La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

La Russa e i Repubblichini

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda lucameni il 10/09/2008, 19:47

certo è che la retorica antifascista (a volte come nel caso della demonizzazione di Pansa e di storici "critici", dal sapore poco antifascista e molto fascista) ha provocato e provoca non pochi danni.
Montanelli, pur sempre troppo indulgente con quel regime che ha vissuto in giovinezza, era stato facile profeta: prima o poi ci sarebbe stata una forma di rigetto nel continuare a leggere la Storia, con retorica, senza spirito critico, sopratutto in un Italia che non ha mai vissuto un vero antifascismo. Figuriamoci adesso con al governo gli eredi poco pentiti del MSI.
Così è stato e adesso i revisionismi furbetti hanno spazio.
Di certo non possono essere combattuti con la retorica di chi, con coscienza non sempre pulita, ha negato l'evidenza, le aspirazioni ben poco democratiche del PCI che aveva lo sguardo all'URSS e ha favoleggiato di una Resistenza priva di ombre.
Non è un bel vedere: come vivere, distrattamente, una battaglia di retroguardia, peraltro replicata con gli stessi toni da annni e anni, tra reduci dei passati totalitarismi.
Triste.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda lucameni il 10/09/2008, 20:14

ranvit ha scritto:A pierodm dico che di fascisti, con varie denominazioni, ce n'è da tutte le parti....mica solo in Italia.
E non è che per non assecondarli bisogna avere un'anarchia sociale indegna di un Paese civile.


Piu' in generale credo che il dramma è che in Italia si continua a parlare di un elemento unificante di un popolo che si sa benissimo non essere affatto cosi' (quella Resistenza, che come ha ricordato Paolo65 non è stata poi sempre cosi' nobile e, che soprattutto, ha visto insieme le elite culturali cattoliche e comuniste entrambe interessate a glorificarla posticciamente oltre i meriti. Insomma ben altra cosa la Resistenza francese che non a caso si è poi potuta sedere al tavolo dei vincitori).
Insomma quelle due elite culturali hanno pensato bene di cancellare, senza alcun tentativo di catarsi popolare, una storia di vent'anni che aveva profondamente pervaso la società italiana. E si sa che quando si mette la polvere sotto al tappeto, prima o poi te la ritrovi tra i piedi.
Oddio, capisco che "per ripartire" dalle macerie forse non c'era altra soluzione. Non c'era altro collante possibile.
Ma sarebbe ora di smetterla....

Vittorio


Ps Vorrei tranquillizare incrociatore....ognuno è contorto a modo suo...



Quanto a spirito antidemocratico, dispensatori di violenza e di fanatismo è così facile fare distinzioni tra fascisti e comunisti?
Per alcuni, senza fare alcuna distinzione - appunto - tra persona e persona, tra situazioni storiche e situazione storiche, pare proprio di si.
Come se i comunisti - a prescindere - sia stati (tutti) persone più degne dei loro (non sempre) antagonisti fascisti.
Giusto, utile, onesto, intelligente fare classifiche per e in virtù di motivi ideologici?
Mah!
Io preferisco guardare alla sostanza dei fatti, senza leggere la Storia con occhiali neri o rossi.
E senza arrampicarmi sugli specchi.


"Ma mettere sullo stesso piano, o nel medesimo discorso, fascismo e comunismo è una solenne sciocchezza: quello del PCI, ovviamente, ma perfino quello dell'URSS, sul piano storico e politico.
La condanna drastica dello stalinismo e dei regimi asiatici non implica un giudizio storico e politico uguale a quello che si deve dare sul nazismo e sul fascismo - sempre ammesso che si voglia rispettare un minimo di decenza storiografica e intellettuale, la quale non serve a fare un favore alla buonanima di Baffone, ma serve a mantenere una correttezza metodologica utile a capire e giudicare anche gli avvenimenti di oggi."


Un passaggio che ritengo non voglia dire proprio nulla.

