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Aggredire la crisi

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Aggredire la crisi

Messaggioda Robyn il 21/01/2009, 13:25

Dalla crisi se ne esce aiutando lavoratori(ammortizzatori veri) ,famiglie(detrazioni fiscali per chi fà più figli),piccola e media industria(riduzione pressione fiscale) e facendo le riforme strutturali.Il problema del sistema pensionistico è che l'Italia è un paese molto vecchio.L'elevamento a 65 anni ha sicuramente come effetto quello di rafforzare il welfare,ma come scompenso c'è che i giovani si inseriscono troppo tardi nel mondo del lavoro.L'elevamento a 65 anni dovrebbe comportare contemporaneamente il rafforzamento delle politiche per la famiglia,per promuovere la natalità,il recupero dei contributi evasi e la regolarizzazione degli immigrati.Solo quando il sistema si sarà riequilibrato nel medio lungo periodo si potrà tornare ad un'età accettabile di pensionamento.Questa crisi viene da molto lontano.Esattamente dalla fine del comunismo.Si pensò che il crollo del comunismo avrebbe significato il trionfo del capitalismo.Invece significava l'inizio della fine di questa forma di capitalismo.Si andrà senza dubbio verso un capitalismo diverso da come lo abbiamo conosciuto Ciao Robyn
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda Robyn il 21/01/2009, 18:40

Le politiche di bilancio imposte dalla Bce non sono giuste.Le risorse non possono essere finalizzate al contenimento del debito pubblico,lasciando i cittadini privi di potere d'aquisto.In questo modo non si stabilisce un circolo virtuoso ma un circolo vizioso che porta all'impoverimento.E necessario invece riprendere le teorie di keynes.Keynes diceva che l'economia cresce se si espande il debito pubblico oppure se si riducono le imposte.La prima strada non è perseguibile perche abbiamo un grande debito pubblico ed un'ulteriore espansione provoca un'aumento successivo di imposte.Invece bisogna perseguire la seconda strada e cioè la riduzione delle tasse per gli agenti dell'economia che sono lavoratori,famiglie ed imprese.La riduzione delle tasse può avvenire tagliando la spesa superflua e recuperando l'evasione fiscale.Il taglio delle tasse per lavoratori,famiglie e imprese rimette in moto i consumi e gli investimenti e quindi l'economia e il gettito fiscale.L'aumento del gettito fiscale può essere impiegato per ridurre il debito che a sua volta permette un'ulteriore riduzione delle tasse.Un'ulteriore taglio delle tasse permette ancora una volta l'espansione dell'economia le cui risorse possono essere impiegate per il welfare.I consumi non sono solo determinati da un sufficente reddito,ma anche dalla certezza di averlo sempre.Infatti un lavoratore spende poco non solo perche ha un basso reddito ma perche non ha la sicurezza della continuità del reddito.Diciamo che il calo dei consumi non è determinato solo dal basso reddito ma anche dalla mancanza di sicurezza sociale.Per stimolare i consumi non e solo necessario ridurre le imposte ma fare in modo che il reddito non finisca tutto in affitto,in mutuo,in bollette in assicurazione auto ,bollo tasse etc.Da qui la necessità dell'edilizia popolare e di asilo nido gratuti.La possibilità di liberalizzare quei settori ampiamente sviluppati,in modo da ridurre i costi dei beni tramite la concorrenza Ciao Robyn
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda pinopic1 il 21/01/2009, 18:57

Ho ascoltato Tabacci a RED. Diceva: l'Italia ha un debito pubblico che si aggira intorno al 108% del PIL. Paesi come gli USA e la Gran Bretagna sembrano avere un debito pubblico che è la metà del nostro. Ma il loro debito privato, ovvero i debiti delle famiglie, supera largamente il PIL. Se sommiamo al debito pubblico il debito privato vediamo che non sono molto distanti da noi.
Inoltre la Gran Bretagna sta nazionalizzando le banche in fallimento; quindi sta nazionalizzando il debito privato che diventa pubblico.

Ecco dove stava la virtù di questi paesi: fare poco debito pubblico e incentivare l'indebitamento privato per far correre l'economia.
Quindi la crisi non è dovuta, come diceva ieri sera semplicisticamente Casini, a quattro delinquenti, ma alle scelte di politica economica.
O no? Chiedo lumi.
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda guidoparietti il 21/01/2009, 19:35

pinopic1 ha scritto:Ho ascoltato Tabacci a RED. Diceva: l'Italia ha un debito pubblico che si aggira intorno al 108% del PIL. Paesi come gli USA e la Gran Bretagna sembrano avere un debito pubblico che è la metà del nostro. Ma il loro debito privato, ovvero i debiti delle famiglie, supera largamente il PIL. Se sommiamo al debito pubblico il debito privato vediamo che non sono molto distanti da noi.
Inoltre la Gran Bretagna sta nazionalizzando le banche in fallimento; quindi sta nazionalizzando il debito privato che diventa pubblico.

