da pierodm il 26/02/2009, 11:26
Pianogrande - La gente, per decidere di aderire ad un partito, ha bisogno di sapere come questo partito la pensa.
Non si guadagna consenso pensandola in tutti i modi possibili.
Che i clericali debbano sgomberare il campo del PD è talmente ovvio che non vale la pena insistere. Meglio parlare del concetto di partito che sta venendo fuori dalla discussione, e in questo senso le parole di Pianogrande sono perfette - anche se in gioco c'è di più che il solo consenso.
L'errore della "sinistra" - uso questo termine per semplificare, con virgolette ben evidenti - in questi ultimi, ormai non pochi, anni, è stato quello di pensare che un "grande partito" dovesse essere universale, ossia dovesse racchiudere in sé tutte le posizioni possibili.
Qualcosa di più, quindi, che una "semplice" strategia elettoralistica, o un'incauta decisione di mettere insieme la famigerata "ricchezza delle diversità": si tratta di un errore idelogico sulla natura e struttura stessa di partito, e di conseguenza della politica della quale il partito fa parte.
Ecco, appunto: il partito fa parte - sembra un gioco di parole, ma è solo un paradosso.
Il partito, come il nome stesso indica, è già di per sé "parte" di un'elettorato, di una cittadinanza politica generale, quella cioè in cui si trovano tutte le posizioni possibili: tra tutte queste possibili il partito ne rappresenta alcune, e non altre.
L'impressione, invece, che si ha - sempre più nitidamente a mano a mano che si afferma l'idea bipolare - è che la politica debba essere fatta da due partiti, ciascuno dei quali ha un'ispirazione monopartitica, ossia di una competizione tra due forze ciascuna delle quali ha dentro di sé tutto e il contrario di tutto, e rappresenta in sé l'intero corpo sociale.
Da ciò ne deriva che la "democrazia" non è più un fatto che riguarda l'intera società e l'intera politica considerata nel suo insieme, ma un fatto che si svolge principalmente "dentro" ciascuno dei due partiti: per cui, una volta soddisfatta in qualche modo questa funzione, ciò che ne scaturisce in sede di legislazione e di governo ha un'importanza secondaria, vale a dire che poco importa se quelle leggi, se quegli atti di governo corrispondano o no ai principi democratici che regolano la vita sociale o individuale.
Per la verità, dobbiamo dire che questa visione appartiene più alla sinistra che alla destra berlusconiana, che invece tiene ben chiaro, chiarissimo, di rappresentare una ben precisa parte di opinione pubblica, e di questa consapevolezza fa un'arma efficacissima sul piano propagandistico: il suo universalismo, semmai, è di altro genere, e opera al livello della comunicazione televisiva e consumistica.
Tornando a noi, sono d'accordo che il problema non sia quello di "espellere" questo o quello.
Un partito sano, ed efficace, dovrebbe essere quello in cui chi ha idee di un certo tipo decide lui stesso di fare fagotto e andarsene, perché non gradisce o perché sente di non essere gradito: "non ci si ritrova", insomma.
La "democrazia" di un sistema consiste nel fatto che chi fa fagotto e decide di andarsene da un partito, possa trovare un altro partito in cui si senta più a suo agio - molto similmente a ciò che accade nell'informazione e comunicazione.
Un sistema informativo pluralista e democratico, infatti, non è quello in cui in ogni giornale o trasmissione televisiva debbano trovare spazio "tutte" le opinioni e tutte le posizioni possibili, ma quello in cui ciascuna testata, ciascun giornalista, ciascuna trasmissione o TG prenda la sua posizione, a patto che possano esistere tante testate, tanti giornali, e tanti TG diversi: un giornalista che non si trova bene da una parte deve poter trovare una collocazione professionale in un'altra parte, che corrisponda al suo modo di fare giornalismo.
Un sistema dove non si può uscire - "fare fagotto" - perché ci si ritrova in braghe di tela, in mezzo alla campagna come i vecchi "banditi", è un sistema ricattatorio, bloccato e condannato all'ipocrisia o alle lotte intestine mirate alla sola sopravvivenza personale, e comunque assai poco democratico. Io credo.