Ricordo un "amico", anni fa, e non era il solo a "ragionare" così: "Stalin? Si un assassino per carità, ma senza di lui non avremmo battuto il nazismo". E con quello troncava ogni discorso sull'allora esistente URSS.
Dimenticando magari l'accordo del '41 tra URSS e Germania.
Vabbè.
Comunque sia il fatto che l'URSS sia stato un "vincitore antinazista" in qualche modo a suo dire in qualche modo rendeva il regime non qualcosa di osceno. Lo rendeva diverso, più accettabile.
"Bel" pretesto.
Come se i gulag e i morti, le epurazioni di 70 anni di socialismo reale, fossero da misurare con la politica estera di Stalin e le proprie preferenze partitiche.
Decenza storiografica?
Decenza?
Equiparazioni?
I primi che le fanno sono coloro che si dannano a cercar di fare delle classifiche e mettere al riparo comunque il socialismo reale da critiche "eccessive".
Ma per carità.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda pierodm il 11/09/2008, 0:24

La discussione è interessante, anche se non proprio dal punto di vista politico-ideologico: interessante sul piano psicologico, semmai, ossia in quella sfera mentale che precede e talvolta segue la politica vera e propria.
Ma ovviamente, come faccio sempre in questi casi, preferisco ignorare il fenomeno, e cerco di riprendere il discorso sul piano delle idee.
Intanto riassiumiamo la situazione: si parlava di (post)fascisti e di fascismo, e si è passati rapidamente a parlare di comunismo.

Il problema è che certe affermazioni, certe posizioni, non provengono dal centro-destra, là dove sarebbero perfino ovvie, data la natura e il livello della destra (e del centro) che abbiamo dalle nostre parti.
Come ha meritoriamente ricordato qualcuno, infatti, la destra italiana non è mai stata anti-fascista o semplicemente liberaldemocratica, come nella gran parte dei paesi occidentali, e il centro è sempre stato largamente clericale, pericolosamente incline a guardare con occhio perdonista il fascismo e i suoi derivati.

Il fatto che invece provengano dall'interno della coalizione è inquietante: non perché sia strano che ci siano posizioni critiche sulla storia della sinistra, italiana o internazionale, ma per i toni e gli argomenti di questa critica.
Argomenti che sembrano presi di peso dalla propaganda emersa nell'era berlusconiana.
Quando la prima repubblica era vigente, e con essa il PCI e le altre formazioni della sinistra, le posizioni critiche avevano una consistenza e un contenuto assai diverso: per esempio, l'ambiguità del PCI verso l'URSS era stigmatizzata, ma senza poter ignorare che la gran parte del popolo di sinistra non era oggettivamente riconducibile a certi vizi della sua classe dirigente. Senza poter ignorare che quello stesso popolo di sinistra era presente, e quanto ben presente, in tutti quei momenti, nelle sedi, nelle occasioni in cui ci si trovava a difendere le libertà civili e politiche, a a costituire un'alternativa alla pratica di governo e sottogoverno democristiano, nonostante le sindromi consociative che hanno sempre accompagnato la nostra sinistra nazionale - sindromi le quali anch'esse hanno una storia.
La realtà, insomma, vissuta in diretta consentiva le critiche, ma ne limitava la porta e la natura, in quanto era realtà evidente e innegabile: io stesso, come ho detto, ho da subito fatte mie quelle critiche, da giovane iscritto al partito, così come anni dopo le fece Pasolini, tanto per citare qualcuno di insospettabile.

Tuttavia, il problema non è nemmeno questo.
Il problema è che, almeno, quando si discute, si risponda alle argomentazioni degli altri, senza limitarsi a ripetere la propria tesina, così per sommi capi.
Sempre che una discussione, un forum, sia uno spazio dove confrontare le idee, e non una specie di sondaggio d'opinione.

