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Il lavoro

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Re: Il lavoro

Messaggioda chango il 16/08/2010, 11:06

franz ha scritto:Sicuramente hai ragione nell'elenco di problemi che vincolano le imprese, e non solo le piccole.
Ma tra questi - ed è un probema non da poco -c'è anche la rigidità di parte del mercato del lavoro e la flessibilità eccessiva dell'altra parte.


questi vincoli influenzano la crescita dimensionale dell'impresa molto di più di quanto faccia ipoteticamente lo Satuto dei Lavoratori.

franz ha scritto:Questo tu puo' anche negarlo e non essere d'accordo ma quello che è noto è che cosi' sono convinti i titolari delle imprese, piccole, medie e grandi,



anche Berlusconi è convinto che tutti i magistrati che indagano su di lui e i giudici che lo condannano siano tutti comunisti.
non è che una convinzione personale o di parte sia una constatazione corretta della realtà.

poi noto a chi? non ci sono evidenze empiriche che dimostrino che lo Statuto dei lavoratori abbia impedito la crescita dimensionale dell'impresa.


franz ha scritto:cosi' come loro sanno che ci sono tutti gli altri problemi da te menzionati piu' altri che non hai elencato (l'eccesso di burocrazia, l'eccesso di prelievo fiscale e contributivo sugli onesti [tanto che i peggiori salari netti diventano tra i migliori 4 OCSE se vediamo il lordo], la concorrenza sleale del lavoro nero, la carenza di sicurezza al Sud, la carenza di strutture di trasporto e di servizi). Tutti problemi in qualche modo legati con le carenze di liberalizzazione.


con tutti questi problemi tu vieni a sostenere che la dimensione ridotta delle nostre imprese dipende dallo Statuto dei lavoratori? forse è il caso che tu scenda dalla pianta.


franz ha scritto:Cosa che chiunque dica di essere liberal-xxxx (liberal-democratico, liberal-socialista, liberal-quel-che-vuoi) dovrebbe accettare senza se e senza ma, altimenti perchè etichettarsi libera-xxxxx?
Poi il differente addensamento di numero di aziende fino a 4 dipendenti, fino a 10 e fino a 15, rispetto a quelle per esempio di 20, dimostra che 15 è prorio una soglia a parte, un ulteriore problema. Si aggiunge.
Come dicevo (per chi è in grado di leggere) non ho detto che lo statuto dei lavoratori è la fonte di tutti i mali (rileggere per credere) ma l'ho portato ad esempio di classica soluzione a probemi che ne crea altri di peggiori e via di seguito, a catena.




Non è la fonte di tutti mali, ma che sia LA causa della parcellizzazione delle imprese, sì.
ed è questo che ti si sta contrestando.

per citarti:
Pero' il 95% delle aziende, a causa di questa legge, ha meno di 10 dipendenti. Vero record tra le grandi nazioni occidentali.
E ce ne sono un mucchio (troppe) nell'intervallo 10-15 dipendenti (per non passare la soglia)
In totale le PMI danno lavoro a 2/3 della manodopera italiana.
Questa polverizzazione, risultato dello statuto dei lavoratori, è uno dei tanti problemi del nostro sistema produttivo.


sapresti quantificare questo mucchio di imprese (troppe) che non passano la soglia per questo motivo?



franz ha scritto:In ogni caso la difficoltà a licenziare (il fatto che si debba dimostrare di fronte ad un giudice che Giovanni è meglio di Pippo, nell'esempio che ho portato) è comunque una barriera all'ingresso per i migliori. Piero si chiedeva cosa fare di Pippo domani. Sbagliato. Questa è la mentalità che sento definire "super-fissa", dove nulla cambia e ci sono solo giochi a somma zero. Chi vince, chi perde.
Il problema è cosa fare di Giovanni oggi. Ammesso (perchè posto a condizione del problema) che Giovanni sa fare quel lavoro meglio di Pippo (ed il datore di lavoro se ne accorge in un'ora) se il cambiamento avviene subito, il sistema diventa piu' performante, piu' ricco. La ricchezza nazionale aggregata aumenta, per dirla con Smith. Se l'assunzione di Giovanni in cambio di Pippo non avviene o avviene dopo anni di cause giudiziarie, il sistema è piu' povero. Se Giovanni lavora subito, moltiplica quello per i milioni di Giovanni ed il sistema sarà cosi' ricco che avrà le risorse per fare qualche cosa anche per Pippo. Probabilmente i Giovanni non sono infiniti, anzi sono una risorsa scarsa. Una volta assunti tutti, ci si dovrà arrangiare anche con i Pippi oppure assumere alcuni Giovanni che vengono da altre nazioni. Ma alla fine la ricchezza nazionale (quella che puo' essere ridistribuita in parte) permetterà di affrontare il problema dei Pippi disoccuppati.
Preferisco afforntare questo problema che avere un sistema piu' povero in cui i Giovanni emigrano in germania o in usa.
Il caso, con la fuga dei cervelli, è molto concreto. Non teoria.

