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Serve un fisco a misura di famiglia

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Serve un fisco a misura di famiglia

Messaggioda trilogy il 01/10/2010, 15:39

trilogy ha scritto:
L'Italia ha un problema centrale che si chiama tasso di occupazione. Gli occupati sono il 57,5% sul totale della popolazione, una delle percentuali più basse del mondo sviluppato. Quel 57,5% che lavora deve provvedere anche ai bisogni del restante 42,5%. E' un problema di cui tutte le azioni di politica fiscale devono tenere conto perchè si rischia di mandare in pezzi quel poco di coesione sociale e solidarietà che è rimasta nel paese.

dati Eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/ta ... s&plugin=1


Si parlava dell'importanza di incrementare il tasso di occupazione per mantenere gli equilibri economico finanziari di lungo periodo. Sono usciti i nuovi dati istat, e la situazione si sta evolvendo in direzione opposta:

(..)Il tasso di occupazione (lavoratori sul totale della popolazione ndr.) è pari al 56,9%, invariato rispetto a luglio, e con una riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente(..)

(..)Se il tasso di disoccupazione cala quindi è anche un effetto dell'aumento dei cosiddetti «scoraggiati», quelli cioè che rinunciano del tutto a cercare lavoro, che costituiscono una buona fetta della popolazione inattiva(..)


fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... d=AYsjeUVC
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Re: Serve un fisco a misura di famiglia

Messaggioda Robyn il 01/10/2010, 20:39

Tremonti da quello che si capisce vuole aumentare l'Iva e diminuire l'Irpef mantenendo invariate le entrate di Iva+Irpef.Questo però dovrebbe significare potere d'aquisto invariato.Si ritiene in questo che che l'Iva sia meno soggetta all'evasione e l'Irpef più soggetta ad evasione.Quindi aumentando l'Iva e di conseguenza diminuendo l'Irpef,l'Irpef sommersa sia più facile da recuperare.Ma il problema è la domanda interna di beni e servizi che stimola la creazione di lavoro e la crescita.Quindi sarebbe meglio prima stimolare la domanda interna con la detassazione e solo in seguito fare l'inversione Iva,Irpef.In merito ad una maggiore tassazione Iva dei beni di lusso questi possono tradursi in beni e servizi a costo minore per la famiglia con la Family Card come i libri testo,biberon,pannolini etc Ciao Robyn
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Re: Serve un fisco a misura di famiglia

Messaggioda trilogy il 03/10/2010, 18:41

Domenica 03 Ottobre 2010
www.ilmessaggero.it
di ROMANO PRODI

ESSENDO l’ottavo di nove fratelli posso legittimamente affermare di essere nato in una famiglia numerosa. Anche se la mia infanzia va indietro di molti decenni mi ricordo benissimo come mio padre, impiegato di medio livello in una pubblica amministrazione, sottolineasse con vigore, senza tuttavia perdere la sua abituale serenità, che non esisteva in Italia alcun aiuto di alcun tipo a favore delle famiglie numerose. E, aggrottando le sopracciglia, aggiungeva che questo era un comportamento indegno di un Paese civile. Sono passati quasi sessant’anni e una delegazione dell’associazione delle famiglie numerose mi ha ripetuto le stesse identiche parole.
Qualche progresso invero è stato fatto, almeno in alcune zone del Paese, per quanto riguarda i servizi. Quasi tutti i bambini frequentano la scuola dell’infanzia e sono aumentati i posti ai nidi anche se solo pochi territori raggiungono l’obiettivo del 33% fissato dal trattato europeo di Lisbona e in alcune regioni si è ancora ben di sotto del 10%. Le leggi per la tutela della maternità sono buone, anche se poi le mamme e i papà non sono aiutati dalle imprese, a conciliare il lavoro e la famiglia. Il problema di una politica economica e fiscale a favore della famiglia è rimasto tuttavia quasi fermo ad allora.

Su questo tema si è infinitamente discusso e i proclami in favore della famiglia sono stati usati come una clava nella lotta politica senza che alcuna decisione seria venisse presa in materia. Il fatto che la politica della famiglia sia prigioniera di frasi fatte e di slogan elettorali ne ha reso ancora più difficile la soluzione, perché ognuno ha voluto dimostrare all’elettorato che la propria ricetta era la migliore e che tale ricetta poteva riassumersi in una parola magica come detassazione, quoziente famigliare o sussidio diretto.

