Che Bersani abbia largamente vinto è fuor di dubbio, e Renzi lo ha riconosciuto con un "discorso della sconfitta" che è uno dei migliori discorsi mai sentiti nella politica italiana; un discorso in netta discontinuità con il passato e con quelle primarie che servivano non a contendere una posizione (già assegnata in partenza) ma a determinare il proprio peso, da trasformare poi in posti (nel partito, nel parlamento, nel governo...). Renzi, con lo spirito maggioritario che ha connotato tutto il suo programma e la sua campagna, ha dichiarato che al vincitore tocca fare le proprie politiche, e mettere in pratica il programma per il quale è stato votato. E ai suoi ha detto che loro hanno "entusiasmo, libertà... e tempo". Tempo soprattutto, aggiungo io, per fare altre battaglie e vedere il cambiamento praticato...
Che Renzi si sia posto anche nella sconfitta in netta discontinuità col passato - ha rottamato, per quel che ha potuto, lo stile e la cultura proporzionalistica delle vecchie primarie - è stato messo anche più in risalto dal discorso "della vittoria" di Bersani. Bersani ha ribadito - giustamente, del resto - l'idea di partito e la prospettiva politica per cui era stato eletto segretario; un partito identitario, dai confini ben delimitati, organizzativamente forte... un partito solido, insomma, i cui confini non sono permeabili. E, pertanto, costretto, per diventare maggioranza, a cercare alleanze e a fare le dovute mediazioni. Una prospettiva che evidentemente ha convinto la maggioranza dei votanti alle primarie, e vedremo se convincerà anche la maggioranza degli elettori. Dentro questa cultura identitaria e proporzionalistica, evidentemente una competizione vera è mal compresa e male accettata (non a caso si è tacciato Renzi di rampantismo berlusconizzante), i percorsi dei giovani sono stabiliti nella trattativa dei capicorrente (Bersani nel suo discorso ha ben chiarito che il rinnovamento si farà e che lui sta predisponendo i percorsi di tale rinnovamento... dunque i giovani aspettino il loro turno, e i padri penseranno a far loro posto) e le primarie servono a distribuire posti calibrati in base al peso elettorale acquistato: anche questo Bersani ha lasciato ben intendere nei suoi ringraziamenti/promesse ai competitori (tranne quello vero, naturalmente).
Quindi niente di nuovo: queste primarie hanno riconfermato le scelte pregresse. Non credo che la responsabilità sia tutta della nomenclatura – anche se il 99% di questa si era schierata con Bersani, e qualche domanda bisognerà pur farsela), né alle regole (che pure sono state scritte con spirito borbonico e vessatorio). Renzi non è riuscito a sfondare come avrebbe voluto nel corpo elettorale, non è riuscito a portare alle urne un numero di elettori superiore a quello che ha votato alle ultime primarie, nonostante gli entusiasmi e le platee strabocchevoli. E’ un dato su cui Renzi dovrà interrogarsi, penso.