Post Facebook lungo di Guido Silvestri (biologo italiano in USA)
11 aprile alle ore 06:13
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TIRIAMO LE SOMME
Carissimi lettori, approfitto di una breve vacanza in Florida, dove tutto è aperto e “smascherato” (anche troppo, per i miei gusti!), mentre un gruppo di delfini salta nell’oceano davanti all’isola di Saint George, per provare a tirare le somme sulla situazione COVID-19, sperando di poter essere utile a chi ci segue. Lo faccio per punti che toccano una serie di concetti familiari ai nostri lettori, e che mi piace pensare un giorno possano diventare altrettanti capitoli del libro che vorrei scrivere a pandemia finita.
1. OTTIMISMO DELLA CONOSCENZA
Oltre un anno fa, nella fase più buia e difficile della pandemia da COVID-19, ho iniziato a scrivere allo scopo di diffondere il concetto di “ottimismo che viene della conoscenza”, definito a partire dalla semplice considerazione che, grazie alle risorse mediche, scientifiche e tecnologiche a nostra disposizione, il 2020 del COVID non doveva esser vissuto come il 1918 della Spagnola, o il 1629 della peste manzoniana, o il 1347 della Morte Nera. Per questo abbiamo sostenuto a spada tratta il concetto che, proprio in un periodo di paura ed incertezza come questo, sarebbe stato fondamentale per tutti noi concentrare le nostre informazioni e soprattutto le nostre speranze attorno al ruolo fondamentale della scienza, intesa come attività e metodo che genera nuove conoscenze da usare, in ultima analisi, per sconfiggere il virus e fermare la pandemia. Ammetto di aver a volte usato metafore un po’ colorite (scateniamo l’inferno della scienza, cavalleria dei vaccini, virus senza speranza, etc), ma non me pento, in parte perché era mia intenzione dare una “scossa” positiva a tante persone in preda al terrore, ma soprattutto perché i fatti ci hanno dato pienamente ragione. Ed infatti è solo la scienza, e nient’altro, attraverso i vaccini, in primis, ed altre scoperte, come anticorpi monoclonali ed antivirali, che ci sta tirando fuori da questo incubo. Ricordiamocelo, cari amici, questo punto, ricordiamocelo sempre.
2. LOCKDOWNS (2020 e 2021)
La scienza si è subito messa in moto, ma era chiaro che ci sarebbe voluto tempo per passare dalla fase delle scoperte sperimentali all’applicazione di massa dei risultati della ricerca. In questo frattempo la soluzione principale adottata da molti governi per contenere la pandemia è stata l’adozione di misure di restrizione alle attività sociali, in particolare i cosiddetti lockdowns. Sui lockdowns ci sono tre cose sicure da ribadire: la prima è che nella prima ondata (inizio 2020) non c’era altra scelta di fronte alle così tante incertezze in cui ci dibattevamo; la seconda è che i lockdowns funzionano, per motivi logici prima ancora che scientifici, visto che il virus non si trasmette in modo magico, ma deve passare da persona a persona (e se le persone sono isolate il virus non si trasmette); la terza è che i lockdowns non possono mai essere applicati in pieno, perché non è possible isolare tutti, a meno di non eliminare famiglie, ospedali, case di riposo, comunità terapeutiche, conventi, prigioni, etc, e quindi la loro efficacia era e rimane sempre limitata. Nel 2021, e nel momento in cui abbiamo a disposizione sempre più strumenti per prevenire la diffusione del virus ed i danni della pandemia (mascherine, messa in sicurezza delle comunità, testing & tracciamento o 3T, preparazione ospedaliera, terapie precoci e soprattutto i nostri adorati VACCINI), i lockdown dovrebbero presto diventare una cosa del passato.
