La mobilitazione dell'Istituto Schiller per raddoppiare la produzione
alimentare :
Nel suo nuovo appello sulla crisi alimentare Helga Zepp-LaRouche,
presidente dell'Istituto Schiller, afferma: "In una mobilitazione di
portata mondiale, le cui conseguenze sono proprio di vita o di morte,
sono sempre più numerosi i governi che prendono misure d'emergenza per
aumentare la produzione agricola in modo da recuperare il più
rapidamente possibile la sicurezza alimentare di cui sono stati
privati da anni di politica liberista. Quando centinaia di milioni di
individui, forse fino a 2 miliardi, lottano semplicemente per restare
in vita, e si trovano ad affrontare rischi di rivolte, guerre,
carestie e rivoluzioni, qualsiasi governo che vuole restare in carica
non ha altra scelta che provvedere al bene comune della propria
popolazione".
Nonostante l'emergenza, il direttore generale della WTO Pascal Lamy e
il commissario UE per il commercio, il britannico Peter Mandelson,
"stanno cercando di concludere a fine maggio o inizio giugno il Doha
Round con l'eliminazione delle ultime vestigia della Politica agricola
comunitaria (PAC). Se ci riescono, questo comporterà l'eliminazione
fino al 20% degli agricoltori europei".
Dopo aver fatto riferimento ai segni di resistenza in Europa (vedi
oltre), Helga Zepp-LaRouche menziona anche il sostegno che il
presidente della Commissione agricola della camera in Argentina ha
dato, in una intervista all'EIR, all'appello che l'Istituto Schiller
ha rivolto alla FAO affinché il raddoppio della produzione agricola
mondiale sia all'ordine del giorno della conferenza del 3-4 giugno a
Roma. Anche Hillary Clinton, rispondendo ad una domanda
sull'iniziativa di LaRouche, ha detto che occorre aumentare
massicciamente la produzione alimentare e che gli agricoltori
americani debbono essere messi in grado di fare la propria parte nella
sfida per sconfiggere la fame nel mondo.
La crisi è tale per cui il Programma Alimentare Mondiale (WFP)
dell'ONU ha dovuto decidere chi lasciare a secco tra gli 82 paesi più
poveri di cibo (LIFDN). Altri paesi affrontano la radice del problema:
Il presidente del Senegal ha avviato un programma per coprire il
consumo degli alimentari di base. Il presidente del Malawi, ignorando
"le leggi liberoscambiste", ha garantito buoni per ottenere sementi e
sussidi per i fertilizzanti in previsione di un aumento del 283% della
produzione di grano. Le Filippine, che in passato vantavano
l'autosufficienza per la produzione di riso, ma poi sotto il giogo del
FMI e della WTO sono diventate il più grande importatore di riso,
stanno per varare un vasto piano di ritorno alla coltura locale. Anche
la Malesia ha dichiarato la propria intenzione di garantirsi
l'autosufficienza alimentare.
In conclusione del suo documento la presidente dello Schiller lancia
una sfida all'Europa: "O ci schieriamo ideologicamente con la
fallimentare politica di globalizzazione seguita dalla WTO, dal FMI e
dalla Banca Mondiale, e diventiamo così i nemici della partnership
strategica che si sta sviluppando attorno a Russia, Cina e India ed i
paesi in via di sviluppo, oppure dobbiamo diventare veri amici e
partner di queste nazioni. Questo nuovo indirizzo però esige che
entrino in vigore delle serie leggi contro la speculazione e per la
promozione della produzione fisica, nell'agricoltura e nell'industria,
e che l'essere umano torni ad essere il centro di interesse della
nostra politica economica.
"In ogni caso il movimento di LaRouche definisce l'agenda per il
futuro: raddoppio della produzione alimentare, nuovo sistema di
Bretton Woods e New Deal per il mondo intero!"
La battaglia per il cibo in Europa contro il cartello Anglo-Olandese
Il governo britannico e la Commissione UE hanno manifestato le proprie
intenzioni genocide nell'assalto condotto contro la politica agricola
comunitaria (PAC), guidato dal cancelliere dello scacchiere Alistair
Darling e incitato dal Financial Times. Interpretando lo stesso
copione, il Commissario UE Mariann Fischer-Boel ha proposto il
completo sganciamento dei sussidi dalla produzione. Ma in Francia,
Germania e Italia si sta costituendo una energica opposizione e i
rispettivi governi chiedono non solo il mantenimento della PAC ma la
sua espansione.