Il fatto è che le necessità della cronaca, e quelle della propria coscienza, per quanto importanti, non possono indurre a trattare la storia come sul bignamino, all'ingrosso: la storia all'ingrosso non è storia, è propaganda.
Ha ragione chi ha detto qui che c'è stato un grande errore da parte della sinistra a trattare il fascismo stesso come storia all'ingrosso, con l'aggravante della retorica e della sclerosi a mano a mano che la celebrazione diventava rituale: ricordo che lo dicevo tanti anni fa, in una lunga discussione che seguì alla visione di un film sulle Fosse Ardeatine, nella quale pretendevo che si analizzassero fascismo e nazismo con spirito critico, e non per luoghi comuni e per immagini caricaturali, eternamente ferme ai baffetti hitleriani e al mascellone di Benito.
Per non parlare della mia antipatia per quel brutto film di Chaplin, il Grande Dittatore.
In poche parole, se nell'Italia che ho conosciuto c'è stata una zona culturale e umana dove le idee sono state elaborate, discusse, e hanno avuto mille dimensioni e mille evoluzioni, anche personali, quella è stata la sinistra, anche del PCI, ossia di quel famoso "popolo intelligente" di cui parlava Pasolini.
Al di fuori di questo, ben poco ho conosciuto e ben poco ho visto, nei decenni passati, se non qualche esile pattuglia di laici e di "anarchici" indipendenti, che però anch'essi finivano nel consociativismo generale e in cattive compagnie nella pratica delle scelte politiche.

Ma sull'argomento non posso fare di più, e quindi mi limito a citare - per quello che può valere - un episodio fresco fresco, di oggi.
Stamattina ascoltavo una radio romana, una di quelle serie e ben fatte, nella quale si discuteva proprio delle affermazioni di Alemanno: una radio che, come redazione è di destra, nonostante l'editore non lo sia, e che lascia un largo spazio agl'interventi in diretta degli ascoltatori, e ospita quotidianamente giornalisti e personaggi più o meno di sinistra, da Marrazzo a Sconcerti, a Tozzi e altri.
Ad un certo momento interviene un ascoltatore, che comincia a snocciolare tutto l'armamentario, non solo della storia all'ingrosso, ma della storia riscritta ad usum Berlusconis: "dopo cinquant'anni di governo della sinistra ... dopo che Prodi ha rovinato l'Alitalia ... e quei ragazzi di Salò che non sono nemmeno paragonabili ai crimini di Stalin ... e sono più fascisti i comunisti italiani che quelli che portavano apertamente la camicia nera ... e i partigiani assassini... e voi amichetti di Pol Pot (rivolto a Mario Tozzi!) ..."- vi risparmio il resto.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda lucameni il 11/09/2008, 0:32

Vabbè si sa che se si critica l'atteggiamento partigiano di parte della sinistra, quella che non sa fare vera autocritica ma solo quella fasulla, si finisce per beccarsi dei berlusconiani.
Tutto nella norma.
La realtà è diversa: sono questi atteggiamenti presunti intellettuali (vedi la santificazione a priori di - tutta - la Resistenza, mettere nel calderone tutto e il contrario di tutto) che incentivano i revisionismi fasulli ad uso politico (lo storico invece è revisionista per definizione) e le berlusconate.
Contenti voi.
Io no.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda franz il 11/09/2008, 8:08

Le affermazioni di La Russa ed Alemanno sono gravi perché fatte da politici di partito e soprattutto perché fatte da persone dello Stato (un sindaco un ministro) ed in contesti, nel caso di La Russa, ufficiali.

L'occasione tuttavia dovrebbe essere non solo di stigmatizzare il fatto in sè ma di approfittarne per una discussione piu' profonda. Capisco che non sia facile, perché i rischi sono due: da un lato stigmatizzare implica l'uso abbondante della retorica antifascista, dall'altro è facile, ed è infatti successo, che si inizi anche a parlare - con altrettanta retorica - di comunismo, di cui invece oggi importa poco o nulla.

Per profonda intendo una analisi di come sia oggi la società italiana, che io vedo ancora in buona sostanza quella fascista del ventennio. Le esternazioni di cui si parla quindi per me sono solo la punta di un iceberg, ed anche una sorta di dito che ci distrae dall'osservare quello che dovrebbe essere il vero oggetto della nostra attenzione.

