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Niente gare: sei Down!

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Niente gare: sei Down!

Messaggioda flaviomob il 18/05/2013, 12:43

http://www.ilnuovoamico.it/2013/05/nien ... lo-stesso/

Niente gare perché è Down Manuel però vince lo stesso
17 maggio 2013



PROVANO AD ESCLUDERLO DAI GIOCHI STUDENTESCHI MARCHIGIANI

Alla fine ha vinto la solidarietà ma rimane comunque l’amaro in bocca per l’ennesimo episodio di pregiudizio nei confronti di uno studente disabile. La vicenda ha per protagonista Manuel De March, giovane diciassettenne di Fano affetto da sindrome di Down e già agli onori della cronaca per recenti e analoghi episodi di discriminazione.

Questa volta i fatti risalgono allo scorso 10 maggio. A Falconara (AN) sono in programma le finali regionali di tiro con l’arco nell’ambito dei giochi sportivi studenteschi 2012/2013. L’evento è promosso dal Miur (Ministero dell’Istruzione) ma rientra anche nel calendario della Federazione Italiana Tiro con l’Arco – (Fitarco). Tra gli oltre cento ragazzini iscritti c’è anche Manuel De March che, nella medesima competizione nel 2011, aveva ottenuto un sorprendente secondo posto tra coetanei normodotati. Questa volta Manuel è atteso al varco. Qualcuno infatti ha già deciso che per lui “quella gara non s’ha da fare”.

«Trentasei ore prima – racconta mamma Romina – ci arrivano alcune telefonate informali per dissuadere mio figlio dal partecipare. Ci dicono che la sua presenza rischierebbe di far annullare la competizione. Di recente infatti i regolamenti della Fitarco prevedono il divieto per i Down di gareggiare insieme ai normodotati. Una norma che tuttavia sembra in conflitto con i regolamenti del Miur che prevedono invece la possibilità per gli alunni disabili a partecipare a tutte le discipline sportive dei giochi studenteschi”.

Manuel tuttavia non si tira indietro e si presenta con la sua famiglia al torneo. Scatta subito la solidarietà di tutti gli studenti, insegnanti e dei delegati dell’Ufficio scolastico provinciale di Pesaro e del Miur. Il giudice Fitarco però, regolamento alla mano, esclude Manuel dalla gara. Sono momenti concitati. Romina è determinata e con Manuel sono pronti ad invadere il campo. C’è chi pensa di avvisare i carabinieri. Alla fine il giudice cede e prova la strada del compromesso: Manuel potrà tirare ma da solo, nell’attiguo campetto di calcio. Il paglione del bersaglio è già sistemato ma questa volta ad opporsi sono i giovani arcieri coetanei di Manuel. «O si tira tutti insieme o nessuno». Stavolta è fatta. Il paglione viene sistemato accanto agli altri ma a qualche metro di distanza. Scoccano le frecce. Manuel gareggia in squadra con altri due atleti e non ne sbaglia una. I suoi centri lo portano nuovamente sul podio e, al momento della premiazione, gli applausi sono tutti per lui.

Il braccio di ferro con Fitarco non è ancora finito. «Abbiamo fatto un altro passo – commenta con amarezza Romina – ma rimane la distanza mentale simboleggiata da quel bersaglio sistemato a “debita sicurezza”. Noi continueremo a batterci per vedere riconosciuto il diritto di tutti i disabili ad un trattamento di pari opportunità».

Roberto Mazzoli

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LA VICENDA

A fine dicembre 2012 Il Nuovo Amico e Avvenire (seguiti poi da altri giornali locali) pubblicavano la storia di Manuel March che da mesi lotta per veder riconosciuto il proprio diritto a gareggiare nel tiro con l’arco, insieme a normodotati. Manuel è sostenuto anche da Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Aipd (Associazione Italiana Persone Down). Ad oggi la disciplina del tiro con l’arco è interdetta agli atleti Down “perché – spiega Fitarco – si tratta di è una disciplina potenzialmente pericolosa e i disabili intellettivi non sarebbero coperti da nessuna assicurazione in caso di incidente”. C’è da aggiungere però che Manuel ha già una assicurazione specifica con la Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettiva relazionale).


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Re: Niente gare: sei Down!

Messaggioda pianogrande il 18/05/2013, 21:43

Non dovrebbero esistere "disabili intellettivi" punto e basta.
Credo ci dovrebbe essere la possibilità di una valutazione meno ON-OFF.
In questi casi (credo) si dovrebbe procedere ad un accertamento da parte di specialisti e non all'applicazione per categorie del tipo down no, non down sì.
Certo, nascerebbe il problema di chi sottoporre ad accertamento e chi no ma saremmo già ad un diverso livello di sbarramento (non si dice di no se non dopo accertamenti).
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Re: Niente gare: sei Down!

