bobbio ha scritto:Quali diritti e quali doveri sono in conflitto?
«Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte. Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all'aborto».
Lei parlava di diritti, non di un solo diritto...
«C'è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c'è un terzo diritto: quello della società. Il diritto della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate, e quindi a esercitare il controllo delle nascite».
Non le sembra che, così posto, il conflitto fra questi diritti si presenti pressoché insanabile?
«È vero, sono diritti incompatibili. E quando ci si trova di fronte a diritti incompatibili, la scelta è sempre dolorosa».
Ritengo che conflitti tra diritti (incompatibili ed insanabili) ci siano un po' ovunque nella società ma dove c'è di mezzo la vita il dramma è più evidente. Lo abbiamo visto anche parlando di libertà e di pace in occasione di eventi bellici.
Esiste comunque una specie di graduatoria tra diritti: Bobbio parla di diritti fondamentali e derivati. Accennando al diritto della società a non essere sovrapopolata credo che pero' sia errato parlare di "diritto". È caso mai un'esigenza, che si scontra con altre esigenze individuali che sono quella, vecchia di miliardi di anni, di procreare. Mai pero' la società (arrogandosi un diritto inesistente) dovrebbe prevalere (come in Cina) sulla volontà dell'individuo. E parlando di volontà individuale è evidente che un nascituro non ne ha. Subisce la volontà genitoriale di condurre a termine la gravidanza, la capacità di genitoriale saper provvedere alla sua crescita, fisica, mentale, culturale, affettiva. Subisce anche tutti gli accadimenti naturali che un nascituro o un neonato (di qualsiasi specie) puo' trovare sul suo cammino: malattie, calamità, guerre. Mi pare che la consapevolezza di questa naturale dipendenza manchi in molte analisi. Si dipende da chi (adulto) dovrebbe avere la responsabilità ma spesso questo adulto non ha responsabilità, sia perché succube a sua volta di fenomeni sociali e di ignoranza, sia quando vittima di violenza sessuale, bellica o non. Che l'adulto debba, spessissimo, prendere decisioni (anche di vita e di morte) sui figli è naturale. Sia che debba salvare il figlio da un annegamento o da una macchina che sta passando col rosso mentre si attraversa insieme la strada. I figli dipendono dalla nostra responsabilità (e irresponsabilità) sia per la nostra volontà di essere responsabili sia nella capacità reale di riuscire concretamente ad esserlo. Da questo punto di vista il diritto alla vita del nascituro, del neonato, del bambino, dipende concretamente dalle azioni che sappiamo mettere in atto. Noi decidiamo e tutto è in mano nostra. Chi ha avuto in braccio un neonato (suo o di altri) sa quale sensazione di responsabilità si prova. Nel conflitto tra diritti (alcuni insanabili) aggiungerei il conflitto tra responsabilità (quello che si vorrebbe fare e quello che si realizza di essere capace di fare e non fare). Indipendentemente dal conflitto, è la persona a decidere, a scegliere. Non la società.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)