Ecco dove stava la virtù di questi paesi: fare poco debito pubblico e incentivare l'indebitamento privato per far correre l'economia.
Quindi la crisi non è dovuta, come diceva ieri sera semplicisticamente Casini, a quattro delinquenti, ma alle scelte di politica economica.
O no? Chiedo lumi.

Non ho sottomano i dati precisi, ma mi sembra che gli USA abbiano un debito pubblico molto alto anche se non al livello del nostro. La gran bretagna ha un debito pubblico nominalmente basso, ma mentre ero in inghilterra ho letto che molti accusano in realtà il governo blair e poi brown di aver fatto una sorta di trucco contabile, per cui certi debiti in particolare del sistema sanitario non figurerebbero ma di fatto ci sono, portando il totale non al 45% (pre-crisi economica) ma circa al 60% (sempre pre-crisi, poi c'è ancora da aggiungere le spese fatte a debito).
L'equivalenza tra debito pubblico e privato non mi pare che possa reggere. Il debito pubblico è una cosa che pesa su tutti noi e sulle capacità di azione dello Stato "per sempre" (o finché lo stato non fallisce), i debiti privati sono in capo a persone private e che vengano pagati oppure no non restano a carico di tutti noi e delle future generazioni. Nel caso in cui il sistema di indebitamento privato non regga più – poniamo una situazione in cui una parte molto ampia dei debitori dichiara bancarotta e i conti non tornano quindi più nel sistema del credito anche su larga scala – ci può essere una crisi economica anche più grave di quella che c'è ora, con effetti quindi molto duri sulla vita di tutti. Ma rimane concettualmente e praticamente diverso da un debito pubblico a carico di tutti e permanente nel tempo.
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda franz il 21/01/2009, 20:36

guidoparietti ha scritto:Non ho sottomano i dati precisi, ma mi sembra che gli USA abbiano un debito pubblico molto alto anche se non al livello del nostro. ....
L'equivalenza tra debito pubblico e privato non mi pare che possa reggere. Il debito pubblico è una cosa che pesa su tutti noi e sulle capacità di azione dello Stato "per sempre" (o finché lo stato non fallisce), i debiti privati sono in capo a persone private e che vengano pagati oppure no non restano a carico di tutti noi e delle future generazioni.

I dati precisi posso trovarli ma se ti fidi delle spanne, il debito pubblico americano è attorno al 60% del PIL (in zona Maastricht, quindi) mentre è enorme il deficit commerciale (bilancia dei pagamenti, differenza tra import ed export).
Spesso si fa confusione tra le due cose.
Concordo sul fatto che il paragone tra il debito privato e pubblico non regge ma sono comunque volumi da considerare quando si guarda l'affidabilità di un sistema paese.

Ciao,
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda pinopic1 il 21/01/2009, 22:21

I creditori sono le banche. Le banche scaricano i crediti inesigibili su tutto il sistema. Inoltre Tabacci (intervistato da Adinolfi) osservava che l'Inghilterra sta nazionalizzando le banche in difficoltà, quindi sta creando debito pubblico. Altri stati tra cui gli USA stanno finanziando le banche in difficoltà, quindi o fanno debito pubblico o diventano proprietari (gli stati) delle banche accollandosene i debiti.
Tabacci ha detto molte altre cose interessanti. Peccato non ci sia il testo nel blog di Adinolfi o nel suo.
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Re: Aggredire la crisi

Messaggioda Robyn il 21/01/2009, 22:48

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Per evitare l'impoverimento non è solo necessario ridurre le tasse sui redditi ma anche adeguarli all'inflazione reale.Una volta c'era la scala mobile.Con l'ingresso nell'euro le fluttuazioni dell'inflazione sono minori cioè c'è maggiore stabilità monetaria,ma bisogna sempre adeguare i redditi all'inflazione reale.Inoltre la riduzione del costo del lavoro e delle tasse per le piccole e medie imprese sono necessari per reggere la competizione internazionale ed evitare il processo di deindustrializzazione.Naturalmente il costo del lavoro è necessario anche per frenare la precarietà.In merito alle infrastrutture esiste il problema che non può esserci un'espansione all'infinito delle opere pubbliche poiche bisogna tutelare l'ambiente.Quelle utili vanno realizzate come ad esempio superstrade e trasporto ferroviario,ma l'edilizia può trovare molto sfogo nelle ristrutturazioni oltre a nuovi alloggi popolari e asili nido .E necessario anche un piano per l'energia come ad esempio centrali a pannelli solari e fotovoltaici Ciao Robyn
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