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I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della finanz

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della finanz

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 11:36

Va bene franz, rispostiamoci qui...dopo quanto postato nell'altro forum relativamente ai sospetti di Prodi (la Germania sta aspettando che i mercati decidano il destino dell'euro) e l'editoriale di Scalfari (dove hai risposto solo su una parte del problema), non vedi anche tu un certo allarme da parte di influenti opinionisti, che pure fin'ora erano allineati con le tue tesi, sull'atteggiamento della Germania? Possibile che ci sei rimasto solo tu ( :D ) a difendere i tedeschi?
Lo stesso Monti comincia ad avere dei dubbi :


http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... z=ECONOMIA
Crisi, Monti lancia allarme sugli aiuti e allerta la maggioranza
Pressing di Hollande su Italia e Spagna
Berlino insiste sul rigore, timori nell'esecutivo italiano per possibili condizioni aggiuntive
di Marco Conti

ROMA - «La disponibilità mia, la mia amicizia e quella del mio Paese è fuori discussione, ma i tedeschi, e non solo la Merkel, vi vogliono sotto programma insieme alla Spagna». Queste le parole pronunciate da Francois Hollande martedì scorso, durante l’incontro all’Eliseo con Mario Monti e i ministri Moavero e Grilli. Seduto alla sua scrivania il presidente francese ha gelato così i suoi ospiti offrendo loro, affinché si riprendessero, un sorso di Evian prima di congedarli a stomaco vuoto. Il racconto di quell’incontro, fatto da uno dei presenti, spiega molte cose. Ad esempio spiega perché il giorno dopo ad Helsinki è stato lo stesso presidente del Consiglio a tentare il tutto per tutto rilanciando l’idea di concedere la licenza bancaria all’Esm sino al punto di irritare ancor più Berlino e ammettendo, al tempo stesso e per la prima volta, che l’Italia potrebbe aver bisogno dello scudo. Il film dell’ultimo e forse disperato tentativo di Monti di evitare la firma del memorandum, si concluderà il giorno seguente a Madrid quando insieme al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, Monti attende la conferenza stampa di Draghi da Francoforte prima di presentarsi ai giornalisti e spiegare che non intende dimettersi anche se l’Italia dovesse essere costretta a mettere la firma sotto una richiesta di aiuto da parte del fondo la cui attivazione, specifica Draghi, «sarebbe su richiesta e a determinate condizioni».

Malgrado gli esorcismi di Pierluigi Bersani, che ieri ha sottolineato che all’Italia non potrà essere chiesto nessun provvedimento in più di quanto già concordato con la Commissione, è molto difficile sperare che ad un Paese sotto programma non possano essere chieste altre misure. D’altra parte i virtuosi paesi del Nord, Germania in testa, al consiglio europeo di giugno piegarono la testa e diedero il via libera al meccanismo di intervento del fondo anti-spread, solo a patto di esplicita richiesta e di sottoscrizione di un verbale di intesa.

Più o meno ciò che accadde proprio un anno fa quando Berlusconi ricevette dalla Bce e dalla Commissione la ormai famosa lettera (che aveva lui stesso sollecitato) che conteneva una serie di impegni che l’Italia sottoscrisse rispondendo con altra missiva. Fu in quella occasione che all’Italia venne tolto un anno per raggiungere il pareggio di bilancio fissato da allora per il 2013. A distanza di un anno la procedura sembra ripetersi seppur in altre forme e «le condizioni» di cui parla Draghi non potranno che partire da un’applicazione delle misure più fedele di quanto non sia stata fatto sinora. Dal taglio drastico delle province, alla riduzione del numero dei dipendenti pubblici, passando per l’articolo 18 e le liberalizzazioni, non c’è uno degli argomenti affrontati dall’attuale governo che non possa essere affrontato in maniera ancor più drastica.