Da tempo vado sostenendo che tutto sommato la società italiana è rimasta quella corporativa e statalista di un tempo.
E questo malgrado una moderna Costituzione, anche per questo motivo ampliamente non applicata (basta vedere il ritardo con cui furono istituite le Regioni).
La DC del dopo guerra ha nazionalizzato, ha tolto le "F" dalla sigle (per esempio INFPS divenne INPS) e sostituito i gerarchi con nuovo personale (in certi casi no, li ha anche reintegrati, come nella polizia) e poi ha condotto le cose lasciando inalterata la struttura dell'economia sostanzialmente bastata su tante piccole e grande corporazioni, i loro interessi, la loro gestione tramite concessioni di previlegi particolari e la prassi del clientelismo. La DC del dopoguerra fu abbondantemente statalista e condusse una operazione di compenetrazione, fusione ed identificazione tra Stato e Partito con la lottizzazione e la dispensazione di cariche pubbliche a funzionari di partito. Prassi a cui gradualmente fini' con l'invitare anche gli altri parner di governo della prima repubblica (socialisti, repubblicani, socialdemocratici). Anche le Regioni furono poi un abbondante banchetto in questo senso, esteso anche ai partiti sempre piu' a sinistra. La Rai, con l'apertura di nuove emittenti, consolido' l'estensione a tutto l'arco costituzional-consociativo.

Sinistra poi è nota per essere anch'essa statalista e portata alla "con-fusione" tra stato - partito - sindacato - cooperativa.
Abbiamo quindi un connotato unico in Italia per cui destra, sinistra e centro sono sostanzialmente centralisti e statalisti.
Questo ha consentito di mantenere immutata gran parte della struttura dello Stato che avevamo ereditato dalle prima metà del '900, con molti vizi ed assai ben poche virtu'. Come risultato abbiamo uno stato che poco o nulla ha di liberale, come possiamo trovare in UK, Germania, Olanda, Svizzera, USA. A riprova possiamo vedere le grandi somiglianze tra la Spagna Franchista e lo Stato Italiano; per fortuna che liberatisi del Franchismo ora stanno decollando ed ammodernizzandosi. Ed è evidente che ci stanno dandola birra, perché noi siamo ancora legati al palo invisibile dello stato nazional-corporativo.

Qui a parte la retorica antifascista per me la sinistra ha fatto poco e nulla per mutare la società, forse proprio perché imbevuta della stessa mentalità "corporativa" del ventennio. Un buon indizio sono i sindacati (le centinaia di sigle sindacali e le migliaia di contratti particolari, non tanto per il comparto ma per le eccezioni, i privilegi, ... provate voi a fare un programma di paghe e contributi che vada bene per tutta l'Italia). Altro indizio sono tutte quelle norme di legge nel campo del lavoro che valgono solo per qualcuno: in buona sostanza mancanano le norme generali valide per tutti e sono centinaia e migliaia le norme particolari, conquistate da comparti molto combattivi ed organizzati. Questa cosa è se non l'Italia delle mille corporazioni e dei loro interessi? E non è vero che tutti hanno fatto la loro parte per proteggerla e coltivarla, magari anche solo tirando una coperta sempre piu' corta dalla propria parte (spacciando magari il tutto per "interesse generale")?

Se noi facessimo una lettura della società italiana credo che arriveremmo a non stupirci di tante cose, delle esternazioni di questi pseudo gerarchi che si trovano perfettamente a loro agio nell'Italia che fu e che è e che noi non abbiamo cambiato nei fatti.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda pierodm il 11/09/2008, 12:42

La ricostruzione di Franz è ineccepibile: si potrebbe discutere su molti punti, ma la linea d’insieme è difficile da contestare, e ha il pregio di spostare l’attenzione sulla complessità della situazione italiana, che ha radici lontane e ostinate persistenze.
Quello che manca in questa ricostruzione è l’elemento “culturale” profondo – per una volta lasciatemi citare Gramsci – della nostra nazione, che avvolge le diverse culture specifiche, da quella economica a quella istituzionale, a quella più strettamente politica: per esempio, quella cultura, quell’anima che Eco chiama Ur-fascista, che va al di là dello statalismo e del corporativismo.

