L’intervista - «Un errore escludere chi ha una condanna e gli stranieri accusati di immigrazione clandestina»Pecorella: nella legge cose irragionevoli
Il deputato pdl: va rivista, risponde a esigenze demagogiche e populisteROMA — «La legge sul processo breve esprime un criterio condivisibile da tutti. Però, così come è articolata, mostra aspetti di irragionevolezza e risponde ad esigenze demagogiche e populiste quando si escludono da questo percorso gli imputati con una precedente condanna e tutti gli stranieri accusati di immigrazione clandestina: per questo il ddl va rivisto rispetto ai criteri di applicazione della norma nella fase transitoria, e non solo, tenendo conto della complessità del processo, del numero degli imputati, della domanda sociale di giustizia». Adesso — a sentirlo parlare del ddl scritto dal collega Niccolò Ghedini per mettere una toppa alla bocciatura del lodo Alfano che ha ha fatto ripartire i processi milanesi contro il premier — Gaetano Pecorella (Pdl) sembra tornato ai tempi battaglieri in cui presiedeva l’Unione delle Camere penali e non faceva sconti ai governi intenti a modificare la procedura penale.
Onorevole Pecorella, hanno ragione i suoi colleghi penalisti a definire il ddl Gasparri-Quagliariello-Bricolo «inadeguato e contradditorio»?«Certo, nel testo ci sono alcuni problemi che restano aperti».
È stato lei a dire che non ci sarà alcun processo veloce se non si pagano gli straordinari ai cancellieri per lavorare anche di pomeriggio?«Per qualche regione d’Italia e per qualche processo particolarmente complesso, sarebbe difficile affermare che la colpa è solo del giudice se il dibattimento non si conclude nei tempi concordati. Quindi, contestualmente, bisognerebbe provvedere affinché il personale ausiliario sia disponibile in aula mattina e pomeriggio in modo che le udienze durino tutta la giornata. Se non ci sono i cancellieri, si può fare una norma per mobilitare altri dipendenti pubblici, magari anche i vigili urbani, che possono benissimo svolgere il ruolo di cancelleria tanto più in un sistema che si basa sulla fonoregistrazione. Se vogliamo dimezzare tempi, dobbiamo raddoppiare la produttività ».
Sottoscrive la lista dei reati esclusi per i quali il processo continuerà con il rito non breve?«Su questa scelta non credo che la Corte costituzionale possa contestare il legislatore».
Anche quando si esclude dal processobreve il reato di immigrazione, una contravvenzione punibile con un’ammenda?«Ecco, forse si dovrebbe abbandonare l’effetto un po’ demagogico e populista e tenere conto che ci sono dei reati che abitualmente richiedono tempi più lunghi in dibattimento e, quindi, almeno nella fase iniziale, non possono rientrare nel processo breve. È ragionevole che sia esclusa l’associazione a delinquere mentre è del tutto irragionevole che siano esclusi i reati legati al testo unico sull’immigrazione: sull’esclusione degli immigrati dal processo breve l’unica esigenza sembra essere di natura demagogica ».
Reggerà l’esclusione dei censurati dal processo breve?«Io credo che la questione della corsia preferenziale riservata agli incensurati sia assolutamente irragionevole perché la durata del processo non può dipendere dal fatto che uno ha avuto una condanna precedente, magari anche per reati modesti».
Se un incensurato va a processo per truffa, è vero che, con la nuova legge, più sono i truffati e maggiore sarà la possibilità per l’imputato di farla franca con la prescrizione processuale?«Se il processo è molto complesso è difficile che si celebri in due anni. E poi bisognerebbe tenere conto anche del numero degli imputati. Cosa succede se, per esempio, uno di loro è incensurato e l’altro censurato?» Ma sotto la toga Pecorella indossa pur sempre la grisaglia da politico navigato che vede più lontano delle polemiche di giornata: «Questa strada del processo breve va perseguita in ogni caso, perché è una questione di civiltà, mentre per tutelare le alte cariche dello Stato è ormai arrivato il tempo di riproporre per via costituzionale il lodo Alfano riveduto e corretto secondo le indicazioni che ci ha dato la Consulta».
Meglio dunque un super scudo a prova di Consulta?«Ecco, bisogna mettere un punto fermo. Perché qui va garantito che si governi nei prossimi tre anni e mezzo, fino al termine della legislatura. Altrimenti non riusciremo mai a fare le grandi riforme. Mettiamoci una pietra sopra e stabiliamo che il premier si sottoporrà al processo. Ma alla fine del mandato».
C’è un’alternativa al ddl costituzionale e alla legge sul processo veloce?«La Corte d’appello di Milano (nella sentenza di condanna di Mills, ndr ) ha detto che si tratterebbe di corruzione susseguente in atti giudiziari senza che ci fosse accordo precedente. Ci sono due sentenze della Cassazione: una dice che la corruzione in atti giudiziari susseguente non esiste, l’altra dice il contrario. Ecco, una norma ordinaria interpretativa potrebbe chiarire. Però è il lodo per via costituzionale la strada maestra ».
Il toro va preso per le corna?«Esatto».
Dino Martirano
15 novembre 2009
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