Monti, malgrado l’impegno di questi mesi, sembra ormai rassegnato alla richiesta d’aiuto che di fatto commissaria la politica e i governi che resteranno a lungo esposti alle scelte che verranno dettate da Commissione Europea, Bce e financo Fondo Monetario vista l’impossibilità di concedere all’Esm la licenza bancaria che gli permetterebbe di avere risorse illimitate. Ammesso che la corte costituzionale tedesca dia via libera al Fondo, la sua dotazione sarà al massimo di 500 miliardi di euro. Troppo pochi per pensare di sostenere contemporaneamente sui mercati le banche spagnole, i bond iberici e i titoli di stato italiani senza dover ricorrere alle dotazioni del Fondo Monetario.

Proprio questa eventualità che è molto più di un’ipotesi, atterrisce il governo. Concedere licenza bancaria all’Esm è stata ed è ancora, la speranza del governo italiano alla quale però i tedeschi si oppongono con tutte le forze al punto che il Der Spiegel ieri l’altro ha accusato Monti di aver dichiarato guerra anche alla Merkel proprio per aver rilanciato da Helsinki questa ipotesi. La festa con la quale ieri l’altro i mercati hanno accolto la disponibilità della Spagna a chiedere aiuto, è la conferma di un percorso tracciato che però Monti in settimana intende discutere con i leader della maggioranza Alfano, Bersani e Casini che alle prossime elezioni rischiano di pagare un prezzo a favore delle forze più critiche nei confronti dell’Europa che sembra avviarsi, come ipotizzato dall’ex ministro Tremonti nel suo ultimo libro, a dividersi tra virtuosi paesi nordici e paesi sotto programma che, lentamente, ma inesorabilmente, saranno costretti a continui «compiti a casa».
Domenica 05 Agosto 2012 - 09:25 Ultimo aggiornamento: 09:51

Mentre IlSole24ore argomenta:

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbZ7MXJG

I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della finanza

di Vito Lops 04 agosto 2012

La crisi dei debiti sovrani unita a un sistema finanziario internazionale ampiamente deregolamentato è una miscela esplosiva per la serenità dei mercati finanziari, mai come in questo momento simili a delle giostre, con violenti e quotidiani saliscendi. Resta il fatto che questi incresciosi movimenti di capitali da un asset all'altro stanno facendo allo stesso tempo fiorire dei paradossi. Ecco, in questa selezione, una raccolta dei 10 più eclatanti.

1) L'euro crollerà? E allora perché il Bund sprizza salute?
In molti hanno profetizzato seri rischi per la moneta unica europea negli ultimi tempi. A luglio, per citarne uno, il presidente del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde ha indicato che l'euro ha tre mesi di vita, in assenza di riforme sostenziali (così si è espresso anche il finanziere ungherese George Soros). Allora, se l'euro è davvero così messo male pare un controsenso rifugiarsi sul Bund tedesco (che infatti è intorno ai minimi storici) considerando che la Germania sarebbe pienamente invischiata in un'eventuale debacle dell'euro: alcuni studi indicano che con la rivalutazione del marco che ne conseguirebbe l'economia tedesca andrebbe immediatamente in profonda recessione con Pil in caduta di oltre cinque punti percentuali.

2) Spread su, Borse giù ma l'euro tiene
Se l'Eurozona è in crisi come mai la valuta che ne rappresenta l'area, pur avendo perso da inizio anno circa il 7% nei confronti del dollaro, tiene tutto sommato in questa fase di turbolenza finanziaria? Va certamente meglio di Borse (Piazza Affari è a -17% da marzo) e spread (che dai minimi di aprile sotto quota 300 viaggia ormai stabilmente sopra 450 punti).