Franz


non esiste difficoltà a licenziare. se si è dotati di una giutsa causa.
nel fatto che si possa andare davanti ad un tribunale non c'è nessuno scandalo. in uno Stato di diritto.
In Europa cambia la modalità con cui deve essere risarcito il licenziamento illegittimo, non certo il diritto del lavoratore di ricorrere alla giustizia.

pretendi di licenziare una persona su un criterio di "migliore" senza speficiare in cosa sia migliore.
si può essere "migliore" anche producendo tanto quanto un altro lavoratore ma facendolo ad un prezzo più basso.
questo però non vuol dire necessariamente essere più efficiente. può anche voler dire essere disponibili a lavorare a condizioni peggiori. che è poi quello che succede frequentemente in Italia.

se un lavoratore ha una produttività superiore ad un altro le possibilità sono due: o un lavoratore non fa correttamente il suo lavoro (quindi licenziabile per giusta causa) o l'altro lavoratore è più produttivo perchè permette di utlizzare competenze maggiori o differenziate (qui rientri più in un ambito di riorganizzazione aziendale e il licenziamento ci sta).
il problema dove sarebbe?
che il lavoratore ha diritto di far ricorso?
in uno Stato di diritto, mi pare il minimo.

rimane da capire perchè Giovanni, anzi i milioni di Giovanni, siano più produttivi e perfomranti di Pippo, anzi dei milioni di Pippo.
sembra quasi che tutta questa maggiore produttività sia impedità dalla difficoltà di licenziare.
non è invece che molti dei Pippo (non tutti, ma una buona fetta) si possono trasformare in altrettanti Giovanni soltanto se le imprese investissero maggiormente in capitale sia fisico che umano?
il tutto senza dover licenziare persone, ma valorizzando le risosrse umane che hanno all'interno.
il che non impedisce di liberalizzare i vari mercati e di produrre una maggiore e migliore occupazione.

i Giovanni non emigrano in Germania perchè è difficile licenziare, ma perchè le condizioni di lavoro a loro offerte in Italia sono indecenti.
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Re: Il lavoro

Messaggioda chango il 16/08/2010, 11:47

franz ha scritto:Come detto anche in altre occasioni non sto dicendo e non ho detto che tutti i mal del mondo discendono dallo statuto di cui si parla. Il problema generale sono le liberalizzazioni mancanti, l'eccesso di tutele, caste, corporazioni, protezioni corporative o mafiose.


hai sostenuto che la parcelizzazione delle imprese in Italia è causata dallo Statuto dei lavoratori.
ed è quello che ti contesto.

franz ha scritto:Che non ci siano studi segli effetti dell'Art 18 è tutto da vedere. Ovviamente non ci sono studi sindacali a sostegni di questa tesi :) ma casomai contro. Pero' esistono studi ovviamente della controparte. Se lavoce.info leggo che:
Gianpaolo Galli, già direttore del Centro studi di Confindustria, in un suo articolo ("L'effetto soglia comprime l'occupazione", Il Sole-24ore, 29.3.2003), individua quattro punti per spiegare tale effetto. 1. La maggior numerosità degli occupati nelle imprese riunite nella classe 10-15 dipendenti rispetto a quella delle imprese riunite nella classe successiva, (16-19 dipendenti). 2. La diffusione abnorme nel nostro Paese del lavoro autonomo come un tentativo di sfuggire alle rigidità istituzionali (di cui l'articolo 18 è parte notevole). 3. L'aumento del fenomeno dell'outsourcing a imprese minori. 4. La sostituzione di capitale a lavoro, la diffusione del lavoro nero e dei contratti atipici.