3. TEORIA DEI DUE SCOGLI
Mentre i vaccini e certe misure come testing & tracciamento, preparazione ospedaliera, mascherine, etc. hanno effetti collaterali minimi, i lockdown causano enormi problemi di tipo economico, sociale e psicologico. Tra le misure che hanno provocato danni maggiori vanno ricordate le chiusure delle attività produttive e delle scuole. Per questo è importante usare come mappa e bussola nella difficile navigazione della pandemia di COVID il concetto, da noi ripetuto fino alla nausea, di navigazione tra due scogli. Da un lato lo scoglio rappresentato da un virus nuovo, potenzialmente molto pericoloso, capace di mutare in modo subdolo ed abilissimo nel trasmettersi a dispetto dei nostri tentativi di contenerlo. Dall’altro abbiamo lo scoglio dei danni, a volte facili da misurare (calo del PIL, numero di disoccupati, morti per suicidio, etc) a volte meno facili (disagi psicologici degli adolescenti, depressione, etc), ma sempre legati dalla profonda distruzione del nostro modo di vivere causata dalle misure di contenimento del virus. Dobbiamo essere consapevoli che ogni volta che sterziamo per evitare i danni del virus ci avviciniamo allo scoglio delle chiusure, e viceversa. Per questo, ricordiamo, da tempo sosteniamo l’importanza di usare lockdowns “chirurgici”, concentrati nello spazio e nel tempo, per colpire solo dove e quando è strettamente necessario. Detto questo, speriamo che anche questa metafora abbia ormai fatto il suo tempo, o quasi, perché la Scilla e Cariddi pandemica sta per finire, grazie ai vaccini, che giorno dopo giorno stanno distruggendo lo scoglio del virus!
4. LA GRANDE MISTIFICAZIONE
Una delle peggiori mistificazioni a livello mediatico e social, in Italia e non solo, sta nell’aver fatto passare l’idea che le chiusure fossero di sinistra e le aperture di destra. Questa classificazione sommaria può avere significato nel microcosmo miope e distorto della politica opportunista espressa da “leaders” come Trump, Bolsonaro, Salvini, etc, o da chi vuole far dimenticare gli aperitivi e la “Milano non si ferma” di fine febbraio 2020. Se passimo invece all’orizzonte delle idee e dei valori “forti”, diventa evidente che ogni chiusura, soprattutto se non integrata da massicci ed immediati interventi di sostegno ai poveri ed ai deboli, rappresenta un trasferimento netto di ricchezza, potere e perfino salute dai più poveri verso i più ricchi. Stare chiusi in casa non è lo stesso per chi ha uno stipendio lauto e sicuro e per chi fa lavori precari e poco pagati. Le chiusure non proteggono allo stesso modo chi fa lavori intellettuali che si possono svolgere in remoto, e chi per sbarcare il lunario deve sporcarsi le mani e mettere terra sotto le unghie (e lo stesso poi vale, a cascata, per i loro familiari). Le chiusure non le soffre allo stesso modo chi vive in attici e ville con piscina e chi vive in appartamenti piccoli, poco aerati e sovraffollati. Sulle chiusure si può e si deve discutere, con il coraggio di andare nello specifico del come, dove e quando sono state fatte, perché – come abbiamo appena scritto – ci sono state situazioni durante le quali in pratica non c’erano alternative. Ma questa mistificazione delle chiusure di sinistra ed aperture di destra non ha alcun merito e dovrebbe essere abbandonata in ogni discussione seria delle scelte politiche adottate in risposta alla pandemia.
5. SQUADRISTI DEI LOCKDOWNS
Giusto per chiarire, visto che in molti mi chiedono di precisare: gli squadristi delle chiusure non sono le tante persone che, sulla base di considerazioni scientifiche, esprimono, in modo civile ed articolato, il loro parere favorevole ai lockdown (ed infatti, in certi casi, tra queste persone ci sono anch'io, come ripetuto da mesi, e come scritto nel punto #3 qui sopra). Gli squadristi delle chiusure sono quei soggetti che (i) affrontano il tema in modo dogmatico e preconcetto, quasi sempre seguendo un’agenda di tipo partitico e facendo un uso strumentale dei dati scientifici, (ii) minimizzano sistematicamente e furbescamente i danni economici, sociali e psicologici dei lockdowns, e (iii) si rendono responsabili di attacchi personali violenti (squadrismo, appunto) verso chiunque metta in dubbio i loro dogmi, caricaturizzando le altrui opinioni e brandendo l’accusa di “negazionismo” come gli inquisitori medievali brandivano quella di eresia. Notate che non uso il termine “squadrismo” senza averci riflettuto, e lo faccio avendo osservato il modus operandi (agire in squadra, attaccare la persona prima ancora che il pensiero, uso disinvolto della menzogna, dell’insulto e dello scherno, etc). Credo che tutti sappiano chi sia questa gentaglia, e come nei loro modi non ci sia nulla di scientifico, di democratico, e soprattutto, nulla di umanamente rispettabile. Gli squadristi dei lockdowns finiranno dove sono finiti tutti gli altri squadristi: nella spazzatura della storia.