3) Davvero In 15 mesi è cambiata la storia dell'Italia?
Ad aprile 2011 lo spread tra BTp e Bund era era di poco superiore a quota 100. Oggi, come visto è sopra 450 con frequenti escursioni oltre quota 500. Eppure nel frattempo, tra manovre lacrime e sangue, il governo Monti ha sinora applicato un mix di austerity da 65 miliardi di euro. È possibile che in appena poco più di un anno, e nonostante l'approvazione di riforme strutturali, il quadro dell'Italia sia così peggiorato rispetto a 15 mesi fa


4) L'Irlanda (salvata) sottrae imprese alla concorrenza
Come spiegare anche la gestione del salvataggio dell'Irlanda? Al pari di Portogallo e Grecia l'Irlanda ha ricevuto gli aiuti da parte della cosiddetta troika (Ue-Bce-Fmi): ovvero prestiti a tassi agevolati per oltre 70 miliardi di euro. Ma l'Irlanda ha ricevuto un altro straordinario aiuto: quello di poter applicare un'aliquota fiscale del 12,5% alle imprese. Un vantaggio non da poco che spinge naturalmente molte aziende dell'Eurozona a spostare la sede a Dublino penalizzando in questo modo gli altri Stati dell'area euro che non possono permettersi queste aliquote da semi-paradiso fiscale. Che Unione è quella che consente a uno dei Paesi di sfavorire gli alleati attraverso l'applicazione di una fiscalità di favore a uno dei suoi membri?
Ultima modifica di ranvit il 05/08/2012, 11:40, modificato 1 volta in totale.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 11:39

(II parte articolo del Sole24Ore)


5) La Bce è l'unica tra le big che non può stampare moneta
Le Banche centrali di Giappone, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti hanno in comune la facoltà di poter stampare moneta ponendosi difatti come prestatori di ultima istanza. La Banca centrale europea non può farlo. Questa mancanza di potere, che spesso agisce come formidabile deterrente contro attacchi speculativi, è considerata da molti economisti il primo problema da risolvere per risolvere una volta per tutte la crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona.

6) Euribor
Se è vero che l'Euribor è il tasso a cui una media di 43 banche, prevalentemente dell'area euro, si prestano denaro fra loro, non si capisce perché sia così basso in una fase, come quella attuale, caratterizzata da una crisi generalizzata del mercato interbancario e dalla scarsa fiducia tra i vari istituti che preferiscono rivolgersi direttamente presso lo sportello della Bce per chiedere soldi. Certo, sull'Euribor così come per il britannico Libor, incombono pesanti accuse di manipolazione. Resta il fatto che, al di là di quelli che saranno gli accertamenti della giustizia, un Euribor così basso (3 mesi allo 0,38% e un 1 mese allo 0,15%) non si è mai visto nella storia dell'euro.

7) Stati Uniti e Inghilterra hanno un deficit/Pil simile alla Grecia
Il rendimento dei Tresaury statunitensi e dei Gilt britannici è in linea con quello del Bund tedesco: ovvero i mercati attribuiscono a Inghilterra e Stati Uniti un alto livello di affidabilità. È paradossale però se si guarda al fortissimo indebitamento dei Paesi anglosassoni (comprendendo debito pubblico, di imprese e famiglie) e al deficit/Pil che viaggia intorno al 10%, lo stello livello della Grecia.


8) Le banche italiane valgono meno di McDonald's
Un altro paradosso di questa crisi finanziaria è che le banche italiane valgono in Borsa poco più di 50 miliardi di euro, un valore inferiore alla quotazione della sola McDonald's (74 miliardi) e di altre 84 aziende al mondo. La Apple, ad esempio, vale circa otto volte il sistema bancario italiano.

9) Indici di Borsa oscillano ormai come titoli derivati
Nelle ultime settimane gli indici di Borsa, in particolare quelli di Milano e Madrid, hanno subito violentissime oscillazioni al ribasso e al rialzo, con scostamenti anche superiori al 6%. Se in passato questi movimenti erano più rarefatti, adesso stanno diventando all'ordine del giorno. Avvicinando paradossalmente la volatilità di questi indici - e dei titoli a larga capitalizzazione che li compongono, molti dei quali nei portafogli di piccoli risparmiatori - a quella che si vede abitualmente nel mercato dei derivati (warrant, opzioni, ecc.).

