tanto perché ognuno ogni tanto ha il bisogno di dire le "SUE" cavolate vi racconto di un giovane prete che su una mailing-list si è incazzato come una biscia quando ho fatto una citazione di Gaetano Salvemini...
la citazione era questa:
- Codice: Seleziona tutto
"Quando un clericale usa la parola libertà intende la libertà dei soli clericali (chiamata libertà della chiesa) e non le libertà di tutti. Domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri, e negano le libertà altrui in nome dei principi loro".
Gaetano Salvemini
allora gli ho risposto così:
L'inattualità di Salvemini...
Don Marco si è molto risentito della mia citazione di Gaetano Salvemini sul concetto "clericale" di libertà... Può essere che ne abbia le ragioni e mi stia sbagliando io a reiterare una citazione di 100 anni fa che oggi non sarebbe più attuale. Io, in tutta onestà penso proprio abbia torto lui... ahimé... infatti sarei più contento di avere torto io.
"Sbugiardarmi", però... sarebbe abbastanza facile... basterebbe chiarire perché non è vero... se ci s'incazza e basta si va ben poco lontano.
Il concetto di Salvemini in fondo è semplice: i laici, nei quali per comodità raggruppiamo tutti coloro che ritengono lo Stato e la Chiesa due cose separate (per distinguerli dai laici che semplicemente non appartengono al clero), quelli che si ritrovano negli insegnamenti di Voltaire, hanno un idea abbastanza forte di libertà... cioè ciascuno deve poter disporre della possibilità di muoversi, pensare, agire, determinare scelte personali senza vincoli tranne quelli per i quali quella stessa libertà diventa oggettiva limitazione alla libertà altrui... con questa formazione non c'è quindi miglior sostenitore della possibilità di poter esprimere una fede religiosa e tutto quel che ne consegue, di un laico e, infatti..."domandano le loro libertà a noi laicisti in nome dei principi nostri".
Con questa formazione, per un laico, i principi etici e morali sono una conseguenza più che un codice... uccidere, rubare, sottomettere, imbrogliare... un laico non ha bisogno di un decalogo per stabilire cosa è buono e cosa è sbagliato... si limita a capire che se il suo agire diventa danno per gli altri non è cosa giusta.
Un "clericale", dove per comodità non intendiamo solo il membro del clero, ma anche chi ritiene che Stato e Chiesa debbano essere considerate in simbiosi, quasi un tutt'uno, invece non ha questa predisposizione... assume dei principi fondanti che ritiene giusti con il rischio di finire, in questo modo, per... "negare le libertà altrui in nome dei principi suoi".
Se per un laico c'è un valore forte dell'individuo e della sua possibilità di auto determinarsi (con i limiti che si è detto) per un clericale no. In questo caso l'individuo deve essere soggetto alla regola che il principio religioso impone e quindi alla stessa organizzazione religiosa, la sua Chiesa, che poi cerca di estendere a tutti questa regola, anche a coloro che religiosi non sono o, addirittura, sono "diversamente religiosi", attraverso il condizionamento religioso dello Stato stesso e delle sue norme.
Lo "Stato etico" è il più orribile risultato del "negare le libertà altrui in nome dei principi loro"... tutte le società in cui il ruolo di una religione si allarga a essere essa stessa guida dello Stato... sono Stati etici... e l'esempio non sono solo le diverse situazioni medio-orientali islamiche, ma, secondo me e tanti altri, anche l'Italia... con le dovute differenze nei termini di quanto nel "bel Paese" la situazione si presenti meno cruenta delle "lapidazioni dell'adultera" di Teheran. Anche se favorire una Legge che obbliga l'impianto di un embrione malato in una donna mi pare essere una violenza senza sassi, ma ugualmente vomitevole.
Intendiamoci, i principi fondanti di un "clericale" possono essere anche accettabili per un laico... non rubare, non uccidere... ma se presi come regola finiscono comunque per non essere la stessa cosa che per un laico... la regola, se la fa una Chiesa, può avere le eccezioni che quella Chiesa ciclicamente stabilisce... ed è stato così soprattutto in passato anche su principi "forti"... non uccidere è la regola, ma bruciare l'eretico può essere l'eccezione... e un "clericale" si conforma alla regola. Per un laico no... non esistono principi "forti" o "deboli", se la mia libertà la toglie all'altro è sempre male.
Provo a fare un esempio di principi "laici" che, proprio perché partono dal valore che nulla può intendersi libero se viola il libero arbitrio altrui, potrebbero benissimo non vietare nulla ai credenti o diversamente credenti e al contempo consentire ai non credenti, atei o agnostici di agire secondo i loro principi di libertà.
Poi mi rendo conto che su alcuni temi mi sono "allargato" un po'... ma è solo un abbozzo di idee e ognuno potrebbe provare a integrare... Diciamo che l'idea è quella per la quale, se ci si ritrova d'accordo con tutti i punti indicati si vedrà che non si stabilisce nessun divieto a fare le scelte personali che si credono giuste, in nessun campo, e al contempo non si imporrà nulla ad altri che le nostre scelte non condividessero... se si comincia a non essere d'accordo con qualcuno, molti o tutti i punti si scoprirà di essere più o meno "clericali"... cioè si tenterà di imporre la nostra visione delle cose agli altri in base ai principi nostri.