Quindi alcuni studi esistono e come è naturale che sia, sono contestati.



sempre su lavoce.info avresti potuto leggere le obbiezioni di professori universitari (che possiamo ritenere ragionevolemte indipendenti) contestare quanto affermato dal centro strudi di Confindustria (una parte non certo disinteressata nel dimostrare la fallacia dello Statuto dei lavoratori).
Non esistono comunque, a parte uno studio di confindustria, studi che dimostrino con evidenza empirca il ruolo dello Statuto dei lavoraotori e dell'art.18 in particolare nel scoraggiare la crescita dimesnionale, perchè sempre leggendo su lavoce.info avresti potuto notare come superata al soglia dei 15 dipendenti non intervenga solo la regolamentazione dello statuto dei lavoratori, ma anche per es. l'obbligo di assumere personale rientrante nel collocamento mirato.

franz ha scritto:Per la germania non lo so come funziona ma so che sono casi rari, anche perché se viene licenziato (anche in caso di partenza volontaria) il lavoratore ha un anno di stipendio dall'assicurazione contro la disoccupazione, cosa che in Italia non ce la sognamo nemmeno. Visto che le occasioni di lavoro non mancano il lavoratore preferisce cambiare azienda e nel tempo necessario per il cambiamento ha un reddito sostitutivo. Mi pare che in Germania anche se il giudce reintegra il lavoratore, la ditta possa rifiutare il reintegro e pagare di piu (come avviene anche in Italia per le ditte sotti i 15 dip). Non conosco i dettagli ma è come se in germania non ci fosse la soglia.
Per informazioni penso sia utile verificare http://it.wikipedia.org/wiki/Licenziamento ed anche http://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_1 ... Lavoratori


in Germania, il datore di lavoro per non reintegrare un lavoraore deve spiegarne le motivazioni che rendono impraticabile il reintegro.
la soglia esiste e dovrebbe essere più bassa di quella italiana( 5-10 dipendenti).




franz ha scritto:Tra l'altro chi contesta l'art 18 non contesta, mi pare - ed io sono tra questi, il concetto della "giusta causa" ma quello del reintegro forzato. La giusta causa è un concetto corretto (se non viene tirato troppo) ma mi pare che ovunque si preveda una sanzione economica (un certo numero di mensilità) in caso di decisione giudiziaria e non il reintegro forzato. Cosa diventa? Un matrimonio a vita che non prevede il divorzio non consensuale?
Solo in Italia si puo' prevedere che un lavoratore DEBBA per forza lavorare in un'azienda.
Ovvio che dove il lavoro non c'è (per i motivi che abbiamo visto: bassa liberalizzazione) e dove non ci sono ammortizzatori sociali adeguati (come capita in Italia) uno si incatena al posto di lavoro ma questa se è una ovvia soluzione individuale (come emigrare) non è cesto una soluzione poliitca. La soluzione politca e togliere tutti i vincoli d'ingresso e di uscita ai mercati e mettere gli opportuni ammortizzatori sociali di livello europeo.

Franz


In europa l'obbligo di reintegro forzato è previsto anche in Austria, per esempio.

il rapporto di lavoro non diventa un matrimonio a vita che non prevede il divorzio non consensuale, ma evita che la parte più forte possa lasciare una persona a casa semplicemente perchè gli va.
troppo comodo per una grrade azienda lasciare a casa lacuni lavoratori e indennizzarli con qualche mensilità.
il costo potrebbe essere più che sopportabile.
il rischio invece di torvarteli al lavoro e di doverli pagare fino alla soglia della pensione potrebbe rendere il costo meno coveniente .per fare un es. imprese grandi come Telecom o la Fiat se potessero solo indennizzare il licenziamento illegittimo non avrebbero problemi a lasciare a casa chi fa per esempio rivendicazioni salariali o sulla sicurezza.
se non esistesse il deterrente del reintegro, diventrebbe difficile far rispettare i diritti dei lavoratori all'intenro dell'azienda.
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Re: Il lavoro

Messaggioda ranvit il 16/08/2010, 12:06

Signori state diventando pallosi...

Abbiamo capito da decenni che c'è chi ritiene ottimo l'art. 18 e chi invece pensa che distorce il mercato del lavoro e la vita delle imprese.

Per quanto mi riguarda sono sempre piu' convinto che la sinistra non vincerà mai le elezioni in Italia e che è arrivata l'ora di abbandonare anche gli "ultimi Mohjcani".....


Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 16/08/2010, 12:25

Chango,
A mio avviso una cosa è l'opinione singola di Berlusconi, altro è quella di qualche milione di imprenditori.
Mi cito per comodità, perché questi dati dicono due cose:
la Germania ha 52'000 tra medie e grandi aziende e 1'779'000 tra piccole e micro.
L'Italia da 23'000 tra medie e grandi aziende e 3'920'000 tra piccole e micro.

Facendo la somma vediamo che in Italia abbiamo circa 4 milioni di imprese (e quindi immagino di imprenditori, il cui parere è importante piu' del singolo BS) mentre in Germania (cacchio! La Germania!!) sono meno della metà. Se i vincoli che ho elencato, che colpiscono tutte le imprese, fossero davvero efficaci nellalro totalità, in Italia avremmo molte meno imprese della germania, indipendentemente dal taglio medio delle imprese. Invece abbiamo a grandi linee la stessa mole di lavoratori rispetto alla popolazione (un po' meno per la verità ma non perdiamoci nei dettagli) della germania ma il doppio di aziende, soprattutto piccole. Quindi per la polevizzazione delle piccole esiste una causa speeciale che non c'entra con le altre cause (l'eccesso di burocrazia, l'eccesso di prelievo fiscale e contributivo sugli onesti , la concorrenza sleale del lavoro nero, la carenza di sicurezza al Sud, la carenza di strutture di trasporto e di servizi). Puo' darsi che la causa sia oggettiva o solo psicologica (i piccoli ci credono e quindi la cosa sta in piedi, anche se fosse non vera) è per me (e per milioni di altri) è quella.

Sulla giusta causa tornero' nei prossimi giorni ma è chiaro che un concetto giusto ma generico puo' essere tirato a fisarmonica. Per me non esiste che un datore di lavoro licenzia senza giustificato motivo. Per lui esiste sempre una "giusta causa". Non è che si sveglia alla mattina col piede sbagliato o incazzato con la moglie ed allora licenzia tanto per sfogarsi. Il problema è che ci sono due versioni sul "giusto", quello del lavoratore e quello dell'imprenditore e che sarà la giustizia, con i tempi che sappiamo, a decidere. Molti piccoli datori di lavoro temono di di assumere superando la soglia perché fintanto che hanno il personale che conoscono si fidano ma prima o poi sanno che uno "storto" se lo trovano in ditta e proprio perché tale se lo licenzia quello fa ricorso e non se lo toglie piu' dai piedi. Inoltre gli costerà un mucchio di soldi in penali e spese legali. Quindi preferiscono aprire una nuova attività, affidandola ad un lavoratore fidato, con cui entra in società e si scambiano i lavori facendo rete o subappalti. Questa è una realtà abbastanza tipica e spiega l'enorme (abnorme) numero di imprese sotto i 15 dipendenti. Come sempre, fatta la legge trovato la scorciatoia per aggirarla ma intanto il sistema nostro è molti piu' polverizzato rispetti ai grandi paesi occidentali.

Poi che si possa anche far ein modo che Pippo diventi come Giovanni questo è pur sempre possibile in alcuni casi ma è chiaro che sto facendo un esempio e vale per quello che vale. Non è che mi devi contestare che pippo è nero, ha i baffi e si è scopato (forse) la moglie del capo.
Per la germania, "spiegare i motivi" per cui contesta un reintegro non vuol dire, a quanto mi risulta, che questo motivo è a sua volta opinabile o rifiutabiole dal giudice. Spiega e basta. Ma non sono cosi' addentro nelle pratiche legali tedesche e non credo che sia importante. Vero dell'austria ma ci sono anche paesi in cui la giusta causa non esiste eppure c'è il top dell'occupazione (% di lavoratori uomini e donne rispetto alla popolazione attiva) ed il minimo di disoccupazione.
Un sindacato secondo voi dovrebbe preferire la non licenziabilità ma 45% di occupati, il 9% di disoccupazione (per non parlare della precarietà di 12 milioni di finti indipendneti) oppure licenziabilità senza problemi, due anni di disoccupazione pagata, occupati al 55% e disoccupazione al 2%?
Queste sono le scelte da fare, tra protezionismo e liberalizzazioni.
So bene cosa preferisconoin Italia, visto che chi preferisce diversamente, carca lavoro altrove.
E lo trova.