6. GIORNI CONTATI PER IL VIRUS
Ma torniamo alla nostra amata scienza, ché a parlare di certa gente viene solo il mal di stomaco. Durante i mesi più cupi della pandemia, e proprio per trasmettere coraggio e fiducia nel futuro, ho cercato di spiegare nel modo più chiaro possibile i progressi che la scienza stava facendo nel capire questo virus dal punto di vista genetico, strutturale, funzionale, clinico ed epidemiologico, e di divulgare le conoscenze che si sviluppavano sul tema dei vaccini e dei farmaci antivirali, tra cui gli anticorpi monoclonali. Ho cercato di compiere questa opera bilanciando il desiderio di diffondere le conoscenze di cui venivo al corrente con la necessità, in alcuni casi, di mantenere la riservatezza nei confronti di informazioni che spesso provenivano dalle mie attività editoriali, di reviewer, e di membro di importanti scientific boards. Ricordo che una volta, nel luglio scorso, dopo essere venuto a conoscenza di dati preliminari entusiasmanti sui vaccini a RNA, scrissi una frase un po’ forte: “il virus ha i giorni contati”. Avevo ragione, come i fatti hanno dimostrato, perché quei risultati iniziali vennero confermati e diffusi pubblicamente a novembre (poco più di cento giorni dopo), con i vaccini approvati dalla FDA a dicembre, ed ora abbiamo quasi 120 milioni di americani che hanno fatto almeno una dose di questi vaccini. Il virus aveva i giorni contati, nel luglio scorso, ed ancor di più li ha adesso. L’ottimismo della conoscenza scientifica ha mantenuto le sue promesse (ed ora speriamo che i politici sappiano presto fare la loro parte).
7. CAVALLERIA E POESIA DEI VACCINI
Tra le altre frasi forti che ho usato per esprimere il mio enorme entusiasmo verso i vaccini per COVID ci sono state le espressioni “cavalleria dei vaccini” (poi ripresa pari pari addirittura da Tony Fauci) e “poesia dei vaccini”, ed entrambe, come era facile prevedere mi hanno scatenato contro le ire dei no-vaxx. In realtà è davvero difficile obiettare sul fatto che l’essere passati in soli dieci mesi dalla descrizione della sequenza genetica di un nuovo virus (10 gennaio 2020) all’annuncio dei risultati di uno studio clinico di Fase-3 che indicava una efficacia del 95% (9 novembre 2020) rappresenti uno dei maggiori successi della scienza durante l’intera storia dell’umanità, per certi versi un vero e proprio miracolo. Sulla tecnologia dei vaccini a RNA, in particolare, che come sapete mi appassiona in modo particolare, sarebbe da parlare per ore ed ore, vista l’incredibile potenza di questa idea, tanto semplice quanto elegante, che grazie ad una serie di favolosi breakthrough tecnologici si sta rivelando il grimaldello che porterà alla fine del COVID. Se poi scoperte ed invenzioni come queste rappresentino o meno il concetto di “poesia”, beh, penso sia una questione su cui si possa discutere (per me lo è, ma altri possono legittimamente pensare che questa sia una esagerazione, ed amici come prima). Ma resta il fatto, con buona pace dei signori no-vaxx, che è solo grazie ai vaccini, che io vedo come espressione massima della scienza e tecnologia del XXI secolo, che stiamo uscendo da questo orribile tunnel.