10) Derivati ben oltre i livelli della crisi subprime
C'è chi ama ricordare che l'attuale crisi dei debiti sovrani è un'onda lunga della crisi dei derivati sui mutui subprime propagata nel mondo dagli Stati Uniti dall'estate del 2007. Da allora, secondo le indicazioni della Banca dei regolamenti internazionali, il mercato dei titoli derivati anziché diminuire, si è rafforzato. Tanto che oggi questi contratti valgono nove volte il Pil del pianeta. E questo, per dirla tutta, è il paradosso dei paradossi.
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 12:53

Ancora...

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 96023.html

Monti: Salvare Italia da rovina, spero di restare fino 2013
Intervista a Spiegel: 'Risentimento antitedesco mi preoccupa, ne ho parlato con Angela Merkel'
05 agosto, 12:46


BERLINO - "Se tutto va secondo i piani resterò in carica fino aprile 2013 e spero che per allora avrò potuto salvare l'Italia dalla rovina finanziaria". Lo ha detto Mario Monti in un'intervista allo Spiegel precisando che la sua azione conta sul "sostegno morale di alcuni amici amici Ue, Germania in testa: sostegno morale e non finanziario", puntualizza.

"Nei mesi scorsi mi ha molto preoccupato, e l'ho raccontato alla cancelliera Merkel, il crescente risentimento del Parlamento" italiano "contro l'Europa, contro l'euro e contro i tedeschi". Monti ha ribadito i timori che l'euro diventi un fattore disgregante.

"Se avessi dovuto tenere in considerazione le posizioni del Parlamento italiano", dal quale "avevo avuto indicazioni di far passare gli eurobond" - ha detto Monti - "non avrei dovuto dare il consenso italiano nell'ultimo consiglio europeo" di fine giugno. Il premier ha spiegato che "ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento", anche perché se i governi seguissero "esclusivamente le decisioni dei parlamenti la rottura dell'Europa sarebbe più probabile della sua integrazione". Se la moneta unica diventa un fattore disgregante, "allora i fondamenti del progetto di Europa sono distrutti", prosegue poi il premier mettendo in guardia sul fatto che "le tensioni che hanno accompagnato negli ultimi anni l'eurozona recano già i tratti di una dissoluzione psicologica dell'Europa".

L'Italia ha dato aiuti all'Ue ma non ne ha mai usufruito. Il premier spiega che "il nostro debito pubblico quest'anno ha raggiunto il 123,4% del pil. Senza i contributi (per i fondi salva-Stati e i prestiti concessi ai Paesi in crisi) saremmo al 120,3%", ha aggiunto.

Le preoccupazioni tedesche e del nord Europa sul fatto che gli aiuti della Bce ai Paesi deboli dell'eurozona possano rallentare i processi di riforme e risanamento "sono infondate", ha sottolineato Monti. "Se lei leggesse le condizioni poste dai fondi salva-Stati europei o anche solo le dichiarazioni della Bce dello scorso giovedì, ammetterebbe che tali preoccupazioni sono infondate", ha considerato Monti.

"Ho solo sei giorni di vacanza e spero non saltino". Così Monti risponde ad una domanda sulle sue ferie. "Guardo comunque con rilassatezza all'estate", ha aggiunto il presidente del Consiglio.
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda franz il 05/08/2012, 14:28