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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 16/08/2010, 12:28

ranvit ha scritto:Signori state diventando pallosi...

hai ragione (parlando per me).
Quello che volevo dire l'ho detto e mi pare che ci si avviti sulle stesse cose.
Probabilmente è inutile proseguire: diventa un dialogo tra sordi ed in fondo io problemi non ne ho.
I problemi sono in Italia e se non li volete vogliono capire, amen.

Franz
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Re: Il lavoro

Messaggioda ranvit il 16/08/2010, 12:44

Come ho già detto.....non possono capire!

Aspettiamo che si estinguano....politicamente s'intende! D'altra parte manca poco.

Vittorio
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Re: Il lavoro

Messaggioda soniadf il 16/08/2010, 13:27

A rischio di essere pallosa per Ranvit, volevo chiedere a Franz se ha mai sentito parlare di “piccolo è bello”, che era uno slogan sposato anche da Clinton, quando si constatava una certa vitalità economica delle nostre piccole aziende in tempi di crisi per le grandi. Le dimensioni limitate, in sé, non sono sempre un problema, specie per produzioni di nicchia. E’ evidente che la pletora di piccole aziende è pero in Italia una forma di adattamento a condizioni sfavorevoli per la crescita, tra cui lo Statuto dei Lavoratori è certamente l’ultimo della lista. Anzi, la preoccupazione imprenditoriale di non salire alla soglia della sua applicazione è solo il sintomo di una impotenza totale per quanto riguarda gli altri fattori impedienti ed è l’unica difesa che possono attuare per limitare costi di gestione non accompagnati da facilità di espansione creditizia, strutture, liberalizzazioni di mercato, ecc. ecc.
Non capisco la tua considerazione circa il fatto che in Italia dovrebbero esserci meno imprese che in Germania: se sono più piccole, con la stessa mole di lavoratori, è chiaro che ce ne sono di più, e sono più piccole proprio per i motivi che tu non ritieni speciali.

Questa discussione sullo Statuto dei lavoratori fa il paio con quella sul giustizialismo o sulla libertà di informazione.
Discutere e sollevare dubbi sulla sostanza di concetti giusti con effetti perversi è la strategia di tutti quelli che vogliono parlar d’altro ed è ingenuo, quasi fesso, chi si fa dettare l’agenda di discussione da coloro che deve contestare sul terreno dei propri principi e dei propri obiettivi.
Ricordate la stucchevole polemica sulla riforma dell’art. 18, condotta da Maroni in via del tutto strumentale? Non si aveva nessuna intenzione di riformare un bel nulla, ma intanto si parlava d’altro e si teneva la scena a lungo senza metter mano al vero problema, il precariato a vita.
Anche il cosiddetto “giustizialismo” è, spesso, solo un modo per non chiamare col suo nome la flagranza di corruzione e malaffare.
Da certe parti, come diceva Guzzanti figlio, ci si affanna a portare l’acqua con le orecchie, rendendosi complici di una serie di operazioni propagandistiche e strumentali, che consentono di intavolare dibattiti senza mettere mai veramente mano alle disfunzioni artate, costruite scientemente a garanzia delle cricche, e che costringono tutti gli altri ad arrangiarsi anche in modo sublime talvolta, ma con quanta fatica.
Io ho fatto per vent’anni il piccolo imprenditore e, se avessi avuto le risorse e le possibilità di cui possono avvalersi i tedeschi nella loro struttura paese, non mi sarei certo preoccupata di ingrandirmi e offrire maggiori garanzie ai miei operai.

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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 16/08/2010, 13:33

soniadf ha scritto:e dimensioni limitate, in sé, non sono sempre un problema, specie per produzioni di nicchia. E’ evidente che la pletora di piccole aziende è pero in Italia una forma di adattamento a condizioni sfavorevoli per la crescita, tra cui lo Statuto dei Lavoratori è certamente l’ultimo della lista. Anzi, la preoccupazione imprenditoriale di non salire alla soglia della sua applicazione è solo il sintomo di una impotenza totale per quanto riguarda gli altri fattori impedienti ed è l’unica difesa che possono attuare per limitare costi di gestione non accompagnati da facilità di espansione creditizia, strutture, liberalizzazioni di mercato, ecc. ecc.
Non capisco la tua considerazione circa il fatto che in Italia dovrebbero esserci meno imprese che in Germania: se sono più piccole, con la stessa mole di lavoratori, è chiaro che ce ne sono di più, e sono più piccole proprio per i motivi che tu non ritieni speciali.

