E cosa gliene frega dei coreani e dei cinesi alla corte europea dei diritti? Vediamo "gombloddi" ovunque?
Balle.
Se non vuoi l'emissione di diossina usi filtri adeguati. Ovviamente sono i più costosi. Ovviamente i privati non vogliono farsene carico, il lucro dev'essere sempre massimizzato. Anche a prezzo della vita e della salute (altrui).
Ilva, in vigore il diktat Aia "Diossina da dimezzare sui camini filtri non adatti"
VITTORIO RICAPITO
DA oggi l'Ilva deve dimezzare le emissioni di diossina ma per gli ambientalisti di Peacelink non ci riuscirà perché non ha filtri adeguati. La legge regionale anti diossina del 2008 prevede controlli in continuo sul camino E312, una torre alta più di 200 metri che nel 2006 sputava fuori più del 90 per cento della diossina di tutta Italia.
A distanza di otto anni da quella legge tuttavia, i controlli continuano a essere solo periodici. Manca ancora un decreto del ministro per l'Ambiente che imponga a Ilva di adottare i campionamenti in continuo.
L'autorizzazione integrata ambientale (Aia) da oggi però si fa più stringente. Si scende dall'attuale soglia di 0,30 nanogrammi di diossina per metro cubo a 0,15. «Da oggi Ilva sarà fuorilegge — commenta Alessandro Marescotti di Peacelink — è giusto che tutti i politici lo sappiano. Con elettrofiltri e filtri a carboni attivi non riuscirà a rispettare la norma. Servono i costosi filtri a manica che il siderurgico non ha installato». Per questo Peacelink ha scritto alla Commissione europea chiedendo di fermare lo stabilimento tarantino.
Nel 2015 i valori dell'ultima campagna di controlli realizzata da Arpa sul gigantesco camino sono incoraggianti, tra 0,03 e 0,05 ma solo a novembre 2014 erano dieci volte superiori, tra 0,22 e 0,50. Valori che da oggi sarebbero fuorilegge. «In realtà — aggiunge Marescotti — ci sarebbe un limite ancora più rigido, cioè 0,10 previsto da norme europee che dovevano scattare a gennaio 2016 ma che per l'Ilva sono state prorogate a febbraio 2017».
A preoccupare non c'è solo la diossina diffusa nell'aria ma anche quella depositata al suolo, al quartiere Tamburi, con valori mai registrati in Italia, se non durante il disastro di Seveso. Mentre la comunità scientifica cerca di interpretare quei picchi di diossina fuori dallo stabilimento, decine di volte superiori a quella depositata nel reparto cokerie, il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno scrive ai ministri di Ambiente e Salute chiedendo di mandare gli ispettori per far luce sul caso. «Nessuno s'offenda — chiarisce il sindaco — non è diffidenza verso l'Arpa ma va chiarito una volta per tutte se c'è pericolo per la salute dei cittadini. Anche io come medico se ho dubbi su una diagnosi chiamo un consulente esperto».
Il 17 maggio ripartirà in corte d'assise il processo "Ambiente svenduto". La procura sostiene che per anni la diossina dell'Ilva ha avvelenato alimenti come latte, uova, carni e prodotti caseari. Nel corso dell'inchiesta sono stati abbattuti diversi allevamenti di bestiame e distrutte intere coltivazioni di cozze in Mar Piccolo.
Per i commissari dell'Ilva, però, la situazione è parecchio migliorata. «Con investimenti per 200 milioni polveri e inquinanti sono scesi del 55 per cento — ha detto di recente Alla Camera Enrico Laghi — il 93 per cento delle prescrizioni Aia con scadenza luglio 2015 è stato completato».
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IL CAMINO
I controlli sui livelli di diossina vanno effettuati sul camino E312 alto più di duecento metri
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