Sul trionfo di Beppe Grillo
di Moris Gasparri · 8 Comments · in Highlights, Politica italiana · 23 febbraio 2013
C’è un’enorme discontinuità tra tutto quello che Grillo e il M5S sono stati fino ad un mese fa, e quello che è accaduto in queste settimane. In questi anni su LSDP abbiamo dedicato varie analisi all’ascesa di questo movimento politico, ma vanno tutte riviste ed aggiornate. Stiamo assistendo ad un’esplosione del successo impensabile: quando una forza politica passa rapidamente dal 10-15% al 20-25% dei consensi elettorali non siamo in presenza di un fatto normale, ma di un vero e proprio salto quantico. Come si spiega questa dinamica? Tre motivi di riflessione, non pienamente colti nel dibattito giornalistico.
Il Carnevale e la liberazione
Perdonate un riferimento dal sapore intellettualistico, non amiamo lo stile accademico su LSDP, ma in questo caso serve. Un grande studioso russo, Michail Bachtin, nel suo libro su Rabelais e la cultura popolare ha studiato e descritto alla perfezione i meccanismi politici del Carnevale: la rivincita della plebe, il rovesciamento delle gerarchie, le ingiurie e le derisioni nei confronti dei potenti che nel corso dei secoli hanno formato il linguaggio comico poi ripreso da Rabelais nella sua opera letteraria. Tutto concentrato in un giorno, elementi di sovversione principali la piazza e il riso. Una dimensione liberatoria profonda, che Bachtin analizza (non tanto sul piano storico, quanto strutturale-formale) con rispetto e devozione, non certo con il senso ingenuo e leggero che diamo noi al Carnevale. Questo meccanismo carnevalesco è difficile da comprendere per un osservatore esterno che non abbia piedi e testa piantati nell’Italia della crisi come orizzonte di vita, nel suo panorama di antropologie incazzate e aspettative deluse, eppure è decisivo. L’italiano che domani e lunedì voterà Grillo lo farà infatti avvertendo un senso di liberazione/rivincita fortissimo sui potenti (si badi, non solo gli odiati politici della Casta, ma come ha giustamente colto Ilaria Casillo anche banchieri, giornalisti, Equitalia, e tutte le varie e composite Caste della società italiana). In questa chiave idealtipica, ovviamente un po’ riduttiva ma secondo me la più appropriata, che Beppe Grillo sia un comico è un elemento di forza politica, non il suo contrario. E’ però sbagliato dire che Grillo è oggi quello che Berlusconi fu nel 1994, dove la chiave principale era il “sogno della nazione” incarnato dalla storia personale di B. C’è poi un altro aspetto da prendere in considerazione. Non si tratta di una liberazione vissuta in maniera solitaria e silenziosa: mai come nel caso del voto a M5S l’intenzione di voto è esposta pubblicamente, gridata, sbandierata su Facebook con gioia, nella maggior parte dei casi da persone precedentemente digiune di politica. E’ questo il fattore alla base del “contagio epidemico” che farà di M5S il secondo partito italiano, e magari in alcune regioni anche il primo. Il piacere della liberazione carnevalesca è infine prepotente rispetto ad ogni considerazione di razionalità politica che riguardi gli scenari futuri (si riuscirà a garantire la governabilità? Che ne sarà di Finmeccanica? Come muteranno gli equilibri europei?).
La tragedia del Carnevale
Ogni Carnevale reca in sé la sua dimensione tragica, ci ricorda sempre Bachtin. La liberazione è una liberazione a termine, la festa finisce nell’arco di un giorno, l’onnipotenza della plebe ritorna presto a farsi obbedienza alle gerarchie. Il Carnevale elettorale di Grillo non sfugge a questa regola. Molte delle attese di cambiamento andranno presto deluse. Questo vale in tutti gli scenari:
1) M5S secondo partito e perno delle forze di opposizione, nutrita presenza parlamentare degli eletti a Cinque Stelle, l’ipotesi più probabile. E’ molto difficile pensare che alcuni parlamentari di “nuovo conio” possano con la loro pur volitiva presenza in Parlamento modificare chissà quali dinamiche, per un motivo semplice, che il Parlamento in Italia è un’istituzione ormai irrimediabilmente sotto-ordinata rispetto al Governo, alla Direzione del Ministero dell’Economia, alla Ragioneria Generale dello Stato, ai vincoli della politica europea, senza contare la dimensione lobbistica che è inerente ad ogni decisione legislativa. In Parlamento non ci creano le leggi, si approvano le leggi decise altrove, al limite le si aggiusta. E’ un cambiamento su cui nel M5S non c’è abbastanza consapevolezza, basta vedere i variegati elenchi di proposte di legge presenti nei profili web dei candidati. Certo, sul piano simbolico proseguirà la lotta ai privilegi: ci saranno molte persone che dimostreranno che si può fare il parlamentare guadagnando 2500 euro al mese, ed è un fatto importante. Però non è qualcosa di realmente sostanziale.
2) M5S vincitore delle elezioni. L’Italia esce dall’euro e torna alla lira? Diventiamo la capitale mondiale di tutti gli indignados? No. Intanto perché è quasi impossibile ipotizzare una vittoria piena del M5S al Senato in tutte le regioni d’Italia. Ma passiamo oltre, mettiamo che M5S abbia la maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento. Nella politica contemporanea non esistono sistemi di sovranità puri, e tantomeno esistono per l’Italia con le sue mille dipendenze da altri attori sovrani (vuoi gli equilibri della politica europea, vuoi le pressioni degli Stati Uniti, vuoi le decisioni dei grandi investitori istituzionali, vuoi il nuovo Papa, vuoi i Paesi fornitori di gas e petrolio) e questo vale anche per Grillo. Ma il gioco politico della mediazione a questi livelli è molto complesso, le relazioni, le competenze e l’esperienza contano tutto. Un governo di “incompetenti” ed “inesperti” - in senso fattuale, non dispregiativo – è quindi il miglior assist possibile ad un ritorno in grande stile dei tecnici (leggi in primis alta burocrazia ministeriale varia), vogliosi di vedersi riaffidare potere, magari non in maniera visibile ma più laterale.
Gianroberto Casaleggio global thinker
Politica è organizzarsi per conquistare potere, tutto il resto non è politica, è testimonianza. Da questo punto di vista il movimento di Grillo ha già raggiunto un risultato che resterà nella storia mondiale delle esperienze di auto-organizzazione dal basso, assicurando a lui e a Gianroberto Casaleggio un discreto numero di paper nelle università di tutto il mondo. Su quest’ultimo personaggio vale la pena soffermarsi per qualche riflessione.
Le chiacchiere sul suo ruolo di manovratore oscuro e demoniaco lasciano il tempo che trovano. Lementi organizzative del M5S non hanno davvero legami con tutto quello che è realmente potere costituito in Italia (banche, televisioni, Cassa Depositi e Prestiti, grandi aziende e grandi famiglie, mafie). Il loro è un capitolo di conquista del potere dal basso davvero straordinario, costruito con l’intelligenza delle cose del web e la conoscenza profondissima dell’Italia e degli italiani costruita da Grillo in venti anni di tour per la Penisola, aspetti che hanno permesso di supplire alla carenza di risorse economiche assicurata agli avversari politici dal finanziamento pubblico o dal mecenatismo.
http://www.lospaziodellapolitica.com/20 ... pe-grillo/