Ranvit, ammetto che l'età avanza anche per me e che ho problemi di udito (che pero' non incidono sulle mia capacità di interagire sul forum) e di vista (che risolvo con i classici occhiali da lettura) ma non per questo occorre scrivere in size 150 e/o in grassetto perché io "capisca" meglio.
Detto questo, il tema dei paradossi è intrigante perché illustra medaglie e rovesci (paradossali solo se non vengono capiti).
Possibile che i cotanti esperti che cianciano "che con la rivalutazione del marco che ne conseguirebbe l'economia tedesca andrebbe immediatamente in profonda recessione con Pil in caduta di oltre cinque punti percentuali" non capiscano che una volta fuori dall'euro lo stesso marco tedesco potrebbe svalutarsi a piacere ed essere piu' aggressivo di oggi? Bene o male prima dell'entrata nell'euro il marco tedesco era valuta di riferimento per tanti paesi dell'est ex-sovietico e cosi' sarebbe anche un domani, obbligando i tedeschi a stampare una massa di marchi non solo per le necessità interne ma anche per quelle della sua area economica, a cu si aggiungerebbero di colpo tzutti gli altri paesi EU in classe AAA. Avendo un'elevata produttività ed esportazioni molto forti, i tedeschi non esiterebbero a proteggere la loro economia tenendo basso il marco, esattamente come oggi è costretta a fare (e per ora con successo) la ben piu' piccola Svizzera. I paesi forti non temono di stare fuori dall'euro (come già oggi svezia, UK, danimarca, norvegia e svizzera) ed altri paesi forti come Germania ed Olanda non temono ad uscirne. Hanno in tasca produttività e credibilità (come citato in vari articoli) e quindi sanno che avranno meno danni di altri. Piuttosto sono i paesi deboli a temere la fine dell'euro (cosi' come prima avevano fatto di tutto per entrarci, anche carte false come la grecia). Ed infatti (quoto) il bund sprizza di salute ed Hollande striglia Italia e Spagna, non la germania. Hollande ha piu' paura del contagio da Spagna ed Italia, che della forza germanica.

PS: sul fatto che i derivati siano piu' di nove volte il PIL abbiamo già spiegato (ed ironizzato) in passato.
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 15:56

Possibile che i cotanti esperti che cianciano "che con la rivalutazione del marco che ne conseguirebbe l'economia tedesca andrebbe immediatamente in profonda recessione con Pil in caduta di oltre cinque punti percentuali" non capiscano che una volta fuori dall'euro lo stesso marco tedesco potrebbe svalutarsi a piacere ed essere piu' aggressivo di oggi

Dio perdona loro che non sanno quello che fanno! :lol:

Andiamo franz....se le cose continueranno cosi' (gli alti tassi ingiustificati puniscono esgeratamente i Pigs e premiano esageratamente i Paesi "forti") fra poco anche Monti e compagnia bella arriveranno alla conclusione di lasciar perdere l'euro. Restera' solo...l'ultimo dei mohicani :D


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbmWNvJG

Monti: gli alti tassi italiani sovvenzionano il debito di Berlino. Troika soddisfatta dei progressi di Atene



Mentre la Troika (Ue-Bce-Fmi) si dichiara soddisfatta dei progressi della Grecia nel percorso di risanamento dei conti, il premier italiano Mario Monti, in un'intervista allo Spiegel, fa il punto sull'attuale crisi dell'Eurozona spiegando di volere dagli amici dell'Ue, compresa la Germania, «sostegno morale e non finanziario».

Quanto agli alti tassi d'interesse che l'Italia deve pagare sui titoli di Stato, secondo Monti «sovvenzionano i bassi tassi tedeschi». Su tale condizione pesa sicuramente «il rischio di una frantumazione dell'Eurozona», considera il premier: «Senza questo rischio i tassi d'interesse per i titoli di Stato tedeschi sarebbero anche un po' più alti».

L'Eurozona da anni è accompagnata da tensioni «che assumono le sembianze di una disgregazione psicologica dell'Europa», ha dichiarato Monti. Il premier italiano, parlando all'opinione pubblica tedesca, lancia un chiaro monito: non bisogna lasciare che l'euro si trasformi in un elemento di divisione, perché questo metterebbe a repentaglio le stesse «fondamenta del progetto europeo».

