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E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

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E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Messaggioda pagheca il 19/08/2009, 12:23

L'altro giorno riflettevo su questo fatto: che un modello di sviluppo "dinamico", in cui se si raggiunge l'equilibrio si entra in crisi, non puo' durare, per definizione, all'infinito. Ora, visto che come tutti sanno un livello di inflazione zero, o un PIL stazionario, portano con se una crisi economica, ci dev'essere qualcosa che non va. Questo senza toccare l'aspetto "risorse limitate del pianeta" che contiene in se il problema che nessuno puo' veramente dire se questo pianeta puo' contenere 1 miliardo o 10 miliardi di persone piu' o meno "felici".

Mi piacerebbe se riuscissimo a discutere di questo senza barricarci dentro a schemi come la fiducia incondizionata nel liberismo o nel socialismo. Al di la' del fatto che abbiamo (e probabilmente avremo anche in futuro) periodi di benessere crescente grazie a entrambi questi paradigmi, un problema c'e': cosi' non si puo' continuare all'infinito. Supponiamo infatti che anche la gran parte dell'Asia e del Sud America vadano "a regime", cioe' arrivino ad un livello di sviluppo simile al nostro, senza catastrofi ambientali ed economiche finali (poco probabile, ma teoricamente possibile). Supponiamo che per un qualche miracolo anche l'Africa e il Medio Oriente, quei grandi buchi neri cosi' vicini a noi, arrivino ad un livello di condizioni economiche simili al nostro e dimentichiamo per un attimo che forse il nostro livello di vita si basa proprio sulla loro poverta'. E poi? Anche se questi miracoli poco credibili si verificasseero, si puo' continuare all'infinito sperando in un inflazione del 2%, in un incremento annuale positivo del prodotto interno lordo?

pagheca

L’USCITA DALLA CRISI E LA SUA EREDITÀ/3
Utopie dannose e utopie utili


Un illuminato go­verno mondiale che avesse il com­pito di trarci fuo­ri dalla crisi ragionerebbe pressappoco così: non basta arrestare il crollo dell’econo­mia e della finanza, obietti­vo perseguito finora; uscire davvero dalla crisi significa porre il mondo sul sentiero di una crescita che possa du­rare nel tempo senza sfocia­re in una nuova catastrofe: una crescita, come dicono gli economisti, sostenibile.

L’aggettivo «sostenibile» è stato molto approfondito negli ultimi venti o trent’an­ni e ha almeno tre significa­ti. Il primo è economico- fi­nanziario : per tutti i sogget­ti pubblici e privati ci deve essere un equilibrio durevo­le tra risorse impiegate e ri­sorse disponibili. Il secondo è sociale : disparità di vita troppo grandi tra i popoli o i ceti offendono la solidarietà umana e minacciano pace e sicurezza. Il terzo è ambien­tale : la natura stessa, un tem­po imperturbabile come Gio­ve Olimpo, è diventata fragi­le e chiede protezione. La crescita ante-2007 era insostenibile sotto il profilo economico-finanziario, ol­tre che sotto gli altri due. Ignorarlo ha portato al disa­stro, che ha distrutto molta della ricchezza creata negli anni grassi. Sarebbe irre­sponsabile farvi ritorno; il tentativo, se compiuto, pro­babilmente fallirebbe.

Si può allora chiedere: perché mai «crescita»? Non sarebbe meglio la cosiddet­ta «crescita zero», proposta decenni fa dal Club di Ro­ma? La risposta è no, perché non sarebbe sostenibile so­cialmente; non basterebbe a migliorare la condizione del­l’oltre metà del genere uma­no priva di scarpe ai piedi, di acqua potabile, di cure mediche adeguate, per non dire del miliardo a rischio di morte per fame. No, quindi, alla crescita zero per il mon­do intero; ma sì (o quasi) per il mondo ricco, che scar­pe ne ha in abbondanza, la­scia aperto il rubinetto del­l’acqua, getta molte delle medicine ottenute gratis e da solo produce gran parte del degrado ambientale. In breve: crescita mondia­le moderata, concentrata nei Paesi emergenti di Asia e America latina, presidiata da un sistema mondiale di leggi, tasse, spese, incentivi, aiuti, norme ambientali che la rendano sostenibile sotto i tre profili.

