franz ha scritto:pinopic1 ha scritto:Ma è cosi difficile capirlo? Chi riveste una carica in seno al parlamento, si trova lì per conto del partito, rappresenta tutto il partito e deve sostenere la posizione ufficiale del partito, quella maggioritaria. Chi non se la sente si deve dimettere. Poi in aula al momento della votazione sulla legge ascolterà la propria coscienza.
Troppo difficile? Troppo anticlericale?
Chi lo trova troppo difficile da capire si vede che non è adatto a fare politica. Lasci perdere.
Sembra che coscienza ce l'abbiano soltanto loro e che siano stati investiti della missione di supplire alla mancanza di coscienza degli altri. Ma chi li ha investiti?
Scusa ma se veramente sostiniamo e difendiamo la Costituzione coi fatti e non solo con le parole, dovremmo metterla prima degli ordini di scuderia di partito.
E la Costituzione afferma che i parlamentari sono eletti senza obbligo di mandato.
Ciao,
Franz
Questo mi sembra un punto che valga la pena di chiarire.
Qual'è la reale differenza tra obbedire alla direttiva del partito e agire e votare secondo coscienza ?
Non può essere che ci sia una differenza veramente importante,altrimenti significherebbe che quando obbedisco al partito vado contro la mia coscienza,e questo francamente mi sembra assurdo.
Ma allora dovrei sempre essere obbligato a votare come tutti i miei compagni di partito ?
Anche questo mi sembra assurdo perchè è una inaccettabile limitazione del mio arbitrio,e infatti come dice molto giustamente Franz,si è eletti senza obbligo di mandato.
E allora ?
Mi sembra ovvio che chi si candida nelle fila di un partito lo fa perchè trova coincidenza tra i suoi principii (cioè la coscienza,e che altro ?) e quelli del partito.
Ogni partito ha (o dovrebbe avere) uno statuto in cui sono elencati una serie di principii di fondo irrinunciabili che devono essere condivisi al cento per cento da tutti quelli che vogliano candidarsi,senza sconti;perchè questi a loro volta costituiscono l'impalcatura su cui costruire le posizioni del partito su determinati punti di più grande importanza,e tutte le seguenti strategie sui temi più disparati della vita politica,economica,etc......
Però nella vita del partito capita molto spesso di discutere su argomenti che hanno una valenza minore rispetto ad altri che invece rivestono un'importanza strategica fondamentale in vista del raggiungimento di obiettivi nevralgici o del rispetto stesso dei principii costitutivi del partito.
Ecco,in questo caso si può ipotizzare che i voti dei parlamentari di un partito vadano in direzioni diverse.
In ogni caso invece ci sia disaccordo sulle questioni di fondo,direi che è opportuno un chiarimento.
Secondo me un partito solido non discute sulle questioni di principio,perchè se ce ne fosse bisogno significherebbe che qualcuno è fuori posto;il partito solido vota compatto sulle questioni più importanti....le discussioni anche accese si fanno a porte chiuse e ognuno deve accettare di essere messo democraticamente in minoranza e poi di seguire la linea che il partito deciderà di adottare...ciò non significa accettare di seguire un principio che si sente estraneo,ma solo una strategia....e c'è molta differenza.
Quindi Franz aveva fatto bene a puntualizzare,ma certamente Pinopic non aveva torto.
Nel caso specifico di questo 3d si dice fuori i clericali dal PD.
Sappiamo che i clericali non sono i normali cattolici,sono invece persone che in conseguenza della loro primaria fedeltà a qualcosa che concorda col PD solo su certi punti, non potranno mai affrontare discussioni limitate alle strategie,anzi ne metteranno in discussione i punti centrali.
Quindi il PD non è posto per loro,se ne facciano una ragione.
Traduzione:
1.sei cattolico credente e osservante,e (forse proprio per questo) accetti i principii fondanti di questo partito riconoscendoli come tuoi ?
Discuterai coi tuoi compagni di partito secondo coscienza sulle strategie senza discutere sui principii di fondo ?
Il PD è la tua casa.
2.sei un cattolico di quelli intransigenti (clericale) e il tuo credo primario è l'infallibilità del Papa,e di conseguenza accetti solo una parte dei punti centrali di questo partito ?
Starai meglio altrove,arrivederci.
Facendo ancora un passo indietro e tornando alla vicenda specifica che ha determinato questa discussione.
Io sono fermamente convinto che stabilire il libero arbitrio di una persona e la sua libertà di vivere come gli pare e di decidere IN PRIMA PERSONA della sua esistenza,sia IL principio.
Direi che è in assoluto il principio più importante che riesca a venirmi in mente e penso che debba essere uno dei primi punti dell'atto costituvo di un qualsiasi partito che voglia dirsi democratico.
Qualcun altro la penserà diversamente e troverà altri principii primari....va bè.
Noi nel PD ce lo dobbiamo mettere nel caso non ci sia già,e scriverlo in grande.
Posso accettare che i miei compagni di viaggio abbiano idee diverse dalla mia su COME garantire questo diritto,ma non sono disposto a discutere (almeno coi miei compagni di partito) SE questo diritto debba essere garantito o no.
Ciao,
Stefano