Monti osserva che i mercati sono in preda a forte agitazione, quindi è positivo l'intervento prospettato dal presidente della Bce Mario Draghi, perché «i problemi vanno risolti velocemente, ora». In quest'ottica, i governi devono avere uno «spazio autonomo di manovra» rispetto ai parlamenti, altrimenti uno scenario di «disintegrazione» dell'Europa sarebbe più probabile di uno di integrazione.

Monti sottolinea poi che la crisi in corso nell'Eurozona non va letta come una sfida tra Nord e Sud dell'Europa, perché l'euro è moneta per 330 milioni di europei. Serve agire in modo determinato, esorta Monti, per tornare «su una strada sicura, con meno costi per tutti».

Preoccupato per il risentimento antitedesco
«Nei mesi scorsi mi ha molto preoccupato, e l'ho raccontato alla cancelliera Merkel, il crescente risentimento del Parlamento» italiano «contro l'Europa, contro l'euro e contro i tedeschi. Se avessi dovuto tenere in considerazione le posizioni del Parlamento italiano, dal quale avevo avuto indicazioni di far passare gli Eurobond - ha detto Monti - non avrei dovuto dare il consenso italiano nell'ultimo consiglio europeo» di fine giugno. Il premier ha spiegato che «ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento», anche perché se i governi seguissero «esclusivamente le decisioni dei parlamenti la rottura dell'Europa sarebbe più probabile della sua integrazione».

Se la moneta unica diventa un fattore disgregante, «allora i fondamenti del progetto di Europa sono distrutti», prosegue poi il premier mettendo in guardia sul fatto che «le tensioni che hanno accompagnato negli ultimi anni l'Eurozona recano già i tratti di una dissoluzione psicologica dell'Europa».

Fmi soddisfatto dei progressi della Grecia
Intanto le discussioni tra gli esperti dell'Ue, Fmi, e Bce e i responsabili greci hanno registrato «progressi». Lo ha affermato Poul Thomsen, esperto del Fondo monetario internazionale che partecipa ad Atene alla preparazione di una nuova serie di misure di rigore per la Grecia da 11,5 miliardi di euro. «Abbiamo fatto progressi, torneremo all'inizio di settembre ad Atene», ha detto Thomsen ai media al termine della riunione con i ministri delle Finanze e del Lavoro greci, Yannis Stournaras e Yannis Vroutsis
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda ranvit il 06/08/2012, 12:40

Ma che minchia c'entra la democrazia?
E neanche una paola sul fatto che fin'ora NON abbiamo ancora preso neanche un euro dalla Germania mentre abbiamo contribuito, facendo salire il debito pubblico, al finanziamento di Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo e che con i ns altissimi interessi stiamo finanziando anche la Germania... :twisted:
Quest'anno mia figlia è andata a Cefalonia per le vacanze....l'occasione mi ha ricordato come sono fatti e come ci considerano i tedeschi. E non sono cambiati!

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbnfJJKG


Berlino attacca Monti: non siamo pronti a cancellare la democrazia per finanziare i debiti italiani


Critiche bipartisan, in Germania, all'intervista del premier Mario Montipubblicata ieri da Der Spiegel. Ai politici tedeschi di tutto l'arco costituzionale non sono piaciute, in particolare, le considerazioni sull'autonomia dai parlamenti nazionali che i governi devono essere in grado di esercitare nelle trattative a Bruxelles.

Molto duri gli attacchi dai falchi della coalizione di maggioranza, i liberali dell'Fdp e i bavaresi della Csu, mentre appare più conciliante la posizione della Cdu della cancelliera Angela Merkel. Addirittura di attacco alla democrazia» parla il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt: «Il signor Monti ha evidentemente bisogno di una chiara presa di posizione. Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani», ha detto. Per il capogruppo liberale Rainer Bruederle bisogna «fare attenzione» che nel necessario processo di riforme «l'Europa rimanga sufficientemente legittimata dal punto di vista democratico».

