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Cosentino «referente dei Casalesi»
Escort e vacanze per voti e favori
Ecco tutte le accuse della Procura
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di Leandro Del Gaudio
NAPOLI - Uno che non va a braccetto in piazza con il boss, ma che viene ritenuto referente «politico nazionale dei casalesi». Un uomo politico per anni sostenuto dalla camorra degli affari, delle imprese, degli appalti.
Eccolo il ritratto di Nicola Cosentino, al termine del ragionamento del gip napoletano Egle Pilla. Viene bollato come il volto nazionale del crimine che si infiltra nelle istituzioni pubbliche e finanziarie e che ricambia con appalti e assunzioni.
Una lunga storia, raccontata dalle indagini dei pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Francesco Curcio, Henry John Woodcock, attraverso intercettazioni, fotografie, appostamenti. Ma anche con il racconto di pentiti storici e più recenti, tutti più o meno d’accordo nel ricostruire il ruolo svolto dall’ex sottosegretario all’Economia nei rapporti con Casal di Principe.
Non c’è solo la presunta sortita romana del 2007 in via Bari in una banca romana, assieme al collega di partito Luigi Cesaro, per strappare un fido milionario, ma agli atti finiscono anche storie di boss e pentiti della saga casalese. Era il nostro «politico nazionale», un «punto di forza», una «garanzia politica», un «valore aggiunto» da spendere dentro e fuori la terra di «gomorra». Accuse tutte da verificare, in vista di un probabile accertamento in aula, mentre è il gip Pilla ad insistere sulla storia della fidejussione milionaria ottenuta da imprenditori in odore di camorra grazie all’intervento dell’ex uomo forte di via venti settembre: «L’interfaccia della Vian srl era l’imprenditore Di Caterino, collegato ai Russo anche per motivi di parentela; i politici che dovevano sancire la sua riconferma erano sia Luigi Corvino sia Cipriano Cristiano, politici locali notoriamente eletti con i voti del clan, ma anche Nicola Cosentino, referente nazionale del sodalizio».
Accuse gravi, immediata la replica di Cosentino e Cesaro. Spiega Cosentino: «Sono sereno e consapevole che i fatti contestatimi potranno essere chiariti in un interrogatorio che chiederò appena sarò in possesso della documentazione processuale. Gli inquirenti penso siano stati sviati dal pregiudizio che mi accompagna nel processo in corso presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, processo che io stesso ho richiesto per dimostrare la mia totale estraneità ad accuse assurde ed infondate».
È il 25 maggio scorso, parla il pentito Roberto Vargas: «Cosentino rappresenta un punto di forza del casalesi. È la garanzia politica del clan. Tanto che, quando mi sono rapportato ad appartenenti ad altre organizzazioni, il fatto che noi casalesi godessimo di un rapporto privilegiato con l’onorevole Cosentino ci dava ”un punto in più”». Poi Vargas racconta un aneddoto: «Anche l’avvocato Filippone con me detenuto a Carinola, che si diceva molto amico del Senatore Dell’Utri (ovviamente estraneo a questa inchiesta, ndr), nonché persona inserita nella n'drangheta calabrese, diceva che noi a Casale ”stavamo a posto” grazie a Cosentino, che lui diceva di conoscere personalmente. Noi in Campania avevamo gli appalti che volevamo proprio grazie al Cosentino».
Accuse destinate a finire dinanzi ai giudici di Santa Maria Capua Vetere, dove da un anno è in corso il processo a carico dell’ex braccio destro di Tremonti, per un’ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica. È lo scorso 25 marzo, quando è Salvatore Caterino ad affondare il coltello.
Ancora voti e appalti, sostegno elettorale contro favori, tanto per ripercorrere il ragionamento svolto due anni fa dal gip Raffaele Piccirillo, sulla scorta delle accuse dell’ex imprenditore Gaetano Vassallo. Spiega oggi Caterino: «In occasione delle campagne elettorali, oramai da molti anni, mi sono sempre impegnato a fare propaganda in favore di Nicola Cosentino. Mi chiede perché i Cantiello ed i Russo impegnavano le persone a loro vicine nella campagna elettorale in favore dei Cosentino, ed io le rispondo che i Russo mi spiegavano che era importante per il clan avere un proprio referente nel Parlamento nazionale. Posso dirle che più in generale la famiglia Cosentino era agevolata dal clan camorristico dei Casalesi, poiché, come dicevano sempre i Russo erano stati loro a fargli avere una sorta di monopolio nella distribuzione del gas nell’intera provincia di Caserta. Così l’appoggio elettorale a Nicola Cosentino, è stato costante, dall’inizio degli anni ’90 fino alle ultime elezioni politiche. In sostanza il sostegno del clan non è mai mancato a Nicola Cosentino». Storie vecchie e nuove, che oggi colorano gli accertamenti su quel viaggio a Roma per ottenere soldi veri per un centro commerciale abusivo.
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Mercoledì 07 Dicembre 2011 - 10:51 Ultimo aggiornamento: 11:06