8. VACCINI PER TUTTI
Altro argomento controverso, ed altra opinione che mi ha tirato addosso molti dissensi e addirittura qualche minaccia molto sgradevole, è quello dell’importanza di vaccinare al più presto (cioè non appena i trial clinici saranno completati) anche adolescenti e bambini. Questa è una cosa di cui io sono assolutamente convinto, e non è un caso che abbia fatto vaccinare mia figlia di 17 anni (e presto faremo lo stesso con i boys). I motivi di questa convinzione per quanto mi riguarda sono semplicissimi: (i) non è vero che COVID sia del tutto innocuo in questa fascia di età, ed esistono casi gravi di MIS-C ed altre complicazioni in età pediatrica che se possible sarebbe meglio prevenire; (ii) ridurre la circolazione del virus riduce il rischio di emergenza di varianti che potrebbero manifestare resistenza ai vaccini, con danni notevolissimi per tutti; (iii) ridurre la circolazione del virus reduce i rischi per tutti coloro che, per un motivi o per l’altro, o non si possono vaccinare o nei quali i vaccini potrebbero non funzionare. Importante ricordare che il punto (ii) deve essere applicato su scala globale, ed è appunto fondamentale in questo senso che si vada nella direzione di vaccinare tutta la popolazione umana, non solo per un basilare principio di giustizia sociale e solidarietà, ma anche per prevenire potenziali guai grossi per tutti. Poi ognuno la pensi pure come vuole, io la vedo in questo modo e più piano di così non riesco a scriverlo.
9. NANO-CIAMBOTTI ALLA RISCOSSA?
I no-vaxx, che pure stanno ricevendo agli occhi del mondo intero la più clamorosa, totale ed inoppugnabile dimostrazione dell’assurdità delle loro teorie pseudo-scientifiche, non si rassegnano facilmente, e continuano ad ammorbare i social con storie prese dal loro repertorio classico (nano-particelle, feti abortiti, vaccini che uccidono, etc) e meno classico (“non si vaccina durante una pandemia”). In un mondo ideale la cosa giusta sarebbe ignorarli, visto che il solo discutere certe cretinate dà loro una dignità scientifica che non meritano. Purtroppo rimane la preoccupazione nel vedere la consistenza numerica di questi gruppi – infatti mi hanno recentemente segnalato che un post del loro ben noto “caporione” ha fatto 25.000 likes in poche ore – e bisogna prendere atto della capacità che questi ciarlatani hanno di sfruttare paure magari irrazionali ma umanamente comprensibili verso dei vaccini nuovi. In questo senso, aggiungo, il modo in cui si sta gestendo a livello mediatico e regolatorio la vicenda dei possibili rischi del vaccino Astra-Zeneca non sta aiutando a risolvere questo problema. Come sempre, la mia opinione è che chi ha dei dubbi onesti ed in buona fede va ascoltato, informato, aiutato e rispettato, mentri chi sparge disinformazione in malafede va ostacolato in ogni modo possible.
10. ANTICORPI MONOCLONALI
Di anticorpi monoclonali abbiamo parlato forse fin troppo. Sono uno strumento utile, anzi, utilissimo, nel gestire i casi clinici di COVID iniziale in soggetti a rischio, dove riducono in modo importante il rischio di sviluppare la malattia severa, e questo ruolo va enfatizzato nel contesto della loro sicurezza e della sostanziale mancanza di alternative per quella tipologia di paziente (si veda sul sito VuMedi il recente intervento in tal senso del grande Raj Gandhi del Massachusetts General Hospital). Mentre continuano ad accumularsi i risultati positivi del loro uso, soprattutto in cocktails, che adesso sono disponibili, e nel ricordare il fatto che il loro uso sia complementare e mai alternativo alle vaccinazioni di massa, non si può non segnalare lo squallido fenomeno, tutto italiano e tutto politico (anzi, partitico, della serie “salviamo la poltrona”) dell’anti-anticorpismo, alimentato con argomenti risibili da una sgangherata congrega di pseudo-esperti e giornalisti di terz’ordine, che stanno alla scienza come la contessa Biribobi sta a Grace Kelly. Anche qui, tuttavia, come sempre, bisogna andare avanti, dimenticare le scemenze, ed essere soddisfatti del fatto che questa terapia oggi sia disponibile e venga usata in moltissimi centri italiani e con ottimi risultati. Per questo il nostro grazie va a colleghi come Pani, Palù, Guerra, Ricciardi, Antinori, Rezza, Bassetti, Burioni etc, a politici come Sileri, Lorenzin, Moretti, Bella, Fattori, Cattaneo, Castellone, etc, e giornalisti come Formigli, Gomez, Mackinson, Proietti, Logozzo, etc.