Sul portafoglio dei tedeschi punta invece l'euroscettico liberale Frank Schaeffler, secondo cui «Monti vuole risolvere i suoi problemi facendoli pagare ai contribuenti tedeschi». Più morbido il parlamentare della Cdu Michael Grosse-Broemer, per cui se pure resta decisiva la capacità d'agire dei governi, «ciò non giustifica in nessun modo il tentativo di limitare il necessario controllo parlamentare». Sul fronte dell'opposizione, nette le parole della socialdemocratica Spd che, sempre a proposito dell'autonomia dei governi dai parlamenti nazionali invocata dal premier italiano, per bocca del vicecapogruppo al Bundestag, Joachim Poss, ha considerato come «l'accettazione dell'euro e del suo salvataggio viene rafforzato dai parlamenti nazionali e non indebolito». Evidentemente, ha proseguito Poss intervistato dal Rheinische Post, «gli anni di Berlusconi hanno indebolito l'immagine del ruolo del Parlamento».
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda trilogy il 06/08/2012, 14:15

ranvit ha scritto:Ma che minchia c'entra la democrazia?....


In questo caso centra eccome. Monti ha fatto una riflessione molto berlusconiana sull'autonomia dei governi dai Parlamenti, e i parlamentari tedeschi si sono irritati.
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda flaviomob il 06/08/2012, 15:03

Del resto, anche Mario M. fu un "piccolo fan" di Silvio Nostro...

http://www.linkiesta.it/professor-monti ... berlusconi


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: I 10 paradossi dell'Eurozona nella calda estate della fi

Messaggioda ranvit il 06/08/2012, 16:01

trilogy ha scritto:
ranvit ha scritto:Ma che minchia c'entra la democrazia?....


In questo caso centra eccome. Monti ha fatto una riflessione molto berlusconiana sull'autonomia dei governi dai Parlamenti, e i parlamentari tedeschi si sono irritati.


A parte il fatto che Monti ha soltanto detto una cosa ovvia in tutti i Paesi democratici. In particolare in quelli dove è netta la separazione dei due poteri esecutivo e legislativo ma anche, in buona sostanza, in quelli parlamentari dove il Governo governa e il Parlamento puo' approvare o bocciare ma....dopo; meccanismo che consente quindi al Governo di indicare una strada da percorrere.Viceversa sarebbe assemblearismo.

A parte tutto cio', dicevo, nella sostanza i partiti tedeschi che hanno criticato Monti non hanno risposto alla sostanza del problema: a tutt'oggi la Germania non ha sborsato un euro per l'Italia, anzi siamo noi ad aver dato un bel po' di soldi per l'aiuto dei Paesi "sotto tutela" (pur costandoci un uilteriore aumento del debito pubblico, ed aiutando indirettamente le Banche tedesche e Francesi molto esposte con la Grecia) ed a finanziare il debito della Germania con gli ingiustificati interessi che siamo costretti a pagare.

Se le cose continuano cosi', o esce la Germania dall'euro o usciamo noi! Prima che sia troppo tardi!
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Il nuovo feudalesimo e la sovranità perduta

Messaggioda ranvit il 06/08/2012, 16:05

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abo1TlJG

Il nuovo feudalesimo e la sovranità perduta

di Guido Rossi
È ora evidente che, dopo la presa di posizione della Bce in difesa dell'euro e per il sostegno dei titoli del debito pubblico dei Paesi che ne richiedano un intervento, la storia d'Europa sta precipitosamente cambiando.
Una vera ambigua battaglia si è scatenata fra la troika (composta dalla Bce, l'Fmi e le istituzioni europee dominate dall'ideologia cultural-politica tedesca, che impone punizioni e austerità agli Stati peccatori) e l'amica/nemica della troika, la grande speculazione finanziaria la quale, come s'è visto nei giorni scorsi, toglie ogni credibilità al dio mercato, in un'altalena di perdite e guadagni razionalmente ingiustificata.
Che una decisa politica anti-spread rivendicata dalla Bce possa in qualche misura osteggiare la speculazione è conseguenza indiscutibile, ancorché in difetto di un'Europa politicamente unita e democratica il prezzo che si fa pagare ad alcuni Stati membri è altissimo. Oltre alle misure di politica economica e sociale, rovinose e depressive, e già imposte, dal fiscal compact alla spending review, altre ne saranno intimate agli Stati che chiederanno l'aiuto contro lo spread per mantenere il pareggio di bilancio. Tra quelli che, per molti versi non parevano ancora, fino a non molto tempo fa, destinati al fallimento, v'è ora la Spagna e poi probabilmente, nonostante le sovente contraddittorie, ma sempre ostentate dichiarazioni, l'Italia.

