Roma: Ferrovie dello Stato vuole acquisire ATAC. Ma il debito chi lo paga?
di Marta Panicucci @martapanicucci
m.panicucci@ibtimes.com 24.03.2016
Ferrovie dello Stato si fa avanti sulla partita del trasporto pubblico locale romano. Un servizio disastroso, un’azienda pubblica clientelare, spendacciona e da tempo sull’orlo del fallimento. Una delle più grandi sfide che il nuovo sindacao di Roma dovrà affrontare appena messo piede in Campidoglio. E l’amministratore delegato Renato Mazzoncini riapre il dibattito sull’opportunità di privatizzare la gestione di bus e metro di Roma che il Comune dovrebbe mettere a bando. L’azienda è gravata da un debito di circa 1,7 miliardi di euro che in qualche modo dovrà essere ripianato dal nuovo partner o proprietario della società, con il rischio che il suo costo vada a pesare, come spesso accade, sulle tasche dei passeggeri.
Ferrovie dello Stato su ATAC
Non è la prima volta che Ferrovie dello Stato bussa alla porta di Roma con l’intenzione di mettere le mani su ATAC. Già il predecessore di Mazzoncini, Michele Elia aveva tentato la scalata al servizio di trasporto pubblico romano, ma l’allora sindaco di Roma, Ignazio Marino, si era mostrato indisponibile di fronte all’ipotesi di una privatizzazione di ATAC. Nell’ottobre del 2014, Elia, in Senato, di fronte alla commissione per il trasporto pubblico, aveva dichiarato che “Ferrovie dello Stato è pronta ad entrare in Atac”. “Privatizzando con noi si può fare un servizio integrato con le ferrovie e migliorare l'efficienza”. La presa di posizione di Elia raccolse il plauso di chi a Roma auspicava una rivoluzione del trasporto pubblico locale, magari con l’arrivo di un Cavaliere bianco in grado di riportare i conti in ordine e il servizio a livelli accettabili per i romani.
Ma la presa di posizione di Marino fu netta: “Un'integrazione dei servizi è esattamente quello che la nostra Giunta auspica. Non una condivisione di proprietà o una privatizzazione”. Alla luce della posizione del Campidoglio, l’ipotesi di Elia finì per naufragare dal momento che Ferrovie dello Stato non era disponibile a buttare soldi nella voragine di ATAC senza acquisire la società e nemmeno entrarci in condivisione con il Comune di Roma.
Oggi è Mazzoncini che torna alla carica, questa volta nel corso di un’audizione in commissione trasporti alla Camera. “Se la domanda che mi fate è se mi interessa l'Atac la mia risposta è no, mentre se mi chiedete se siamo interessati al trasporto pubblico di Roma, la mia risposta è sì. E se poi mi chiedete se c’è un’interlocuzione in corso con il Comune vi risponderei sì. D’altronde sarebbero degli sprovveduti se non lo facessero, perché l’azienda è tecnicamente fallita”.
Mazzoncini rinvendica il ruolo di Ferrovie come “scheletro della mobilità del Paese” e indica come obiettivo prossimo la sua trasformazione da azienda per il trasporto ferroviario in azienda per la mobilità integrata. Non soltanto trasporto su binari, ma anche tram, bus e autobus per accompagnare il cittadino da casa fino a destinazione. In realtà Ferrovie non vorrebbe comprare ATAC, ma subentrare nella gestione di bus e metro di Roma. La società, infatti, con il suo buco da 1,7 miliardi di euro è sull’orlo del fallimento e probabilmente sarà costretta a mollare la gestione della rete per la quale il Comune potrebbe fare un bando aperto ad aziende italiane e internazionali. In questo caso, secondo Mazzoncini alcune aziende straniere sarebbero già in prima fila con le manifestazioni di interesse in mano pronte per accaparrarsi la gestione del trasporto pubblico di Roma. Tra queste cita la Deutsche Bahn e Ratp, Regie autonome des transports parisiens, l’azienda francese che ha appena vinto il bando pubblicato dalla Regione Toscana per la gestione del trasporto pubblico locale di Firenze e dell’intera regione.
Ed è proprio qui, in Toscana, che Ferrovie ha messo la prima pietra per la sua trasformazione in azienda per la mobilità fuori dai confini delle stazioni ferroviarie. Nel 2012, con Matteo Renzi ancora sindaco di Firenze, infatti, ATAF, la municipalizzata controllata dal capoluogo all'82% (il resto è nelle mani di altri otto comuni), è stata ceduta a un raggruppamento d'imprese capitanate da Ferrovie dello Stato. Per la prima volta un’azienda di trasporto pubblico locale è diventata privata e per la prima volta Ferrovie dello Stato ha fatto ingresso nel business del trasporto su gomma. Quindi ATAF è di Ferrovie dello Stato, ma lo scorso anno la Regione ha pubblicato un bando per la gestione di bus a Firenze e oltre vinto da RATP, l’azienda francese che correva contro MOBIT, il consorzio della aziende per la mobilità toscane capitanata da Busitalia, al 100% di Ferrovie dello Stato.
Insomma visto che andando a gara, non è scontata la vittoria di Ferrovie dello Stato contro altri competitor stranieri, Ferrovie sta trattando con il Comune di Roma per una privatizzazione di ATAC o forse per un affidamento diretto del servizio di gestione del trasporto pubblico in cambio di investimenti per ripianare il debito e riportare il trasporto a livelli accettabili. Le ritrosie del Campidoglio (in attesa del nuovo sindaco) potrebbe essere superate alla luce della disastrosa condizione in cui versa ATAC. L'azienda lotta da anni contro il fallimento e il progressivo abbassamento del livello dei servizi gravati da continui guasti, ritardi e disagi di ogni genere rende sempre più impellente la necessità di fare investimenti.
Ma oltre a nuove risorse, per salvare ATAC sono necessari anche 1,7 miliardi per tappare il buco finanziario. Chi ce li metterà: il Comune? Ferrovie? Non è dato saperlo, ma in situazioni del genere il rischio in Italia è che il ripianamento del debito creato da pochi amministratori incapaci o infedeli vada a ricadere sulle tasche dei molti che ogni giorno utilizzano il trasporto pubblico di Roma e perché no, anche i treni di Ferrovie.
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Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.