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cosa è davvero il comunismo ?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda Stefano'62 il 08/03/2009, 14:57

Continuo a credere che fissarsi sugli -ismi generi solo confusione e che convenga invece stabilire dei principii cui ispirarsi per elaborare concetti e programmi,senza per forza catalogarli e classificarli di quì o di là.
Oltretutto è l'unico modo per rendere intelleggibili i programmmi ai più giovani senza obbligarli a imparare a memoria un dizionario o a cercare sui libri di storia una spiegazione.
Per questo motivo cerco sempre di andare al di là del vocabolario quando leggo qualcosa,per riuscire a comprendere il reale significato dei discorsi del mio interlocutore senza preconcetti,e sarebbe utile che lo si facesse un pò tutti.

Però non sempre è possibile,e non sempre la gente (gli elettori) è in grado nè ha voglia di farlo;il risultato è un dialogo tra sordi;tra noi genera discussioni improduttive,nei confronti dell'elettorato genera astensione dal voto.
Per questo motivo mi sono deciso a cercare di fare un pò di chiarezza nello specifico sul termine comunismo.
Perchè ho come il sospetto che qualcuno abbia stabilito a priori che debba essere un concetto negativo,e che invece non sia vero che dove è stato applicato ha prodotto sempre miseria morte e distruzione.

Non per elargire a forza ad altri la mia visione,ma per cercare di ritrovarsi su una definizione condivisa su un termine francamente troppo abusato alle volte per motivi un pò sospetti.
Nemmeno per stabilire se il comunismo sia un'utopia o meno,nè se sia auspicabile o no in una società moderna,nè se sia opportuno o no che nell'Ulivo ne mettiamo dosi più o meno forti o addirittura niente.
Alla fine del post darò anche la mia opinione in merito,motivandola,ma solo tanto per fare chiarezza e non nascondermi dietro un dito.
Per ora voglio solo cercare di capire se il termine in sè e\o il concetto fondante meritino tutto quel disprezzo.

Su wikipedia ho trovato questo link
http://it.wikipedia.org/wiki/Comunismo

Illuminante il passagio che afferma che vari ismi hanno difeso o alle volte travisato le finalità del comunismo,e che vengono definiti comunisti solo per convenzione o per estensione.
Questo significa che dire che il comunismo è altro o,alla peggio,che comunque non si esaurisce lì,non è una sciocchezza.

Alla luce di quando definito su wikipedia mi sembra che l'idea,la più diffusa nell'elettorato comunista,che lo scopo del comunismo sia portare equità sociale per mezzo di una (forse discutibile o quantomeno anacronistica) organizzazione sociale e statale,caratterizzata nello specifico dal collettivismo dei mezzi di produzione,sia una idea legittima,e che tra l'altro non sia in contrasto con la democrazia,e che infine possa appunto anche prescindere da velleità autoritarie,che restano naturalmente possibili come lo restano del resto in ogni altro sistema non-comunista.
Quanto alla negazione dello Stato cui si riferisce il testo su wikipedia secondo me va considerato quello che erano gli Stati all'epoca,tanto è vero che comunque il comunismo non prescinde da uno stato forte e dirigista,su questo penso siamo tutti d'accordo se ho capito bene.

Su wikipedia ho trovato anche questi link
http://it.wikipedia.org/wiki/Kibbutz
http://it.wikipedia.org/wiki/Amish
Qualcosa di comunista c'è o no ?
Hanno provocato morti e devastazione ?
Quindi anche in questo caso,in un altro thread,non ho detto sciocchezze e non erano esempi poco pertinenti.
Riguardo ai sistemi economici del passato remoto ha ragione Franz,è difficile paragonarli ad una situazione odierna,ma a me non interessa riproporre il comunismo ancestrale,solo fare piazza pulita dei luoghi comuni;e mi sembra difficile negare che non è vero che ovunque la gestione comune abbia prodotto un dittatore.

Ora parlo solo per me:
Io penso che il comunismo origini dal desiderio di eliminare ingiustizie ritenute conseguenze inevitabili dell'arbitrio indiscriminato in campo economico;in questa ottica si ritiene giusta una parziale limitazione delle libertà economiche individuali a garanzia delle libertà altrui.
Non credo che ciò possa essere considerato disdicevole in linea di principio,a meno che qualcuno sia privo di una qualsiasi etica,naturalmente,e se ne freghi di ciò che può capitare agli altri in conseguenza di scelte personali egoistiche.
Credo invece corrisponda benissimo al concetto che la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri.