Si sta così ripetendo un fenomeno che Montesquieu, commentando le leggi feudali dell'Europa medievale, le considerava un avvenimento accaduto una volta sola nel mondo e «che forse non accadrà mai più». Ebbene, Montesquieu si sbagliava. Infatti, allora come oggi, insieme alla brutalità del comando, è determinante il dominio dell'economia sulla vita pubblica e sui diritti e soprattutto la confusione fra la ricchezza e l'autorità. Allora si trattava della ricchezza terriera, oggi della ricchezza finanziaria.
Come allora, il presupposto si giustifica con lo "Stato di eccezione", teorizzato da Karl Schmitt, che comporta la rigida soggezione economica della moltitudine ad alcuni potenti, siano essi finanzieri, tecnici o burocrati, poco importa.
Quella attuale è la nuova forma di feudalesimo, che sottrae la sovranità agli Stati e alle sue istituzioni: si potrà forse dire non schiave, ma ridotte spesso, con ingiustificata presunzione, a semplici esecutori di politiche economiche, monetarie e sociali, imposte non certo democraticamente dal di fuori.

Il trasferimento della sovranità dello Stato democratico al Leviatano tecnocratico della troika, passaggio invero che sembra obbligato per arrivare all'unica possibile soluzione di un'Europa politicamente unita e democratica, comporta quindi una revisione totale dei diritti dei cittadini e delle istituzioni democratiche, assopite nelle loro funzioni e dedite ormai solo all'esecuzione delle decisioni di gerarchie esterne e fuorvianti.
È così che i problemi del rispetto dei diritti umani e della giustizia sociale, insieme con i mali peggiori delle disuguaglianze, tra le quali domina la disoccupazione, diventano trascurabili e importano solo un vago richiamo a parole che han perso il loro significato, sicché secondo il pensiero del grande poeta W. Auden: «When words lose their meaning, physical force takes over». E qui la forza è quella del feudalesimo della troika, poiché ciò che conta è solo l'imposizione dell'austerità, sempre più regina della depressione economica.

Pare allora persino inutile, come già ricordai altra volta avevano fatto Benedetto Croce e Luigi Einaudi, scagliarsi ai tempi delle crisi contro i governi tecnici, poiché, come appare evidente, l'insieme dei partiti politici, per quel che riguarda non solo noi, ma anche altri Paesi, sono in devastante disgregazione programmatica e sempre più portati a vaniloquio politico, alimentato da conflitti interni di modesta levatura. Tecnici e politici di professione son del tutto eguali. Questa inquietante crisi della democrazia politica, alla quale il degrado culturale della nostra classe dirigente non ha opposto alcuna resistenza, mette sempre più in pericolo sia la democrazia, sia la giustizia sociale. Il fenomeno non pare affatto destinato a processi di inversione, che solo una politica di unificazione europea potrebbe modificare, o un radicale rinnovamento di fronte alle prossime scadenze elettorali del personale politico. Per il momento, tuttavia, ancora una volta, la descrizione più appropriata della nostra stagione politica ci viene dai noti versi di Giuseppe Ungaretti: «Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie», al quale può fare oggi giusta eco Vincenzo Cardarelli: «Autunno. Già lo sentimmo venire / nel vento d'agosto».
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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