A forza di slogan e di parole magiche si può perdere di vista l’obiettivo, che è quello di offrire un aiuto alle famiglie tenendo conto del numero dei componenti e delle reali condizioni economiche di ciascuna di esse. E di fare in modo che la scelta di avere dei figli non faccia diminuire troppo il livello di vita degli altri membri della famiglia.
Anche strumenti che pure in teoria sembrerebbero i più adatti non riescono tuttavia a raggiungere questi obiettivi articolati. Ci si accorge ad esempio che il così detto quoziente famigliare (cioè la divisione dell’imponibile pur con adeguati coefficienti, per il numero dei membri della famiglia) non porta alcun beneficio a coloro che, avendo redditi troppo bassi, non pagano alcuna imposta o sono sottoposti ad aliquote molto basse. Si calcola infatti che, applicando il quoziente familiare vigente in Francia al caso italiano, si avrebbe un calo del gettito Irpef di circa sei miliardi che andrebbe soprattutto a favore del trenta per cento delle famiglie più ricche.

Dati questi difetti, gli stessi fautori del coefficiente familiare propongono emendamenti e correttivi di estremo buon senso, ponendo ad esempio un tetto massimo di reddito a cui il quoziente possa essere applicato, in modo da escludere le famiglie più ricche. E, altrettanto saggiamente, si sono proposte variazioni dei coefficienti in modo da attenuare gli effetti distorcenti di questa proposta così evocativa e per tanti aspetti positiva.

Altri pensano invece (e io sono tra questi) che le risorse a servizio delle famiglie debbano essere indirizzate soprattutto verso un contributo alla nascita e alla crescita dei figli.
Sono stati fatti i conti che con i sei miliardi di cui si parlava in precedenza si può dare un assegno di 2.000 euro all’anno per ogni bambino da zero a dieci anni e, se si mette un tetto al reddito, si può dare di più (intorno ai 2500 euro) a partire dal terzo figlio. Se poi, in vista della grandezza di questo obiettivo, si togliessero detrazioni su cose certo utili ma non essenziali, si potrebbe cominciare ad estendere questo contributo oltre i dieci anni perché i figli debbono essere aiutati fino all’età in cui ci si aspetta che siano autosufficienti.

Non voglio naturalmente cadere nell’errore che ho stigmatizzato prima cercando di imporre uno slogan su un altro, ma chiedo solo che il dibattito parta dagli obiettivi che una politica di aiuto alle famiglie deve perseguire e discuta apertamente delle conseguenze e dei costi delle diverse proposte. Sono evidentemente consapevole come una nuova politica familiare non possa immediatamente essere messa in atto in una congiuntura economica in cui si sta procedendo a tagli di spesa in tutte le direzioni. Mi sembra tuttavia che proprio questo sia il momento per fare riflettere gli italiani in modo sereno e concreto sulla grande importanza, per il futuro del nostro paese, di una politica familiare e sulla conseguente necessità di preparare oggi proposte condivise che dovranno essere progressivamente messe in atto via via che le condizioni economiche lo permetteranno, cominciando dai bisogni delle sempre più numerose famiglie a basso reddito per le quali l’aiuto economico ha molta più rilevanza che per le famiglie più abbienti. Continuare con la guerra delle definizioni vuol dire che fra sessant’anni saremo allo stesso punto. Cercare un accordo su dati certi e concreti vuol dire potere cominciare passo per passo una riforma di cui tutti sentiamo la necessità.