11. SUCCESSI E FALLIMENTI DELLA POLITICA
Tempo fa la giornalista Lucia Annunziata mi chiese di dare un voto alla risposta politica italiana sul COVID. Risposi (ed anche su questo, tanto per cambiare, fui criticato in quanto “filo-governativo”) che a mio avviso bisognava dare la sufficienza all’operato di Conte e Speranza, magari non tanto per i risultati, ma tenendo conto dell’enorme difficoltà del compito che hanno dovuto contrastare, complice anche il fatto che l’Italia sia stato il primo paese Occidentale colpito da questo virus. Quanto ai numeri oggettivamenti brutti con cui si devono fare i conti adesso, in primis quello dei morti per milione di abitanti, che è tra i più alti al mondo, non si può non ricordare come questi riflettano problemi che vengono da lontano, a partire dalle scarse risorse dedicate alla sanità pubblica ed alla sostanziale impreparazione del paese nei confronti di una pandemia, oltre che fattori intrinseci come la notevole età media della popolazione e la alta densità abitativa. Dovessi identificare un pregio su tutti nell’operato del governo italiano direi la scelta nell’autunno 2020 di non cedere ai sobillatori di panico e di rifiutare un nuovo lockdown generalizzato attraverso la scelta della cosiddetta Italia a colori; come difetto, direi l’aver contribuito a creare, insieme ad una certa epidemologia difensiva ed al catastrofismo mediatico (vedi punto seguente), un “triangolo del panico” in cui è stato difficile per molte persone non cadere vittime del terrore (o della reazione irrazionale che questo terrore genera: il negazionismo del virus).
12. COVID E MEDIA
“Se diamo una brutta notizia i click che facciamo sono il triplo di quando ne diamo una bella”. Questo mi disse all’inizio della pandemia un giornalista italiano molto famoso, e credo che da questa semplice considerazione, e risultante scelta editoriale, nasca quel fenomeno del “sensazionalismo o catastrofismo mediatico” che ha contraddistinto la pandemia, in Italia certamente, ma un po’ dappertutto. Come sapete il mio caro amico e collaboratore Paolo SPADA da mesi conduce una battaglia tanto civile quanto ferma contro questo modo di dare le notizie, cercando di spiegare i “numeri del COVID-19” in modo ragionato ed articolato, mai catastrofista e tanto meno minimizzatore, rifiutandosi però di seguire le montagne russe dell’informazione generalista che sembra spesso basarsi solo sulle differenze tra ieri ed oggi. Bisogna dire, in tutta onestà, che le cose vanno meglio adesso, e che l’attenzione di molti giornalisti si va sempre più concentrando su quello che rappresenta il fattore chiave per uscire dalla pandemia: l’implementazione tempestiva della vaccinazione di massa.
13. USA ED ITALIA
La pandemia non poteva non mettere in evidenza le clamorose differenze tra Italia ed USA a livello di politiche sanitarie. Ed in effetti COVID ha veramente messo in evidenza il meglio ed il peggio degli USA. Da un lato abbiamo grandissime eccellenze a livello non solo di ricerca biomedica, ma di investimenti pubblici a supporto della stessa (ricordiamo: l’operazione Warp Speed che ha portato ai vaccini anti-COVID è stata sostenuta da 17 miliardi di dollari forniti dai contribuenti americani), per cui non è affatto un caso che i vaccini più efficaci siano quelli made in USA. Inoltre abbiamo una rete di centri clinici di eccellenza, tra cui i nostri ospedali della Emory University, che hanno fornito degli standard di cura elevatissimi ai loro pazienti. Dall’altro lato, purtroppo, COVID ha rivelato lo spettacolare fallimento della sanità del territorio in America, colpendo in misura sproporzionata soggetti a basso reddito e/o non assicurati, in molti casi con malattie croniche pre-esistenti e mal gestite (obesità soprattutto, ma anche diabete, cardiopatie croniche e COPD), e molto spesso appartenenti alle minoranze nere ed ispaniche. Chiunque capisce che, date queste premesse, quello che dovrebbe fare l’Italia è di imparare dalle cose in cui l’America fa meglio (scienza in primis) e tenersi stretta quelle dove sono gli USA a dover imparare (servizio sanitario nazionale e medicina del territorio). Saremo in grado di farlo, di qua e di là dell’Oceano? Ai posteri l’ardua sentenza.