Le questioni irrisolte e le difficoltà concettuali non so­no da poco, ma un modello di crescita sostenibile non è, per l’economista, terra inco­gnita. Indirizzarvi l’econo­mia- globale-di-mercato, mo­bilitando i normali strumen­ti di governo propri di ogni stato moderno non sarebbe impossibile. Politicamente e tecnicamente difficilissimo, sì, ma non impossibile. Sappiamo bene che l’illu­minato governo mondiale di cui stiamo parlando non esiste. E allora? Dedurne che il mondo s’incammine­rà spontaneamente sul sen­tiero qui descritto è un’uto­pia dannosa, al pari del cre­dere che fuori da quel sen­tiero tutto possa filar liscio. Il pianeta ospita circa due­cento Stati che si dicono so­vrani, ciascuno intento a promettere l’uscita dalla cri­si e a trarre vantaggio da ogni errore o debolezza de­gli altri. Sono in agguato in­flazione, conflitti commer­ciali, nuove crisi, per non di­re guerre minacciate e guer­reggiate. Non la mano invisi­bile di Adamo Smith, ma il caos descritto da Hobbes.

Pensare una crescita mondiale sostenibile è, inve­ce, un’utopia utile, perché anche se il governo mondia­le è assai lontano e se il G20, il Fondo monetario in­ternazionale, le Nazioni Uni­te ne sono solo simulacri pallidissimi, essi sono pur sempre gli unici luoghi do­ve cercare i frammenti di un’azione responsabile.

Tommaso Padoa-Schioppa
19 agosto 2009
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Re: E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Messaggioda franz il 19/08/2009, 16:21

E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Non è possibile in un sistema chiuso.
Tuttavia il nostro non è un sistema chiuso ma è un sistema che costantemente riesce ad espandere i propri confini, a produrre un'innovazione che scompagina ogni previsione ed espande il sistema ad un livello piu' ampio.
Proprio per questo (l'innovazione) non mi preoccupo dell'infinito ma nememno dei 100 anni.
Non potendo fare previsioni trovo inutile il gioco delle profezie.
Ritengo già complesso interrogarsi sulla sostenibilità di oggi.
Anche io ero preoccupato anni fa, pensando a questi tre temi:
a) quando finalmente avremo la fusione nucleare, petrolio gas e carbone - ricchezza oggi di molte nazioni che hanno solo quello, non varrà piu' una cicca.
b) quando finalmente avremo la fusione nucleare in abbondanza, la fabbricazione di materie prime a partire dall'energia sarà una cosa fattibile (fino al ferro il bilancio è addirittura positivo) e quindi molti paesi poveri saranno ancora piu' poveri. Anche qui il petrolio, oggi fonte di idrocarburi per le materie plastiche, non varrà certo il costo dell'estrazione.
c) se la robotica prendesse piede (con energia e materie prime quasi gratis) e nessuno piu' lavorasse, salvo qualche raro tecnico della manutenzione, come potremmo avere quel reddito che oggi ci permette di comperare merci e servizi che quelle fabbriche automatiche produrranno?

Come si vede, a pensare alla somma dei punti a,b e c come qualcosa di molto piu' vicino dell'infinito c'è da aspettarsi un periodo di guerre e disordini civili. Tuttavia sono abbastanza sicuro che da qui a 100 anni (dove situo probabili i tre scenari) l'innovazione avrà prodotto un non so cosa (se lo sapessi .... sarei un indovino) che renderà superflue le mie preoccupazioni. Visto che 40 anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare uno scenario di un miliardo di computer collegati in rete mi chiedo cosa mai ci riserva il futuro tra 50 anni e quindi non mi fascio la testa prima di rompermela.

Comunque per non driblare la domanda di Pagheca ("si puo' continuare all'infinito sperando in un inflazione del 2%, in un incremento annuale positivo del prodotto interno lordo?") devo per forza profetizzare e direi allora che la risposta che posso dare è positiva. Anche se l'infinito non ci interessasse e ci limitassimo ai prossimi 10'000 anni, sono propenso a profetizzare che entro 100 anni amplieremo i confini terrestri all'intero sistema solare (questo ci garantisce crescita ed espansione) ed entro 500 usciremo dal sistema solare per estendere il nostro sistema anche a sistemi solari diversi dal nostro. Possiamo quindi continuare a sperare di crescere.

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Re: E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Messaggioda pagheca il 20/08/2009, 10:30

Condivido il tono della tua risposta. Tuttavia c'e' un ma, ed e' il cosiddetto paradosso del tacchino (usero' parecchi paradossi nel seguito), che probabilmente conosci ma che spiego per chi non ne avesse sentito parlare.