Penso che il comunismo fosse qualcosa di utile in un passato remoto,ma di improponibile oggi;le dimensioni degli Stati moderni non permettono alla gente di controllare veramente che i propri amministratori non tornino a travisare o reinterpretarne lo spirito fondante,come fece Stalin.
Forse non rivedremmo le dittature sanguinarie,ma la corruzione sì,in cambio di una crescita economica minore....

Penso piuttosto che convenga pronuovere la libertà economica allo scopo di sviluppare l'economia e avere più risorse da dividere tra i componenti della collettività,quindi la mia idea politica si inquadra in una sorta di social-democrazia (o liberal-socialismo come dice Franz) certamente a sinistra nel senso che tutte le scelte (sociali ed economiche) devono essere ispirate alla crescita dell'individuo in un ambito collettivo e solidaristico,cioè che il liberalismo economico (Liberale....non liberista) sia funzionale al benessere comune e non alla iperbolica crescita di singoli individui a scapito di altri;potrei definire con uno slogan la mia idea:"nessuno sarà lasciato indietro".

Perchè allora mi scaldo a sentire disprezzare il termine comunismo ?
due motivi:
1.
Per l'oggettiva valenza etica delle sue finalità originarie,che non devono essere trascinate all'inferno insieme ai mostri che se ne sono appropriati indebitamente.
2.
Perchè molta gente in Italia ancora oggi crede di doversi difendere dagli assalti di gente che pretende di lasciarli nel limbo della sopravvivenza in nome della loro libertà di prosperare nel lusso (e forse non hanno torto);e vede nel comunismo un modo per provare a reagire.
Quando questi votano comunista non votano per Stalin,e non è giusto che li si apostrofi come sostenitori di Satana,che per inciso oggi stà a Wall Street.

Le radici dell'ulivo risiedono in alcuni principii di libertà e giustizia che non sono esclusiva nostra e che si ritrovano anche nella matrice di altre idee politiche,compresa quella comunista.
Il futuro dell'ulivo deve prescindere da un'abiura del comunismo da parte di chi lo ha votato in precedenza,piuttosto dobbiamo cercare di convince gli elettori comunisti che in una società moderna vedranno maggiormente tutelate le loro istanze di equità sociale in un sistema come quello che ci prefiggiamo noi dell'ulivo.
Non sarà possibile farlo se noi continuiamo a sputare,in buona fede,su un concetto che loro hanno inteso per anni come unica speranza di giustizia sociale,sempre in buona fede.
Come faremo a convincerli che quì vedranno tutelati i loro diritti se sempre quì sentiranno dire che la loro voglia di equità economica e sociale porta all'inferno ?
Ritengo che i veti incrociati su chi può stare dentro l'Ulivo (comunisti,democristiani,radicali,sciiti o sunniti) debbano essere sostituiti da un pò di chiarezza su quali sono i nostri principii fondanti,così,tanto per cominciare a fare un pò di proselitismo in modo un pò più intelleggibile dai giovani,che saranno il nostro futuro solo se riusciranno a capirci.

Alla fine ognuno se vuole continui pure a pensare che comunismo è uguale a morte e distruzione....ma a questo punto per aggirare il problema dell'interpretazione mi sento in dovere di porre la domanda in altri termini:
Qualcuno ritiene che cercare di portare giustizia sociale ed evitare sconquassi infami tra le condizioni di vita di qualcuno e qualcun altro,anche a costo di andare contro agli interessi di chi sta meglio,significa portare miseria morte e distruzione ?
Ciao,

Stefano
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda lucameni il 08/03/2009, 15:12

Non me ne voglia Stefano '62, ma proprio non concordo con questa impostazione: forse sarebbe più semplice parlare di socialismo, visto che in Europa (occidentale) è stato declinato senza spreco di morti e senza spreco di libertà.
Mi spiace davvero che ancora oggi nel 2009 si debba parlare bene di un comunismo che ognuno pare se lo interpreti alla sua maniera, e così regalando assist alla propaganda politica avversaria.
Vabbè.
Ma mi rendo conto che a fronte di certi innamoramenti non c'è rimedio.
L'amore è cieco.

