"Non mi identifico in nessuna delle due "scuole".
Per me il dato sul deficit futuro (gobba del 2035) è abbastanza oggettivo (per quanto possa esserlo un previsione demografica) e non vale per l'Italia ma un po' per tutto il mondo occidentale.!
Il dato sarebbe "oggettivo" in una prospettiva di continuità con la situazione presente: se il sistema sanitario non garantisse più le attuali prestazioni sanitarie (diritto alla salute) e se le condizioni materiali di chi percepisce la pensione intaccassero la qualità della vita degli over 65 e oltre, anche gli italiani - checchè le loro presunte qualità genetiche - comincerebbero a morire più giovani, o meno vecchi se preferisci. Il feedback mi pare evidente. E, in una realtà di tagli che a me sembra molto più oggettiva di uno status quo tarato sugli anni passati, penso dovremmo tenerne conto. Così i tuoi dati non tengono punto conto della crescita demografica dovuta all'immigrazione; e del fatto che, negli ultimi dieci anni, l'immigrazione ha decisamente incrementato il tasso di nascite nel nostro paese. Per quanto ci si affanni, l'immigrazione continuerà verosimilmente ad alimentare il tasso di crescita di questo paese. Ed io personalmente la vedo come una salvezza, non come una blasfemia o una condanna.
D'altra parte, noi genitori di figli in età scolare stiamo già avendo esperienza della fallacità di certi "dati" duri e puri, là dove questi hanno alimentato politiche di tagli alla scuola pubblica con relativi aumenti del numero di studenti per classe oltre ogni limite. Perfino ora, che il re è nudo, i dati nudi e puri ricicciano ad ogni angolo di discussione ancora.
Quello che voglio dire, caro Franz, è che certe proiezioni senza se e senza ma, epurate dal dialettico divenire di una realtà "oggettivamente" troppo complessa da poter essere estrapolata su un arco di 25 anni - là dove non è lontanamente prevedibile nemmeno come sarà il nostro mondo tra dieci anni ed i cambiamenti avvengono con una rapidità sconcertante - sono strumenti in pasto a chi li usa per avvallare la "necessità" di politiche contrarie ai diritti acquisiti. Il dato così detto oggettivo che dovrebbe piegare le spalle agli interessi di chi lavora e di chi va in pensione. Questa è una "scuola", un modo di interpretare la realtà legittimo ma, scusa se te lo dico, molto più ideologico del mio.
Ovunque c'è stato un grosso baby boom nel dopoguerra, ovunque c'è stato il calo delle nascite (crescita zero) a partire dagli anni 70, ovunque c'è stato un forte allungamento della speranza media di vita. Proprio per questo in quasi tutti i paesi d'europa al tradizionale sistema retributivo a compartizione è stato affiancato nei primi anni 80 un sistema contributivo a capitalizzazione individuale (seconda pensione).
L'allarme specifico per l'Italia riguarda il fatto che da noi l'allungamento della vita è maggiore e la seconda pensione stenta a decollare perché la prima ha aliquote troppo elevate.
Per questo chi fa previsioni non guarda all'attuale saldo attivo ma ipotizza situazioni gravemente deficitarie tra 25 anni.
Potrei risponderti che data la situazione dei mercati finanziari e quello che ne è stato dei fondi pensione e , per esempio, dei lavoratori Parmalat, ci vuole un bel coraggio a pensare che una persona sana di mente possa giocarsi in titoli parte della propria pensione. Lasciando a margine le periodiche crisi finanziarie internazionali, l'ultima delle quali ci ha attraversato quasi dolcemente rispetto ad altri paesi solo perchè, nella nostra arretratezza, abbiamo almeno avuto il vantaggio di avere pochi risparmi e contributi investiti investiti nei grandi circuiti finanziari. Sennò adesso non so come stavamo.
Oggi pero' a mio avvviso chi canta vittoria decantando i saldi attivi dell'INPS (effettivamente oggettivi) dimentica a quale costo per il paese questo saldo attivo viene ottenuto. Il costo ha una dimensione ben precisa: il 42% circa del prelievo contributivo (poi ci sono anche le imposte) sul salario.
A parte che personalmente non canto nessuna vittoria: al contrario sono profondamente consapevole che questo è un momento difficile per me e per quanti, come me, non hanno nemmeno più bisogno di rifarsi ai massimi sistemi per capire che significa essere messi al palo da interessi troppo più forti dei propri.
E comunque, "paese" è un'entità che, in questo discorso, significa tutto e il contrario di tutto. Nel "paese" sono inclusi i lavoratori e i padroni onesti, ma anche i tanti che evadono i contributi e il fisco. Che sui primi gravino imposte troppo elevate è vero ma, nell'ottica che proponi tu, la riduzione delle aliquote comporterebbe solo una riduzione delle entrate nelle casse dello stato e degli enti previdenziali; e un relativo abbassamento delle risorse destinate ai servizi, da una parte, e alle pensioni dall'altra. Nell'ottica che dico io, invece, il contrasto al lavoro nero e all'evasione fiscale consentirebbe, a parità di prestazioni, un relativo aumento delle entrate. A parità di entrate, un relativo aumento delle prestazioni. In una situazione "giusta" ci sarebbe più ciccia per tutti e potremmo rincominciare a godere di quella dialettica democratica che non è scelta tra repressione o forcone.
Myos