Anche se l'argomento sembra non interessare (meno male, cos' non si riproducono anche qui insopportabili disallineamenti, dissociazioni dalla linea editoriale del sito) voglio aggiungere una considerazione sulla legge in discussione "sul processo breve".
Io ho capito che questa legge non impone l'emissione di una sentenza, ma la fine del processo di primo grado dopo due anni, anche in assenza di sentenza.
Quindi chi ha subito un torto e fa una denuncia può correre il rischio di non avere giustizia, a causa dell'inefficienza dovuta alla mancanza di magistrati, cancellieri, mezzi, e quant'altro necessario, di cui è responsabile lo Stato italiano.
Ho già fatto un esempio ed ipotizzato una possibile reazione di chi subisce, oltre al torto, anche questa frustrazione (certo, chi il torto lo ha fatto apprezza e ringrazia).
Voglio adesso aggiungere che a me pare venga leso il diritto di avere giustizia, diritto che credo sia uno di quelli fondamentali dell'uomo.
Per questo penso che potrebbe ricorrere alla Corte di Strasburgo, competente sul rispetto dei diritti umani.
Certo ci vorranno anni: due per il processo senza sentenza; tre per la sentenza della Corte.
Ma se questa, come penso, dovesse dare ragione al ricorrente, condannerà ancora una volta lo stato italiano.
Posso sbagliare? Chissà.
Adesso il Sommo Ministro della Giustizia Alfano ritiene necessaria la legge per ridurre le condanne che l'Italia subisce, a causa della lungaggine dei processi.
Ma se sarà come penso, vorrei vedere Alfano (diventato ministro della somma ingiustizia), ancora ospite di Ballarò (se ancora ci sarà questa trasmissione) fare le sue solite mossette nel vedersi inquadrato, ed arrampicarsi sugli specchi per negare che questa legge ha prodotto l'effetto opposto.
Va bè che, come ho già scritto, lui è abituato a fare il ragionamento opposto.
cardif