scusa, e le commesse? E i netturbini? E gli impiegati? E i tanti lavoratori delle fabbriche ancora - ti ricordo - esistenti e numerose?
Vorrei avere anch'io le tue certezze nelle magnifiche sorti e progressive di questo liberismo. Personalmente trovo che trovare l'equilibrio tra un controllo eccessivo del mercato del lavoro e la garanzia del lavoratore non sia cosi' semplice, e che non si possono buttare a mare di colpo centinaia di anni di discussioni sull'argomento credendo che la soluzione sia "lasciar fare al mercato del lavoro".
E' proprio questa ingenuita' che ha creato un sistema assurdo e sbilanciato. Conosco, come chiunque, decine di persone che vengono prese e buttate via con un giorno di preaviso dopo essere state spennate per benino con questi "stage" etc. che sono stati innescati sul mercato del lavoro italiano senza una chiara comprensione della complessita' del problema. Proprio quella complessita', Franz, che - mi sembra - sfugge anche a te.
D'altra parte se c'e' un problema di eccesso nel precariato (soprattutto in Italia) e' proprio perche' si e' creduto ingenuamente di poter reinventare l'acqua calda. La mia citazione della legge usata in UK era per dimostrare che il problema se lo sono posto anche all'estero, in paesi liberisti come questo.
Standard disclaimer: non e' che io dica che non vi sia la necessita' di liberalizzare il mercato del lavoro. Penso pero' che la cosa vada fatta rendendosi bene conto che NON E' UN PROBLEMA SEMPLICE. Non basta questa fiducia messianica nei meccanismi di autoregolazione ("E che proprio perché è piu' qualificato lotterà ancora di piu' per la sua sicurezza. Sono i meno qualificati e piu' ignoranti che chinano la testa su quelle cose... poi si mettono in proprio e faranno peggio del loro ex-datore. perché non hanno nulla da perdere."), messianica almeno quanto la fiducia nella capacita' dello stato di provvedere al nostro migliore benessere da parte del Comunismo sovietico.
saluti,
pagheca