da pierodm il 28/07/2009, 7:22
Matt, sgombriamo il campo subito subito da uno strafalcione: io non attaccco nessuno, tanto meno te.
Come altre volte, sei tu che ti butti ardimentosamente a ripetere lo stesso discorso, non appena senti echeggiare la parola "sinistra". Se ci credi, fai bene a farlo, tutto sommato, ma tichiedevo solo di stare attento al contesto: preparati una seconda versione del tuo compendio di historia comunistorum, adatta al caso in cui devi applicarla alla definizione pratica di sinistra che ne hanno dato i suoi avversari, invece che a quella che la sinistra ha dato di se stessa nelle articolesse di Rinascita o Vie Nuove.
Le nostalgie.
Francamente, non sono interessato in modo acuto o pregiudiziale verso i sentimenti o le idee di nessuno, nel senso che non pretendo, né mi aspetto da nessuno che venga nella comune a confessare i suoi riposti pensieri, come alla Alcolisti Anonimi.
Sono abituato, semmai, a cercare di capire questi sentimenti e queste idee, leggendoli tra le righe.
Quello che notavo era in realtà un'altra cosa: l'assoluta predominanza di gente che sembra non avere passato politico-culturale, sia a destra, sia nel centro-sinistra. E pure questo passato ce l'hanno, questo è incontestabilmente sicuro.
Quelli di sinistra, in questo senso, si riconoscono subito: nel bene o nel male, parlano di quello che credevano, di quello che speravano, di come hanno vissuto i cambiamenti della propria vita di cittadini e anche di persone, di ciò che li ha delusi, delle convinzioni che avevano e che si sono a mano a mano trasformate, di quelle che sono rimaste uguali o più solide di prima. Un atteggiamento che non è di per sé né "migliore", né "peggiore" dell'altro, ma semplicemente normale per un essere umano - per inciso, proprio indagando su questa "normalità" si capisce meglio il significato di quella sensazione di essere "migliori" all'interno di una società per tanti versi anormale.
Per la verità, dunque, ci sono molti che sembrano vivere e rivivere se stessi, la propria storia, solo in funzione dell'acredine verso la sinistra: questo è il solo discorso che riescono a fare, questa la sola dimensione politica che riescono a mostrare, questo il loro passato e il loro presnete, e in questa eterna ripetizione c'è tutta la gamma dei loro sentimenti, in questo si esaurisce il significato di venti, trenta, quaranta, cinquanta anni di vita vissuta.
In questi anni non mi mai capitato di ascoltare o leggere non dico la stesa quantità, ma nemmeno un centesimo delle riflessioni sulla propria esperienza che viene fuori spontaneamente a sinistra, da parte di chi nella sinistra non ha mai creduto, di chi sosteneva altre correnti di pensiero: ed erano milioni, diciamo il sessanta-settanta per cento degli abitanti di questo paese, non stiamo parlando di una setta oscura, la cui voce bisogna andare a ricercarla in qualche castello diroccato.
La parte giusta.
Queste categorie sono infantili: Tex Willer, la parte giusta, quella sbagliata, l'impero del male e quello del bene, il signore degli anelli, il diavolo e l'acqua santa. Più terra terra, mi ricordano le ansie dei paesani, che ad ogni sciocchezza accusano "quelli che vengono dalla città" di credersi più civili, e così facendo in realtà dimostrano di essere sul serio se non incivili, sicuramente più fastidiosi di chi in città se ne frega di appiccicare etichette.
La parte è giusta o sbagliata a seconda di chi la guarda, e di quello che ci si aspetta.
La sinistra è, per definizione e per storia politica, quella parte che mira ad una maggiore giustizia sociale e alla realizzazione più piena possibile della democrazia - tanto per ridurre la cosa in termini essenziali.
Non so se questo sia giusto per tutti. So che all'inizio lo era solo per la sinistra, poi è diventato (in parte, con distinguo) giusto per qualche altro, e alla fine è giusto per tanti quando è il momento di passare all'incasso.
Ce n'era abbastanza per pensare che fosse una parte giusta, certamente meno sbagliata di altre.
Ce n'era abbsatanza anche per vedere che in questa parte giusta non tutto era giusto, e che anzi c'erano aspetti decisamente sbagliati, dato che erano uguali a quelli delle parti sbagliate: vedi per esempio i regimi dell'Est, ma anche qualche robetta nostrana.
Personalmente la mia presa di posizione nettissima su queste parti sbagliate l'ho presa (quando non era affatto scontato farlo...) ma non è questo il punto.
Il punto è che su questo e su tanti altri argomenti a sinistra si è sempre ragionato, apertamente e profondamente, pubblicamente e crudelemente: anche questo stesso forum è figlio di questa abitudine, di questa tradizione, di questa "necessità".
Su quanto fosse giusta o quanto fosse sbgliata la parte di altri, o la tua, Matt, io ho visto assai poco discutere e ragionare.
Anzi, non so nemmeno quale fosse, la tua.
Eppure l'Italia in queste condizioni qualcuno ce l'ha portata: solo la sinistra? Ebbene sì, la sinistra - come ben si vede in questi anni - si prende le sue responsabilità, e pure di più, e ci si arrovella dentro.
Ma l'altro sessanta-settanta per cento d'italiani dove stavano, cosa facevano, che cosa pensavano, per chi votavano, quale parte giusta sostenevano? Su che cosa si arrovellano? Che cosa c'è dietro quella maschera di gomma?