano tanti, anche se non precisa tra chi e chi, ma un'idea ce l'abbiamo tutti, più o meno.
Secondo me - fin dai tempi dell'Ulivo - sono tanti e sono tali da rendere forse possibile un'alleanza tempestosa e precaria, ma certo non una fusione in unico partito.
Cinque.
Qui mi devo sforzare di essere garbato.
A nome della sinistra del PD, mi arrogo il compito di ringraziare per la buona volontà, ma non c'è bisogno di deambulatori di supporto e nemmeno di zelanti catechisti - specialmente se provengono da aree politiche che in questi anni sembrano aver fatto di tutto meno che una riflessione critica sul "proprio" passato, sui "propri" errori, sulle malefatte della "propria" parte, che quella prima repubblica per il 70% hanno governato e sgovernato.
La sinistra che cercano, comunque, di redimere da non si sa bene da quali peccati, di strada in questo senso ne aveva già fatta tanta ancora prima che Craxi s'inventasse di voler "governare il cambiamento", e tanta altra ne ha fatta dopo: forse perfino troppa.
Sei.
L'egemonia non è uno schema mentale. Ammesso che esista, è semmai un fatto o un fenomeno.
Inoltre, "l'egemonia culturale della sinistra" è un concetto - ossia, una rappresentazione che vorrebbe indicare un fenomeno - che è degli oppositori della sinistra: in questo senso sarebbe uno schema mentale degli oppositori e non della sinistra.
L'egemonia politica, invece, è un obiettivo proprio di qualunque forza politica, più o meno dichiarata che sia - un po' come la "vocazione maggioritaria", se intesa come tendenza a diventare maggioranza.
Sette.
Fini ha fatto un gran lavoro, ma il punto di partenza era talmente in basso che bastava poco per fare bella figura: pensa un po', l'AN di Fini arriva adesso, sessant'anni dopo, ad accettare quella Costituzione che è stata scritta con il contributo determinante della sinistra.