Mauri
Caro Mauri, se guardiamo bene in questo forum - nonostante il gran numero di suddivisioni - parliamo in fondo di uno o due argomenti, non di più: che cosa sia il PD e che cosa sia la destra.
Su ciascuno di questi argomenti, in tanti post, ognuno di noi ha già detto tante cose, con molta serietà: noi scriviamo ogni giorno, ma le cose non cambiano ogni giorno, e quindi rischiamo di citare noi stessi o di dire sempre la stessa cosa con altre parole - a parte qualcuno che dice la stessa cosa con le stesse parole da diversi anni, di qualunque argomento si parli.
C'è un punto, oltre il quale scherzare è l'unica alternativa, di tanto in tanto, specialmente quando nella sequenza dei post si verifica un allineamento di borbottii buffi.
Vedo, comunque, nel tuo post un appiglio per fare una riflessione che ha una piccola parte di novità, nel senso che permette di aggiungere una pietruzza al mucchietto di cose che abbiamo già detto e ridetto.
La tua affermazione che non esiste più la destra e la sinistra è valida, o almeno ragionevolmente discutibile, se la riferiamo alla cultura delle classi dirigenti e al panorama politico-istituzionale.
Se riferita alla popolazione, alla "gente", all'elettorato, l'affermazione è assai meno vera o completamente falsa tout court, a meno che si vogliano ignorare i tanti revanchismi fascisti e perfino neonazisti, le tante manifestazioni di intolleranza, oltre che di feticismo autoritario, e il fatto che ci siano tante persone che si oppongono a questa roba non solo sul piano del buon gusto, ma anche su quello delle idee.
Ma la vera persistenza di destra e sinistra non sta nemmeno in questi fenomeni visibili che riguardano le opinioni e gli atteggiamenti personali.
La vita, la società e l'economia non sono mai state, non si sono mai presentate come "di destra" o "di sinistra", o in qualunque altra caratterizzazione politica.
Quello che crea la categoria politica è la lettura che siamo capaci di dare della realtà sociale ed esistenziale, e i valori che giudichiamo da salvaguardare o da perseguire o da esaltare dentro il gioco di quella realtà.
Quando proclamiamo la "fine delle ideologie" o, appunto, la scomparsa della differenza tra destra e sinistra, dovremmo anche dire se pensiamo che anche nella realtà - innanzi tutto nella realtà - si verifica una corrispondente scomparsa: in altri termini, se sono scomparse quelle ragioni che hanno fatto nascere la destra e la sinistra.
Vorrei far notare che è storicamente e tradizionalmente tipico del pensiero di destra proporre una visione anti-politica, nella quale si predica l'uniformità e si nega legittimità alla contrapposizione sociale e a letture ideologiche diverse della realtà.
I "pensieri unici" sono insomma assai poco compatibili con la democrazia: il fatto che attualmente si faccia a gara ad affermare che non esiste più la differenza...etc etc , non depone a favore dei tempi attuali, nonostante che questo venga presentato come una positiva evoluzione verso una società più moderna e più razionale.