Concordo, ovviamente, anche sull’uso eccessivo della retorica anti-fascista nel dopoguerra, da parte dela sinistra e dell’intero “arco costituzionale”: ma mi sembra un aspetto marginale, dato che lo stesso difetto riguarda una gran parte della propaganda politica nelle democrazie, assillate da sistematiche esigenze elettoralistiche e che nel consenso elettorale investono la gran parte delle proprie energie.
Insistere su questo aspetto è un caso classico di sguardo fisso sul dito e non sulla luna.

Lo stesso vale per la “partigianeria” della sinistra, vera o presunta che sia, evocata da Luca.
Innanzi tutto la partigianeria è ìnsita nel concetto stesso di “partito”, o di parte politica, e riguarda necessariamente tutte le posizioni e i partiti: io non credo che sia un difetto, e anzi la giudico un meccanismo necessario per impostare qualunque discorso, qualunque analisi.
Quello che si deve giudicare inaccettabile è la falsificazione, o la distorsione esasperata, dei fatti.
Ma che i fatti – la grande massa dei fatti – debbano essere filtrati, cercando un filo conduttore, una sintesi, è inevitabile: il famoso “punto di vista”, senza il quale non sarebbe possibile alcun apprendimento, e alcuna scienza e conoscenza.
Chiunque si sia interessato di storia, calandosi negli approfondimenti su periodi specifici, sa bene che c’è un punto di spartiacque, al di là del quale la storia si dissolve, diventando cronaca di vita, frammentata in quella casistica di “condizione umana” di cui abbiamo già parlato.
Al di là dello spartiacque gli avvenimenti storici e politici spariscono, o meglio non si percepiscono più come tali: si ritorna al punto di vista individuale, alla storia vissuta on the road dai milioni di persone che conducevano ognuna la propria vita nel tempo dei fatti, che dei fatti avevano una percezione intermittente e parziale, e che in gran parte dei casi assumevano verso le diverse vicende un atteggiamento “morale” più che ideologico, o un atteggiamento dovuto a interessi contingenti.
Da adolescenti – mi dispiace deludere chi pensa che un ex-iscritto al PCI fosse dedito solo alle corazzate Potemkin e alla lettura del Capitale – abbiamo letto con grande divertimento i libri di Sven Hassell, ambientati tra le Sturmtruppen tedesche sul fronte russo.
Questa e altre mille letture, oltre che una non complicata e autonoma riflessione, ci dicono che la guerra – se il tema è la guerra – è praticamente uguale in ogni esercito, e che il gioco delle vigliaccate e degli eroismi è lo stesso: è il significato della guerra che cambia, se cambia, e il quadro politico e il suo flusso ideologico, le sue implicazioni storiche e culturali, etc
Per esempio, se osserviamo le azioni degli Alleati nella guerra contro il nazismo, troviamo molti comportamenti che non è difficile definire criminali o disumani: dai bombardamenti come a Dresda o Cassino alle atomiche sul Giappone, all’uso dei lanciafiamme nelle isole del Pacifico, ai mille episodi di cinismo militare e strategico che solo un benevolo occhio di parte può giustificare o dimenticare.
Lo stesso vale per la guerra partigiana, e la Resistenza.
I militari tedeschi, che morivano in qualche imboscata partigiana, erano anche loro figli di mamma e meritevoli di pietà umana, tanto quanto qualcuno dei partigiani che li ammazzavano era umanamente esecrabile: qualcuno potrebbe dubitarne?
Sui fatti di via Rasella, a Roma, io ho sempre pensato che i partigiani avrebbero dovuto avere un piano per fronteggiare la prevedibile rappresaglia tedesca, allo scopo di salvaguardare la popolazione civile.
Ma tutte queste considerazioni, e le tante altre simili che si possono fare, non cambiano di una virgola il senso della storia del nazismo, e della guerra.

Quindi, il cercare ad ogni costo di spostare l’attenzione al di là dello spartiacque, ha l’oggettivo risultato (non so se l’intenzione) di tirare il senso della storia verso una dimensione nella quale tutto si confonde: un caso direi tipico di una summa veritas, summa iniuria.
A meno che, naturalmente, la conoscenza dei casi individuali e particolari non ribalti il senso di quella storia, o obblighi ad un punto di vista sostanziale di diversa natura: è il caso, per esempio, in cui una guerra viene lanciata con motivazioni assolutamente menzognere, e nella guerra siano selezionati e impiegati scientemente uomini e mezzi che hanno compiti diametralmente opposti a quelli dichiarati, o ai labari etici e politici innalzati per giustificare la guerra stessa.