Penso infatti che per far crescere i figli sia un servizio all’intera comunità, un servizio che perciò merita ed esige, anche nelle difficoltà della crisi, il contributo dell’intera comunità.
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Re: Serve un fisco a misura di famiglia

Messaggioda franz il 03/10/2010, 20:47

il succo dell'intervento del Prof mi pare sia che con il puro intervento fiscale non si puo' fare nulla e quello che si fa (con il quoziente) rischia di favorire anche altre categorie (redditi alti).
Comprendo e concordo. Ci sono comuque altri sistemi fiscali che premiano la famiglia e che non hanno questo difetto.
Due cose non concordo con Prodi. Una: NON è solo una questione di figli.
Oggi una persona singola, con un reddito di 70'000 euro l'anno, non è parificabile a due persone, marito e moglie, che insieme hanno lo stesso reddito. Inoltre il problema dei figli non è solo fino ai primi 10 anni ma arriva fino ai 25, o alla fine degli studi post-obbligatori. Oggi che si hanno i figli a 30 anni, significa che finiscono gli studi universitari, i più cari, quando noi ne abbiamo 55. E magari siamo pure a rischio di perdere il lavoro.
Serve quindi un sistema sociale (naturalmente locale) per dare quei servizi collettivi che oggi mancano.
Poi serve anche un fisco a misura d'uomo e di famiglia.
Ma questo è possibile SOLO se le spese scendono.
Se le spese fossero il 70% del PIL, e quindi le tasse fossero altrettanto, non sarebbe possibile alcuna soluzione equa.
Come si fa a parlare di fisco equo se il prelievo è del 70%?

Se le spese scendessero al 35% del PIL (germania) allora le famiglie avrebbero già il doppio di risorse a disposizione, senza bisogno di particolari contributi attivi. Non solo ma a fronte di un fisco meno esoso potremmo fare diverse cose:
1) estendere la zona non tassata.
2) dare un reddito (imposta negativa) a chi è sotto la soglia.
3) abbassare la pendenza della curva di prelievo.

Franz
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Re: Serve un fisco a misura di famiglia

Messaggioda trilogy il 04/10/2010, 10:18

27 aprile 2010
La distribuzione del carico fiscale e contributivo in Italia
Anno 2007 ISTAT

Nel 2007 l’aliquota media delle imposte dirette a livello familiare è pari al 18,6 per cento. Le
famiglie monopercettore con almeno un minore sono caratterizzate da aliquote fiscali più basse;
in particolare, le coppie con tre o più figli (di cui almeno uno di minore età) fruiscono del migliore
trattamento fiscale, con un’aliquota pari al 13,2 per cento. Seguono le famiglie con due o più figli (di cui
almeno uno minorenne), il cui carico fiscale è pari al 13,3 per cento, e le famiglie monogenitore (13,4
per cento). Il vantaggio fiscale di cui godono le famiglie con minori è da attribuire alle maggiori detrazioni fiscali
per familiari a carico e alla più elevata probabilità di disporre di assegni familiari (esenti da imposta).
Per le coppie con minori, segnatamente alle prime tre fasce di reddito, il prelievo fiscale si riduce in
proporzione al crescere del numero dei figli.

Con riferimento alla fascia dei redditi più bassi, l’aliquota fiscale passa dal 6 per cento per le famiglie con un minore al 2,7 per cento per le coppie con due o più figli (di cui almeno uno minore), sino a raggiungere il 2 per cento in corrispondenza delle coppie con treo più figli (di cui almeno uno minore).

Questo risultato è conseguenza del fatto che le detrazioni per
familiari a carico si riducono gradualmente all’aumentare del reddito individuale. Il sistema di
modulazione degli assegni al nucleo familiare concorre anch’esso a spiegare i differenziali di aliquota
fiscale a favore delle famiglie con minori, soprattutto quando esse dispongono di redditi bassi.
Sebbene in misura inferiore, anche le famiglie con due o più percettori presentano differenziali tra le
aliquote medie che indicano un trattamento più favorevole in presenza di minori (Grafico 4). La distanza
non particolarmente marcata tra i due gruppi di famiglie, con o senza minori, è da attribuire alla
cosiddetta incapienza che colpisce le fasce di reddito familiari più basse, cioè al fatto che alcuni
contribuenti possiedono un reddito così basso da rendere vano l’effetto delle detrazioni d’imposta.

Con un’aliquota pari al 20,9 per cento, le persone sole con meno di 64 anni rappresentano la tipologia
familiare che ha il maggiore prelievo sul reddito.

http://www.istat.it/salastampa/comunica ... 100427.pdf
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