Ed invece si tratta in gran parte di imprenditori, esponenti di quella "società civile" che si conferma non tanto migliore della classe politica.
Gli armatori di Genova e i figli del cassiere della mafia siciliana Gli italiani nella rete
GLI IMPRENDITORI DEL NORD BROKER E IMMOBILIARISTI L’OMBRA DELLA MAFIA
ECCO i primi 100 nomi italiani contenuti nei Panama Papers rivelati dall’Espresso. Da Milano alla Sicilia si delineano i contorni delle operazioni e i nomi dei titolari dei conti. Dopo le ammissioni del premier britannico David Cameron, che subisce il tiro incrociato dei media e dell’opposizione, emergono quindi con maggiore chiarezza i profili di 100 italiani che avrebbero scelto la via oscura dei paradisi fiscali. Molti di loro non commentano o smentiscono di essere coinvolti nella vicenda che sta facendo tremare politica e finanza. Oltre all’attore Carlo Verdone, ieri è stata la presentatrice Barbara D’Urso a respingere le accuse: «Non ho nessun patrimonio offshore. Ho rispettato e rispetto la legge italiana, ho pagato e pago regolarmente le tasse e il Fisco lo sa bene perché vengo controllata periodicamente, com’è giusto che sia».
In Lombardia ci sarebbe Mariele Bertè, che secondo le prime indicazioni è al vertice di Monteferro Holding, specializzata nella componentistica per ascensori. E ancora Roberto Contini, imprenditore nella metallurgia. Lorenzo Marazzini, titolare di aziende di onoranze funebri e Marco Perelli Cippo, ex amministratore delegato della Campari. In Piemonte ci sono diversi nomi. Tra questi Franco e Matteo Bonetto, padre e figlio, titolari di un’impresa che produce carta. Il figlio nega: «Cado dalle nuvole. Non sapevo di essere nell’elenco, né mi risulta di essere mai stato socio di una società a Panama ». Sono altri cinque i piemontesi nella lista
Espresso:
Francesco Ambrosione, di Bra (Cuneo) amministratore delegato di una società che lavora profilati in plastica, Maurizio Fiolis, un passato in politica; Eugenio Novero, titolare di un’azienda che produce tubi e Giancarlo e Bruna Sibona, imprenditori dell’omonima società di autotrasporti. In Liguria la procura di Genova ha aperto un fascicolo, per senza iscritti nel registro degli indagati. I nomi sarebbero legati al settore dello shipping, cioè l’economia del mare. Tra questi Andrea Nucera, un immobiliarista latitante; Gian Angelo Perrucci, storico braccio destro di Gabriele Volpi, petroliere che ha fatto la sua fortuna in Nigeria.
In Toscana ci sono due imprenditori del settore elettrico, Mauro Bigi e Maurizio Jacchia. Un altro imprenditore fiorentino è Candido Calugi, così come di Firenze è il dirigente d’azienda Franco Marabotti. Amministra un’azienda metalmeccanica di Firenze Marcello Menichetti. Di Lucca è Roberto Natangelo, che ha guidato un’azienda del settore arredamenti. Nel campo alimentare si muove invece Lorenzo Vanelli di Massa Carrara. A Roma troviamo 22 tra avvocati, commercialisti, imprenditori e nomi dello spettacolo. Oltre a Verdone e D’Urso, quello più conosciuto è Nicola Di Girolamo, ex senatore Pdl, finito al centro di una rete che tiene insieme la ‘ndrangheta e il mondo della criminalità “nera” e arrestato nel 2010 nell’ambito della truffa Telecom Sparkle. Con lui ci sono anche i broker Carlo Focarelli e Marco Toseroni. Molto noti sono anche i fratelli Roberto e Stefano Ottaviani (quest’ultimo genero di Gianni Letta) che controllano la società di catering Relais le Jardin. Tra gli altri nomi compare quello dell’immobiliarista Simeone Raccah e di Giovanni Cialella. La villa di quest’ultimo, imprenditore del ramo informatico, fu protagonista di un fatto di cronaca nera: un anno e mezzo fa, in quella casa venne decapitata Oksana Martseniuk.
Napoli: qui tutti reagiscono parlando chiaro. È il caso di Gianfranco Morgano, cardiologo erede di un impero alberghiero a Capri. L’anno scorso ha deciso di cambiare la sua vita, esce dalla società di famiglia, si trasferisce a Napoli e apre una società offshore: «Vale cento dollari e non me ne sono mai servito. Non c’è un conto collegato. E comunque quello che conta è che è stata aperta nel 2015, quindi entrerà soltanto nella prossima dichiarazione dei redditi». L’avvocato ed ex magistrato Silvio Sacchi spiega invece di aver messo la firma in qualità di fiduciario per la società di un amico imprenditore poi fallito. Tra i nomi il commercialista ******** ******* che spiega: «Ho pagato la mia società 600 euro con carta di credito e non l’ho mai utilizzata. Non ci sono conti correnti collegati. L’ho aperta nel 2011 e chiusa nel 2013. È stata cancellata dai registri e posso dimostrarlo in qualsiasi momento». C’è un po’ di tutto, invece, in Sicilia. Come l’imprenditore catanese Francesco Corallo, il re delle slot machine. Nell’elenco anche il finanziere Simone Cimino, noto nell’Isola per aver tentato nel 2010 di rilevare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Contattato, fa sapere di non avere alcun conto a Panama e di avere un regolare conto negli Usa. Tra gli imprenditori siciliani anche Carlo e Alfio Fazio. Contattato al telefono, Alfio Fazio smentisce categoricamente: «Non so di cosa stiamo parlando, non abbiamo alcun conto all’estero ». Nell’elenco ci sono comunque altri nomi noti. Come quello del finanziere lussemburghese Angelo Zito, scarcerato dopo una richiesta di patteggiamento. Nell’elenco, infine, anche Christian e Pietro Palazzolo, figli del cassiere della mafia Vito Roberto Palazzolo.
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Editato dalla moderazione per richiesta di diritto all'oblio 16.03.21