(il finale polemico non potevo evitarlo)
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda pinopic1 il 08/03/2009, 15:25

Il fatto è che il comunismo è il comunismo. Prevede(va) appunto la dittatura del proletariato, la collettivizzazione dell'economia, e tutto il resto. Prefigurava un obiettivo finale, una società ideale. E naturalmente prevede(va) metodi di azione politica e di lotta finalizzati e adeguati a quell'obiettivo e a quei passaggi intermedi. Chi oggi a sinistra continua a fare riferimento al comunismo, non pensa più a quegli obiettivi, ma continua ad utilizzare metodi di azione politica funzionali all'obiettivo finale per raggiungere il quale bisogna rimuovere l'ostacolo principale, la causa dell'ingiustizia: il capitalismo.
Che non è un'idea malvagia di per se: è inutile e impossibile. Quindi si sprecano inutilmente risorse di idee e di lavoro politico.
Ancora più inutile se l'obiettivo non è la collettivizzazione dell'economia. Privato degli elementi che lo caratterizzano il comunismo è solo una parola che si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuol negare anche la socialdemocrazia e perfino una visione di sinistra sia pure liberale.
La democrazia liberale non prefigura una società statica e quindi ha in se gli strumenti per realizzare più equità sociale e per evolvere verso sistemi economici diversi in un futuro più o meno lontano o vicino. Solo che non possiamo progettarli a tavolino.

Per fare un discorso più rozzo e più attuale: la sinistra comunista nella nostra storia recentissima non ha evocato crimini e tirannie, ha solo fatto inutilmente male a se stessa e a tutto il centrosinistra per mancanza di realismo e di intelligenza politica. A tutto vantaggio di Dini, Mastella e Berlusconi.
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda Stefano'62 il 08/03/2009, 15:43

pinopic1 ha scritto:Quindi si sprecano inutilmente risorse di idee e di lavoro politico.
Ancora più inutile se l'obiettivo non è la collettivizzazione dell'economia. Privato degli elementi che lo caratterizzano il comunismo è solo una parola che si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuol negare anche la socialdemocrazia e perfino una visione di sinistra sia pure liberale.
La democrazia liberale non prefigura una società statica e quindi ha in se gli strumenti per realizzare più equità sociale e per evolvere verso sistemi economici diversi in un futuro più o meno lontano o vicino. Solo che non possiamo progettarli a tavolino.

Appunto.
Infatti è proprio quella strumentalizzazione che io noto e mi infastidisce,e per questo bisognerebbe smettere di accanirvisi contro,dato che l'effetto è dividere gli elettori in oppositori e in sostenitori,così alla cieca.
Se negli USA qualcuno comincia già a dileggiare come socialiste in senso spregiativo le politiche di Obama,pensate quì in Italia quante probabilità potranno esserci di farne di simili senza essere tacciati di satanico comunismo.
Quindi abbiamo solo due possibilità:smettere di parlarne soprattutto così male,oppure fare chiarezza per evitare che gli elettori si dividano in pro (Bertinotti) o contro (berlusconi);che è esattamente il motivo per cui berlusconi continua a farlo e continuerà a farlo ancora a lungo.....
Noi almeno cerchiamo di non cascarci dandogli ragione,soprattutto se non ce l'ha.
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda pinopic1 il 08/03/2009, 16:13

Stefano'62 ha scritto:
pinopic1 ha scritto:Quindi si sprecano inutilmente risorse di idee e di lavoro politico.
Ancora più inutile se l'obiettivo non è la collettivizzazione dell'economia. Privato degli elementi che lo caratterizzano il comunismo è solo una parola che si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuol negare anche la socialdemocrazia e perfino una visione di sinistra sia pure liberale.
La democrazia liberale non prefigura una società statica e quindi ha in se gli strumenti per realizzare più equità sociale e per evolvere verso sistemi economici diversi in un futuro più o meno lontano o vicino. Solo che non possiamo progettarli a tavolino.

Appunto.
Infatti è proprio quella strumentalizzazione che io noto e mi infastidisce,e per questo bisognerebbe smettere di accanirvisi contro,dato che l'effetto è dividere gli elettori in oppositori e in sostenitori,così alla cieca.
Se negli USA qualcuno comincia già a dileggiare come socialiste in senso spregiativo le politiche di Obama,pensate quì in Italia quante probabilità potranno esserci di farne di simili senza essere tacciati di satanico comunismo.
Quindi abbiamo solo due possibilità:smettere di parlarne soprattutto così male,oppure fare chiarezza per evitare che gli elettori si dividano in pro (Bertinotti) o contro (berlusconi);che è esattamente il motivo per cui berlusconi continua a farlo e continuerà a farlo ancora a lungo.....
Noi almeno cerchiamo di non cascarci dandogli ragione,soprattutto se non ce l'ha.