Un tacchino cresce tranquillo in un cortile. Ogni giorno riceve cibo piu' che a sufficienza, qualcuno si occupa di pulire la cella, etc. etc. Il tacchino ipotizza che il suo mondo e' sicuro e tranquillo e che non ci sia nulla di cui preoccuparsi per il futuro. Ogni giorno l'arrivo del cibo ad una certa ora e tutte quelle attenzioni sembrano confermare la sua ipotesi che diventa piano a piano certezza. Tuttavia, arriva il giorno del ringraziamento. Il padrone del tacchino lo cattura e lo sbatte malamente sul tavolo. Prima di morire sotto una coltellata che gli tagliera' di netto il collo il tacchino fa appena in tempo a rendersi conto che quella che lui pensava fosse una conferma, non lo era affatto.

Il paradosso del tacchino illustra perfettamente il cosiddetto problema dei "cigni neri" (fino alla scoperta dei cigni neri in Australia da parte di Cook nel 1700 tutti erano convinti che i cigni potessero per qualche motivo essere solo bianchi, e ogni cigno bianco avvistao sembrava una conferma a questa teoria). in altre parole, la nostra crescita esponenziale sembra confermare l'idea che vi siano risorse infinite. Ma se guardila cosa sotto un profilo storico si tratta di una "conferma" che, come quella del tacchino, avviene su un intervallo di tempo troppo breve rispetto all'intera storia del mondo, e anche della societa' umana per essere credibile. Sono tante infatti le civilta', o le specie, o le comunita' che sono scomparse per "limiti raggiunti di sviluppo". Un esempio notissimo e' quello degli abitanti dell'Isola di pasqua, ma forse anche i Neanderthal avrebbero qualcosa da dire sull'argomento, se fossero sopravvissuti.

Insomma, basarsi sul fatto che negli ultimi 2-3000 anni il nostro sviluppo di Homo Sapiens sia stato inarrestabile, o che l'imprevedibilita' del futuro (concetto con il quale sono PIENAMENTE d'accordo con te) per dimostrare che le cose continueranno a funzionare anche in futuro, potrebbe rivelarsi un errore fatale per noi.

Una delle soluzioni al cosiddetto "paradosso di Fermi" (il fatto che non siano state rivelate civilta' aliene fino ad oggi - vedi voce su wikipedia per una spiegazione completa) e' proprio che ogni civilta' sia condannata per una legge generale a raggiungere in poco tempo un livello di insostenibilita' che la annienta.

E di paradosso in paradosso sono arrivato alla fine del messaggio.

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Re: E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Messaggioda annalu il 20/08/2009, 15:48

Il gioco mi diverte, purché appunto lo si intenda come un gioco.
Quindi lasciamo stare Padoa-Schioppa, dato che lui fa sul serio, e non si preoccupa di crescite "indefinite", ma solo di una modellizzazione economica che consenta di superare questa crisi e di evitarne altre nei prossimi lustri, massimo qualche decennio.

Dunque, tornando a noi, la crescita "infinita" è l'unica speranza di sopravvivenza che abbiamo come umanità, quindi è meglio ritenere che sia possibile.
L'esperienza ci insegna che fino ad ora la crescita è stata possibile, perché ad ogni "punto morto" si allargava il nostro orizzonte e si aprivano possibilità inattese e imprevedibili.
La stessa esperienza però ci insegna che intere civiltà sono state distrutte da catastrofi naturali che quelle civiltà non erano state in grado di prevedere e di affrontare.
Il nostro problema per sopravvivere è quindi diventare rapidamente in grado di prevedere tutte le catastrofi possibili, e procurarci i mezzi per fronteggiarle. Questo è infatti ciò che stiamo disperatamente cercando di fare, con la ricerca scientifica ed il progresso tecnologico.

Ovviamente, sopravvivere come umanità non significa automaticamente sopravvivenza di tutti i singoli individui: ogni innovazione porta con sé delle piccole catastrofi sociali, gruppi umani e modelli di civiltà si dovranno probabilmente estinguere con l'avanzare del progresso. Però non mi preoccuperei troppo, a lunga scadenza: se è vero per esempio che i paesi produttori di petrolio perderanno una fonte di ricchezza quando l'energia verrà prodotta in altro modo, è anche vero che una produzione quasi illimitata e quasi gratuita di energia consentirà a molti un benessere a costo molto basso.