Il 12 maggio il Financial Times ha pubblicato una lettera di Darling
ai colleghi ministri economici dell'UE raccomandando loro di
"sostenere lo smantellamento della PAC, affermando che costa ai
consumatori dell'UE miliardi di sterline ogni anno in prezzi
alimentari maggiorati mentre colpisce gli agricoltori del mondo in via
di sviluppo". Darling si è spinto ad affermare che la politica
agricola dell'UE è "inaccettabile" ed ha proposto l'eliminazione di
tariffe e sussidi agricoli. "Il cancelliere dice che `gli efficienti
mercati internazionali' — non il protezionismo — sono il modo migliore
di mantenere la sicurezza alimentare globale ed europea, e che è
vitale una buona riuscita del Doha Round della WTO". Darling avrebbe
proposto la riforma al vertice dell'Ecofin a Bruxelles questa
settimana, riferiva il Financial Times.
A Darling ha immediatamente risposto il ministro dell'agricoltura
tedesco Horst Seehofer, che ha definito la proposta di abolire i
sussidi "una completa sciocchezza", perché non aiuterebbe affatto i
paesi più poveri a vendere i propri prodotti. "I paesi in via di
sviluppo hanno bisogno di produrre più cibo per il proprio consumo.
Hanno inoltre bisogno di riforme politiche e di meno corruzione. Sono
inoltre necessarie misure contro i grandi proprietari terrieri che
pensano solo a massimizzare i profitti e non a sfamare la popolazione
locale".
Al vertice Ecofin, il cancelliere di sua maestà britannica ha
ascoltato simili toni da Giulio Tremonti, che si è scagliato contro le
misure che hanno favorito l'abbandono delle campagne, come il set
aside, per cui i proprietari erano pagati per non coltivare. Occorre,
ha detto Tremonti, "il ritorno alla produzione che rappresenta un
cambiamento di straordinario valore… una di quelle svolte che cambiano
un'epoca". La PAC, dunque, "non va attaccata ma difesa".
Tremonti ha anche criticato il documento dell'UE sull'energia, che
raccomanda una quota per i biocarburanti: "E' un fatto positivo come
dice il documento sull'energia che gli riserva una quota di produzione
rilevante o un crimine contro l'umanità come dicono i no-global? Non
vorrei fare il no-global, ma personalmente credo non sia la via giusta".
Il 19 maggio il ministro dell'agricoltura francese Michel Barnier ha
notato come l'abolizione di sussidi legati alla produzione
significherebbe la fine della PAC in Europa. In precedenza, il 12
maggio, il ministro aveva chiesto un "New Deal" internazionale per la
produzione alimentare in una intervista a Le Figaro in cui
sottolineava che "senza la PAC sul continente si ridurrebbe la nostra
sicurezza e diversità alimentare". La liberalizzazione del commercio
non offre una soluzione alla crisi alimentare, ha osservato Barnier:
"Coloro che credono che il futuro della nazioni più povere dipende
essenzialmente dalla loro capacità di esportare ai paesi ricchi non si
rendono conto della realtà. La selezione di colture che si possono
vendere meglio ha distrutto le colture di sussistenza andando contro
uno sviluppo sostenibile. La risposta all'insicurezza alimentare non è
né la brutale liberalizzazione del commercio, che significa la
competizione tra agricoltori con un dislivello competitivo tra 1 e
1000, né il protezionismo. La risposta sta nello sviluppo
dell'agricoltura in tutto il mondo e non solo laddove essa produce
profitti. L'ultimo rapporto della Banca Mondiale non lascia dubbi. Gli
investimenti nell'agricoltura sono la leva più efficiente per
combattere la povertà ed eliminare la fame".
Barnier ha concluso: "Il cibo non è semplicemente una questione
commerciale" e "per nutrire un pianeta con 9 milioni di abitanti nel
2050, occorre dar fondo a tutto il potenziale… la nostra politica
agricola in Europa non è un retaggio del passato; è strategica perché
offre la sicurezza alimentare e perciò può rappresentare una via per
lo sviluppo dell'agricoltura in tutto il mondo".