Quindi va tutto bene; basta non parlare di statuto del lavoratori.
E le altre proposte? Io attendo fidicioso di leggerle.
Quello che volevo dire l'ho detto ed ora attendo di leggere le proposte degli altri, sempre che sappiano farle e non si limitino a criticare quelle altrui.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Robyn il 16/08/2010, 14:22

Si è visto chiaramente che dove c'è un'offerta di lavoro più bassa della domanda si verificano sfruttamento,lavoro nero e basso reddito.I controlli sono importanti ma per combattere lo sfruttamento e il lavoro nero è necessario creare un'offerta di lavoro maggiore della domanda.Pomigliano sotto questo punto di vista è stato palese,ha messo in evidenza quali sono le conseguenze che si verificano se manca il lavoro ,la gatta ci ha messo lo zampino.Il ragionamento che fanno le aziende nel caso manchi l'offerta è "il lavoro è questo,senza contributi orari,estenuanti,e basso reddito,tanto dove vanno se non c'è il lavoro?".Ed è per questo che il potere contrattuale torna nelle mani dei lavoratori.Senza il reddito non c'è la domanda e lo sviluppo.Pensiamo che molti lavoratori nel nord-est sono riusciti a mettere sù un laborratorio una piccola azienda perche con il reddito hanno avuto in passato la possibilità di risparmiare.Quindi il basso reddito incide a tutto campo negativamente sullo sviluppo Ciao Robyn
Ultima modifica di Robyn il 16/08/2010, 14:29, modificato 2 volte in totale.
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Re: Il lavoro

Messaggioda chango il 16/08/2010, 14:26

franz ha scritto:Chango,
A mio avviso una cosa è l'opinione singola di Berlusconi, altro è quella di qualche milione di imprenditori.
Mi cito per comodità, perché questi dati dicono due cose:
la Germania ha 52'000 tra medie e grandi aziende e 1'779'000 tra piccole e micro.
L'Italia da 23'000 tra medie e grandi aziende e 3'920'000 tra piccole e micro.

Facendo la somma vediamo che in Italia abbiamo circa 4 milioni di imprese (e quindi immagino di imprenditori, il cui parere è importante piu' del singolo BS) mentre in Germania (cacchio! La Germania!!) sono meno della metà. Se i vincoli che ho elencato, che colpiscono tutte le imprese, fossero davvero efficaci nellalro totalità, in Italia avremmo molte meno imprese della germania, indipendentemente dal taglio medio delle imprese. Invece abbiamo a grandi linee la stessa mole di lavoratori rispetto alla popolazione (un po' meno per la verità ma non perdiamoci nei dettagli) della germania ma il doppio di aziende, soprattutto piccole. Quindi per la polevizzazione delle piccole esiste una causa speeciale che non c'entra con le altre cause (l'eccesso di burocrazia, l'eccesso di prelievo fiscale e contributivo sugli onesti , la concorrenza sleale del lavoro nero, la carenza di sicurezza al Sud, la carenza di strutture di trasporto e di servizi). Puo' darsi che la causa sia oggettiva o solo psicologica (i piccoli ci credono e quindi la cosa sta in piedi, anche se fosse non vera) è per me (e per milioni di altri) è quella.


cause "speciale" sono la struttura produttiva (il peso dei vari settori), la specializzazione produttiva ( ripeto: è difficile produrre beni ad alta tecnologia e ad altvo valore aggiunto con 10 dipendenti, mentre è possibile farlo per i beni a bassa teconologia e a basso valore aggiunto).
la strutturale sottocapitalizzazione delle imprese PMI, fortemente indebitatae con il sistema bancario e dipendenti da esso.
una vasta area del paese , il Meridione, caratterizzato da un processo di deindustrializzazione che fa si che aumenti il peso delle aziende di quei settori (tursimo, servizi, ristorazione, commercio) in cui la gestione di piccole imprese, soprattutto a conduzione familiare, è possibile.

ti cito elementi che non c'entrano molto con i vincoli che hai elencato, anche perchè quei vincoli spiegano tante cose ma non tutto.