Obama ha perfino detto che intende trattare con i Talebani moderati. Pensa se lo avesse detto D'Alema.
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda pierodm il 09/03/2009, 1:10

In tanti anni ne ho parlato tante volte che sono stanco. E quando sono stanco di parlare di una cosa, il discorso mi viene male.
Ma le ragioni per cui Stefano sente l'esigenza di riprendere in forma specifica l'argomento sono giuste.
E' giusto anche quello che ricorda qualcun altro, su Veltroni che commette l'errore di fare un po' troppo spesso piazza pulita, resettandosi in continuazione, prima con il "suo" comunismo sì/no, poi con l'Ulivo, nell'illusione che si possa costruire il presente e il futuro cancellando il passato, dimenticandolo e stravolgendolo.
Per fare un discorso molto personalizzato, vorrei dire a Veltroni che non so quale fosse la sua ideologia, o comunque il suo pensiero, quando militava da dirigentino in carriera nel PCI, visto che "non era comunista". Certo è che senza comunismo - quello del PCI, senza i suoi elettori, senza il partito - non avrebbe potuto navigare fino al punto da esibire i suoi pentimenti, da dirigente post-PCI.
Io e credo tanti altri, "comunisti" del genere che richiede pentimenti e abiure non lo siamo mai stati, e non dobbiamo resettare niente. E non abbiamo fatto la stessa carriera, ma questo è un dettaglio.
Io personalmente sono sempre stato - da quando ho avuto la facoltà d'intendere politicamente - un liberal-socialista, e su questa base ho aderito al PCI. Se la politica è concretezza, questo è stato il nostro "comunismo".
Ma in politica non ho mai creduto totalmente in niente e in nessuno, proprio perché ho la convinzione che la politica presenta categorie troppo ristrette, quando arriva ad essere un fenomeno di grandi dimensioni.
Chi pensa che il "popolo della sinistra" sia stato un popolo di cretini, è lui per primo un grande cretino - per di più in malafede.
In Italia si è stati comunisti per le virtù del partito, per quelle della gente che ne faceva parte, e per mancanza di vere alternative: i liberali veri che mi è capitato di conoscere sono stati in massima parte dentro il PCI e il vecchio PSI, uniche dimensioni politiche che non puzzassero di italietta pre o post fascista, o clericale.
Questo per ciò che riguarda una delle accezioni di "comunismo" - quella a noi più vicina.

Per quanto riguarda l'URSS, fin dai tempi in cui polemizzavo con quei compagni filo-sovietici, mi è sempre sembrato evidente che la storia del comunismo coincida con la storia di un paese che non ha mai conosciuto la cultura liberale, e che ha invece sempre praticato regimi e culture assolutiste e imperialiste.
Lo stesso vale per tutti i paesi orientali e del terzo mondo che hanno adottato - dopo un colpo di stato o una rivoluzione - un regime "socialista".
Nell'attribuire a questi socialismi l'attribuzione di "realtà", si farebbe bene a considerare tutta intera questa "realtà": la loro storia, la loro cultura, la loro struttura socio-economica.

Io non sono liberal-socialista solo come premessa per una politica da costruire, ma anche per ragioni di analisi storica.
Non c'è socialismo senza liberalismo, e viceversa.
Il socialismo è nato in Europa, dalle stesse radici clturali del liberalismo, sulla base di una critica al capitalismo e alla democrazia borghese, e le moderne democrazie non sarebbero quelle che conosciamo senza l'opera e il pensiero socialista.
Il solo liberalismo originario non sarebbe mai stato in grado di tirarsi fuori da una degenerazione oligarchica e classista, se non autoritaria, che nei primi decenni aveva dimostrato di saper piegare alle sue esigenze i principi liberali, fino a stravolgerli, o a farli valere solamente per una ridottissima minoranza.
Socialismo e liberalismo, insoma, fanno parte della stessa storia, quella della democrazia.
Il comunismo sovietico e cinese fanno parte della storia dell'assolutismo russo e cinese, e come tali si sono immediatamente strutturati, sono andati al potere e hanno gestito il potere, generando allo stesso tempo un'ideologia di sostegno.
Le ragioni storiche, per cui mezzo mondo ha guardato per qualche tratto all'URSS e alla Cina con un certo favore, risiedono nella nefandezza dei regimi che quelle due rivoluzioni sono andate a rovesciare.
Questa è la storia, sia pure sintetica al massimo, ma almeno tratteggiata con un minimo di completezza e di correttezza.