Insomma, per essere pratici, i fascisti romani si comportano come i tifosi della Lazio, che non parlano mai della loro squadra, ma solo della Roma, qualunque sia l’origine o il tema del discorso.
Mi meraviglia – si fa per dire – che lo stesso avvenga dentro la nostra coalizione, quando si parte dal fascismo e subito si arriva a parlare di partigiani e della sinistra, con l’intenzione più o meno esplicita di mettere fascismo e sinistra sullo stesso piano.
Se pensassi che si tratta di un espediente polemico e politico, mi dipiacerebbe ma sarebbe in fondo poco preoccupante: solo fastidioso.
Ma temo che sullo stesso piano le due cose ci stiano nella mente sincera di chi parla e questo è francamente grave: come minimo, che razza di coalizione, peggio ancora che razza di partito, possiamo accozzare insieme?
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda franz il 11/09/2008, 14:07

pierodm ha scritto:La ricostruzione di Franz è ineccepibile: si potrebbe discutere su molti punti, ma la linea d’insieme è difficile da contestare, e ha il pregio di spostare l’attenzione sulla complessità della situazione italiana, che ha radici lontane e ostinate persistenze.
Quello che manca in questa ricostruzione è l’elemento “culturale” profondo – per una volta lasciatemi citare Gramsci – della nostra nazione, che avvolge le diverse culture specifiche, da quella economica a quella istituzionale, a quella più strettamente politica: per esempio, quella cultura, quell’anima che Eco chiama Ur-fascista, che va al di là dello statalismo e del corporativismo.

Nel ringraziarti per la sostanziale accettazione, o "non contestazione" del mio discorso (tutto è discutibile ma la linea di insieme è quella che ho cercato di spiegare e mi pare condivisa) accetto la critica sull'elemento mancante (non riesco ad essere ecumenico ed anche volessi non c'è il tempo e lo spazio per trattare tutto) il quale gramsciamente puo' essere approfondito proprio analizzando la letteratura nazionale e/o la produzione - in genere - dei nostri intelletuali.
Anche io, come altri, sono alla ricerca costante di quel "Ur-nonsocosa" che possa spiegare (o aiutare a farlo) cio' che si fa seriamente fatica a comprendere.
Che poi si arrivi a strade interpretative diverse non è una limitazione ma una ricchezza.

Per esempio, se osserviamo le azioni degli Alleati nella guerra contro il nazismo, troviamo molti comportamenti che non è difficile definire criminali o disumani: dai bombardamenti come a Dresda o Cassino alle atomiche sul Giappone, all’uso dei lanciafiamme nelle isole del Pacifico, ai mille episodi di cinismo militare e strategico che solo un benevolo occhio di parte può giustificare o dimenticare.
Lo stesso vale per la guerra partigiana, e la Resistenza.

Nel caso, io in questi paralleli (azzeccati) vedo la "natura umana" (immutabile secondo la critica tua al mio pensiero -opps, scusate l'iperbole ... alle mie esternazioni, dinamica ma descrivibile per linee fondamentali secondo me) piu' o meno come Einstein e Freud discutevano nel famoso scambio epistolare "Perché la guerra" che li vide protagonisti [Einstein, Caputh (Potsdam), 30 luglio 1932, Freud, Vienna, settembre 1932]. La quale natura, se compresa e non mistificata spiega molte cose, anche se non tutte.

Chissà perche è nella natura umana essere di parte (decidere di parteggiare, fare delle scelte, dividersi a metà su un tema). Ma qui andremmo troppo lontano.
Per ora lontano ci vado io, che saro' assente alcuni giorni per un giro nel nord europa.
Spero di avere poi cose belle da raccontarvi, un po' anche per depurarmi da queste storie alemanniche e larussiane che francamente producono in me solo movimenti intestinali di profondo imbarazzo.