per quanto riguarda la quantità di persone che condividono un opinione, ti faccio presente che milioni di persone credono nella teoria del disegno intelligente.
il loro numero non rende più credibile la loro convinzione.



franz ha scritto:Sulla giusta causa tornero' nei prossimi giorni ma è chiaro che un concetto giusto ma generico puo' essere tirato a fisarmonica. Per me non esiste che un datore di lavoro licenzia senza giustificato motivo. Per lui esiste sempre una "giusta causa". Non è che si sveglia alla mattina col piede sbagliato o incazzato con la moglie ed allora licenzia tanto per sfogarsi. Il problema è che ci sono due versioni sul "giusto", quello del lavoratore e quello dell'imprenditore e che sarà la giustizia, con i tempi che sappiamo, a decidere. Molti piccoli datori di lavoro temono di di assumere superando la soglia perché fintanto che hanno il personale che conoscono si fidano ma prima o poi sanno che uno "storto" se lo trovano in ditta e proprio perché tale se lo licenzia quello fa ricorso e non se lo toglie piu' dai piedi. Inoltre gli costerà un mucchio di soldi in penali e spese legali. Quindi preferiscono aprire una nuova attività, affidandola ad un lavoratore fidato, con cui entra in società e si scambiano i lavori facendo rete o subappalti. Questa è una realtà abbastanza tipica e spiega l'enorme (abnorme) numero di imprese sotto i 15 dipendenti. Come sempre, fatta la legge trovato la scorciatoia per aggirarla ma intanto il sistema nostro è molti piu' polverizzato rispetti ai grandi paesi occidentali.



con una dimensione media di 4 addetti in generale, tutti questi imprenditori terrorizzati di assumenre chi non consocono e così finire nelle fameliche grinfie dello Statuto dei lavoratori non ne vedo.
visto che la maggior parte di lor è ben lontana dalla fatidica soglia dei 15 dipendenti. e non certo per paura.

Il datore di lavoro ha sempre un suo giustificato motivo per licenziare, il problema è che quel motivo può essere illegittimo.
certo non licenzia un dipendente perchè si alza male la mattina, ma può licenziare un dipendente che chiede il rispetto delle norme di sicurezza.
perchè queste cose, per quanto ti può sembrare strano, accadono.

la storia poi che un datore di alvoro apra un'altra attività con un lavoratore fidato per non superare la soglia era forse vera 20 anni fa.
oggi assumono con contratti precari o con partita iva, visto che lo statuto dei lavoratori stabilisce che la soglia è di 15 dipendenti e non di 15 addetti.




franz ha scritto:Poi che si possa anche far ein modo che Pippo diventi come Giovanni questo è pur sempre possibile in alcuni casi ma è chiaro che sto facendo un esempio e vale per quello che vale. Non è che mi devi contestare che pippo è nero, ha i baffi e si è scopato (forse) la moglie del capo.
Per la germania, "spiegare i motivi" per cui contesta un reintegro non vuol dire, a quanto mi risulta, che questo motivo è a sua volta opinabile o rifiutabiole dal giudice. Spiega e basta. Ma non sono cosi' addentro nelle pratiche legali tedesche e non credo che sia importante. Vero dell'austria ma ci sono anche paesi in cui la giusta causa non esiste eppure c'è il top dell'occupazione (% di lavoratori uomini e donne rispetto alla popolazione attiva) ed il minimo di disoccupazione.
Un sindacato secondo voi dovrebbe preferire la non licenziabilità ma 45% di occupati, il 9% di disoccupazione (per non parlare della precarietà di 12 milioni di finti indipendneti) oppure licenziabilità senza problemi, due anni di disoccupazione pagata, occupati al 55% e disoccupazione al 2%?
Queste sono le scelte da fare, tra protezionismo e liberalizzazioni.
So bene cosa preferisconoin Italia, visto che chi preferisce diversamente, carca lavoro altrove.
E lo trova.

Franz


la giusta causa esiste in qualsiasi paese che voglia chiamarsi democratico.
in tutti i paesi dell'UE non sarà previsto il reintegro obbligatorio, ma il diritto di contestare un licenziamento illegittimo sì.

qua nessuno sta discutendo di non licenziabilità. a parte te.
si sta dicendo che il problema non è lo Statuto dei lavoraotori.
e non serve a nulla prendere ad esempio altri paesi se non si tengono conto delle rispettive peculiarità e caratteristiche.
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