Insomma... se siete d'accordo su tutto, Salvemini è inattuale e io un pirla a ritirarlo fuori dopo più di 50 anni che Salvemini se n'è andato... se non è così, Salvemini è purtroppo attuale e Marco non ha nessun diritto d'incazzarsi perché l'ho fatto.
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SCOPRIAMO QUANTO SIAMO CLERICALIOgni punto ammette una risposta tra "favorevole" o "contrario"
DIRITTO DELLA RICERCA
• La ricerca scientifica deve essere sottoposta al controllo primario dello stesso mondo scientifico ed accademico e non può essere guidata da poteri politici o religiosi
DIRITTI DELLA DONNA E DELLA MADRE
• La donna è l'insindacabile responsabile della propria maternità e non può essere costretta a partorire contro la sua volontà così come il contrario
• La maternità è una scelta che non può essere contrastata anche se la madre dovesse essere costretta ad utilizzare metodologie scientifiche alternative al metodo naturale
DIRITTO ALL'AMORE E ALL'AFFETTO
• Il legame d'amore tra esseri umani di qualsiasi genere ha diritto ad essere tutelato dalla Legge
• Sull'unione tra esseri umani di qualsiasi genere non devono essere consentite ingerenze, condizionamenti e giudizi morali delle istituzioni pubbliche e religiose
DIRITTO ALL'AUTODETERMINAZIONE E ALLA SALUTE
• Ognuno deve poter disporre della scelta dei propri trattamenti sanitari. Se non cosciente deve poterlo disporre in via testamentaria indicando le sue volontà e i suoi esecutori
• Ogni trattamento che ha funzione di surrogare le normali attività biologiche del corpo umano e che è svolto per mezzo di macchine, strumenti e tecnologie deve ritenersi trattamento sanitario
• In assenza di disposizioni del malato sui trattamenti sanitari deve decidere sempre in "scienza e coscienza" il medico e solo lui o in comunione con le persone legate da relazione affettiva al paziente.
• Lo Stato non può vantare nessun diritto e imposizione sul corpo di alcuno tranne quando, come in pratica stabilisce la Costituzione, la libertà del singolo dovesse entrare in conflitto con il rischio per la salute altrui.
DIRITTO ALL'ISTRUZIONE
• La scuola, così come l'acqua, l'aria, l'etere, l'energia e le reti di trasporto, è un bene pubblico anche se la sua gestione è affidata a privati
• Lo Stato ha il dovere di finanziare la scuola, sia pubblica che privata. I finanziamenti devono essere stabiliti in base alla corrispondenza delle istituzioni scolastiche ai programmi educativi ministeriali, alla trasparenza dei bilanci di queste istituzioni e agli standard professionali del personale docente che lo Stato deve prevedere
• La scuola, sia pubblica che privata, per il suo ruolo educativo deve mettere a disposizione i propri spazi per l'approfondimento di temi e attività in ambito culturale, sportivo e religioso per tutti coloro che intendano usufruirne al di là del programma educativo standard
DIRITTO ALLA GIUSTIZIA
• Ogni persona/cittadino è soggetta alla Legge e solo ad essa. La presenza di simboli religiosi all'interno dei luoghi nei quali la giustizia è esercitata, per quanto possano corrispondere al comune sentire della maggioranza delle persone/cittadini, costituiscono nocumento pregiudiziale o possono essere interpretati in questo modo da imputati che in quei simboli non si riconoscono e pertanto, secondo i principi Costituzionali della non discriminazione religiosa e al diritto di ciascuno ad essere giudicato indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose, vanno rimossi.
DIRITTO AL CULTO E AL NON CULTO
• Ognuno deve essere libero di esercitare un culto religioso o di non farlo. Nell'uno e nell'altro caso nessuno deve essere discriminato per questo
• Chi esercita il culto di una religione ha il diritto di sostenere anche economicamente l'organizzazione religiosa di appartenenza. Lo Stato può raccogliere le donazioni volontarie in occasione della dichiarazione dei redditi dei contribuenti e destinare le somme corrispondenti alla donazione fatta. La dichiarazione dei redditi non deve avere valore censuario per stabilire le percentuali di appartenenza dei contribuenti alle singole confessioni, ma per destinare l'esatto importo della dichiarazione secondo le quanto stabilito dalla donazione (ora 8°/oo) in rapporto al reddito stesso.
• Le comunità locali devono consentire a che nel territorio della comunità possano sorgere luoghi per il culto, ovviamente qualsiasi che si impegni ad operare nel rispetto della Costituzione e con l'unico vincolo che le istituzioni locali devono essere messe a conoscenza delle forme, della consistenza e dell'origine dei finanziamenti con i quali i richiedenti intendono erigere le strutture
Se avete totalizzato 16 "contrari" siete messi male... o forse sarebbe meglio dire SIAMO messi male...