Saluti,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda incrociatore il 11/09/2008, 15:27

Ringrazio anch'io Franz e Pierodm... a leggerli mi sono sentito meno "marziano"...

mi ritrovo soprattutto con Pierodm quando dice:
Mi meraviglia – si fa per dire – che lo stesso avvenga dentro la nostra coalizione, quando si parte dal fascismo e subito si arriva a parlare di partigiani e della sinistra, con l’intenzione più o meno esplicita di mettere fascismo e sinistra sullo stesso piano.
Se pensassi che si tratta di un espediente polemico e politico, mi dipiacerebbe ma sarebbe in fondo poco preoccupante: solo fastidioso.
Ma temo che sullo stesso piano le due cose ci stiano nella mente sincera di chi parla e questo è francamente grave: come minimo, che razza di coalizione, peggio ancora che razza di partito, possiamo accozzare insieme?


Ecco... sinceramente ho creduto e, nonostante tutto ancora voglio credere, che non solo per una scelta politica obbligata, ma come naturale evoluzione della nostra società l'idea del Partito Democratico fosse davvero l'incontro di due culture... quella cattolica e quella socialista... e che fosse ormai condiviso che l'esperienza socialista in Italia fosse rappresentata dalla travagliata storia del Partito Comunista e dei suoi militanti più che dalle forze che direttamente al socialismo si rifacevano (del resto non sarà un caso che, prima, dal Partito Socialista sia uscito fuori un Benito Mussolini e poi, più recentemente... Forza Italia)... ma leggere certe considerazioni (anche insultanti, se permettete, per gente che ha visto o raccolto le testimonianze di padri e madri, nonni e nonne bastonati dalle squadracce fasciste o più tardi dalla Polizia perché manifestava per il proprio e l'altrui posto di lavoro a sacrificarsi per dare il proprio contributo a una democrazia che consente, oggi, a taluni di bollarli come criminali)... ecco, leggere certe considerazioni fa crollare anche le più robuste convinzioni.
An eye for an eye will make the whole world blind
Mahatma Gandhi (1869-1948)
Avatar utente
incrociatore
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 560
Iscritto il: 18/05/2008, 15:57
Località: Via Barbierato, 15 - 28844 Villadossola (VB)

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda ranvit il 11/09/2008, 16:31

incrociatore ha scritto:Ringrazio anch'io Franz e Pierodm... a leggerli mi sono sentito meno "marziano"...

mi ritrovo soprattutto con Pierodm quando dice:
Mi meraviglia – si fa per dire – che lo stesso avvenga dentro la nostra coalizione, quando si parte dal fascismo e subito si arriva a parlare di partigiani e della sinistra, con l’intenzione più o meno esplicita di mettere fascismo e sinistra sullo stesso piano.
Se pensassi che si tratta di un espediente polemico e politico, mi dipiacerebbe ma sarebbe in fondo poco preoccupante: solo fastidioso.
Ma temo che sullo stesso piano le due cose ci stiano nella mente sincera di chi parla e questo è francamente grave: come minimo, che razza di coalizione, peggio ancora che razza di partito, possiamo accozzare insieme?


Ecco... sinceramente ho creduto e, nonostante tutto ancora voglio credere, che non solo per una scelta politica obbligata, ma come naturale evoluzione della nostra società l'idea del Partito Democratico fosse davvero l'incontro di due culture... quella cattolica e quella socialista... e che fosse ormai condiviso che l'esperienza socialista in Italia fosse rappresentata dalla travagliata storia del Partito Comunista e dei suoi militanti più che dalle forze che direttamente al socialismo si rifacevano (del resto non sarà un caso che, prima, dal Partito Socialista sia uscito fuori un Benito Mussolini e poi, più recentemente... Forza Italia)... ma leggere certe considerazioni (anche insultanti, se permettete, per gente che ha visto o raccolto le testimonianze di padri e madri, nonni e nonne bastonati dalle squadracce fasciste o più tardi dalla Polizia perché manifestava per il proprio e l'altrui posto di lavoro a sacrificarsi per dare il proprio contributo a una democrazia che consente, oggi, a taluni di bollarli come criminali)... ecco, leggere certe considerazioni fa crollare anche le più robuste convinzioni.


