da Repubblica:
L'Europa ha troppo da farsi perdonare per non ascoltare Atene
di MAURIZIO RICCI
L'Europa ha troppo da farsi perdonare per non ascoltare Atene Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, incontra il nuovo ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis
ROMA - Il 16 per cento dei tedeschi, dice un sondaggio, è favorevole a tagliare il debito greco. Un altro 33 per cento è pronto ad allungare le scadenze. Insomma, un tedesco su due è ben disposto verso un dialogo con Tsipras e Syriza. Un po' meno - il 43 per cento - è contrario ad ogni concessione al nuovo governo di Atene.
Come sempre con il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, si può giudicare in vario modo la spaccatura registrata dai sondaggi. Ciò che conta, tuttavia, è che questa immagine serena e disponibile di buona parte dell'opinione pubblica tedesca non è quella, arcigna e intransigente, che ci rimandano i giornali di Berlino o Francoforte e, per questa via, la grande stampa internazionale e che rimbalza negli atteggiamenti dei leader politici della Germania di oggi. E' uno dei motivi per credere che, per quanto serio e importante, il braccio di ferro con il nuovo governo di Atene non sfocerà nel dramma. Il secondo, più importante, è che sulla Grecia e sulla tragedia della sua economia, l'Europa e gli organismi internazionali hanno molto da farsi perdonare.
Ha da farsi perdonare il Fondo monetario internazionale che, ripetendo l'errore della crisi asiatica del 1998, ha imposto sull'economia di Atene uno strangolamento di austerità, senza riuscire a calcolarne l'impatto. Gli economisti del Fondo, su questo punto, hanno già chiesto scusa. Hanno ancor più da farsi perdonare Bce e Commissione di Bruxelles che hanno costretto Atene ad
imboccare una strada che poteva essere evitata. Si parla molto, in questi giorni, dei 260 miliardi di euro prestati dall'Europa alla Grecia. Quei soldi, il governo di Atene, l'economia greca e i greci in genere non li hanno mai visti. Come ha documentato uno studio di Macropolis, solo l'11 per cento dei fondi europei sono arrivati alla Grecia. E gli altri 230 miliardi? Sono serviti a pagare i debiti della Grecia verso le banche europee (soprattutto tedesche e francesi) che avevano, incautamente, largheggiato nei prestiti. In altre parole, i governi europei hanno prestato 230 miliardi alle banche dei propri paesi, per evitare pericolosi scricchiolii.
Non è stato l'unico caso. Una storia della crisi europea dovrà ricordare che, allo stesso modo, il governo irlandese fu costretto a caricarsi i debiti delle banche, invece di lasciarle fallire e affossare, di conseguenza, i bilanci delle banche (tedesche e francesi) che si erano esposte verso gli istituti di Dublino. Sarebbe stato, probabilmente, più efficiente lasciare che queste banche fallissero e utilizzare i 230 miliardi per salvare le banche (tedesche e francesi) esposte verso la Grecia. E' stato lo stesso un megasalvataggio che andrebbe, forse, ricordato, nel momento in cui l'Europa guarda con tanto rigore a casi come quelli del Monte Paschi.
E' interessante notare che, solo dopo che le banche erano rientrate da un'esposizione così vistosa, l'Europa ha dato il via libera al default di Atene sui debiti verso privati. E che, solo dopo che le banche erano rientrate da un'esposizione così vistosa, i politici tedeschi hanno cominciato a premere con forza perché, nella mappa dell'unione bancaria europea, fosse chiaro che i creditori privati sarebbero stati lasciati a mollo, in caso di crac bancario.
Ancora più inquietante è la terza cosa da farsi perdonare. L'agenda delle riforme imposte alla Grecia fa venire in mente gli esperimenti sadici di film antichi come Il gabinetto del dottor Mabuse. Più esattamente, viene da chiedersi in nome di quale ideologia politica, la Troika, nella distrazione del resto d'Europa, abbia imposto alla Grecia misure che, anche a fatica, non si riesce a collocare nel contesto politico e sociale europeo. Un esempio su tutti: quale dottrina politica consente di togliere l'assistenza sanitaria ad uno, solo perché è disoccupato da più di un anno? Perché, dopo aver perso il lavoro e ogni fonte di reddito (sussidio di disoccupazione compreso) deve perdere anche il diritto alle medicine e ad un dottore? Come le paga, se si ammala e, dunque, anche volendo, non può trovare un altro lavoro? Tsipras sa bene che la Grecia è lo specchio della cattiva coscienza dell'Europa. E lo sa anche la Merkel.