Mi pare che la richiesta di "dialogo" venga giustificata più dalla necessità di "apparire" che di "essere". Far vedere che siamo disponibili, che non facciamo una opposizione pregiudiziale, che non demonizziamo Berlusconi e che collaboriamo alle riforme.
Una questione i immagine. Purtroppo c'è da dire che l'immagine che ne scaturirebbe sarebbe sempre quella costruita da chi controlla i mezzi d'informazione e principalmente le televisioni. Sono sicuro che Panebianco e Galli della Loggia scoprirebbero che non si è dialogato bene a causa dei condizionamenti della sinistra (quale?) e naturalmente di Di Pietro (me li immagino bene i loro editopriali, li potrei anticipare). La riforma della giustizia comunque vada scontenterà, anzi disgusterà, per alcuni punti, una parte dell'opinione pubblica che ne accuserà il PD. Mentre quelli che l'approveranno ne daranno comunque il merito al CD.
Il federalismo fiscale sarà comunque merito della Lega per gli elettori del nord mentre le preoccupazioni degli elettori del sud si tradurranno in sfiducia verso il PD.
Berlusconi sta dicendo in tutti i modi, lo sta proprio gridando agli elettori, che lui le riforme le ha pronte e che i suoi ministri e alleati le hanno approvate. Quindi nessuno crederà al contributo eventuale del PD salvo quelli che queste riforme non le vogliono i quali penseranno che il PD non si sia impegnato per evitarle.
Basterebbe dire che in commissione e poi in aula cercheremo di apportare qualche modifica migliorativa e che approveremo i punti che riteniamo utili al paese.
Adesso non ricordo più chi è stato il primo a mettere in campo sto tormentone del dialogo, ma vedo che si tratta solo di una trappola per il PD. Ma forse siamo stati proprio noi a cominciare.