E' vero che piero e franz sono ottimi...scrittori.

Ma...,per esempio, della meraviglia di pierodm contesto quando dice che c'è chi mette sullo stesso piano fascismo e sinistra. In realtà si mette sullo stesso piano fascismo e comunismo.

In Italia abbiamo avuto la fortuna di essere sotto l'influenza degli Usa. Viceversa saremmo stati fagocitati dal comunismo reale. E allora i primi a finire in un gulag o peggio ancora assassinati sarebbero stati proprio i dirigenti italiani del Pci piu' socialdemocratici. Poi anche tanti altri....basta vedere quello che è accaduto nei Paesi comunisti europei come Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia etc.

E incrociatore avrebbe annotato, con un ulteriore crollo delle sue convinzioni, che padri e madri, nonni e nonne di tanti altri italiani della parte avversa, ma anche del Pci...., sarebbero stati bastonati e non solo.

E allora anche io, come fa piero mi chiedo : "che razza di coalizione, peggio ancora che razza di partito, possiamo accozzare insieme?". Possibile che dopo tutto quanto accaduto ci sia ancora tanta parte della sinistra nostalgica del comunismo o quanto meno di quella mentalità che porta a ritenersi superiore culturalmente agli altri? Possibile che non si riesca a razionalizzare l'enorme errore fatto nell'aver sostenuto un partito, il Pci, che oggettivamente è stato un pericolo per l'Italia. E dirigenti che hanno fatto del piu' esasperato trasformismo passando, senza mai un mea-culpa, dalla piu' fedele osservanza al comunismo (anche se nostrano....ma loro sapevano bene come stavano le cose nei Paesi comunisti) al nulla di oggi....infatti oggi a furia di muoversi non sanno piu' chi sono (e non hanno neanche il coraggio di aderire al Pse, unico e reale socialismo democratico e liberale in Europa).

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: La Russa e i Repubblichini

Messaggioda lucameni il 11/09/2008, 16:58

A parte la palese scorrettezza nel mettere in un unico calderone tutto il comunismo e tutto il fascismo (mai passato per la mente che le esperienze e i regimi comunisti e fascisti si siano declinati nel mondo e nel tempo in maniera diversa?) da quando in qua avere ripulsa per la retorica e le bugie sarebbe ledere il PD?
Dovrebbe essere l'opposto ma mi sa che fin tanto ci saranno questi atteggiamenti di demonizzazione verso chi rifugge certe ricostruzioni storiche (quelle che foraggiano i vari La Russa) ci sarà poco da fare: persisterà uno scontro tra opposte fazioni di bugiardi.
Le quinte colonne vivono in mezzo a noi.

(Montanelli, già innalzato agli altari dopo la sua rottura con la destra di B., ad essere coerenti dovrebbe essere tacciato nuovamente di fascismo, vista la sua repulsione - eccessiva - per come è stata letta la Resistenza. Pregasi coerenza e trattare da "fascisti" i Montanelli e, più modestamente, i lucameni della situazione. Non sarebbe certo una novità, tanto più se detto da chi imbastisce certe argomentazioni con la pretesa pure di atteggiarsi ad intellettuali impegnati. E' sempre un onore avere dalle mie parti certi antagonisti insultanti. Da un lato mi dispiace perchè vuol dire che poco è cambiato negli anni - povero PD, ma dall'altro mi fa anche molto piacere: ho avuto delle conferme).


"E dirigenti che hanno fatto del piu' esasperato trasformismo passando, senza mai un mea-culpa, dalla piu' fedele osservanza al comunismo (anche se nostrano....ma loro sapevano bene come stavano le cose nei Paesi comunisti) al nulla di oggi..."

Se per questo non pochi estremisti di sinistra si sono convertiti al più fanatico berlusconismo.
Evidentemente questi signori hanno nel dna una repulsione alla democrazia liberale.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
lucameni
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1679
Iscritto il: 22/06/2008, 1:36

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 11 ospiti