ROMA - Non è stata una giornata di mediazioni, sul fronte del lavoro. Prima il duro scontro tra Confindustria e sindacati dopo un'affermazione di Emma Marcegaglia: "Vorremmo un sindacato che lotta anche fortemente con noi per tutelare il lavoro, ma che non protegge assenteisti cronici, ladri e chi non fa bene il proprio lavoro". Una battuta che ha scatenato dure reazioni dai sindacati e che ha avvelenato un clima già difficile, dopo che il presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato l'intenzione di andar avanti sulla riforma del lavoro anche in assenza di un accordo con le parti.
"Non condivido la tesi di andare avanti anche senza accordo - ha avvertito Pierluigi Bersani dai microfoni del Tg3 - Se non ci sarà accordo, il Pd valuterà in Parlamento quel che viene fuori sulla base delle nostre proposte". "In questo momento di recessione - prosegue - serve la riforma ma serve anche la coesione. Serve una scommessa insieme e sono convinto che il governo è impegnato a raggiungere un accordo. Il Pd seguirà quell'accordo".
Una presa di posizione, quella della Marcegalgia, che non è piaciuta alla Cgil che, a stretto giro di posta, ha prima risposto attraverso Twitter ed è poi intervenuta attraverso il suo leader Susanna Camusso. "La trovo offensiva", ha affermato la segretaria, mentre il commento affidato alla rete replica così: "Dire, come fa Marcegaglia, di volere un sindacato che non protegge assenteisti cronici, ladri e chi non fa il proprio lavoro è davvero troppo. Sono affermazioni non vere che offendono e mettono in discussione il ruolo del sindacato confederale. Le smentisca".
Sostenere che "l'articolo 18 sia un ostacolo a licenziare - ha poi aggiunto Camusso - significa dire che si vuole una logica per cui se hai gli occhi azzurri, tu puoi essere licenziato: si chiama discriminazione". Per questo, ha proseguito, "noi diciamo di no, non perché difendiamo i privilegi di qualcuno contro altri, ma per l'idea che quando sei un lavoratore hai dei diritti e dei doveri e se hai solo dei doveri non sei una persona libera". Queste, ha concluso Camusso, "sembrano banalità ma non lo sono, quando in una grande impresa non si viene più assunti se hai in tasca la tessera Fiom-Cgil".
Contrattacca anche la Cisl. "La Marcegaglia farebbe bene a precisare di quale sindacato parla - dice il il segretario Raffael Bonanni - La mia organizzazione si è sempre presa le proprie responsabilità di fronte alle scompostezze degli imprenditori e pure di alcune realtà sindacali". Caustica pura la battuta del leader della Uil Luigi Angeletti: "La Uil non protegge assenteisti cronici nè ladri. Gli imprenditori possono dire altrettanto?".
Così, in serata, è arrivata anche la rettifica della Marcegaglia. "Nessuna mancanza di fiducia e rispetto nei sindacati confederali, con i quali abbiamo firmato l'importante accordo del 28 giugno sul lavoro e con i quali stiamo conducendo una trattativa seria e costruttiva", ha precisato. "Va tuttavia rimarcato - aggiunge - che a volte l'articolo 18 diventa un alibi dietro il quale si possono nascondere dipendenti infedeli, assenteisti cronici e fannulloni".
La presidente di Confindustria aveva attaccato i sindacati in un passaggio del suo intervento in cui affrontava il tema caldo dell'articolo 18: "Non vogliamo la sua abolizione, rimanga per casi di licenziamento per discriminazione".
Marcegaglia: "Riforma anche senza accordo". Nel suo intervento, la Marcegaglia aveva affrontato a lungo i temi della crisi: "Ora siamo in una situazione drammatica e l'impatto sull'occupazione durerà più a lungo. Chiediamo che per almeno due anni non vengano toccato gli attuali ammortizzatori sociali".
Poi l'affondo: "Credo che sia giusto che nel caso in cui non si arrivi ad un accordo il Governo vada avanti e faccia la riforma che deve fare". Così Confindustria spalleggia la posizione del governo nella trattativa sul mercato del lavoro. "Stiamo lavorando - ha detto Marcegaglia - con grande attenzione e senso di responsabilità".
Posizione condivisa dal Pdl, che in serata ha replicato al monito di Bersani. Nell'incontro di domani con Mario Monti, ha detto il segretario Angelino Alfano parlando al Tg5, il Pdl chiederà di andare avanti con le riforme senza farsi condizionare". "Se i partiti politici hanno deciso di sostenere questo governo, se il Pdl e Silvio Berlusconi hanno deciso di sostenere questo governo, lo hanno fatto nella convinzione che non si farà condizionare", ha aggiunto. Dunque, soprattutto sul mercato del lavoro, garantisce Alfano, "noi chiederemo di andare avanti, perchè la riforma del mercato del lavoro serve per assumere di più, non per licenziare meglio".
(21 febbraio 2012) www.repubblica.it
BERSANI - Pier Luigi Bersani, al Tg3, spiega che il sì del Pd alla riforma del lavoro non sarà scontato in assenza di accordo con le parti sociali. «Se malauguratamente l'accordo non ci fosse, valuteremo sulla base delle nostre proposte. Vogliamo vedere quello che viene fuori». «Non condivido le parole di Monti», sull'andare avanti anche senza accordo, perché «oggi è importante tanto la riforma e l'innovazione quanto la coesione - sottolinea Bersani - oggi c'è bisogno di fare una scommessa assieme e il governo deve essere impegnato a trovare l'accordo, questo accordo ci vuole e il Pd ha la sua proposta che si occupa dei problemi veri, la precarietà, la riforma degli ammortizzatori». Ma «se malauguratamente non ci fosse l'accordo, noi valuteremo l'esito delle decisioni del governo». Quindi non è scontato il sì del Pd senza accordo? «No, vogliamo vedere cosa viene fuori», replica Bersani. Se Monti vuole le porte del Pd sono aperte. Non dice proprio così Pier Luigi Bersani ma il suo invito al premier e ai ministri del governo, fatto tramite il Tg3, è piuttosto esplicito. A chi gli chiede se il Pd stia con Monti o contro, Bersani risponde: «Monti non viene dopo i partiti, Monti viene dopo Berlusconi. Per averlo è stato necessario che andasse a casa Berlusconi e che arrivassimo noi a sostenere una fase d'emergenza e di transizione. Dopo di che - spiega il leader del Pd - la democrazia respira con due polmoni». Il riferimento è alle prossime elezioni. «Voglio predisporre il mio partito - dice Bersani- a un'alternativa non a Monti ma alla destra. Dopo di che Monti e i suoi ministri potranno decidere con che polmoni respirare».
www.corriere.it
Nota:
A mio avviso Bersani ricorda solo una parte di quello che è accaduto.
Dimentica come mai i mercati fossero disperati non solo per il fatto che Berlusconi fosse al governo ma anche perché non vi era alcuna alternativa valida con l'opposizione di allora. Perché il PD non era pronto, diviso al suo interno, senza una chiara linea di politica economica, senza alleanze chiare. E che per farlo governare avremmo dovuto perdere mesi preziosi con le elezioni. Per questo hanno dovuto "inventare" Monti. Un governo con il sostegno di tutti (o il piu' largo) per fare cose urgenti che nessuno ha il coraggio di fare perché teme di perdere voti e regalarli all'avversario. E chiaramente dimentica che se il governo Monti cade, lo spettro della Grecia è sempre li', a portata di mano. Se ci sono voluti mesi per trovare 130 miliardi per la Grecia, quanto ci vorrebbe per salvare un'Italia da un debito pubblico di 1900 miliardi?