C'è poi la questione dei vessilli, idealmente sventolati, delle bandiere rosse.
In linea con quanto accennato, perfino Bertrand Russell aveva avuto qualche entusiasmo per la Rivoluzione d'Ottobre, prima di fare il suo viaggio in URSS, nei primi anni '20.
Ma le bandiere rosse occidentali e italiane significavano riscatto sociale, democrazia, valorizzazione del lavoro, diritti civili: senza farla troppo lunga, vale la pena a riguardo di citare l'insospettabile Sciascia: in Italia per essere riformisti, bisogna essere bolscevichi .
Chi ricorda il vecchio centro-sinistra degli anni '60, per negare questo concetto espresso da Sciascia, dimentica che quello non era il PSI craxiano, e nemmeno il PD di oggi, ma un partito che aveva le proprie radici in un massimalismo che farebbe accapponare la pelle ai "moderati" attuali, nonostante i suoi difetti, che già allora erano soprattutto annidati nell'arrivismo di certi dirigenti.
Basti pensare che uno di quei governi cadde perché il PSI si rifiutò di far passare una legge a favore delle scuole confessionali.

C'è poi il "comunismo" usato come contumelia e spauracchio polemico dai pinzocheri, dai fascisti, dai ladroni, dai razzisti, dai mafiosi e da tutta una variegata gamma di zozzoni - non parlo solo dell'Italia (florilegio di don Riina), ma di tanti altri paesi, in primis gli USA, dove per esempio per il Klan è un "comunista" chiunque si opponga alla disciminazione razziale o alla pena di morte. Un complimento che migliore non potrebbe essere.
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda lucameni il 09/03/2009, 3:01

Intervento telegrafico, noto.
Vabbè, avrà voluto dire anche riscatto etc etc, ma quando ancora negli anni 2000 - forum del PD - si legge gente che s'incazza perchè qualcuno (io) osa parlare del Togliatti filosovietico e mandante dei fucilatori della rivoluzione ungherese '56 quale esempio di mito da abbandonare (argomento su forumista.net), per me vuol dire che c'è qualcosa che proprio non va.
E questa richiesta di abiure, speculare per certi versi a quella che si richiede agli ex fascisti, e che pare tanto fastidiosa, è vero, forse non doveva esserci. Sarebbe stato meglio che certi miti fossero stati messi in soffita - ma sul serio e non certo timidamente e accompagnati con i "si ma..." - da quel dì e del tutto spontaneamente proprio da quella sinistra che si dice amante della libertà e che rifugge il regime soft berlusconiano.
Ma se a sinistra si persiste a titillare Castro - tanto per dire - , a voglia a parlare di "liberalismo". Si possono fare bellissimi discorsi accademici, speculativi, ma poi la credibilità scende sotto zero.
C'è sinistra e sinistra e non mi pare che gli esponenti di sinistra (quale?) abbiano le stesse idea in merito a comunismo, liberalismo etc etc.
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda Stefano'62 il 09/03/2009, 3:58

Luca,
non me la prendo se una persona come te,di cui condivido moltissime opinioni che hai espresso nei vari thread,vuole interpretare il termine comunismo in un determinato modo;non è mio compito farti cambiare idea.
Mi basta che reciprocamente conosciamo le rispettive interpretazioni,così da evitare inuntili inciampi lessicali nei futuri scambi di opinioni,e che i concetti vi possano scorrere liberamente senza ostacoli o polemiche capziose.

Però non direi che l'abiura del comunismo,per come era inteso dai comunisti italiani e occidentali in genere,possa essere ritenuta speculare all'abiura del fascismo.
Sono certo che sia stato uno scivolone involontario e che non intendessi dire esattamente quello,ma il punto va chiarito.
Sul comunismo ci sarà anche differenza di interpretazioni,ma sul fascismo proprio no.
Cioè,quelli che ancora lo rivendicano,quelli per intenderci con le teste 'double face' (vuote fuori,vuote dentro),lo rivendicano proprio per ciò che fu,mi pare.
Il fascismo non ha mai fatto mistero dei suoi scopi di prevaricazione,della volontà di esprimere il potere con la legge del più cattivo,tanto è vero che il suo simbolo fu il fascio del littore,cioè la lama con cui il littore romano poteva applicare la spietata legge per conto del dittatore perfino sulla pubblica via,a volte senza alcun processo.
I littori di Mussolini furono le squadracce.
Non c'è possibilità di interpretazione,Fini ha dovuto abiurare (berlusconi ancora no).
Paragonarlo al comunismo di stalin mi sta bene,a quello italiano proprio no.
Ciao,

