da Myosotis il 26/07/2010, 15:40
Caro Piero, quando la vita reale ha il sopravvento sui massimi sistemi, le ideologie e le dialettiche politiche diventano roba stanca e polveroso, retaggio di chi ha ancora qualcosa da perdere o da guadagnarci nel farne carne da macello. La vicenda di Pomigliano è emblematica della situazione tremenda in cui vent'anni di governo pidduista e semifafioso della società ha gettato questo paese. E, se Marchionne sveste gli abiti di salvatore della patria per manifestarsi lo squalo che è in realtà, mi sembra il minimo comune denominatore da cui una sinistra dovrebbe trarre le ovvie conseguenze suffragate dai fatti oggettivi che tutti abbiamo in casa o, perlomeno, guardiamo svolgersi impietosamente sotto i nostri occhi.
Invece questi sono qui da vent'anni a ripeterci che gli interessi dei padroni e quelli dei lavoratori sono la stessa cosa, vent'anni di pencolare politico di una classe dirigente che segnatamente, e coesivamente, ha perorato la causa dei padroni e denigrato i diritti dei lavoratori, così da ridurci al nulla che ci siamo ridotti dentro e fuori di noi.
E' che c'è un confine sottile, sottilissimo, tra quello in cui credi e quello che sei, tra ciò che pensi ed il modo in cui agisci nella realtà di ogni giorno. Un confine morale che pochi si ostinano a non voler superare; ma siamo sempre di meno, sempre più poveri, sempre più derisi dai nostri stessi "compagni" di strada e di destino. Quello stesso destino che una volta amavo definire futuro nella misura in cui mi sembrava assurdo che ciascuno nascesse marchiato; quello stesso destino a cui, invece, oggi, ci dovremmo rassegnarci nella comprensione che la società in cui siamo vissuti non è stata che un attimo di respiro in una storica apnea di disperazione sociale nella quale vedo rigettati i miei figli e me stessa senza apparente speranza di riuscirla a combattere almeno in questa vita.
Cosa mi aspetto dalla classe politica dirigente è ormai inutile a dirsi e ad esprimersi. Non mi aspetto nulla da loro ma molto da me stessa e dai "compagni" che - come durante la Resistenza - potevano essere anarchici, comunisti, socialisti, preti, semplici briganti, o contadini, o operai, o borghesi, o braccianti e così via discorrendo - continuano a combattere: perchè sappiamo profondamente ed oggettivamente che questo in cui ci stanno sprofondando è il peggiore dei mondi possibile ma che non è certo l'unico.
Un bacio
Paola