Ma torniamo al problema della sopravvivenza dell'umanità.
Conosciamo una lunga serie di eventi catastrofici che hanno distrutto comunità più o meno vaste: la catastrofe più pericolosa però non è ancora mai accaduta da quando l'uomo "cammina" sul pianeta, e sarebbe la distruzione del pianeta tutto, per un impatto catastrofico con qualche grosso corpo celeste, o qualche altro evento che per ora ci è ignoto.
Come ci si può salvare?
Fino ad ora, la probabilità di sopravvivenza di una specie vivente è dipesa soprattutto dalla sua diffusione: una civiltà localizzata in un'unica area, come una città o un'isola, può essere sterminata da un terremoto, da un'epidemia ... oppure al presente, da una guerra termonucleare.
Più la popolazione di quella civiltà è numerosa e distribuita su un'area molto vasta, più è probabile che almeno alcuni gruppi di individui si trovino fuori dalla regione colpita dalla catastrofe.

Adesso l'umanità ha colonizzato tutto il pianeta, ma sappiamo che il pianeta stesso è destinato, in tempi più o meno lunghi, a venir distrutto, nella migliore delle ipotesi quando terminerà la "vita" del nostro Sole.
Quindi, se vogliamo sopravvivere, c'è un'unica cosa da fare: colonizzare altri pianeti e se possibile altre galassie, e farlo al più presto.

Quanto al paradosso di Fermi, ammesso che lui l'abbia mai formulato, abbiamo un solo modo per verificare se ci sono civiltà aliene: andare noi a cercarle. Ricordiamoci che siamo una civiltà molto giovane, ed è solo da pochissimo che stiamo cercando forme di vita al di fuori del pianeta Terra.
E magari ci sono forme di vita molto più evolute di noi, che ci osservano senza farsi notare, come a volte cercano di fare alcuni umani con forme di vita a rischio di estinzione ...

Chi vivrà vedrà.
Non le nostre generazioni, probabilmente.
Tra qualche secolo o qualche millennio, forse ...
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Re: E' possibile un'economia sostenibile in continua crescita?

Messaggioda franz il 20/08/2009, 16:12

pagheca ha scritto: Sono tante infatti le civilta', o le specie, o le comunita' che sono scomparse per "limiti raggiunti di sviluppo". Un esempio notissimo e' quello degli abitanti dell'Isola di pasqua, ma forse anche i Neanderthal avrebbero qualcosa da dire sull'argomento, se fossero sopravvissuti.

L'isola di pasqua è un classico casi di ambiente delimitato e con l'impossibilità di stabilire comunicazioni con vicino (troppo distanti).
Qui si' che possiamo dire che se l'ambiente è finito è evidente che non possiamo crescere all'infinito.
Tuttavia, pasqua a parte, l'uomo oggi ha raggiunto sulla terra quasi sette miliardi di abitanti mentre 100 anni fa si era solo un miliardo e mezzo. Non solo ma mentre 100 anni fa la speranza di vita media era attorno ai 45 anni, oggi si viaggia su medie molto piu' alte.
CIA ha scritto: Life expectancy at birth:
total population: 66.57 years
male: 64.52 years
female: 68.76 years (2009 est.)

Non so se Neanderthal siano parte del problema. Hanno fatto la parte del tacchino, sterminati dai Cro-Magnon?
Sappiamo che si sono estinti e che occupavano un vasto areale. Se hai letto SCIAM vedrai che si pensa ad una estinzione dovuta ai cambiamenti climatici (va di moda) ma è chiaro che noi (discendenti dei cro-magnon) invece non ci siamo estinti.

Su cosa ci riserva il futuro, Fermi o non Fermi, non mi sbilancio ma sono ottimista.
Come i milioni di cittadini del mondo (anche alla Santa Sede, in Vaticano!) che partecipano al progetto SETI.
Sul tacchino hai ragione. Dovesse capitare ... sarebbe troppo tardi.
Quindi il gioco finale si esprime con un vecchio paradosso (ora tocca a me) sentito tempo fa:
Se non c'è soluzione, allora di cosa ci preoccupiamo? Che problema c'è? :shock:
Se la soluzione esiste, idem. di cosa ci preoccupiamo? Che problema c'è? :D

Ciao,
Franz
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