Secessione, Napolitano durissimo con la Lega
"Gridano sui prati, popolo padano non esiste"
Il presidente della Repubblica a Napoli per le celebrazioni dei 150 anni. "In passato, il separatista Finocchiaro Aprile fu arrestato, lo Stato non esitò ad intervenire". E sul Porcellum e il successo del referendum: "Serve nuova legge elettorale". Calderoli: "C'è l'autodeterminazione dei popoli"
NAPOLI - Durissimo attacco del presidente della Repubblica alla Lega dopo i recenti riferimenti alla secessione: "Non esiste un popolo padano", ha detto il capo dello Stato, rilevando che al momento si tratta di "grida su un prato", ma che se dalle parole si dovesse passare a qualcosa di diverso, lo Stato non tarderebbe a intervenire: "In passato - ha ricordato - un leader secessionista è stato arrestato".
"Non esiste un popolo padano". Napolitano ha liquidato le richieste dei militanti leghisti nelle manifestazioni di partito: "Quello che si sente è spesso un incoraggiamento ridotto al minimo anche dal punto di vista dell'espressione verbale, grida che si elevano in quei prati in cui non c'è il popolo padano, ma una certa parte del corpo elettorale. Che ha scarsa conoscenza di alcune cose, tra cui l'articolo 1 della Costituzione", dice il presidente.
Che aggiunge: "La sovranità appartiene al popolo, ma si dimentica quello che viene dopo la virgola, e cioè che si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. Non esiste una via democratica alla secessione". Un riferimento indiretto ma chiaro alle parole del capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, che la settimana scorsa aveva ricordato come, secondo la Carta, il popolo sovrano conti più del presidente della Repubblica.
"Lo Stato non esiterà a intervenire". Napolitano sottolinea: "Ho avuto modo di dire che la secessione è fuori dalla realtà e fuori dal mondo d'oggi, e appare grottesco oggi pensare a uno stato Lombardo-Veneto che competa con la Cina, la Russia, gli Stati Uniti. Mi pare che il livello di grottesco sia tale da fare capire che si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia".
Il presidente ha poi aggiunto che "in passato, un leader separatista fu arrestato. Nel '43-'44 l'appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile". Il riferimento è al leader degli indipendentisti siciliani, fondatore del Mis.
"Nuova legge elettorale per ritorno di fiducia". Il presidente ha commentato anche il grande numero di firme 5per il referendum abrogativo dell'attuale legge elettorale. Secondo Napolitano, "il sistema elettorale vigente ha rotto il rapporto di responsabilità tra elettore ed eletto".
Il capo dello Stato aggiunge: "Non voglio idealizzare o idoleggiare i modelli del passato, perché sappiamo quanto la pratica delle preferenze grondasse di negatività ma era una forma di collegamento più diretto tra eletto ed elettore". Per concludere poi che "è ormai ampiamente diffuso il riconoscimento per cui una diversa legge elettorale può facilitare il ritorno della fiducia nelle istituzioni".
Calderoli: "Autodeterminazione dei popoli". Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, replica alle parole del capo dello Stato: "Napolitano è sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli". Calderoli ha poi aggiunto che "il presidente - aggiunge - poi sa bene che la Lega da oltre 20 anni è garanzia di democrazia".
Dalla Lega, commenti anche da Borghezio: "Il presidente Napolitano sembra collocarsi molto stranamente tra i nemici della libertà. Sappia che noi padani siamo pacifici ma che molti di noi sono pronti ad affrontare la prigione pur di difendere l'ideale di libertà della Padania".
Berlusconi: "Così destabilizza il governo". "Un attacco a freddo", che rischia di "destabilizzare" ulteriormente il governo. A chi ha avuto modo di incontrarlo a Palazzo Grazioli, il Cavaliere ha confidato amarezza per la 'bacchettata' riservata dal Quirinale al partito guidato da Umberto Bossi. E non perché non condivida il richiamo all'unità d'Italia, ma perché teme le ripercussioni sulla stabilità in un momento in cui occorre serrare i ranghi per fronteggiare la crisi.
Anche perché, è il ragionamento, il rischio è che la fazione romana guidata da Gianni Alemanno e l'ala sudista della maggioranza possano trarre 'ispirazione' e argomenti polemici dal monito del Presidente contro l'ormai tradizionale antagonista leghista.
Bersani:"La Lega deve rendere conto". "Per fortuna abbiamo un capo dello Stato che mette i puntini sulle 'i'".
Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani commenta il richiamo del presidente della Repubblica. "La Lega - attacca Bersani - non può far dimenticare con parole aggressive il non governo di questi anni, deve rispondere di quel che ha fatto in questi dieci anni".
E dunque, ammonisce il segretario dei democratici, "non sfugga con parole pericolose: è questo il momento in cui deve rendere conto di fatti e parole, che pesano. Il capo dello Stato ha fatto benissimo a sottolinearlo".
Reazioni. Tra i primi a replicare alle parole di Napolitano c'è il presidente dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro: "Ha fatto bene il capo dello stato a richiamare all'ordine chi si permette di minacciare la divisione del paese. Purtroppo non si tratta di 'quattro amici al bar', ma un ministro di questa Repubblica, Umberto Bossi. Un vulnus che va affrontato in sede istituzionale per verificare la compatibilità con la carica che egli ricopre".
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, dice che da Napolitano "è venuta una lezione di politica e democrazia. Gli unici a non essere in sintonia con quelle parole sono la Lega, Bossi e i suoi ministri. Ma è evidente che anche Berlusconi e la sua maggioranza non sono mai stati capaci di opporsi alle stupidaggini leghiste che oggi, in maniera elegante ma ferma, il capo dello Stato ha definito grottesche".
Radio Padania, la rabbia degli ascoltatori. "Cercheremo di andare avanti nonostante la nostra inesistenza", dice un conduttore di Radio Padania. Ma non serve a placare l'ira degli ascoltatori. "Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di un certo signor Tito?", dice una voce ai microfoni aperti.
Più arrabbiata Beatrice da Varese: "Quel bell'elemento che non ha mai lavorato perché ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all'immondizia?". E intanto l'edizione di domani del quotidiano leghista la Padania titola: "Io esisto e sono padano".
(30 settembre 2011)
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