Noto con curiosità che molti cittadini oggi si incazzano contro le larghe intese.
Fra questi cittadini, ne conosco molti che furono dei forti sostenitori dell'Ulivo di Prodiana memoria.
Ma quell'eterogeneita' di culture, di radici politiche, di scuole di pensiero cosa era se non una larghissima intesa?
Oggi abbiamo il coraggio di criticare le larghe intese, mentr epochi anni fa esaltavamo ( non io, voglio precisarlo) l'accozzaglia di ex comunisti, ex democristiani, ex socialisti.
Romano ebbe la splendida intuizione che algebricamente si poteva battere l'odiato Berlusca. Ma non si chiese se sarebbe poi riuscito a governare. Io non sono un mago, ne lo ero a quei tempi, ma come un profeta solitario e anche deriso nei circoli arci, azzardai l'ipotesi che quelle accozzaglie non possono durare. E' solo questione di poco tempo. 1 anno, forse due se va bene. Poi c'è il fallimento e l'esito scontato per quei matrimoni impossibili.
Oggi finalmente emerge chiaro a tutti che quella esperienza fu un fallimento politico, anche se fu un successo elettorale.
E chi vi dice queste cose, pensate un pò, è stato favorevole pragmaticamente alle larghe intese di Letta.
Ma un conto è un accordo in assenza di soluzioni diverse. E quell'accordo deve essere perseguito per il bene del paese che non poteva essere lasciato allo sbando. Altro conto è organizzare un matrimonio fra soggetti oggettivamente incompatibili fra loro.
Il simpatico Matteo-uomo-che-affitta-il-ponte-vecchio-in-barba-ai-residenti, continua a sputare sopra un intesa che non aveva alternative.
Oggi, rivotereste l'Ulivo.
Io no. E ovviamente non l'ho votato neanche allora.
I socialdemocratici hanno una loro identità.
I popolari cattolici ne hanno un altra.
La loro diversità contribuisce agli equilibri che la politica deve garantire. Rimanendo su fronti opposti per non snaturare le proprie radici.