Franz, certo che stiamo parlando di oggi, e appunto dicevo che oggi è venuto a mancare qualcosa - che adesso non sto a ripetere, ma che semmai riprendiamo meglio dopo.
Questo qualcosa, adesso dici che "forse un tempo" ha avuto un ruolo positivo, ma io ti avevo risposto quando questo ruolo positivo lo avevi negato, in assoluto non solo "oggi": È venuto a mancare perché del tutto inutile, privo di risultati. Magari 30 anni fa ci si poteva credere ma a Mosca c'è stato un "partito guida" per 70 anni, che ha tentato di educare ed incanalare. Senza esito. Anche il partito fascista aveva questa ambizione di partito guida ma an che qui il risultato non è stato "brillante".
Le persone hanno dei valori (o disvalori) e li hanno dall'infanzia, al massimo dall'adolescenza.
Educano i genitori, educa la scuola. Non il partito. Non le chiese. Al massimo indottrinano.
Lasciamo stare il tuo salto immediato a Mosca, ma rimane il fatto che non parlavi di un'utilità che prima c'era stata e oggi è venuta a mancare, e io ho risposto a questa tua tesi.
Comunque, vedo confermato il fatto che tu intendi questo discorso "educativo" nel senso dell'indottrinamento, mentre io lo usavo in senso completamente diverso, come ho già spiegato, credo, con qualche dettaglio nel mio post precedente.
Però non sono d'accordo nemmeno sul fatto che oggi non serva un partito - una politica, più in generale - capace di rappresentare un riferimento e, in pratica, una "guida", un catalizzatore culturale.
Questo ruolo non è legato, di per sé, ad un dato momento storico, ma è implicito nel concetto stesso di cultura e di etica socialmente condivisa.
Ma lasciamo stare le teorizzazioni, e facciamo qualche esempio, dal quale si capisce meglio di che stiamo parlando - io, almeno.
Xenofobia e razzismo. Che ne esistano le pulsioni, non solo oggi ma anche in altri decenni o altri luoghi che ricordiamo come apparentemente più "politicamente corretti", è ovvio.
Circolano idee e slogan che sostengono e magari incentivano queste pulsioni, così come circolano idee e slogan che le combattono. Circolano, liberamente, magmaticamente, attraverso mille canali, compresi quelli della minuta conversazione familiare, i libri scolastici, il catechismo, la pubblicità.
Nella sfera emotiva, intima, inconscia, istintuale, ognuno si forma una propria "idea", un proprio contenuto nel quale sono variamente mescolati i diversi elementi che provengono dalle diverse fonti, riguardo al problema dello "straniero" e della "razza".
Si tratta di una sfera individuale, che non richiede una scelta di campo, e non ha una dimensione sociale e tanto meno politica. Nella sfera individuale c'è spazio per approssimazioni e contraddizioni tra i diversi livelli di pensiero.
Nel momento in cui il singolo individuo aderisce ad una parte politica, i casi sono due: quella parte politica è un puro cartello elettorale, che richiede solo voti, e non richiede un'adesione ad una carta di valori, a scelte etiche, ad una coscienza condivisa di un tipo o di un altro; o invece quella parte politica è un partito che ha un'omogeneità di valori e di scelte, anche su temi di tipo etico e di coscienza condivisa.
Un'omeogeneità, quest'ultima, che non è tassativa né la coscienza condivisa è didascalica e precettistica, ma entrambe richiedono una scelta di campo di massima sulle varie materie di cui è composta la vita sociale: compresa la xenofobia e il razzismo.
A questo punto, lasciamo da parte ciò che avviene o potrebbe avvenire a livello di coscienza individuale, di interiorità: la scelta di campo politica può generare una maturazione individuale, o può non generarla, più probabilmente lascia la coscienza sostanzialmente invariata nella sua complessità e contradditorietà.
Ma la scelta di campo, per il fatto stesso di avvenire, significa che alcuni elementi di quella coscienza individuale si sono rivelati più forti di altri di segno opposto, che pure continuano a sussistere nell'intimo, o come minimo ad aleggiare in sottofondo: questo vale sia per chi scegli di stare con gli xenofobi, sia per chi sceglie di stare con chi rifiuta la xenofobia.
E' a questo punto che le tante coscienze individuali diventano un fatto politico, assumono una dimensione politica.
Ed è a questo punto che assume significato il ruolo "educativo" della scelta politica di un "partito", che non è affatto in contraddizione con la genesi della coscienza e della cultura individuali, e che non annulla la complessità e le contraddizioni della cosceinza stessa.
Perché questo avvenga, però, è necessario che il partito abbia una sua connotazione sufficientemente precisa e riconoscibile nei temi sui quali si esercita la scelta culturale e di coscienza: in questo senso il "partito" non è inteso soltanto come organizzazione di vertice, che si offre al pubblico giudizio, ma anche e soprattutto come comunità di persone, le quali si riconoscono come portatrici di valori comuni e di comuni obiettivi.
La convivenza, lo scambio dialettico, la frequentazione e la conoscenza, tra persone che condividono questa scelta politica rappresenta un ulteriore elemento di "educazione", ossia di riflessione su se stessi, nel rispecchiarsi reciproco anche delle proprie contraddizioni e nelle ragioni di una scelta di campo - meccanismo uguale a quello che sussiste anche negli altri momenti della vita sociale, professionale, affettiva.
Io non credo che questo quadro sia meno valido oggi, rispetto al passato.
E' certamente più difficile che la genesi delle coscienze abbia percorsi uguali a quelli del passato, ma questo è un altro discorso, o meglio, è un discorso che rende più complessa l'identità e la ricerca di omogeneità di un partito.
Credo, per altro, che l'esempio serva anche a inquadrare il fenomeno per cui, nell'attuale situazione, ci sia una frammentazione contraddittoria di posizioni nell'elettorato di sinistra, anche in merito a temi insospettabili quali quelli dell'immigrazione e della xenofobia: in mancanza di un elemento catalizzatore non solo delle coscienze, ma anche delle azioni concretamente politiche, tutte le pulsioni e le contraddizioni connaturate con temi di questo genere riaffiorano come pura manifestazione contingente, come espressione individualistica: vale per l'opzione xenofoba e biecamente razzista, come anche per l'opzione caritativa generata dalla pura pietà, o per il conformismo dell'indifferente che si aggrega al clima comunicativo prevalente.