14. LA RESILIENZA DELLE PERSONE
Non voglio fare retorica spicciola, ma la cosa che mi ha dato maggiore gioia e conforto morale in questo periodo così difficile, sia in Italia che negli USA, è stata la osservazione, continua e costante, della grandissima resilienza mostrata dalla gente comune, che per il 99% non si riconosce nemmeno minimamente nelle categorie dei no-vaxx o dei fascio-chiusuristi. Per questo penso che la nostra priorità come “divulgatori” della scienza durante ma anche dopo la pandemia deve rimanere quella di parlare e confrontarci con questi interlocutori. Sto parlando di tutte quelle persone serie, oneste intellettualmente, senza pregiudizi ma curiose di conoscere e capire i risultati della ricerca, rispettose delle regole ma stanche del catastrofismo mediatico, preoccupate davvero di proteggere i più deboli (e non di salvare qualche poltrona), desiderose di proteggere la salute dei nostri vecchi ma anche di tutelare la socialità dei nostri giovani, pronte a vaccinarsi appena possibile, nonostante qualche umana paura, sostenute dalla fiducia verso la scienza (e dai fantastici risultati di cui parlavo sopra). Queste persone, che ormai hanno capito benissimo come stanno le cose, sono il motivo per cui giorno dopo giorno facciamo quello che facciamo fino a che non saremo arrivati a Berlino.
15. COSA SUCCEDE ADESSO?
Grazie ai vaccini ed alla bella stagione – spoiler alert: sì, questo virus è stagionale, come tutti i virus respiratori – adesso si andrà verso una “bella estate”, con pochi casi e pochi morti nell’emisfero settentrionale, Italia compresa. Ma la vera cartina di Tornasole del nostro successo, o insuccesso, nel combattere l’epidemia la vedremo a ottobre-novembre 2021. In quel momento, col ritorno dei primi freddi, il livello di immunità presente nella popolazione (in gran parte dovuto ai vaccini!) determinerà se e dove ci saranno ulteriori ondate del virus. E laddove queste ondate non ci saranno, con la grande maggioranza della popolazione vaccinata ed un numero di casi (e morti) compatibile con una circolazione virale endemica di basso livello, si tornerà ad una piena normalità, come peraltro hanno già fatto i nostri amici israeliani (e come si sta facendo nel Regno Unito e qui negli USA). Tenendo presente che non è affatto scontato che non si debba ricorrere, nell’autunno 2021, a vaccini di seconda generazione che diano una copertura migliore nei confronti delle varianti. Che succederà in Italia? Beh, credo che lo sappiano tutti: dipenderà da quanto saremo veloci nel vaccinare la popolazione, e se le cose andassero male temo che stavolta sarà difficile salvare le chiappe col trucchetto di dare la colpa a Zangrillo.
16. COSA ABBIAMO IMPARATO?
Abbiamo imparato che le pandemie sono possibili e che bisogna essere preparati a gestirle, che la sanità pubblica va tutelata e finanziata, che politica e media hanno discreti margini di miglioramento, che virologi ed epidemiologi stanno meglio nei laboratori che in TV, che la maggior parte delle persone sono serie e rispettose delle regole (anche quelle più strampalate), e che ciarlatani e squadristi alla fine perdono sempre. Vi pare poco? Ovvietà a parte, la cosa più importante sarà ricordarsi dei nostri errori (di tutti noi!) per poter fare meglio la prossima volta che ci capiterà una tranvata di questo genere. Soprattutto, direi che abbiamo imparato una cosa che davvero vorrei non dimenticassimo mai: quando le cose si mettono male la nostra più grande speranza viene dalla scienza.
Grazie per essere arrivati fino in fondo, ed in bocca al lupo per tutto!