Messaggioda flaviomob il 18/05/2013, 22:26

Io penso che in presenza di una disciplina "pericolosa" come il tiro con l'arco ci si debba attenere ad una valutazione medico-specialistica. Ovvero, se l'atleta viene valutato in grado di effettuare in sicurezza la disciplina, non ha importanza se è iscritto a una federazione che organizza solo sportivi con disabilità, deve poter partecipare anche alle gare della federazione principale. Viceversa, se la disciplina è pericolosa in se', rimane tale anche in una federazione "speciale"; ma immagino che prendendo le opportune precauzioni e con metodologie consolidate i pericoli si possano ridurre a un livello compatibile con gli standard. Il che dovrebbe permettere anche la partecipazione a gare legate a federazioni sportive tipicamente per "normodotati".
Del resto, gli incidenti capitano anche ai normodotati impegnati anche in gare di getto del peso o lancio del giavellotto e il rischio in questi ambiti può essere ridotto, ma non eliminato completamente.


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Re: Niente gare: sei Down!

Messaggioda pianogrande il 18/05/2013, 23:59

Certamente.
Come esiste la gabbia per il lancio del martello (per esempio) si potrebbe adottare qualcosa del genere per il tiro con l'arco Magari per tutti, perché no?
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Re: Niente gare: sei Down!

Messaggioda flaviomob il 21/05/2013, 9:13

“Raggiungere” la normalità. Anche senza un braccio
di Franco Bomprezzi

Ci stai insieme qualche ora e non ti accorgi di niente. Non ci pensi e basta. Sono i ragazzi di “Raggiungere”, una bella associazione nazionale che è nata quasi 30 anni fa per dare un futuro di vita normale a bambini che nascono con una malformazione agli arti. Un gruppo di famiglie, il passaparola, l’amicizia, la condivisione degli obiettivi, e nel tempo però i bambini crescono, diventano adolescenti, pensano alla loro vita, luci e ombre si accavallano. Ma se stai insieme con loro, a parlare di tutto, come è capitato ieri a me, torni a casa con molti spunti di riflessione, e un bel sorriso.

Mi è stato chiesto infatti di animare un incontro fra i ragazzi e le ragazze, figli dei fondatori e dei soci di questa particolare associazione, che non ha clamorose iniziative pubbliche, non punta su immagini a effetto, su richieste di fondi, su campagne choccanti, ma al contrario costruisce reti positive di relazione, nel territorio, ormai in tredici regioni, da Nord a Sud (nucleo originario in Lombardia) e legami internazionali forti con il mondo anglosassone. A me, giornalista a rotelle assai malformato, non solo nelle braccia ma praticamente dappertutto, il compito maieutico di tirar fuori le parole che restano dentro, quando, crescendo, ci si interroga sul proprio aspetto fisico, sulle relazioni affettive, sull’uso delle protesi, sull’aspirazione a guidare la macchina o la motocicletta, sullo sport, sulla scuola, sul lavoro. La vita, insomma, in tutte le sue sfaccettature.

Il fatto è che questo tipo di deficit fisico pone le persone che lo vivono su di sé quasi a metà strada fra la normalità e la disabilità. Ciò che manca è evidente: provate a immaginare voi stessi con un moncherino al posto di un braccio, oppure con una protesi rigida che compensa solo in parte la malformazione. Certo, c’è di peggio: lo dicono loro per primi, i ragazzi di Raggiungere. Autoironici, simpatici, sanno distinguere senza fare stupide e ingiuste graduatorie. Ma quando si hanno quindici anni, o venti, o tredici, quando ci si innamora per la prima volta e si deve fare i conti con uno sguardo che anche non volendo ti ferisce o comunque ti allontana; quando un bambino ti indica con il dito e corre dalla mamma dicendo: “Hai visto quello, non ha un braccio!” e la mamma gli risponde, senza pensare: “Lascialo stare…” (sic!): quando accadono episodi banali ma veri di piccolo o grande pregiudizio, occorre ragionare per bene, con sincerità, senza ipocrisia.

Abbiamo chiacchierato per due ore. Ho scoperto che Davide, Federica, Michael, Daniela (ma i nomi sono tanti che potrei sbagliarli, mentre i volti li ricordo di sicuro) fanno sport, anche molto particolari: tipo il basket a cavallo, il calcio tennis (?), la vela, il nuoto (banale), ginnastica artistica, pattinaggio; suonano strumenti: la batteria (già, la batteria), il pianoforte (pezzi per una mano sola, c’è una letteratura intera al riguardo), la tromba; un ragazzo studia canto (e sogna di arrivare alle vette vocali di Freddie Mercury). Le maggiori cattiverie e angherie, gli scherzi e le canzonature risalgono, più o meno per tutti, alle scuole elementari. Dalle medie in poi le cose vanno assai meglio. Il lavoro per ora è una speranza. La patente di guida assai di più: un desiderio vivo di autonomia e di indipendenza.

Finiamo il nostro incontro con uno scambio reciproco di indirizzi di posta elettronica e di numeri di cellulare, e perfino di indirizzi skype. Nasce la voglia di un coordinamento a distanza, una presa di coscienza che a questo punto tocca a loro, ai ragazzi e alle ragazze, ripagare i genitori per la fiducia e la lungimiranza che li ha ispirati, quando ancora la Convenzione Onu era di là da venire. Mettere le persone al centro: verrà il momento in cui anche “Raggiungere” sarà un’associazione non “per” ma “con” le persone che hanno malformazioni agli arti. Anzi, quel giorno è già arrivato. E questi ragazzi non sono davvero “invisibili”.

http://invisibili.corriere.it/2013/05/2 ... n-braccio/


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