Stefano
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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda franz il 09/03/2009, 9:29

pierodm ha scritto:Per fare un discorso molto personalizzato, vorrei dire a Veltroni che non so quale fosse la sua ideologia, o comunque il suo pensiero, quando militava da dirigentino in carriera nel PCI, visto che "non era comunista". Certo è che senza comunismo - quello del PCI, senza i suoi elettori, senza il partito - non avrebbe potuto navigare fino al punto da esibire i suoi pentimenti, da dirigente post-PCI.

Secondo me ci sono due cose distinte, su cui occorre non fare confusione.
Cosa era il comunismo e cosa furono i comunisti. Questo vale anche per l'Italia.
Il comunismo è quello che è. Non lo dico io o altri ma lo dicono i fondatori, nel famoso "manifesto".
È una cosa molto di versa dal socialismo e dalla socialdemocrazia, anzi il conflitto con le altre anime della sinistra è stato feroce ed in certe nazioni anche sanguinoso.
Il comunismo italiano (ed i comunisti) pero' a partire dal dopoguerra non erano piu' comunisti nel senso del "Manifesto".
In fondo si puo' dire la vittoriosa lotta al nazifascismo e la conquista della libertà ha fatto capire a tutti i comunisti nell'europa (Ovest ma anche Est) che l'idea della dittatura del proletariato (elemento caratterizzante del comunismo) era sbagliata ed atroce e quindi il moviimento comunista si è spostato gradualmente verso posizioni democratiche, abbandonando il sogno dell'ora X.
Il problema è che lo ha fatto spostandosi ovviamente verso posizioni prima socialiste e poi socieldemocratiche ma mantenendo il nome simbolico di partito comunista.
Questo vale anche per altri partiti, come in Francia etc.
Da qui è nata l'illusione che potesse esistere un comunismo democratico, che era in realtà una vera contraddizione di termini, per chi ha letto il manifesto.
Non potevano e non volevano fondersi con gli altri partiti socialisti e socialdemocratici, perché, diciamocelo chiaramente, avrebbero perso i fondi dell'URSS.
Ecco quindi che abbiamo avuto negli anni 70 un grande partito socialdemocratico (basta leggere il programma per capirlo) che pero' si chiamava ancora "comunista". Questa ritengo che sia stata una infame bugia. Sulla ambiguità di questa differenza tra nome e posizione politica (caduta quando è caduto l'URSS e con essa i suoi finanziamenti) poi uno come Veltroni puo' affermare di non essere mai stato comunista.
Verissimo, penso. In fondo nessuno negli anni 70 voleva la dittatura del proletariato, l'eliminazione della propretà privata, la collettivizzazine degli strumentidi produzione. Quindi nessuno era veramente comunusta. Tuttavia si viveva tutti (o quasi) in questa illusione del comunismo democratico e quindi a ben vedere chi si è accorto ora di quella illusione e si è svegliato dal sogno dovrebbe ammettere che ci credeva a continuare pure a chiamarsi come vuole.
A maggior ragione chi ci crede ancora.

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Re: cosa è davvero il comunismo ?

Messaggioda matthelm il 09/03/2009, 10:44

franz ha scritto:In fondo nessuno negli anni 70 voleva la dittatura del proletariato, l'eliminazione della propretà privata, la collettivizzazine degli strumentidi produzione. Quindi nessuno era veramente comunusta. Tuttavia si viveva tutti (o quasi) in questa illusione del comunismo democratico e quindi a ben vedere chi si è accorto ora di quella illusione e si è svegliato dal sogno dovrebbe ammettere che ci credeva a continuare pure a chiamarsi come vuole.


Solo una battuta. Questo comportamento veniva chiamato "doppiezza". Campione ne fu Togliatti. I suoi successori, in perenne ritardo, vissero e prosperarono di questa doppiezza.
E ancora oggi, taluni, si inalberano se glie la si rinfaccia.

Solo pochi anni fa hanno tolto la falce e martello.
La socialdemocrazia tedesca, per esempio, il passo lo fece quarant'anni prima.

Allora, prendiamo atto che il passato è sepolto e non attardiamoci a spiegazioni condannate dalla storia. Anche italiana.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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