da matthelm il 04/11/2009, 21:54
Ricevo e pubblico volentieri:
"Di tutto abbiamo bisogno salvo che di nuove guerre sui simboli religiosi".
Silvia Costa, Patrizia Toia e Gianluca Susta - parlamentari europei del PD - commentano così la sentenza della Corte di Strasburgo secondo cui la presenza del Crocefisso nelle aule costituisce una violazione del diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni-
Secondo i Parlamentari italiani, "L'interculturalità - di cui sempre più dovranno tenere conto gli ordinamenti degli Stati nazionali e la legislazione europea - ha come fondamento la convivenza delle diverse identità, non la loro cancellazione. Non aiutano sentenze che scambiano per violazione dei diritti umani l'esposizione di simboli - come il Crocefisso - che non sono solo religiosi, ma che fanno riferimento a comuni basi culturali e civili della nostra tradizione, italiana ed europea".
"Vietare il Crocefisso nelle aule - concludono Silvia Costa, Patrizia Toia e Gianluca Susta - fa il pari con il divieto di indossare il velo alle donne islamiche e tutto ciò non aiuta una serena integrazione nella società. Ricordiamo, infine, che se è vero che la Corte di Giustizia trova in un Trattato Internazionale il fondamento della propria competenza, è altrettanto vero che, in Italia, norme di rango costituzionale, ex art. 7 della Costituzione, prevedono la possibilità di esposizione del Crocefisso, in luoghi pubblici, che la Corte di Strasburgo, invece, condanna!
COMUNICATO STAMPA DEI DEPUTATI EUROPEI PATRIZIA TOIA, SILVIA COSTA E GIANLUCA SUSTA
"Anche riletto il giorno dopo, il pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo si rivela per noi non giusto e non condivisibile", ribadiscono i deputati del Parlamento Europeo Silvia Costa, Patrizia Toia e Gianluca Susta, che già ieri , a notizia appena arrivata, avevano preso posizione.
"Innanzitutto bisogna fare chiarezza dicendo che la Corte in questione non é un organismo dell'Unione Europea. Vi é stata infatti a riguardo una grossolana confusione che alcuni giornali hanno fatto, alimentando, forse volutamente una ostilità e una diffidenza verso l'Europa.
Il pronunciamento non nasce infatti dall'Unione Europea, bensì nell'ambito della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo, riconosciuta dal Consiglio d'Europa, che é un'organizzazione di ben 47 paesi che comprende ad esempio il Kazakistan e altri paesi ben lontani dal nostro continente.
Non si può pertanto attribuire allo "spirito europeo" e al diritto Comunitario questa posizione che in nome di una presunta violazione del diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni, rischia di alimentare contrapposizioni e guerre sui simboli religiosi di cui non vi é proprio bisogno.
Rivolgendosi a paesi così diversi e lontani per cultura e tradizioni, il pronunciamento sortisce effetti diversi.
All'Italia "fa più male", e noi la riteniamo da respingere, in quanto viene a colpire simboli che per la nostra storia hanno un carattere non solo religioso ma d'identità ideale e culturale per tutta la comunità nazionale.
Per questo auspichiamo che ogni interpretazione dei diritti di libertà sia più attenta e rispettosa delle storie e delle sensibilità nazionali."
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matthelm il 05/11/2009, 0:20, modificato 1 volta in totale.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".